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L’applicazione dell’OCM ortofrutta

Nel documento Volume Rapporto 2000 (.pdf 3.5mb) (pagine 84-91)

3. LE POLITICHE REGIONALI PER IL SETTORE

3.7. L’applicazione dell’OCM ortofrutta

Il sistema ortofrutticolo, pur se con segni di ripresa positivi, sta attraver-sando ancora una difficile fase di assestamento legata a fattori connessi alla produzione, alla commercializzazione e al sistema organizzativo. La produ-zione ortofrutticola regionale basa la propria attività su una crescente inte-grazione di filiera fra il sistema produttivo e quello della trasformazione. Il valore della produzione commercializzata, dichiarata dalle OP, ammonta a 1.485 miliardi di lire per il 1998, salito nel 1999 a 1.674 miliardi di lire.

L’applicazione del Reg. (CE) n. 2200/96 relativo all’Organizzazione co-mune di mercato nel comparto degli ortofrutticoli ha previsto, come obietti-vo principale, il miglioramento qualitatiobietti-vo della produzione e la riduzione dei ritiri dal mercato attraverso: la programmazione della produzione e l’adeguamento della stessa alla domanda; la promozione e la concentrazione dell’offerta e la conseguente immissione sul mercato della produzione dei soci; l’applicazione di tecniche di produzione a basso impatto ambientale at-traverso sistemi di lotta integrata e biologica, nonché la gestione dei rifiuti al fine di salvaguardare l’ambiente, la salute dei consumatori, la biodiversità.

Nell’anno 2000 sono state 16 le organizzazioni dei produttori riconosciu-te in base all’art. 11 del Reg. (CE) 2200/96, che hanno titolo, avendo manriconosciu-te- mante-nuto i requisiti minimi per il riconoscimento, per costituire il fondo di eser-cizio necessario per il finanziamento dei programmi operativi e dei ritiri dal mercato di quei prodotti che sono esclusi dall’allegato II del medesimo rego-lamento comunitario.

Complessivamente per l’anno 2000, la disponibilità finanziaria delle Or-ganizzazioni dei produttori per la realizzazione delle attività previste è am-montata a 116,5 miliardi di lire, pari ad un aiuto comunitario di 58,3 miliardi di lire. L’importo reale dell’aiuto sarà però determinato solo dopo i necessari ed opportuni controlli. Per la realizzazione dei programmi operativi dalle OP sono state rendicontate spese per circa 104,3 miliardi di lire a cui debbono essere aggiunte oltre 11,2 miliardi di lire per integrazioni, compensazioni e ritiri dal mercato.

L’analisi delle singole azioni ha posto in evidenza come nell’anno 2000 il segmento organizzazione e razionalizzazione della produzione abbia assorbito circa il 48% delle risorse destinate ai programmi operativi.

All’interno di questa azione sono comprese le spese destinate alla pro-grammazione della produzione e all’adeguamento della produzione alla domanda, con particolare riferimento alle riconversioni varietali ed al mi-glioramento della qualità dei prodotti.

Risorse finanziarie ulteriori per 30,2 miliardi di lire sono state destinate

alle misure ambientali, in particolare alle produzioni integrate e biologiche attraverso forti investimenti per quanto attiene l’assistenza tecnica necessaria per l’applicazione, la verifica ed il controllo dei disciplinari di produzione integrata.

La costante richiesta di prodotti di qualità ha comportato anche la neces-sità di valorizzare commercialmente le produzioni ortofrutticole regionali.

Per questa azione, sono state destinate risorse per circa 14 miliardi di lire.

Altri 10 miliardi di lire sono stati impegnati per ridurre e stabilizzare i costi di produzione.

Complessivamente nella campagna 1999-2000, per ritirare i prodotti or-tofrutticoli compresi nell’allegato II del Reg. (CE) 2200/96, sono stati spesi circa 30,4 miliardi di lire utilizzati prevalentemente per ritirare consistenti quantitativi di pesche e nettarine (oltre 27,7 miliardi di lire), e in minor mi-sura, sono serviti per la distillazione e per la biodegradazione. Nella campa-gna 1999-2000 i prodotti ritirati utilizzando le disponibilità del fondo di e-sercizio sono stati i kaki, le susine, e le cipolle, per quantitativi molto mode-sti e per un importo complessivo che non raggiunge il miliardo di lire.

Nell’anno 2000 sono invece state liquidate le spese sostenute per i pro-grammi operativi realizzati nel 1999 comprendenti le integrazioni, le com-pensazioni ed i ritiri, per un importo pari a 44,1 miliardi di lire (tab. 3.11).

