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Ancora su deitas ed essentia o substantia

2. SULL’ESSENZA IN SANT’AGOSTINO

2.22 Ancora su deitas ed essentia o substantia

Ma ecco un problema. S’è detto che la deitas è ciò per cui Dio è Dio, e l’essentia è ciò per cui Dio semplicemente è. Che nesso c’è tra deitas ed essentia? Che nesso c’è tra ‘ciò per cui Dio è Dio’, e ‘ciò per cui Dio (semplicemente) è’?

La domanda si pone anche circa le creature. Che rapporto c’è tra ‘ciò per cui qualcosa è’, e ‘ciò per cui qualcosa è quello che è’? Sono lo stesso? Qualcosa ‘è’, per ciò per cui ‘è quel- lo che è’? Ciò per cui qualcosa ‘è’, è anche ciò per cui ‘è quello che è’? Ad esempio: ciò per cui un certo uomo ‘è’, è identico a ciò per cui ‘è uomo’? O ancora: ciò per cui un uomo è ‘sostanza’ (ousia), è identico a ciò per cui è un ‘animale razionale’? Ciò per cui ‘è uomo’ è anche ciò per cui ‘è’?

Ancora dunque chiedo: la deità è identica (eadem) all’essenza o sostanza? Ciò per cui Dio ‘è Dio’, è anche ciò per cui ‘è’? Certamente, Dio essendo ‘ciò che ha’, per Dio essere Dio è ciò che è (hoc est quod est) essere semplicemente; e quindi la deitas è identica all’essenza. Ma possiamo distinguerle almeno come distinguiamo (ad esempio) la deità e la bontà? O come distinguiamo la bontà e la sapienza? Diciamo quindi distintamente (multipliciter) che Dio ‘è’ e che ‘è Dio’?

Ora, i due termini deitas ed essentia (o substantia) sono variamente connessi nelle opere di Agostino; e inoltre sono spesso usati in associazione (et, atque) o in sostituzione (vel, aut) di natura. Essentia, substantia, natura, deitas: quattro nomi che si rimandano a vicenda. Non è facile capire se e come distinguerli.

In alcuni passi essentia o substantia e deitas sembrano coincidere ed essere equivalenti. In

En. in Ps. 38,9 la substantia sembra ‘ciò che qualcosa è’ (‘la mia substantia’, scrive Ago- stino, ‘è ciò che sono’ (quod sum)); ed in 41,7 la substantia di Dio sembra essere proprio ‘ciò che Dio è’ (quod Deus est) (dunque direi: la sua deità). Ancora, in 43,5 substantia e (atque) natura indicano ciò per cui Dio ‘è ciò che è’ (qua es quidquid es). Anche in De

Trin. 15,5,7 si parla di essentia e (atque) natura (si dice che in Dio la vita è identica all’es- senza e natura).

Ancora, in En. in Ps. 68,I,5 substantia è ciò che siamo (o anche ciò per cui siamo) qualun- que cosa siamo (illud quod sumus quidquid sumus); e substantia risponde alla domanda: ‘che cos’è?’; ed anche circa Dio, diciamo che la substantia del Padre e del Figlio e dello Spirito è ciò che ognuno di loro è: cioè ‘Dio’. In 81,21 apertamente la substantia o natura del Padre e del Figlio è la loro divinità (divinitatem). Anche in 140,10 Agostino ripropone l’accezione per cui la substantia è ‘ciò che qualcosa è’: scrive infatti, parlando della sub-

stantia di Dio, che la Sua substantia è ‘ciò che Egli stesso è’ (substantiam suam, hoc quid

ipse est: “la sua sostanza, quello che Lui è”, cfr. Città Nuova). In De Trin. 1,9,19 Agostino parla dell’unica substantia e (atque) deitas del Padre, del Figlio e dello Spirito; dunque

substantia qui è deitas. In 2,18,34 ancora la substantia di Dio è ciò per cui egli stesso è ciò che è (qua est ipse quod est). In De Trin. 3,10,21 la substantia è ancora ‘ciò che Dio è’ (id

quod est). Ancora, in 5,8,9 Agostino parla della sostanza di Dio (eius substantia) per la quale è Dio (qua Deus est).

