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9 I viticci sono detti anche cirri.

PESO DEL LEGNO (kN)

III.2.4. La fornitura idrica e dei nutrient

Il sistema vegetale in appoggio alle chiusure edilizie necessiterà di un adeguato apporto idrico in funzione delle specie impiegate, delle caratteristiche del contesto d’inserimento e delle stagionalità48.

Diviene quindi necessario, fin dalla fase di progettazione, comprendere come gestire tale fabbisogno. Il rivestimento a verde, essendo tutto sommato un sistema dalla bassa tecnologia intrinseca, non pone eccessive problematiche per quel che concerne l’impianto d’irrigazione (a differenza di quanto accade per le chiusure verticali vegetate). L’apporto idrico necessario alla vita delle piante potrà essere gestito in due modi differenti, ossia scegliendo se dotare o meno il rivestimento di un impianto automatizzato per la gestione delle modalità e delle tempistiche d’annaffiamento.

Fig.III.76 – Schema di impianto automatizzato d’irrigazione. Il sistema si compone principalmente di tre parti: una centralina elettronica programmabile (non presente nell’impianto dimostrativo qui raffigurato), delle elettrovalvole (in basso a destra, di colore blu) e tubazioni per il trasporto dell’acqua irrigua (visibili nella foto come correnti paralleli orizzontali e raccordi verticali). La centralina gestisce tempistiche e modalità d’irrigazione, fornendo alle varie valvole l’impulso di apertura o chiusura dei flussi irrigui; i tubi (altrimenti detti ali gocciolanti) servono al trasporto dell’acqua verso i luoghi destinati all’annaffiatura.

esposte al carico nevoso.

48 In base all’esposizione solare varia anche la necessità idrica della pianta in quanto essa, alla pari di un

qualsiasi altro organismo vivente, utilizza maggiori o minori risorse liquide e nutritive in base a temperatura e umidità dell’aria, nonché in funzione delle energie che impiega per svolgere le proprie normali attività fisiologiche.

La scelta di non integrare alcun sistema automatizzato al rivestimento è sicuramente quella più semplice, quanto rischiosa. Essa consiste nel lasciare che tutte le modalità d’annaffiamento siano gestite dall’utilizzatore finale del manufatto. Egli dovrà quindi provvedere ad annaffiare costantemente e manualmente le piante con una cadenza temporale fissa, o quando queste ne abbisognino. Tale opzione, sicuramente economica, è comunque difficoltosa da gestire in quanto, soprattutto nei periodi molto caldi, un apparato vegetale potrebbe anche richiedere vari apporti idrici settimanali, pena la sofferenza o il decesso del sistema.

L’altra opzione, di gran lunga più impiegata, è quella di dotare la struttura di un sistema centralizzato ed automatico49 per la gestione di tempi e cicli di annaffiatura. L’impianto così realizzato

si compone mediamente di una centralina elettronica programmabile (definita altrimenti controller) destinata a gestire i cicli dell’apporto idrico, integrata da una serie di elettrovalvole ed ali gocciolanti50 (Fig.III.76 e Fig.III.77), finalizzate ad indirizzare e trasportare l’acqua ove necessario. Acqua che potrà essere prelevata dall’acquedotto pubblico o estratta dal sottosuolo mediante ulteriori eventuali apparati meccanici, come pompe, ecc.

Fig.III.77 – A sinistra. Esempio di impianto d’irrigazione automatizzato sistemato nel terreno. Nella parte in basso a sinistra dell’immagine è visibile l’ala gocciolante in PVC alla base della pianta: l’obiettivo del sistema è quello di portare un adeguato quantitativo idrico nel terreno in prossimità del fusto del vegetale.

Fig.III.78 – A destra. Sistema d’irrigazione automatizzato per impianto in vaso dei vegetali. Le ali gocciolanti servono ad irrorare d’acqua il substrato contenuto nella fioriera.

