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9 I viticci sono detti anche cirri.

TIPO DI PIANTA DISTANZA DALLA PARETE

III.2.3.2. Fattori che possono contribuire a problematiche nei confronti dell’apparato vegetale

Quando ci si approcci alla progettazione di un rivestimento a verde, l’esigenza progettuale primaria sarà quella di creare degli apparati per l’impianto ed il supporto del sistema vegetale che funzionino in maniera ottimale, al fine di non commettere degli errori che possano compromettere caratteristiche

vegetative o funzionalità delle specie adottate. Tali sbagli potranno essere tecnologici, ambientali o agronomici, a seconda del campo d’azione nel quale si agisca.

Fig.III.61 – A sinistra. MCA, Ex Ducati, Rimini, 2006. Le piante di falso gelsomino faticano a rivestire la struttura metallica. Ciò accade probabilmente a causa di due motivi che si influenzano in maniera sinergica: la prima criticità è dovuta all’eccessivo passo tra i correnti della struttura di supporto, motivo per cui i rami della pianta faticano a rivestire il sistema; l’altro problema è l’eccessivo calore al quale è sottoposta la vegetazione: i montanti della struttura sono molto spessi perciò, conseguentemente al soleggiamento, sprigionano un calore molto maggiore di quello esercitato da strutture tesate o retate di minime dimensioni. Inoltre, il calore sprigionato dalla struttura si combina alle alte temperature re-irradiate dall’asfalto che circonda completamente il sito di progetto. (Fonte: http://www.archdaily.com)

Fig.III.62 – A destra. Venezia, Biennale di Architettura 2008: padiglione giapponese. Esempio negativo di sperimentazione artistica che utilizzi un rivestimento vegetale: le specie vegetali faticano ad attecchire sulla superficie vetrata. I rampicanti non hanno la capacità di aggrappare su paramenti completamente lisci; infatti, in questo caso, le propaggini fogliari venivano “forzate” a verticalizzare fissandole con del nastro adesivo.

Questione fondamentale sarà la scelta del materiale costruttivo. Esso dovrà garantire una serie di azioni sia attive che passive nei confronti delle specie ivi ospitate, in modo da offrire alla pianta le migliori condizioni di vita. Prima di tutto il supporto dovrà dimostrarsi inerte nei confronti del sistema vegetale, in modo che il materiale con cui esso è costruito non nuoccia alla vegetazione. Non è raro il caso in cui le strutture di supporto incidano negativamente sullo sviluppo delle piante a causa di erronee scelte progettuali: alcune specie che soffrono le alte temperature potrebbero mal tollerare supporti di colore scuro o eccessivamente esposti alla radiazione solare40 (Fig.III.61); inoltre, seppur in eventi sporadici, alcune specie tendono a rigettare le strutture a matrice metallica, prediligendo altri materiali come legno o polimeri41. Questo genere di sviste progettuali potrebbe limitare fortemente lo

40 Ad esempio, la sinergia fra elementi metallici di grande spessore e un soleggiamento diretto troppo forte

potrebbe rivelarsi un problema per quelle specie vegetali che soffrono le alte temperature.

sviluppo vegetale o addirittura provocare la morte della pianta (Fig.III.63). In linea generale, sarà quindi sempre opportuno realizzare i sistemi di supporto in colori non scuri, come ad esempio bianco o verde42, ed in materiali idonei: sarà perciò, anche in questo caso, fondamentale interfacciare l’attività di progettazione architettonica con quella agronomica espletata da professionisti specializzati.

Fig.III.63 – Andrea Viviani, Cinecity Multiplex, Limena (PD), 2005: confronto tra due immagini dell’edificio nelle annate 2005 (a sinistra) e 2008. La facciata principale, originariamente rivestita mediante piante di gelsomino decombenti (foto di sinistra; fonte: BELLINI, OSCAR E., DAGLIO, LAURA, Verde Verticale, in bibl., p.240), è stata sostituita con un’edera sintetica in seguito alla morte dei vegetali (a destra). Le ragioni del decesso sono presumibilmente da imputarsi alle alte temperature del contesto d’impianto causate dall’esposizione a Sud-Ovest della facciata, unitamente al calore re-irradiato del grande parcheggio asfaltato antistante l’edificio.

Altra criticità imputabile al materiale o alla conformazione scelta per la struttura, è quella prestazionale. Il supporto dovrà formare un adeguato sostegno al sistema vegetale in funzione delle peculiarità di prolificazione verticale, diverse da specie a specie: la scelta di una tipologia inadatta (ad esempio una conformazione strutturale non pertinente o l’eccessiva dimensione dell’interasse tra i correnti – Fig.III.64) potrebbe rivelarsi un problema, portando la pianta a non svilupparsi adeguatamente, o facendo in modo che i suoi organi vegetali abbiano difficoltà nel trovare o aderire ai supporti.

La struttura del rivestimento non dovrà deformarsi sotto il peso della pianta e conseguentemente alle sollecitazioni – singole o combinate – da essa esercitate (trazione, torsione, compressione), o dei carichi accidentali conseguenti alla sua presenza (neve, vento, pioggia, ecc.)43. Anche la durata si

rivela un parametro importante per i sistemi di supporto al rivestimento: essi dovranno garantire una lunghezza di vita idonea, nonché il mantenimento delle caratteristiche dimensionali e di resistenza per l’intero ciclo di vita. Per gli impianti in vaso, dimensione e conformazione dei contenitori saranno gli

a verde.