In altri passi il termine deitas compare invece da solo. In De Civ. Dei 11,10 si dice che le tre Persone non sono divine e sapienti e beate per partecipazione a qualcos’altro, dunque qui la divinità è considerata singolarmente. In 11,24 Agostino spiega che la Trinità è un u- nico Dio (unus Deus) per l’inseparabile divinità (propter inseparabilem divinitatem); dun- que qui la divinità è ciò per cui la Trinità è l’unico Dio.

Anche il nome substantia compare talvolta da solo e sembra semplicemente indicare ciò per cui (qua) Dio ‘è’ (est), come in De Trin. 3,4,10: ipsa sua qua est substantia. Anche in

De trin. 4,21,30 la substantia delle tre Persone è ciò per cui (qua) sono (sunt). In 5,8,9, an- cora, si parla della substantia per la quale (qua) Dio è (Deus est). Ancora in 4,1,1 Agostino parla dell’essenza di Dio (Dei essentia) come di ciò per cui Dio ‘è’ (qua est). Dunque qui si afferma che la substantia o essentia di Dio è ciò per cui Dio ‘è’ (semplicemente ‘è’): qua

est. Tale substantia o essentia è la natura, è la deitas? E più ampiamente: l’essentia come ciò per cui qualcosa ‘è’, e l’essentia come natura per cui qualcosa ‘è quello che è’, sono i- dentiche?

Agostino parla spesso della deitas o divinitas di Dio, che è ciò per cui Dio ‘è Dio’. Altre volte parla della substantia (o essentia) come di ciò per cui Dio ‘è’ (soltanto: ‘è’). Allora chiedo: essentia e deitas coincidono? Ciò per cui Dio ‘è’ e ciò per cui Dio ‘è Dio’, sono lo stesso?

E poi anche riguardo ad ogni altra sostanza, che cosa si deve dire? Ciò per cui qualcosa ‘è’, è identico a ciò per cui è ‘quello che è’?

Consideriamo il nome esse. Talvolta “essere” (omnino esse) è menzionato da solo. Così ad esempio in De Trin. 6,7 leggiamo che per Dio non è diverso (aliud) essere beato, grande, sapiente, vero, buono, o essere semplicemente (omnino ipsum esse). (Omnino, anche ‘com- pletamente, del tutto, in generale, solamente, senza dubbio’.) Così anche in 6,5,7 (non a-

liud est Deo esse, aliud magnum esse vel bonum). Ancora in 8,1,2 esse è nominato distin- tamente da verum esse e da magnum esse. Agostino scrive: nell’essenza della verità (in es-

sentia veritatis) ‘essere vero’ è ciò che è ‘essere grande’ ed è ciò che è ‘essere’.

In alcuni passi ‘essere’ ed ‘essere Dio’ sono almeno nominati distintamente. In De Trin. 7,3,6 Agostino scrive che in Dio essere è quello che è essere sapiente (hoc est esse quod

sapere), e poi aggiunge che qui (ibi) essere non è altro che essere Dio (aliud est esse quam

Deum esse). Perciò (prosegue) la Trinità è un'unica essenza (una essentia) com’è un’unica sapienza (una sapientia), e come è un unico Dio (unus Deus).

Qui Agostino sembra dunque dire distintamente esse e Deum esse. Dunque essentia e dei-

tas sono due predicati distinti riguardo a Dio? Si dicono multipliciter di Dio?

Abbiamo visto che Dio ‘è ciò che ha’. E quindi per Dio essere non è altro che essere gran- de, buono, sapiente, ecc., e dunque per Dio certamente essere non è altro che essere Dio. Ma distinguiamo essere ed essere Dio almeno come distinguiamo essere Dio ed essere buono, grande, sapiente?