49 L’argomento degli impianti d’irrigazione automatizzati, essendo parte integrante e fondamentale delle chiusure

verticali vegetate, sarà descritto in modo approfondito nel quinto capitolo. Cfr. V.2.2.6

50 “Ali gocciolanti” è una dicitura tecnica usata dagli impiantisti per indicare dei tubi in PVC di piccole dimensioni

(ad esempio di 8 mm, 16 mm, 22 mm, ecc.) che percorrono gli spazi da annaffiare. Tali tubazioni, essendo dotate di piccoli fori equidistanti dove l’acqua movimentata da una pompa scorre in pressione, gocciolano durante l’intero periodo di annaffiatura e su tutto il percorso da esse attraversato: da qui la dicitura di ali gocciolanti. Soluzione ancora più efficiente è quella che prevede l’impiego di ali gocciolanti auto-compensanti: essa permette di ottenere la medesima pressione – e quindi eguale portata d’acqua – su tutta la lunghezza della tratta da annaffiare, garantendo così a tutte le piante la sicurezza dell’irrigazione.

Il sistema automatizzato diviene invece quasi obbligatorio quando i vegetali non sono piantati a terra. Come visto, nel caso delle specie in vaso il substrato presente – che funge da riserva idrica all’apparato vegetale – è molto limitato perciò, un’eventuale mancanza imputabile alla figura deputata ad annaffiare le piante, potrebbe avere conseguenze gravi. Tale mancanza (o dimenticanza) si rivelerebbe particolarmente deleteria nei casi di temperature molto alte, in cui un’assenza irrigua anche di soli pochi giorni potrebbe essere fatale al sistema. Perciò, nel caso di rivestimenti ottenuti tramite l’impiego di vasi o fioriere, l’impianto d’irrigazione andrà considerato obbligatorio (Fig.III.78).

Altrettanto importante la questione diametralmente opposta, ossia quella di un possibile eccesso di apporto idrico. Particolare attenzione dovrà essere dedicata in fase di progettazione agronomica e pedologica51 riguardo al problema dell’eccesso di acqua o del ristagno della stessa. Come descritto in Tab.III.79 alcune piante possono temere il ristagno idrico nel terreno, o non dimostrarsi idonee all’impianto in vasi e fioriere.

Ulteriore discorso riguarda la somministrazione di nutrienti alle piante, ossia le varie pratiche di fertilizzazione e concimazione52: esse si rivelano necessarie nell’eventualità che i vegetali presentino

degli scompensi nutrizionali. È possibile, infatti, che la somministrazione idrica e i nutrienti contenuti nel terreno o nei substrati non siano sufficienti alle piante, ma sia necessario intervenire in modi supplementari, integrando l’apporto idrico con delle sostanze organiche o minerali (ad esempio è da sempre molto utilizzato il sangue di bue, ma esiste oggigiorno un altissimo numero di fertilizzanti di varie derivazioni).

Anche la pratica della fertilizzazione può essere eseguita sia manualmente53 che sfruttando l’eventuale sistema centralizzato d’irrigazione (facendogli in quel caso distribuire acqua integrata da nutrienti appositamente selezionati e dosati in funzione delle necessità del sistema): tale attività viene definita fertirrigazione54. Essa, correntemente usata con le chiusure verticali vegetate, sarebbe

possibile anche nel caso di rivestimenti a verde, anche se nella realtà viene raramente impiegata. Ciò perché un impianto di fertirrigazione è più costoso di un semplice sistema d’irrigazione automatizzato, più difficile da usare o programmare e richiedente l’intervento di persone esperte nel dosaggio dei nutrienti, in quanto un eccesso di sostanza nutritiva potrebbe essere deleterio per la pianta.

51 La progettazione pedologica è quella che si occupa di definire la composizione dei substrati d’impianto.

52 «Fertilizzare: rendere fertile un terreno, soprattutto mediante concimazioni.». «Concimazione: in agraria,

l’operazione del concimare, eseguita allo scopo di restituire al terreno le sostanze asportate con le culture, e insieme di migliorarne le proprietà fisiche, fisico-chimiche e biologiche.» (Fonte: http://www.treccani.it)

53 Prassi impiegata nella maggioranza dei casi coi rivestimenti vegetali

54 «Fertirrigazione: nella pratica agraria, irrigazione fertilizzante fatta con acqua in cui siano disciolti concimi

organici naturali o concimi chimici in appropriata concentrazione» (Fonte: http://www.treccani.it). Si rimanda al paragrafo V.2.2.6.1 per una trattazione maggiormente esaustiva dell’argomento.

SPECIE CLIMATICHE ESIGENZE ESPOSIZIONE FABBISOGNO IDRICO PERIODO DI FIORITURA