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9 I viticci sono detti anche cirri.

GENERE COLTURA IN PIENA TERRA COLTURA IN VASO Actinidia SI NO

III.2.3. Il supporto strutturale allo sviluppo della vegetazione

Una volta selezionata la specie per l’inverdimento di una facciata edilizia, si rende necessario comprendere le modalità per la messa in opera dell’apparato vegetale. Se, come visto, la componente verde rappresenta quella più importante e “delicata” di un rivestimento, particolare attenzione sarà da dedicare alla scelta di un sistema idoneo al suo supporto.

Come visto, alcune specie vegetali (ad esempio Parthenocissus tricuspidata, Hydrangea petiolaris) hanno la capacità di aggrappare e crescere in verticale in funzione delle proprie caratteristiche fisiche, grazie a delle radici aeree o a ventosa, mentre tutte le altre tipologie di rampicanti necessitano di un sottosistema destinato a guidare e supportare lo sviluppo delle loro propaggini fogliari. Inoltre, seppur le specie autosostenenti non necessiterebbero di alcuna struttura di mediazione tra esse e la superficie edilizia destinatavi, è comunque sempre consigliabile prevedere un sistema di supporto, in quanto le radici aeree o le ventose degli apparati radicali possono, col trascorrere del tempo, creare danni alle murature: l’interazione fisica o chimica degli organi radicali con le facciate edilizie può infatti portare, in alcuni casi particolari ed in funzione delle caratteristiche vegetali o murarie, al deperimento fisico o funzionale delle chiusure. Gli organi radicali aerei dei rampicanti hanno la tendenza ad insinuarsi nelle fessure o nelle porosità delle pareti che le ospitano, nella ricerca di nutrienti: tale interazione con la superficie muraria può portare a disgregazioni o criticità fessurative, soprattutto nelle chiusure porose o che presentino bassa resistenza meccanica. Esistono perciò delle pareti edilizie poco adatte ad un’interazione diretta coi vegetali autosostenenti. Esse sono36:

- superfici idrofobe (ad esempio rivestimenti minerali o pietre calcaree): la porosità del materiale le rende inadatte all’interazione diretta con gli organi aerei dei rampicanti;

- finiture a intonaco con bassa resistenza meccanica: tali intonaci sono vulnerabili alle radici aeree, che tendono ad insinuarvisi provocando rotture;

- murature con mattoni a vista. Il problema sono i giunti di malta, ove la penetrazione della pianta può determinarne la disgregazione. Il medesimo problema è rilevabile in alcuni casi di prefabbricazione pesante: anche in tal caso i giunti si rivelano punti critici;

- superfici edilizie ottenute da materiali organici (ad esempio legno) e/o richiedenti manutenzioni frequenti: le propaggini vegetali ne limitano le possibilità manutentive; inoltre la presenza della pianta può aumentare l’umidità di facciata, a discapito dell’integrità meccanica della chiusura.

36 Alcune delle nozioni appartenenti al seguente elenco puntato sono desunte da: BELLOMO, ANTONELLA, op.

Tali criticità d’azione interattiva tra specie vegetale e parete edilizia rende in tutti i casi consigliabile l’adozione di una struttura di mediazione fra la componente vegetale e la superficie da inverdire. In altre parole vi è la necessità di un sistema di supporto alla crescita fogliare, adeguatamente progettato e dimensionato in funzione della caratteristiche del vegetale prescelto: ogni specie, in funzione delle intrinseche modalità di ancoraggio e crescita, richiederà un supporto differente per conformazione geometrica e passo strutturale (Fig.III.43 e Fig.III.44).

Fig.III.43 – Configurazione delle strutture di sostegno in funzione delle modalità di ancoraggio al supporto delle varie tipologie di pianta. (Fonte: BELLOMO, ANTONELLA, op. cit., p.87)

Supporti che potranno essere semplici (ad esempio strutture retate o di cavi tesati fissati alle chiusure mediante tasselli, grigliati rigidi metallici o lignei, ecc. – Fig.III.45), relativamente complessi (come doppie pelli retate ed appositamente progettate, mensole aggettanti che contengono vasi o fioriere, ecc. – Fig.III.46) o molto complicati (vere e proprie strutture spaziali progettate ad hoc e dimensionate di conseguenza, spesso richiedenti un grande sforzo progettuale ed una stretta collaborazione tra progettazione architettonica, tecnologica e strutturale – Fig.III.47), in funzione delle necessità progettuali e d’impianto caratterizzanti ogni singolo manufatto. Specificità la cui risposta necessiterà, di volta in volta, di un progetto differente, ma comunque generalizzabili mediante alcuni tratti comuni conseguenti all’impiego delle piante selezionate e alle loro modalità di crescita.

