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Lo sviluppo normativo in materia di inverdimento edilizio urbano, conseguente alla riscoperta a scala globale dei benefici climatici recati dalla vegetazione

II. Sviluppo storico nello sfruttamento vegetale come elemento di progetto

II.9. Lo sviluppo normativo in materia di inverdimento edilizio urbano, conseguente alla riscoperta a scala globale dei benefici climatici recati dalla vegetazione

Esiste oggigiorno una notevole attenzione nei confronti di tutte quelle tecniche che rendono possibile un’integrazione tra edifici ed elementi vegetali. Grande interesse mediato soprattutto dalla scoperta (o riscoperta) delle potenzialità climatologiche offerte dall’impiego vegetale in ambito urbano sotto svariate forme che vanno dai parchi pubblici, alle coperture a verde fino alle facciate vegetate5. La diretta conseguenza di tale cognizione climatologica incentrata sulle prestazioni del verde è quella che tutte le forme d’inverdimento conosciute attirino verso di sé grande interesse, in quanto considerate degli elementi atti a «contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione dell’andamento dell’irraggiamento solare»58.

Accade però che nel nostro paese come all’estero non esista alcuna normativa che renda cogente l’impiego del verde per alcune particolari tipologie di opere o edificazioni, benché sia viceversa reperibile un discreto e crescente numero di regolamenti locali, tutti recenti e di natura non apparentemente vincolante, che tendono a premiare l’uso della vegetazione integrata all’architettura per alcune particolari tipologie di edificazioni. Infatti, all’interno dei confini nazionali l’unica normativa

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Sono molte le città che oggi contemplano una massiccia reintroduzione della vegetazione naturale all’interno dei propri piani di recupero o di espansione urbana. Recupero delle specie vegetali in ambito urbano che ovviamente deve essere supportato da adeguate tecnologie. Si veda ad es. il progetto La Rivoluzione Vegetale consistente in un progetto utopico di re-inverdimento della città di Torino. http://www.larivoluzionevegetale.it

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Le tematiche introdotte solo sinteticamente all’interno di questo paragrafo sono sostanzialmente quelle che compongono obiettivi ed argomenti centrali della ricerca, quindi verranno riprese più volte in seguito ed esplicate in modo maggiormente dettagliato.

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DPR 59 del 02/04/2009, p.11. Tale DPR 59/2009 è il Regolamento di attuazione dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n.192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia.

che abbia finora affrontato il tema dei sistemi a verde è la UNI 1123559, di recente attivazione, totalmente incentrata sulla corretta pratica progettuale, costruttiva e gestionale di coperture a verde. È perciò altrettanto rilevabile un’altra lacuna normativa che alla luce della tendenza odierna richiederebbe di essere soddisfatta, ossia un corrispettivo della UNI 11235 ma incentrata sui sistemi di verde parietale.

Nell’ultimo ventennio sono state molteplici le sperimentazioni di enti locali che abbiano tentato di favorire la comparsa del verde pensile60 in ambito urbano, soprattutto per le sue capacità di mitigazione nei confronti del fenomeno microclimatico dell’isola di calore e per le proprie doti di ritenzione idrica. Tutto questo tentando cioè di operare verso l’obiettivo di massimizzare la quota totale di superfici inverdite in ambiente urbano.

Le città tedesche di Amburgo e Wiesbaden fin dagli anni Ottanta del XX secolo svilupparono dei regolamenti edilizi tesi ad aumentare il più possibile la percentuale di inverdimento di tetti e pareti di edifici, mentre a Colonia, sempre in Germania, nel 1993 venne adottato un «“Regolamento per lo sviluppo degli interventi privati di inverdimento” con prescrizioni in materia di inverdimento dei cortili interni, di facciate, di tetti e di giardini prospicienti le case, anche in affitto»61 che aveva il compito di favorire la rinaturalizzazione cittadina mediante una serie di sovvenzioni elargite dalla municipalità in proporzione all’entità ed alla tipologia delle opere realizzate. Inoltre sempre a Colonia a partire dal 1994, venne attuato anche un programma di sviluppo della vegetalizzazione architettonica teso a sovvenzionare coloro che realizzassero delle porzioni di parete a verde sui propri edifici.

La città tedesca di Monaco di Baviera è stata probabilmente quelle che ha fatto più di tutte in merito ai regolamenti di rinaturalizzazione urbana, in quanto oltre ad essere pervenuta ad un buon strumento che premia la quantità e la dai qualità dell’inverdimento realizzato dal privato, è stata anche un modello per altre città in tutto il mondo. Infatti, a Monaco di Baviera fin dal 1973 sono stati messi a punto degli strumenti operativi tesi a premiare iniziative di miglioramento dell’ambiente di vita tramite, tra le altre cose, l’inverdimento di edifici e spazi.

