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3. UNO, TRINO

3.2 Uno, e nondimeno Trino

Dunque: dall’antinomia ‘Dio è ciò che ha’ (‘ha’, e nondimeno ‘è’ ciò che ‘ha’), siamo ora passati a questa: ‘Dio è Uno ‘e’ Trino (‘è uno’, e nondimeno una Persona ‘non’ è l’altra). In De Trin. 4,20,27 leggiamo che il Figlio è uguale e consustanziale e coeterno al Padre, e tuttavia (et tamen) questo è Padre e quello è Figlio. E poi ancora (in 4,20,29) c’è che il Pa- dre e il Figlio sono unum, e però il Padre ‘ha generato’ mentre il Figlio ‘è stato generato’. Ma ci si chiede: come comprendere che sono unum colui ‘ha’ generato e colui ‘è stato’ ge- nerato?

In De Trin. 7,2,3 ancora troviamo che ‘non perché’ (non quia) il Padre non è il Figlio, e quello è ingenito e questo è ingenerato, ‘perciò’ (ideo) non sono un’unica essenza. Ora, noi diremmo: a) se il Padre non è il Figlio, b) non sono ‘perciò’ (ideo) un’unica essenza. Oppu- re diremmo: a) sono un’unica essenza, b) ‘perciò’ il Padre è il Figlio e il Figlio è il Padre. Invece (come sempre ‘incrociando’ i termini con Agostino) diciamo: a) il Padre non è il Figlio, b) e nondimeno ‘non per questo’ (non quia) non sono un’unica essenza.

Riformulo ancora questa antinomia (ancora da De Trin. 5,8.9; 5,11.12). Ciò che Dio è detto in riferimento a se stesso (ad se ipsum) si dice sia delle singole Persone singolarmente cioè del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, sia insieme (simul) della stessa Trinità ma non al plurale (non pluraliter) bensì al singolare (singulariter). Perciò diciamo che la Trinità è l’unico Dio, grande, buono, eterno e onnipotente; ed essa stessa è la sua deità, la sua gran- dezza, la sua bontà, la sua eternità, la sua onnipotenza.

Invece ciò che i Tre singoli nella (in) Trinità sono detti in modo proprio (proprie) lo sono detti non in riferimento a sé bensì l’uno in relazione all’altro. Perciò non diciamo che la Trinità è Padre (se non forse ‘per tralsato’ (translate) in relazione alla creatura) né (in nes- sun modo, nullo modo) che la Trinità è Figlio né che la Trinità è Spirito Santo (se non solo ‘in generale’ (universaliter) perché la Trinità è ‘spirito’ ed è ‘santa’, e perché anche il Pa- dre è ‘spirito’ ed è ‘santo’ e anche il Figlio è ‘spirito’ ed è ‘santo’; ma ‘Spirito Santo’ detto propriamente (proprie) è solo quello detto relativamente al Padre e al Figlio come Spirito ‘del’ Padre e ‘del’ Figlio).

O anche potremmo dire: il Padre non è il Figlio (è alius), e il Figlio non è il Padre (è u- gualmente alius), e lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio (è ancora alius); e nondi- meno il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico (unus) Dio. Come pensare questi Tre come alius e alius e alius, e nondimeno come unus? Cito qui un’altra opera: la Collatio

cum Maximino Arianorum episcopo. Qui (in 15,26) c’è la stessa antinomia. Agostino scri- ve: ‘non diciamo che il Padre è il Figlio (non dicimus ipsum esse Patrem qui est Filium), né che il Padre o il Figlio è lo Spirito Santo (aut ipsum esse Patrem vel Filium qui est in ip-

sa Trinitate Spiritus Sanctus); ed infatti (prorsus) ‘altro’ è quello (alius est ille), ‘altro’ è quello (alius ille), e ‘altro’ è quello (et alius ille). Ma (sed) insieme (simul) tutti (omnes) è ‘l’unico Signore Dio’ (unus est Dominus Deus). Dunque, riformulo: il Padre è ‘altro’ (a-

lius) dal Figlio, e il Figlio è ‘altro’ (alius) dal Padre, e lo Spirito Santo è ‘altro’ (alius) dal Padre e dal Figlio; ‘ma’ (sed, ecco l’antinomia) i Tre (omnes) insieme (simul) l’unico Dio (unus Deus). (Sottolineo qui l’uso di unus Deus (al maschile) e non di unum (al neutro): i Tre non sono soltanto ‘una cosa sola’, ma proprio ‘l’unico Dio’: ‘un solo’ Dio. ‘Ma’ è al contempo vero che il Padre non è il Figlio e viceversa, e così lo Spirito Santo.)