Fig.III.44 – Morfologia delle strutture per il supporto dei vegetali in funzione delle caratteristiche di crescita e sviluppo delle diverse specie. (Fonte: BAUMANN, RUDI, Begrünte Architektur, in bibl. Rielaborazione da: BELLOMO, ANTONELLA, op. cit., p.101)

Fig.III.45 – A sinistra: dettaglio di un sistema metallico rigido a maglie ortogonali per la realizzazione di rivestimenti vegetali. (Fonte: catalogo Brandmeier Begrünungssysteme GmbH) Fig.III.46 – A destra: CBA Progetti, Ristrutturazione di Caruzzo & Associati, Treviso, 2006. Le chiusure verticali dell’edificio sono avviluppate da una pelle vegetale distaccata dal manufatto originale e presentante proprie fondazioni e strutture in elevazione. Esempio di come il rivestimento possa disgiungersi dalla parete ad esso deputata, per divenire elemento autonomo.

Fig.III.47 – Emilio Ambasz, Progetto per il nuovo centro urbano di Nishiyachiyo (Giappone): vista del plastico. Edifici e spazi aperti sono contornati da strutture in elevazione metalliche e multipiano: queste contengono, all’interno dei reticoli che si vengono a formare, delle specie arboree collocate in vasi. (Fonte: http://www.emilioambaszandassociates.com)

Come visto, le specie vegetali impiegabili nei rivestimenti presentano difformi modalità di crescita in funzione delle intrinseche caratteristiche fisiche e fisiologiche: diverse specificità di sviluppo che richiederanno altrettante attenzioni nella realizzazione del supporto. Le piante volubili, presentando un’espansione prettamente verticale, necessitano di strutture lineari dalla spiccata verticalità: cosa che andrebbe quindi a discapito della dimensione orizzontale d’inverdimento e di una possibile uniformità del rivestimento.

L’interazione tra specie volubili e la chiusura edilizia ad esse destinata viene quasi sempre risolta mediante l’ausilio di cavi metallici tesati posizionati in verticale (Fig.III.48). All’occorrenza, specie volubili potrebbero comunque essere deviate anche verso direttrici orizzontali, mediante l’ausilio di sottosistemi come legacci o altro, durante le fasi iniziali di crescita della pianta. Generalizzando, è possibile affermare che per le piante volubili a sviluppo moderato37 la distanza ottimale fra i supporti

verticali è di 20-40 cm, mentre per quelle a crescita vigorosa i supporti potrebbero anche essere distanziati fino ad un massimo di 80 cm. Il tutto senza tralasciare il fatto che ovviamente, come conseguenza, entrerebbero in gioco anche altri aspetti, non ultimo quello economico: l’eventualità d’impiegare maggiori o minori quantitativi di materiali si ripercuote sul costo finale dell’opera.

37 Per sviluppo moderato si intende quello di piante che, giunte ad uno stadio di accrescimento maturo, non

Fig.III.48 – A sinistra. Sistema di supporto in cavi tesati di acciaio inox senza montanti orizzontali. La conformazione verticale lo rende particolarmente idoneo per piante a sviluppo volubile. Alle estremità dei cavi sono visibili diversi elementi di ancoraggio e tendicavo, fissati a muro mediante tasselli chimici: essi hanno anche la funzione di distanziare adeguatamente le propaggini fogliari dalla superficie edilizia retrostante. (Fonte: catalogo Jakob Inox Line) Fig.III.49 – A destra. Dettaglio di mozzo cilindrico in acciaio inox, per il raccordo tra elementi orizzontali e verticali in strutture a graticcio composte da cavi tesati di acciaio. Tali elementi cilindrici, appositamente studiati, sono fissati a muro mediante tasselli. (Fonte: catalogo S3i)

Fig.III.50 – Foreign Office Architects, Centro di formazione per l’innovazione tecnologica, La Rioja (Spagna) 2009. Il rivestimento, ospitante specie a sviluppo volubile (in questa foto raffigurate subito dopo l’impianto), è realizzato mediante cavi tesati verticali di acciaio: esso, una volta che la vegetazione sarà adeguatamente sviluppata, avrà l’aspetto di elementi verticali inverditi e giustapposti. (Fonte: http://www.cyberarchi.com/images/articles/13710_11_z.jpg)

I vegetali che per autosostenersi impiegano viticci, o le piante ad intreccio, richiedono dei supporti che combinino le direttrici verticali ad una dimensione orizzontale. Sostegni che possono essere ottenuti sia attraverso la combinazione di cavi tesati (Fig.III.49) che mediante strutture retate o grigliate (ad esempio la combinazione tra sostegni lineari rigidi orizzontali e verticali dei materiali più differenti, strutture retate a matrice metallica o polimerica, reti elettrosaldate da cantiere, ecc. – Fig.III.51 e Fig.III.52). La dimensione della maglia retata può essere indicativamente compresa tra i 10 e i 60 cm, sempre in funzione del minore o maggiore vigore di crescita delle specie utilizzate.