Il sistema sicuramente più interessante adottato dal capoluogo bavarese è sicuramente il BAF, acronimo di Biotope Area Factor, risalente al 1994: esso, oltre ad essere stato il primo nel suo genere, ha poi ispirato molteplici altri tentativi in tutto il mondo. Il BAF è sostanzialmente un indice – simile ad un normale indice urbanistico – avente l’obiettivo di definire e quantificare la porzione destinata a verde o ad altre funzioni ecosistemiche quando ci si accinge all’edificazione di una qualsiasi opera architettonica. Esso si applica a tutte le forme di edificazione indipendentemente dalla loro destinazione d’uso finale, sia per le attività di recupero edilizio che nelle nuove edificazioni, ed indica gli standard ecologici minimi che una fabbrica edilizia deve avere. Ad ogni differente tipologia di opera viene dato un punteggio calcolato in base ad un apposito algoritmo, che andrà a rappresentare il BAF di quello specifico intervento; a tutte le differenti tipologie di opere possibili viene affibbiato un coefficiente moltiplicatore compreso tra 0 e 1 (coperture a verde =0.7; pareti rivestite da vegetazione =0.5; superficie impermeabile all’aria e all’acqua, e senza vegetazione =0.0; superfici con

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UNI 11235:2007 – Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture a

verde.

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L’aggettivo “pensile” verrà qui utilizzato mediante il suo significato più generale, è cioè gli si attribuisce il sinonimo di «staccato da terra» (Definizione da http://www.treccani.it). Per “tipologie di verde pensile” si intende quindi, in questo specifico contesto, la sommatoria di tutte le tecnologie di inverdimento degli involucri, e cioè sia parietale che delle coperture.

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vegetazione, connesse al suolo, disponibili per lo sviluppo di flora e fauna = 1.0) che servirà per stabilire il punteggio raggiunto da ogni opera. Ogni edificazione raggiungerà quindi un punteggio in base alla propria modalità progettuale, e tale punteggio dovrà essere superiore ad un valore minimo stabilito dalla municipalità in base alla destinazione d’uso dell’edifico ed al tipo di attività che lo interesserà, sia come nuova edificazione che per modifiche o estensioni del costruito.

Il BAF è quindi uno strumento molto utile e di facile applicazione teso a stabilire l’effettiva entità di naturalizzazione di una data area o insediamento, all’interno di una municipalità e di una nazione che prima di altre si siano poste problemi come la presenza naturale o di biodiversità in un’area. Tale sistema venne poi imitato in altre città del mondo, anche all’interno dei nostri confini nazionali, come verrà illustrato più avanti.

Infatti il BAF è stato ripreso e riadattato anche per altri regolamenti nati in seguito, ad esempio quando nel 2001 la città di Malmö in Svezia si dotò del Green Space Factor (GSF). Il modello d’applicazione adottato per il calcolo è qui rispondente a quello coniato per il BAF, ma l’innovazione della città svedese consistette nel rendere maggiormente premiante l’utilizzo di facciate e coperture a verde (rispettivamente 0.8 e 0.7, alzando quindi i parametri adottati da Monaco di Baviera). Anche la città statunitense di Seattle si è dotata nel 2007 di uno strumento simile e basato sulle esperienze di Monaco e Malmö, pervenendo alla definizione del Seattle Green Factor (SGF). L’esperienza della città americana è molto interessante ed assai innovativa, in conseguenza del fatto di aver considerato alla stessa stregua coperture e pareti vegetate: l’SGF consegna infatti ad entrambe un coefficiente pari a 0.7. Tale provvedimento và probabilmente interpretato alla luce della forte crescita odierna dei sistemi di Verde Verticale, nonché tenendo conto del fatto che specialmente in tessuti urbani caratterizzati da una notevole altezza edilizia media, come appunto accade a Seattle, le superfici verticali a disposizione sono di gran lunga maggiori che quelle orizzontali o di copertura62.