Ancora: è necessario che il Padre non sia il Figlio, ‘ma’ anche che (essendo ciascuno Dio) i due siano un solo Dio.

Da un lato: non sono Tre dèi; dall’altro: sono Tre Persone distinte.

Ancora (in Collatio) Agostino esorta a credere (crede) che questi Tre (istos tres) ‘e’ (et) sono Tre singole Persone, ‘e tuttavia’ (et tamen, ecco ancora l’antinomia) insieme (simul) non tre dèi (non tres dominos deos) ma un unico Dio (sed unum Dominum Deum esse).

Ancora: il Padre e ‘l’unico’ vero Dio, il Figlio è ‘l’unico’ vero Dio, lo Spirito Santo è ‘l’u- nico’ vero Dio; ma inoltre i Tre ‘insieme’ ‘l’unico’ vero Dio (al singolare). Quindi: non il Padre solo è l’unico vero Dio, perché anche il Figlio è l’unico vero Dio, ed anche lo Spiri- to, e i Tre insieme l’unico vero Dio. E quindi: il Padre è ‘l’unico’ vero Dio ‘insieme’ al Fi- glio e allo Spirito. In De Trin. 1,8,16 leggiamo: il Figlio è insieme con (simul cum) il Padre l’unico Dio (unus Deus). Si noti: unus, cum. ‘Unico’, e però ‘insieme col’ Padre. (Sul cum cfr. De Trin. 6,2,3: significa non dicitur alter sine altero, ‘non l’uno senza l’altro’, e cioè (6,4,6) ambo simul, ‘ambedue insieme’.) Domando: come pensare che ‘uno’ (alter) è in- sieme ad un ‘altro’ (altero) un ‘unico’ (unus) Dio e ‘un’unica’ essenza? Il cum (relazione) infatti distingue; l’unus indica invece assoluta unità.

Ora anche qui i due termini dell’antinomia sono (o sembrano a me) ugualmente necessari. ‘Generare’ (cfr. De nat. Boni 27) significa far essere un altro ‘dalla propria sostanza’ (de

substantia sua). Ora se il Padre ‘è sommamente’ (e quindi ‘è ciò che ha’) e genera un Fi- glio, questo figlio non solo ‘è della stessa sostanza’ del padre, ma ‘è la stessa sostanza’ che anche il padre è. Se infatti hanno la stessa natura, ed entrambi (‘per’ questa natura) ‘sono ciò che hanno’, entrambi sono (mi pare) questa loro natura: dunque sono un’unica ‘essen- za’ e un unico ‘che è’ (quod est o Qui est). Ma d’altra parte: se uno genera e l’altro è gene- rato, e cioè se uno è ‘genitore’ e l’altro è ‘genito’, se quindi uno è padre e l’altro è figlio e se inoltre padre (‘del’ figlio) e figlio (‘del’ padre) sono correlativi e quindi distinti secondo la relazione, è necessario che l’uno non sia l’altro: occorre che siano ‘due’. E dunque ab- biamo che: a) sono uno solo (un solo Dio), b) e nondimeno l’uno non è l’altro (il Padre non è il Figlio). Così anche per lo Spirito: perciò sono ‘tre’.

In De Trin. 1,4,7 leggiamo che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo di un’unica e medesi- ma sostanza (unius eiusdemque substantiae) per l’inseparabile uguaglianza (inseparabili