Fig.III.51 – A sinistra. Schema di sistema rigido a maglie ortogonali per la realizzazione di rivestimenti a verde. Esso si compone di una griglia realizzata mediante tondini in acciaio inox e di alcuni supporti puntiformi destinati a fissare la griglia metallica alle chiusure edilizie Le dimensioni della maglia ortogonale e la distanza dalla parete sono in funzione della specie vegetale. (Fonte: Fonte: catalogo Brandmeier Begrünungssysteme GmbH)

Fig.III.52 – A destra. Esempio d’impiego di un sistema rigido a maglie ortogonali in acciaio inox. Nel caso specifico, le dimensioni laterali dell’elemento a griglia sono fisse: la giustapposizione laterale o verticale di più elementi modulari può permettere l’inverdimento di superfici molto grandi. Anche qui la struttura metallica è fissata alla chiusura edilizia mediante tasselli. (Fonte: catalogo Brandmeier Begrünungssysteme GmbH)

Un discorso a parte richiedono le piante dotate di organi aerei. Seppur non necessario, anche nel caso del loro impiego sarà sempre consigliabile l’adozione di una struttura tra la superficie edilizia e la pianta, a causa dei danni che le propaggini fogliari potrebbero apportare alle superfici edilizie. Le radici aeree e quelle a ventosa presentano un interasse molto fitto tra un organo radicale e quello successivo, e solitamente tendono a prolificare con facilità su superfici continue come murature o tronchi d’albero (Fig.III.4). Perciò, nella creazione di un supporto strutturale destinato alla crescita di questi particolari tipi di piante, bisognerà mirare a riprodurre la massima continuità superficiale possibile. Motivo per cui, nella selezione del supporto destinato a tali specie vegetali, si tende ad optare per elementi retati a maglia fitta, morbidi o rigidi, dalle dimensioni indicative di maglia che si stanzino sui 2-10 cm (Fig.III.53).

Questione ulteriore è quella del peso proprio (Pp) della pianta: esso aumenta proporzionalmente alla crescita di tronco principale, rami ed apparati fogliari e può giungere, in alcuni casi estremi, fino ai 50 Kg/m². In considerazione di ciò si renderà necessario dimensionare attentamente gli elementi strutturali38 e, nel caso delle strutture tesate, provvedere alla registrazione di supporti ed elementi di raccordo, preoccupandosi di rimettere in tensione, mediante avvitamento, tutti gli apparati strutturali una volta che la dimensione della pianta aumenti. È quindi opportuno prevedere alla base del rivestimento – in quanto luogo maggiormente accessibile dell’intera struttura – degli elementi tendicavo, al fine di poter eseguire con la massima agevolezza l’operazione di rimessa in tensione: elementi tendicavo di cui, peraltro, tutte le aziende che producono rivestimenti vegetali in sistemi tesati provvedono puntualmente a dotare i propri sistemi.

Si ritiene inoltre opportuno, in chiusura di paragrafo, fare presente che fra tutti quelli finora descritti i sistemi metallici retati o a cavi tesati sono quelli maggiormente diffusi a livello globale, sia per la loro praticità d’impiego che conseguentemente al fatto che le specie volubili e quelle ad organi aerei sono quelle largamente più impiegate.

Fig.III.53 – A sinistra. Esempio di supporto eseguito mediante sistema retato a maglie non rigide. (Fonte: catalogo Carl Stahl Décorcable)

Fig.III.54 – A destra. CBA Progetti, Ristrutturazione di Caruzzo & Associati, Treviso, 2006. Dettaglio della finestra: per ricreare una continuità superficiale destinata agli organi aerei della pianta di Parthenocissus tricuspidata è stata impiegata una rete metallica molto fitta. Da notare che per colpa di una carenza manutentiva le propaggini della pianta hanno trasbordato sulla muratura.

III.2.3.1. L’interfaccia fra il rivestimento vegetale e le parti del sistema di chiusura

Attenzione rilevante consisterà nel prevedere un’opportuna distanza tra l’apparato vegetale e la superficie edilizia. Tutte le tipologie di strutture finora descritte andranno realizzate a qualche centimetro dalla retrostante chiusura, in quanto dovranno garantire uno spazio idoneo per la crescita e

la presenza delle propaggini fogliari, oltre ad assicurare che rami e organi vegetali non interferiscano con la superficie muraria (Fig.III.54). È possibile affermare che ogni differente specie richiederebbe una distanza diversa dalla parete ma, generalizzando al fine di facilitare le modalità di messa in opera e industrializzazione del sistema, si possono adottare alcune dimensioni standard (Tab.III.55). Inoltre, anche il requisito dell’ispezionabilità della struttura dovrà essere debitamente conteggiato e risolto in fase di progettazione, sia che si tratti di sistemi direttamente collegati alla chiusura (Fig.III.45) che nel caso di opere maggiormente complesse (Fig.III.46 e Fig.III.47).