Esperienze interessanti rilevabili nel mondo ce ne sarebbero anche altre, in alcuni casi anche molto diverse tra loro. Quello che interessa comunque far notare in questa sede è lo sforzo che svariate municipalità dei paesi maggiormente industrializzati stanno tentando di operare per fronteggiare i fenomeni legati al surriscaldamento globale, o per garantire ai propri cittadini un maggiore qualità di vita. Più alta qualità globale di vita che, evidentemente, nelle intenzioni di molti passa attraverso un aumento della percentuale di verde (sia visibile e praticabile, che non) all’interno delle conurbazioni e delle metropoli d’oggi. Infatti, solo in tal senso potrebbero essere interpretate scelte come quelle della città giapponese di Tokyo, in cui la municipalità ha disposto che dal 2001 almeno il 20% dei tetti piani venga destinato ad ospitare coperture a verde e giardini. Oppure quanto dichiarato dalla città di Toronto in Canada, in cui «è stata approvata nel 2006 una strategia per promuovere l’uso del verde pensile nella città […] (con l’obiettivo, NdA) di arrivare a coprire il 50-75% della superficie delle costruzioni, al fine di ridurre l’isola di calore urbana»63. Ma gli esempi riportati in questa sede per dimostrate quanto introdotto potrebbero essere molti altri: ad esempio ricordando che l’amministrazione della città statunitense di Chicago incentiva mediante un finanziamento di 5.000 dollari tutti i progetti che presentino al loro interno delle opere di verde pensile; oppure che la città di Buenos Aires in Argentina ha vinto nel 2006 il Premio Holcim per l’architettura sostenibile con il progetto Cubiertas Verdes, ponendosi l’obiettivo di creare 3.500 ettari di superficie a verde pubblico

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Si veda la Fig.VII.3 in cui è illustrato come nelle zone dall’alta densità urbana (e specialmente nel centro città) le superfici edilizie verticali a disposizione siano di gran lunga superiori a quelle orizzontali e di copertura.

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SANTI, VALENTINA (a cura di), Gli strumenti normativi inerenti l’uso del verde in copertura e in facciata, in bibl., p.17. Una strategia simile a quella di Toronto è stata messa in atto anche dalla municipalità olandese di Rotterdam.

trasformando i tetti di edifici, esistenti e di nuova realizzazione, in giardini pensili64; o ancora ricordando che l’amministrazione di Parigi, attraverso il proprio Projet d’Aménagement et du Développement Durable, si è posta l’obiettivo di rendere gli spazi aperti cittadini più vivibili attraverso la valorizzazione del patrimonio naturale, in quanto esso contribuisce al miglioramento delle condizioni di vita e favorisce la biodiversità urbana: una delle strategie che la municipalità parigina ha deciso di adottare è proprio quella di aumentare la percentuale di facciate e tetti verdi mediante il reinverdimento del patrimonio edilizio esistente.

Altra pratica assolutamente degna di nota deriva dalla Svizzera: nel Cantone di Basilea ogni nuovo tetto piano deve essere inverdito; inoltre, se l’area della copertura supera i 500 mq tale nuova superficie a verde dovrà impiegare del suolo locale ed essere realizzata in modo da ricreare dei livelli topografici differenti per massimizzare la biodiversità, andando a creare cioè dei brown roofs65. Si fa notare come in questo caso i costi per la realizzazione del tetto verde obbligatorio non vengano incentivati in alcun modo, ma vengano considerati come dei normali oneri di costruzione.

Per quel che concerne il nostro paese è prima di tutto da rilevare un lieve ritardo nei confronti di quelle che sono le nazioni maggiormente all’avanguardia da questo punto di vista, ossia Germania, i paesi scandinavi, Giappone ed il continente nordamericano. Anche qui da noi è assente una qualsivoglia forma di normazione a livello di Governo centrale – seppur, come già enunciato, le qualità benefiche di tetti e pareti verdi siano largamente riconosciute (si rimanda alle note a piè di pagina n.43 del presente capitolo e n.15 del Cap.I) – mentre, come accade all’estero anche se in forma minore, sono discretamente attive alcune municipalità locali, comunque ancora identificabili sottoforma di eventi sporadici: le svariate declinazioni del verde pensile stanno cominciando a comparire all’interno di molti regolamenti edilizi tendenti a premiarne o prescriverne l’impiego sia nelle attività di recupero edilizio che nelle nuove edificazioni.

La sperimentazione forse più interessante in tal senso è stata messa in campo dal comune di Bolzano nel 2007 e viene denominata RIE, acronimo di Riduzione Impatto Edilizio. Tale procedura è volta alla certificazione qualitativa dell’intervento edilizio rispetto alla permeabilità del suolo e del verde66. Grazie al coefficiente RIE tutti gli interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica ricadenti nel territorio comunale bolzanino, soggetti a concessione edilizia o denuncia di inizio attività che incidano sulle superfici esterne degli edifici (comprese sistemazioni esterne, cortili, aree verdi ed aree pavimentate), dovranno obbligatoriamente sottostare alla procedura in questione per l’ottenimento dei certificati di agibilità o abitabilità. L’obiettivo del RIE è quello di pervenire, in seguito alla risoluzione di un preciso algoritmo fornito dall’amministrazione comunale, ad un coefficiente numerico che esprime l’indica RIE di ogni attività edilizia, in base alla sua collocazione ed alla destinazione d’uso: tale coefficiente numerico, per ottenere l’agibilità edilizia, dovrà essere superiore ad un RIE minimo prefissato. Il coefficiente dato alle coperture a verde è compreso tra 0.20 e 1.00, quindi tali tipologie di copertura vengono ben premiate dalla municipalità e possono esercitare un peso notevole nella definizione del valore finale del RIE. La procedura descritta è molto importante ed interessante in quanto è la prima del suo genere all’interno dei confini nazionali, anche se per ora non viene in alcun modo contemplato l’utilizzo del verde in facciata.

