• Non ci sono risultati.

2. SULL’ESSENZA IN SANT’AGOSTINO

2.7 Essentia ed esse

Occorre prima un chiarimento. Abbiamo sostenuto che nell’argomento di De Trin. 5,2,3,

essentia, che deriva da esse come sapientia da sapere, indica ‘ciò per cui qualcosa è’. Tut- tavia abbiamo anche visto che in alcuni passi essentia sembra usato da Agostino per indi- care l’essere (l’esse come ‘atto’, più nel senso di agere che di actus, e dunque come enér- gheia),127 come in De Civ. Dei 11; 11,27; 11,28; e forse in Conf. 13,16. Mi sembra che an-

127 Come osserva F. Amerio, in Aristotele “l’atto assume due aspetti principali. È atto l’azione di una poten-

za, tanto considerata nel suo svolgersi, quanto considerata nel suo termine. Rispetto alla potenza di costruire è atto tanto il costruire quanto il costruito. Nel primo senso A. usa di preferenza il termine enérgheia; nel se- condo senso entelechia” (cfr. F. Amerio, op. cit., p. 182). Ancora Amerio scrive: “E così certi atti sono (…)

azione, enérgheia. Certi altri sono invece (…) il termine, il risultato pieno, l’entelechia” (cfr. p. 184, nota 1; cfr. Aristotele, Metafisica, IX,VI,1048a, 25– b,9. Ora actus, e anche actus essendi, non caratterizzano il vo-

che l’argomento di De Trin. 5,2,3 sia letto da alcuni interpreti in ordine a quest’accezione di essentia come ‘essere’.128 Ora io ritengo plausibile anche questa interpretazione dell’es-

sentia come esse; ma osservo che anche intendendo essentia come esse, non viene meno l’antinomia rilevata in De Trin. 5,2,3. Lo schema antinomico permane invariato anche in- tendendo essentia come esse (l’essere come atto). Infatti dovremmo dire, coerentemente: a)

essentia è l’esse; b) Dio è, è Qui est, dunque Dio ‘ha’ l’esse. Oppure con uguale coerenza: a) Dio è essentia perché ‘è’; b) e quindi l’essentia è quod est. Invece con Agostino scom- poniamo i due ragionamenti, ne incrociamo i termini e diciamo: a) essentia è l’esse; b) e nondimeno Dio è essentia perchè ‘è’ (Qui est) (e cioè ‘ha’ l’essere). O anche: a) Dio è es-

sentia perché è, perché il Suo nome è Qui est; b) e nondimeno l’essentia è l’esse (l’essere). Dunque chiediamo: perché Agostino ha inteso in questo modo il suo argomento?

Ho comunque optato per l’accezione di essentia come ‘ciò per cui’ qualcosa è: in De Trin. 5,2,3 intendo l’essenza come ‘ciò per cui qualcosa è’, e non come l’essere inteso come at- to, come atto d’essere.

Perché?

Anzitutto per la derivazione che Agostino pone di essentia da esse: l’essenza è nominata ‘da ciò che è’ l’essere, ab eo quod est esse. Ora mi pare che tale derivazione comporti di- stinzione, e che qui dunque essentia non possa semplicemente indicare l’esse, o stare per

esse. In secondo luogo perché in De Trin. 5,2,3 essentia (come substantia) traduce ousia, ed è spesso associato a natura: dunque substantia o essentia (o natura) e cioè ousia come può semplicemente equivalere ad esse (essere) come atto? In terzo luogo ho considerato la grande frequenza con cui compare (nei testi utilizzati) circa l’essentia la locuzione: ‘ciò per cui qualcosa è’, o ‘ciò con cui qualcosa è’, rispetto alla sua equivalenza al termine esse.

cabolario di Agostino, perciò li si deve usare qui impropriamente. Nel De Magistro, 3,6 Agostino parla co- munque di ‘quelle cose che possiamo agire’ (de his (…) quae agere possumus, “cose che possiamo fare”, tr. M. Bettetini, cfr. Agostino, Il maestro e la parola, Rusconi, Milano 1993, p. 18) come ‘il camminare’ (am-

bulare; ambulatione, cfr. 10,32), e ancora: edere, bibere, sedere, stare, clamare et innumerabilia cetere (cfr. 3,6); Agostino osserva che queste cose possono essere mostrate senza segni, semplicemente ‘agendo’ (pos-

sumus (…) id agendo, res ipsa potius quam signo demonstrare, 3,6). Esse è al modo infinito. Del verbo al modo infinito Agostino tratta nelle Regulae Aurelii Augustinii, Cap. III, 1 (De verbo); tra le definizioni di ‘verbo’ c’è: verba dicimus haec quae percurrimus cum temporibus et personis; circa modo infinito (de modo

infinito) si spiega che è detto ‘infinito’ perché ‘è senza persone’ (hic modus sine personis est) ed ha solo ‘il tempo determinato’ (et habet solum tempus praefinitum): presente, passato e futuro (praesens, praeteritum et

futurum); cioè designa soltanto i tempi e non le persone (ecce vides designare tantum tempora, non perso-

nas). Può diventare un modo definito (tunc quasi fit finitum) se si aggiunge un soggetto e un verbo reggente:

nisi velis iungere et dicere “clamare debet ille”; tunc quasi fit finitum clamare debet ille. Così anche in In-

cipit Ars Sancti Augustini pro fratrum mediocritate breviata, Cap. VI, De Verbo: infinitivus qui neque nume-

ris neque personis certus est et aliquando nec tempore ut scribere, scripsisse.

128 Tra questi, F.-J. Thonnard ha scritto: “l’essence (…) elle ne peut que s’identifier pleinement et formelle-

ment avec l’existence, puisqu’elle est ce qui exprime l’acte d’être ou d’exister (…); l’essence augustinienne est l’exercice meme (toujours actuel) de l’existence, soit purement et simplement (au degré suprême), soit (en chaque degré) selon le mode ou la mesure demandée par chaque espèce dans l’ordre universel”. Cfr. “On- tologie Augustinienne”, p. 41, in L’année theologique augustinienne, XIV, 1954, pp. 41-53. Cito E. Gilson, Introduzione allo studio di Sant’Agostino, Marietti, Genova 1998, p. 241: “Dio è l’Essere per eccellenza, tan- to che è questo il nome con cui si è designato lui stesso inviando Mosé ai figli d’Israele: Ego sum qui sum. Ora, l’atto di esistere è precisamente ciò che designa la parola «essenza». Come da sapere si è fatto derivare

sapientia, così da esse si è fatto derivare il termine essentia. Possiamo quindi affermare che, poiché è l’Esse- re per eccellenza, Dio è la suprema essenza”. Cfr. anche S. MacDonald, “The divine nature”, cit., p. 92: “God is being itself, that is wich truly and supremely is”.

Infine ritengo che l’accezione di essentia come ‘ciò per cui qualcosa è’ contribuisca gran- demente a comporre il quadro dell’ontologia di Agostino ed è quindi utile a comprenderne la teologia.129

In generale distinguerei questi tre termini: 1) ciò (o qualcosa) che è, dunque l’ente o anche l’essente, 2) il suo essere come atto, e il suo essere ciò che è, e dunque il suo atto d’essere, 3) ciò per cui (o con cui, o a causa di cui) esso è.

In latino direi: 1) quod est o qui est, 2) esse, 3) eo quo aliquid est (‘ciò per cui qualcosa è’).