aequalitate) rivelano la divina unità (divinam insinuent unitatem), ‘e perciò’ (ideoque: ‘ne- cessità’ del primo termine della antinomia) non sono tre dei ma l’unico Dio (non sint tres dii sed unus Deus), ‘benchè’ (quamvis, qui ancora l’antinomia) il Padre abbia generato il Figlio (Pater Filium genuerit) ‘e perciò’ (et ideo: necessità del secondo termine della anti- nomia) il Figlio non è colui che è Padre (Filius non sit qui Pater est), e (benchè) il Figlio sia stato generato dal Padre ‘e perciò’ (ancora et ideo) il Padre non è colui che è Figlio (Pa- ter non sit qui Filius est), e (benchè) lo Spirito Santo non sia né il Padre né il Figlio ma so- lo lo Spirito del Padre e del Figlio (Spiritusque Sanctus nec Pater sit nec Filius, sed tantum Patris et Filii Spiritus). Osservo dunque qui alcune locuzioni: ideoque (‘e perciò’) indica la necessità del primo termine dell’antinomia (e cioè che i Tre sono un unico Dio); et ideo (‘e perciò’) indica la necessità del secondo termine dell’antinomia (e cioè che ciascuno dei Tre non è nessuno degli altri due); quamvis (‘benchè’) indica invece l’antinomia del nesso fra i due enunciati. Dunque ancora (in 1,5,8) parliamo di Dio Padre (Deum Patrem) ‘e’ di Dio Figlio (et Deum Filium) ‘e’ di Dio Spirito Santo (et Deum Spiritum Sanctum), ‘e tuttavia’ (et tamen, locuzione che ricorre spesso in Agostino; ricordo che: et congiunge, tamen di- sgiunge) questa Trinità è un unico Dio e non tre dei (hanc Trinitatem non tre deos, sed u-

num Deum).

Lo stesso schema troviamo in Collatio cum Maximino episcopo arianorum. Qui (cfr. 11) Agostino afferma che ‘benchè’ (quamvis) adoriamo una Trinità (Trinitatem colamus) ‘per- ché’ (quia) il Padre non è (non est) il Figlio, né (nec) il Figlio è il Padre, né (nec) lo Spirito Santo è il Padre o il Figlio, ‘tuttavia’ (tamen) adoriamo un unico Dio (unum Deum coli-

mus) ‘perché’ (quia) l’unione (coniunctio) eccelsa e ineffabile della Trinità mostra (osten-

dit) un unico Dio (unum Deum). Sottolineo intanto ancora: quamvis (…) tamen (‘benchè (…) tuttavia’) che espone l’antinomia: ‘benchè’ Tre (tre Persone), ‘tuttavia’ Uno (un unico Dio). Sottolineo inoltre i due quia (‘perché’): ciascun termine dell’antinomia ha una pro-

pria ragione e una propria necessità. Infatti: Tre, ‘perché’ l’uno non è l’altro; nondimeno Uno, ‘per’ l’unità eccelsa della Trinità-Dio.

L’antinomia riverbera su diversi piani. In De Trin. 1,5,8 Agostino la ritrova circa il pro- blema delle operazioni ad extra. Anche qui diciamo: la Trinità opera inseparabilmente in ogni cosa che Dio opera (cum dicitur inseparabiliter operari Trinitatem in omni re quam

Deus operatur), ‘e nondimeno’ (ancora: et tamen) la voce risonante del Padre non è del Fi- glio (vocem Patris (…) quae vox Filii non sit), e nella carne è nato e ha patito ed è risorto e asceso al Cielo solo il Figlio (non nisi Filium), e solo lo Spirito (non nisi Spiritum San-

ctum) discese in forma di colomba. O ancora in altri termini (in 1,4,7): solo il Figlio (tan-

tummodo Filium) è nato dalla Vergine Maria e crocifisso è risorto, solo lo Spirito Santo (tantummodo Spiritum Sanctum) è sceso in forma di colomba, solo il Padre ha detto: “tu sei mio figlio” (tantummodo Patris vocem fuisse); ‘benchè’ (quamvis) il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo operino inseparabilmente perché la Trinità è inseparabile (Pater et Filius et

Spiritus Sanctus sicut inseparabiles sunt, ita inseparabiliter operentur). (Qui il tema è che l’operazione dei Tre è inseparabile com’è inseparabile la sostanza. Se non fosse inseparabi- le l’operare non lo sarebbe neppure la sostanza. E ‘però’ la Scrittura dice qualcosa dei ‘sin- goli’, dice qualcosa al singolare di ciascuno dei Tre.)

Provo ancora a riformulare. Il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono il medesimo Dio: l’unico vero Dio. Nondimeno sono realmente distinti per la relazione dell’uno all’altro. In- vece Socrate, Platone e Aristotele sono tre uomini: hanno in comune la natura umana; ma non sono un unico uomo (non sono il medesimo uomo). Per pensare in modo radicale la Trinità pensiamo dunque a questo: a tre persone umane che fossero un unico uomo, pur re- stando distinte.

Direi ancora (qui più liberamente) così. Singulus significa qui (mi pare): ‘ciascuno singo- lo’; e indica che di ciascuna singola Persona (de singulis Personis) diciamo ‘singolarmen- te’ (singulariter, ‘al singolare’) che è (ad esempio) vero Dio e somma essenza (De Trin. 5,8,9).