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LAMBERTINI, ANNA, “Dal verde parietale al giardino verticale. Progettare con la tecno-natura”, in bibl., p.21

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Si rimanda al cap.VII per l’approfindimento di cosa sia un brown roof, quali siano le sue peculiarità e come esso debba venire eseguito.

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Informazioni più specifiche sono reperibili al seguente link (ultima visita in data 19/06/2010): http://www.comune.bolzano.it/urb_context02.jsp?area=74&ID_LINK=512&page=8

Altra esperienza che tende a consigliare l’utilizzo di sistemi di verde pensile (ed in questo caso anche parietale) come elemento di mitigazione bioclimatica nonhé efficace nel contrastare il fenomeno dell’isola di calore è quello della città di Firenze67, all’interno dell’”Allegato D” del Regolamento Edilizio in vigore dal 31 ottobre 2008.

Sempre per quel che riguarda i confini nazionali anche altre città medio-piccole come Carugate (MI) e Brescia hanno iniziato a contemplare l’uso del verde a fini ecologici e microclimatici all’interno dei propri regolamenti edilizi.

La municipalità di Carugate rende obbligatoria per tutti gli edifici di nuova costruzione, sia residenziali nel caso posseggano un tetto piano che di terziario, «la realizzazione di tetti verdi, con lo scopo di ridurre gli effetti ambientali in estate dovuti all’insolazione sulle superfici orizzontali […] (garantendovi inoltre, NdA) l’accesso per la manutenzione»68. Tale prescrizione è resa cogente purché la superficie di copertura sia libera per almeno il 50% della sua estensione.

Le Linee guida al regolamento edilizio mirante alla sostenibilità degli interventi sul territorio redatte dal comune di Brescia ed emanate all’inizio del 2008, sono invece interessanti perché introducono il tema delle pareti verdi articolandone alcune differenti declinazioni tecnologiche. All’interno di tali linee guida viene infatti quantificata nel 25% della superficie dell’intero sviluppo di prospetti e copertura la quota minima d’inverdimento che permette di poter usufruire dell’incentivazione prevista, consistente in alcune facilitazioni di natura procedurale, economica ed edilizia. L’esperienza bresciana è interessante anche perché declina e descrive con discreta precisione all’interno del citato documento alcune diverse casistiche di parete a verde, corrispondenti a quelli che all’interno del presente lavoro sono stati indicate come alcuni sottogruppi del Verde Verticale, ossia rivestimenti vegetali e pareti verdi continue69, dimostrando quindi un ulteriore avanzamento nella comprensione delle differenze e peculiarità rappresentate dai molteplici sistemi esistenti da parte delle entità normative.

Alla luce delle esperienze sopra riportate emerge che la situazione del nostro paese è sicuramente di lieve arretratezza rispetto ad alcuni altri di paritetico sviluppo ed industrializzazione, anche se sono rilevabili dei casi di fermento all’interno dei confini nazionali che fanno ben sperare. L’appunto più importante riguardante il nostro caso nazionale potrebbe però essere relativa al contesto climatico nel quale si trova l’Italia, ossia quello di una regione geografica a maggioranza di clima caldo. Le specie vegetali, in funzione delle proprie caratteristiche o comportamenti fisiologici e delle stratigrafie tecnologiche che presentano quando accoppiate all’involucro edilizio, si dimostrano maggiormente performanti nei climi e contesti caldi.

Inoltre, altra questione degna di nota è che soprattutto al Sud Italia è preponderante la presenza di tetti piani, che quindi meglio si adatterebbero all’impiego di coperture a verde specialmente nelle opere di recupero del costruito. Rispetto ad altre nazioni siamo lievemente arretrati anche a causa di una minore tradizione costruttiva specifica: come dimostrato in alcuni esempi in apertura di capitolo, stati come Germania o quelli scandinavi sono stati storicamente i precursori in questo senso, inventando di fatto gli archetipi delle odierne coperture a verde e dei sistemi evoluti per l’inverdimento parietale.

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Informazioni più specifiche sono reperibili al seguente link (ultima visita in data 19/06/2010): http://www.comune.firenze.it/comune/regolamenti/edilizio/RE200831Ott.pdf

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Comune di Carugate (MI), Regolamento Edilizio in vigore dal 2008, Articolo 114, pp.55-56

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