In De Trin. 7,1,1 (un passo importante ma difficile) Agostino nomina ancora distintamente essere (esse) ed essere Dio (Deum esse), e sembra a me che l’essentia sia qui ciò per cui (o con cui) Dio ‘è’, come altrove la deitas è ciò per cui (con cui) Dio ‘è Dio’, e come la gran- dezza (magnitudo) è ciò per cui (o con cui) Dio ‘è grande’. Ancora in De Trin.7,1,2: l’es-

sentia è la causa per cui qualcosa è (causa ut sit) come la sapientia è la causa per cui qual- cuno è sapiente (causa ut sapiens sit). L’essentia (come causa ut sit) è anche indicata come ‘ciò per cui qualcosa è’ (eo quo est), come la sapientia (che è causa ut sapiens sit) è ‘ciò per cui qualcuno è sapiente’ (eo quo sapiens sit). Ora: per Dio essere è ciò che è essere Dio ed essere grande e sapiente ecc.; e perciò l’essenza non è altro (aliud atque aliud) dalla dei- tà e dalla grandezza e dalla sapienza ecc.. Tuttavia vengono dette distintamente. Come le distinguiamo?

Inoltre possiamo chiedere: nelle sostanze create (meno semplici di Dio), ciò per cui ‘sono’ è ciò per cui ‘sono quello che sono’? Ad esempio in un certo uomo: ciò per cui ‘è’ (solo: ‘è’), è anche ciò per cui ‘è uomo’? E quindi: ‘essere’ è per lui ciò che è ‘essere uomo’? Ora (mi sembra) se ‘uomo’ significa: ‘sostanza, vivente, senziente, razionale e mortale’, direi che per un uomo essere (essere sostanza) non è semplicemente lo stesso che vivere o senti- re o intelligere. Ma, benchè distinte, c’è fra queste perfezioni un nesso strettissimo (sono una stessa natura). Tuttavia non quanto in Dio.

Ancora in De Trin. 7,4,9 Agostino spiega che per Dio essere è lo stesso che sussistere (si

hoc est Deo esse quod subsistere) , dunque è meglio non dire le tre Persone divine tre so- stanze (ita non erant dicendae tres substantiae), come non le diciamo tre essenze (ut non

dicuntur tres essentiae). Allo stesso modo (quemadmodum) infatti, siccome per Dio essere è lo stesso che essere sapiente (hoc est Deo esse quod sapere), non diciamo tre sapienze (i-

ta nec tres sapientiae), come non diciamo tre essenze (sicut non tres essentiae). E ancora, siccome per Dio essere Dio è lo stesso che essere (quia hoc illi est Deum esse quod est es-

se), non diciamo nemmeno tre dèi, come non diciamo tre essenze (tres essentiam quam tre

deos, dici fas non esse). In questo passo come nel precedente Agostino determina separa- tamente essere ed essere Dio, come determina separatamente essere ed essere sapiente, e prima ancora essere e sussistere. Ribadendo però che queste molte cose sono in Dio una sola. Anche in 7,1,1 essentia e deitas sembrano determinate separatamente. Il passo è arti- colato e complicatissimo. Agostino sta commentando san Paolo: Cristo è la forza di Dio, e

la sapienza di Dio (1 Cor 1,24). La questione è: se il padre sia padre della sapienza e della forza, in modo che sia sapiente solo con (“per”) questa sapienza (hac sapientia; abl.: “per questa sapienza”) che ha generato, e forte solo con (“per”) questa forza (hac virtute) che ha generato; oppure se il padre sia egli stesso per se stesso la stessa sapienza (ipsa sibi ipse

sapientia) e la stessa forza. Agostino risponde che se il Padre è sapiente solo con (o per) la sapienza che ha generato e forte solo con (o per) la forza che ha generato, allora è anche grande solo con (per) la grandezza che ha generato, ed è buono solo con (“per”) la bontà che ha generato, ed è anche giusto solo con (per) giustizia che ha generato; infatti qui, in Dio, la grandezza è ciò che è la forza, e la bontà è ciò che è la sapienza, come la sapienza è ciò che è la forza. Inoltre (questo c’importa) il padre è anche Dio solo con (per) la deità che ha generato; infatti per Dio non è altro esser grande ed esser Dio. E infine il Padre è padre della sua essenza e non è (est) se non con (per) l’essenza (essentia) che ha generato, perché per Dio non è altro essere ed altro essere Dio. Ora, il passo è complicatissimo. A me inte- ressa qui solo che pare confermato questo schema: la grandezza, la bontà, la sapienza, la forza sono ciò con/per cui qualcosa è grande, buono, sapiente, forte. Così la deitas è ciò per cui Dio è Dio; e l’essentia è ciò per cui Dio è. Qui di nuovo la deità e l’essenza sono dun- que dette in modo distinto, anche se naturalmente in Dio sono una stessa cosa; ugualmente anche essere ed essere Dio sono detti distintamente, cioè multipliciter, benchè per Dio es- sere sia lo stesso che essere Dio.

