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Swiss Re Bürohaus

A sinistra: pianta del terzo piano (sopra) e sezione trasversale.

A destra: esploso assonometrico raffigurante gli elementi costitutivi di progetto.

La tecnologia

L’edificio risulta quasi totalmente rivestito da una vegetazione rampicante che forma, a sua volta, una fascia vegetale continua a schermatura dei livelli dal primo al terzo. Dal punto di vista tecnologico tale elemento inverdito consiste in una struttura reticolare parzialmente sospesa da terra, ospitante un rivestimento a verde contenente una grande varietà di vegetali (circa 200 esemplari di specie decidue differenti) piantate a terra.

La struttura reticolare è composta da montanti e traversi realizzati mediante profili tubolari di acciaio inox, tamponati con della rete metallica che funge da superficie di ancoraggio per le propaggini fogliari. Questo sistema di supporto è a sua volta direttamente collegato alle chiusure edilizie, che fungono da controventamento alla struttura metallica. La fascia sopraelevata e rivestita a verde tocca

terra solo puntualmente tramite dei pilastri verticali sempre in tubolare metallico, che sostengono l’intero sottosistema d’inverdimento; pilastrini che, inoltre, ospitano alla propria base il punto d’impianto del sistema vegetale: essi vengono perciò utilizzati dalle piante come supporto al proprio sviluppo verticale, prima che queste giungano alla superficie retata dove potranno espandersi anche orizzontalmente.

Vista aerea.

Il rivestimento vegetale ha in questo caso una triplice funzione: innanzitutto è stato adottato per le proprie doti bioclimatiche, fungendo sia da schermatura al soleggiamento estivo, che per sfruttarne le proprietà fisiologiche legate ai meccanismi evapotraspirativi dei vegetali. In secondo luogo, tutte le finestre perimetrali dell’edificio godono dell’affaccio sulla vegetazione: gli impiegati potranno così beneficiare della vista sul verde, anziché su quella della zona urbanizzata circostante. Infine, l’uso del verde in facciata contribuisce ad offrire buone caratteristiche d’inserimento paesaggistico: il rivestimento vegetale risulta quindi di strategico impiego, sia nell’utilizzo dall’interno verso l’esterno che viceversa.

Un discorso a parte merita la modalità di coltivazione delle piante. Esse, pur essendo piantate a terra, non lo sono sin dalle prime fasi della propria vita: il sistema vegetale è stato pre-vegetato per tre anni in un vivaio di Pistoia (dove ha raggiunto i 9-10 metri di sviluppo altezza), per poi essere trasportato in Germania e quindi trapiantato in loco. Il nuovo edificio della compagnia Swiss Re rappresenta, quindi, un esempio interessante per quel che concerne le dinamiche d’innovazione sia di prodotto che di processo interne al settore dei rivestimenti a verde, in quanto incarna un impiego alla macro scala del sistema smart-green.

A sinistra: dettaglio della soluzione d’angolo. A destra: rendering dall’interno della passerella perimetrale inverdita.

A sinistra: particolare del rivestimento a verde.

A destra: dettaglio costruttivo della passerella sopraelevata, durante la stagione invernale in cui le piante sono sprovviste di foglie.

Riferimenti http://www.brt.de Fonti iconografiche BRT Architekten

III.7. Gestione e manutenzione

Nell’affrontare le problematiche legate a manutenzione e gestione dei sistemi per il rivestimento vegetale è necessaria prima di tutto una precisazione: si tratta di un’attività dalla duplice valenza, essendo i rivestimenti odierni la composizione di due sistemi, ossia quello vegetale e quello di supporto (Tab.III.112). Questi andranno considerati di paritetica importanza, anche se la manutenibilità del sistema vegetale risulta più onerosa, soprattutto nei primi periodi d’impianto.

Le attività gestionali e manutentive, legate all’utilizzo di specie vegetali a rivestimento di facciate edilizie, sono di tipologie diverse per frequenza e impegno richiesti, o conseguentemente al fatto che alcune di queste azioni risultino obbligate – manutenzione ordinaria – mentre altre possano anche non accadere – quindi straordinarie. Le principali opere solitamente necessarie consistono nella normale irrigazione73, nelle potature per la limitazione dimensionale delle propaggini vegetali, nella preparazione/concimazione dei terreni e in eventuali cure di cui le piante necessitino. Le prime due attività rientreranno nella categoria delle manutenzioni ordinarie e dovranno venire effettuate con costanza e periodicità differenziate durante l’arco dell’anno, mentre le restanti potranno rendersi necessarie o meno a seconda delle casistiche.

L’irrigazione, come visto, è un’attività abbastanza semplice e, nel caso venga gestita in modo automatizzato, tende a risolversi esclusivamente nel controllo e nell’eventuale riparazione o sostituzione degli elementi o delle parti che compongono l’impianto. Concimazione e potatura sono invece azioni più delicate e andrebbero di conseguenza deputate a figure professionali specializzate, soprattutto nel caso in cui il rivestimento a verde sia realizzato tramite la composizione di più specie differenti.

La potatura della pianta è l’attività più impegnativa nella gestione di un rivestimento a verde, in quanto alcune specie possono crescere a un ritmo anche molto elevato. Potatura che servirà non solo a mantenere il vegetale all’interno delle caratteristiche dimensionali previste dal progetto, ma anche perché un suo eccessivo peso, una esagerata volumetria, o l’aggrovigliamento della stessa potrebbero condurre a problematiche nei confronti dei sottosistemi di supporto.