Ma la ragione segue certe linee di coerenza: a) se Dio è ‘uno’ solo, allora il Figlio (se ‘non’ è il Padre ‘di’ cui è Figlio) non può essere Dio (vero) come il Padre (arianesimo); b) se in- vece il Figlio è Dio (vero Dio), allora o ci sono due dèi oppure i Tre sono ‘modi’ (o anche ‘manifestazioni’) dell’Unico Dio (e cioè non sono realmente distinti) (modalismo).

Non è facile dunque tenere insieme queste cose: il Padre singulus è somma essenza, ‘e’ an- che il Figlio singulus è somma essenza, ‘e’ anche lo Spirito Santo singulus è somma essen- za; ‘ed’ i Tre insieme un’unica somma essenza (sempre ‘al singolare’) (non ci sono quindi qui ‘tre’ somme essenze, bensì ‘una’ sola); ‘e tuttavia’ né il Padre è il Figlio, né il Figlio è il Padre, né l’amore di entrambi è l’uno o l’altro.

Non è facile tenerle insieme ‘ma’ è necessario farlo.

C’è quindi un ‘unico’ Dio che è ‘e’ Padre ‘e’ Figlio ‘e’ Spirito Santo. ‘Unico’, e nondime- no ‘e’, ‘e’, ‘e’ (cfr. De Trin. 1,13,30).

Il ‘solo unico Dio’ è la ‘Trinità’ (cfr. 2,7,13). L’‘unico solo’ Dio: cioè (id est) il Padre ‘e’ il Figlio ‘e’ lo Spirito Santo (2,9,16). I ‘Tre’, l’‘unico’ Dio (2,13,23).

Cfr. ancora 2,13,23. Ciascuno dei Tre è Dio: che il Padre è Dio (osserva Agostino) lo rico- noscono anche gli eretici; che anche il Figlio è Dio lo confermano le parole dell’Apostolo:

Egli è al di sopra di tutte le cose, Dio benedetto nei secoli (Rom 9,5); che infine anche lo Spirito Santo è Dio lo conferma ancora l’Apostolo che dice: non sapete che il vostri corpi

sono il tempio dello Spirito Santo? (1 Cor 6,19). Dunque questa è la salus (“dottrina”, tr. Città Nuova) cattolica: la Trinità stessa è l’unico Dio; ‘questi tre, l’unico Dio’ (1 Io 5,7).

Ancora, in 3,1 leggiamo che la ‘Trinità’ è l’‘unico’ Dio sommo e sommamente buono. E in 3,10,21: Dio Padre, il ‘suo’ verbo, il ‘suo’ spirito, cioè l’‘unico’ Dio.

Direi: a) ‘Dio genera Dio’ (cfr. Collatio, 14), e quindi il Figlio è Dio, e insieme al Padre non possono che essere un unico Dio; b) e tuttavia in quanto Figlio ‘del’ Padre (generato ‘dal’ Padre) il Figlio ‘non è’ il Padre. C’è una certa necessità sia in a) sia in b). Benchè sia difficile capire che due distinti e opposti secondo la relazione siano un unico Dio e una sola essenza. Impensabile, ma necessario.

Massimino afferma: il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre, lo Spirito non è né il Padre né il Figlio; perciò l’unico Dio non è i Tre insieme, ma c’è invece un unico Dio che è il Padre. Dunque: Tres non est unus (cfr. Collatio, 13). Ma Agostino risponde in due modi: 1) o Cristo è adorato ed è Dio o non è adorato e non è Dio e però allora Massimino non è cristiano. Ma se Cristo è adorato, o sono due dèi o è un unico Dio col Padre (questa ultima è dunque l’unica soluzione possibile per un cristiano). Quindi Agostino accusa Massimino di politeismo. 2) ‘Dio genera Dio’: quindi se il Figlio non è vero Dio non è neppure vero Figlio; se invece è vero Figlio è vero Dio ed è quindi con il Padre un unico Dio. Benchè (quamvis) il Padre non sia Figlio, ed il Figlio non sia il Padre, e perciò venga adorata una Trinità (Trinitatem colamus, cfr. 11).

Quindi ancora: a) il Padre e il Figlio sono un unico Dio, b) benchè (quamvis) l’uno non sia l’altro. Antinomia necessaria.