Dunque qui le perfezioni di Dio sono: che ‘è’, che ‘è Dio’, che ‘è grande’, che ‘è buono’, che ‘è sapiente’, che ‘è forte’. E distinguiamo quindi: l’essentia, la deitas, la grandezza, la bontà, la sapienza, la forza.

Anche in De Trin. 7,6,11 leggiamo che per ciascuna Persona essere (esse) è ciò che è esse- re Dio (hoc est quod Deum esse), ed essere grande e buono (quod magnum, quod bonum

esse). Dunque ancora esse e Deum esse sono nominati distintamente e cioè multipliciter come magnum esse e bonum esse.

In altri passi infine si parla dell’unica essenza o sostanza di Dio come se includesse in sé tutte le perfezioni divine. Così ancora in De Trin. 7,1,1 Agostino afferma che l’essenza è ciò per cui il Padre è tutto ciò che è (qua essentia est quidquid est). Quindi (direi) l’essenza contiene tutte le perfezioni del Padre ad se (grande, sapiente, Dio, è): per un’unica essenza il Padre è grande, è sapiente, è Dio, è.

Così anche in De Trin. 2,18,35 leggiamo che natura o (vel) substantia o essentia sono no- mi con cui si chiama ciò stesso che Dio è (idipsum quod Deus est; “l’essere stesso di Dio”, in Città Nuova; benchè qui idipsum possa anche indicare semplicemente Dio immutabile, dunque anche si può tradurre: ‘l’idipsum, che è Dio’ ) qualunque cosa Egli è (quidquid il-

lud est; direi anche: ‘tutto ciò (quidquid) che Dio è’). Ancora in 2,18,34 si parla della so- stanza di Dio (eius ipsa substantia), per la quale (Dio) è ciò che è (qua est ipse quod est; ma può al limite anche tradursi: ‘per la quale Lui stesso è il quod est’).

Dunque qui natura, substantia, essentia cosa indicano? Direi: ‘tutto ciò che Dio è’. Come si vede, sembra ora che substantia o essentia come natura indichi ciò per cui Dio è ciò che è, dunque tutto ciò che è: grande, buono, sapiente, Dio, essenza. Questo perché in Dio le molte perfezioni sono identiche (eadem).

In conclusione direi che l’unica essenza o sostanza o natura di Dio include in se stessa tutte le perfezioni di Dio. Giacchè nessuna perfezione o predicato è accidentale in Dio, ma tutto deve intendersi secondo la sostanza o essenza (secundum substantiam vel essentiam est in-

tellegendum, cfr. De Trin. 15,5,8). Per quest’unica essenza: Dio ‘è’, ‘è Dio’, ‘è grande’, ‘è buono’, ‘è sapiente’, ‘è forte’, e quant’altro di Lui si dica ad se e non ad aliud. Inoltre Dio è quest’essenza o sostanza o natura. In Conf. 7,2,3 leggiamo: Dio, qualunque cosa è (qui-

dquid es), cioè (id est) la sua sostanza, per la quale è (qua es). Qui la sostanza di Dio è ‘ciò che Dio è’ ed è ‘ciò per cui Dio è’, e (id est) Dio è questa sostanza.

Dunque (stando a questi passi di Agostino) registriamo tre accezioni di essentia Dei (tre accezioni che si intersecano fino a sovrapporsi):

essentia come ciò per cui Dio ‘è Dio’;

essentia come ciò per cui Dio ‘è tutto ciò che è’.

Comunque c’è un’essenza o sostanza ‘di’ Dio: un’essenza che Dio ‘ha’; e però Dio è quest’essenza. Dio ‘è’ ciò che ‘ha’. Sono vere entrambe: Dio ‘ha’ un’essenza; Dio ‘è’ la ‘sua’ essenza.