42 Entrambi questi colori si rivelano ottimali dal punto di vista della neutralità interattiva nei confronti della pianta,

in quanto il primo si scalda molto poco per effetto del soleggiamento, mentre l’altro è quello proprio dei vegetali.

43 Le sollecitazioni e i carichi che interessano un rivestimento vegetale saranno esplicate con maggiore precisione

aspetti più importanti; come del resto, sia le caratteristiche di irrigazione e drenaggio, che quelle della composizione dei substrati ivi contenuti.

Fig.III.64 – A sinistra. Foster & Partners, World Trade Center, San Marino, 2004. La pensilina (in basso a sinistra della foto) è realizzata tramite una struttura spaziale in cavi tesati di acciaio e rivestita – nelle intenzioni dei progettisti – con delle piante di Trachelospermum jasminoides (falso gelsomino). Tali piante, dopo ben sei anni, probabilmente a causa dell’eccessivo spazio intercorrente tra un cavo e l’altro, stentano a svilupparsi. (Fonte: http://dastesolar.com)

Fig.III.65 – A destra. Esempio di griglia in FRP per il supporto di rivestimenti a verde. Nel caso specifico è stata impiegata nella riqualificazione architettonica di un edificio industriale. Il sistema è denominato Greenover e viene prodotto dall’azienda Tecnoimage. (Fonte: http://www.tecnoimage.it)

Fig.III.66 – A sinistra. Wall-y, prodotto da Geoplast: sistema per la realizzazione di rivestimenti a verde. È formato da moduli grigliati in polietilene ad alta densità (di colore verde o bianco nella foto) come sistema di supporto alla crescita di piante rampicanti. Nella parte bassa dell’immagine sono visibili delle fioriere, così da rendere il sistema impiegabile sia con l’impianto a terra che nella messa a dimora in quota.

Anche i fattori ambientali andranno debitamente conteggiati. Innanzitutto vi è quello dell’esposizione solare: alcune specie si adattano molto bene a qualsiasi esposizione, mentre altre hanno dei range di adattabilità più ristretti. Sbagliare la selezione dei vegetali in funzione dell’esposizione solare o delle caratteristiche climatiche e microclimatiche di contesto potrebbe rivelarsi deleterio per la riuscita o lo sviluppo del sistema vegetale. Lo stesso può dirsi nel caso di ambienti inquinati: sarà necessario bonificare l’area o, quantomeno, porre estrema attenzione nella scelta di piante che non soffrano la presenza dell’elemento inquinante ivi riscontrato.

Vi sono poi dei fattori prettamente agronomici che, seppur non spettino direttamente alle professionalità del progettista architettonico, andrebbero comunque almeno conosciuti. Essi si riferiscono alla scelta del substrato di coltivo (composizione, acidità dei terreni, PH, caratteristiche intrinseche di drenaggio, ecc.) ed ai quantitativi: compiere degli errori in tali settori progettuali potrebbe significare far soffrire il sistema vegetale o, ancora peggio, provocarne il decesso.

Fig.III.67 – A sinistra. Giovanni D’Ambrosio, VI.AI.PI. Restaurant, Bali (Indonesia) 2003: dettaglio alla base del rivestimento. Il supporto alle piante è realizzato mediante funi verticali. Vista la collocazione geografica dell’intervento, si sono utilizzate specie autoctone tropicali. (Fonte: FABRIS, LUCA MARIA FRANCESCO, Tecnonatura: progetti per la rivoluzione ambientale, in bibl., p.176)

Fig.III.68 – A destra. R&Sie(n), Spidernethewood, Nimes (Francia) 2007. Il rivestimento a verde appoggia su una struttura di rete polimerica bianca che avviluppa l’edifico e tutti i suoi annessi. La foto è stata scattata un anno dopo l’inaugurazione del manufatto, perciò le piante non presentano ancora uno sviluppo completo. (Fonte: http://www.archdaily.com)

Come si è potuto evincere dagli esempi finora riportati, il materiale maggiormente impiegato per le strutture di rivestimento è l’acciaio: ciò accade per ovvii motivi di resistenza e versatilità d’impiego. Ma esistono anche altre possibili soluzioni, come il legno e i polimeri. Il legno è stato molto usato in passato (ad esempio in treillages storici, pergole o rivestimenti a verde dall’età romanica fino al XVIII secolo) e viene ancora oggi impiegato in alcuni casi per rivestimenti insistenti su piccole aree o per alcune sperimentazioni innovative, come nel caso del bambù. I polimeri possono rappresentare un’alternativa molto interessante, in quanto riescono ad abbinare resistenza, leggerezza e versatilità

d’impiego, tanto che molte aziende stanno oggigiorno sperimentando l’utilizzo di materiali come PVC, FPR44 o altro, per l’implementazione dei propri sistemi (Fig.III.65 e Fig.III.66). Ciò non toglie che, una

volta assecondate richieste e peculiarità specifiche delle specie vegetali in modo da garantire loro le migliori condizioni vegetative possibili, qualsiasi tipo di materiale potrebbe essere impiegato per rivestire pareti o schermare ambienti (Fig.III.67 e Fig.III.68).

SPECIE PESO DEI FRUTTI