In casi convenzionali, la necessità di potatura per un rivestimento può venire stimata come un impegno da espletarsi una volta all’anno (per quei apparati vegetali che presentino già un buon livello di sviluppo), e mediamente il doppio – ossia 2-3 sessioni annue – per specie vegetali nei primi stadi vegetativi, quindi nei primi due anni d’impianto.

La maggiore frequenza operativa richiesta nei periodi iniziali è dovuta a due motivazioni. La prima è imputabile a un necessario controllo dello sviluppo: negli stadi iniziali di accrescimento una pianta è molto delicata e, per ragioni dovute alla giovinezza, potrebbe anche morire. La seconda è relativa agli apparati fogliari: potrebbe rendersi necessario l’indirizzamento delle propaggini vegetali, in modo da ottenere una loro distribuzione omogenea sull’intera superficie (omogenea distribuzione che si traduce in un equilibrio sia dei carichi agenti sulla struttura, che delle funzioni bioclimatiche associate al rivestimento). Tale indirizzamento viene solitamente risolto fissando la pianta mediante legacci o simili (Fig.III.9 e Fig.III.10) e quindi obbligandone le direttrici di sviluppo. Superati i primi periodi d’impianto, il numero di potature si stanzierà su valori minori: operazioni che avranno l’obiettivo di controllare la crescita e l’omogenea distribuzione dei rami, di limitare gli eventuali carichi invernali

che risulterebbero maggiorati nel caso di vegetazione troppo folta, di liberare finestre o altri apparati che necessitino di rimanere sgombri (ad esempio canne fumarie o prese d’aria verso gli ambienti interni), nonché di favorire il sistema vegetale nella sua eventuale fioritura primaverile. Tutte operazioni che configurano l’autunno come il periodo ottimale in cui intervenire tramite potatura.

Le frequenze di taglio riportate vanno considerate come valori medi indicativi da valutare, perciò, di volta in volta in base al caso specifico, dipendentemente dal tipo di pianta impiegata e dal numero di specie coinvolte74. Altra questione che incide sul numero delle sessioni annuali di sfalcio riguarda

anche altre caratteristiche delle specie selezionate, in quanto la possibilità o meno che esse producano infiorescenze o fruttificazioni diventerà un ulteriore parametro da ponderare. Molte piante producono fiori o frutti come strategia riproduttiva in alcune stagioni dell’anno, con la conseguenza che, terminato tale periodo specifico (diversamente prolungato in funzione della specie), i suddetti apparati riproduttivi cadranno a terra: fattore che si ripercuote direttamente sulle attività di gestione del sistema vegetale, richiedendone uno sforzo più elevato.

L’attività di potatura si svolge in modo del tutto convenzionale, quindi impiegando strumenti di sfalcio manuali o meccanici. La criticità maggiore potrebbe essere rappresentata dalla dimensione o dell’altezza della superficie inverdita, contestualmente al luogo d’inserimento: potrebbe infatti rivelarsi necessario l’utilizzo di impalcature o carrelli elevatori per raggiungere porzioni di rivestimenti vegetali molto elevati rispetto al livello di campagna. Questione di cui l’architetto dovrà debitamente tener conto durante l’attività progettuale.

La concimazione52 serve a fornire al terreno i nutrienti di cui esso si trovi sprovvisto

congenitamente o a causa dell’insistenza delle piante. I vegetali utilizzano il terreno per trarne le sostanze nutritive (come sali minerali o altro) necessarie alla loro normale attività fisiologica: azione che, in alcuni casi e col trascorrere del tempo, potrebbe esaurirne le risorse. L’attività di concimazione serve proprio ad integrare tale mancanza nutritiva all’interno dell’appezzamento. Essa diventa poi obbligata per le colture in vaso, ove la presenza di substrato è limitata: tale limitatezza è direttamente proporzionale ad una possibile scarsità di nutrienti, che diventano quindi facilmente logorabili sotto l’azione dei vegetali nel tempo.

La preparazione o la correzione dei terreni è un argomento delicato, perché errori operativi o di valutazione in tale sede potrebbero ripercuotersi sulla pianta anche in modo grave. Attività correttiva che, peraltro, diventerà maggiormente difficoltosa proporzionalmente al numero di specie impiegate all’interno dello stesso rivestimento, nonché quando di scelgano combinazioni vegetali contenti specie fruttifere.

Anche la sostituzione di piante morte, e tutte le azioni legate a debellare la presenza di parassiti – animali o vegetali75 – rientrano tre le opere manutentive straordinarie. È infatti possibile che soprattutto nei primi mesi di vita, o conseguentemente a errori gestionali o d’impianto, si renda necessaria la sostituzione di esemplari deceduti. Per liberare il rivestimento vegetale dalla presenza parassitaria sarà invece opportuno agire con le tecniche classiche solitamente impiegate in agronomia. In entrambi i citati casi, comunque, trattasi di opere che dovranno essere demandate a figure professionali esperte, o comunque effettuate sotto la loro supervisione.

74 Ovviamente, quando si impieghino impianti pronto-effetto, il numero di potature riconducibili ai primi 2-3 anni

non dovrà essere conteggiato.

75 Per parassiti vegetali si intendono eventuali specie infestanti – autoctone o alloctone – che riuscissero ad

MANUTENZIONE