Nel mese di dicembre 2000 sono state approvate le attività previste per la terza annualità dei programmi operativi triennali o quinquennali proposti dalle associazioni dei produttori per l’annualità 2001 e per la realizzazione dei quali è prevista una spesa complessiva di oltre 137 miliardi di lire, coofi-nanziati, come per il passato, al 50% dalla Comunità Europea.

Sempre nel dicembre 2000 il Consiglio della UE, dopo una attenta rifles-sione sull’andamento della applicazione dei regolamenti relativi ai prodotti freschi e a quelli dei trasformati, ha apportato, attraverso il nuovo Reg. (CE) 2699/2000 alcune importanti modifiche, che riguardano, in particolare:

− l’istituzione di un massimale unico dell’aiuto corrispondente al 4,1% del valore della produzione commercializzata da ciascuna organizzazione dei produttori. Tale modifica consente alle Op di disporre di un importo fi-nanziario certo e realizzare le attività previste con maggiore sicurezza;

− il versamento diretto dell’aiuto comunitario per i prodotti destinati alla trasformazione industriale (pere, pesche, nettarine escludendo i fichi e prugne secche). Tale aiuto deve essere versato alle Organizzazioni dei produttori che conferiscono i prodotti freschi all’industria fissando l’importo in funzione del peso della materia prima conferita e trasforma-ta, indipendentemente dal prodotto finito che sarà ottenuto e sopprimen-do il prezzo minimo.

88 3.8. L’agriturismo in Emilia-Romagna

3.8.1. L’indagine ISTAT sugli agriturismi del 1998

Per rispondere alla crescente domanda di informazione sull’agriturismo, l’ISTAT, nell’ambito del Programma statistico nazionale 1999-2001 ed in collaborazione con i competenti uffici delle Regioni e delle province auto-nome, ha svolto in via sperimentale nel biennio 1999-2000, la prima indagi-ne statistica sull’agriturismo. La rilevazioindagi-ne, di tipo amministrativo ed esau-stivo, ha riguardato le aziende agricole che al 31 dicembre 1998 risultavano autorizzate a svolgere l’attività agrituristica.

I dati rilevati sono stati desunti sia dagli archivi amministrativi delle Re-gioni e Province autonome sia da informazioni depositate presso altre am-ministrazioni pubbliche. Le diversità di contenuto informativo presenti negli Tab. 3.11 - Valore della produzione commercializzata dalle Organizzazioni dei produttori e aiuti erogati dall’Unione Europea nell'anno 2000 per le attività svol-te nel corso del 1999 Fonte: Regione Emilia-Romagna - Assessorato Agricoltura, Ambiente e Sviluppo sostenibile.

archivi e quelle esistenti tra le normative regionali sull’agriturismo non han-no consentito di ottenere un quadro informativo completo ed omogeneo ri-spetto a molte delle variabili oggetto di indagine.

A livello nazionale l’attività dell’agriturismo è maggiormente radicata in Alto Adige e in Toscana, pur raggiungendo dimensioni ragguardevoli anche in Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna. Il totale delle aziende agrituristiche autorizzate in Italia è risultato di oltre 9.700 nel 1998.

In Emilia-Romagna, risultavano autorizzate 574 aziende agricole, pari a circa il 6% del totale nazionale. Le province in cui si concentrano la maggior parte delle aziende agrituristiche risultano Forlì e Bologna, seguite da Mo-dena Ravenna e Piacenza (tab. 3.12).

Considerando la distribuzione territoriale degli agriturismi si deve osser-vare che più del 40% si trova in comuni collinari e quindi in grado di sfrutta-re il patrimonio naturale e paesaggistico ai fini turistici. Un’ulteriosfrutta-re spiega-zione, a questa concentraspiega-zione, può essere attribuita alla possibilità di im-piegare la manodopera familiare in un’attività complementare a quella agri-cola, in modo da integrare i redditi familiari, in zone il cui contesto econo-mico non è tra i più favorevoli (fig. 3. 8).

Considerando il tipo di servizio offerto dalle aziende agrituristiche a li-vello nazionale quasi l’83% fornisce alloggio, mentre molto più bassa rima ne la percentuale di aziende che offre un servizio di ristorazione (49% delle aziende). L’Emilia-Romagna presenta una situazione diversa in quanto l’88% delle aziende offre servizio di ristorazione e l’82% è autorizzato all’alloggio. Nelle province di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Piacenza si concentrano le aziende che offrono solo servizio di ristorazione, mentre al Tab. 3.12 - Aziende agritruristiche autorizzate in Emilia-Romagna

Province Aziende autorizzate % Aziende

autorizzate in E-R % Aziende auto-rizzate in Italia

Bologna 119 20,7 0,7

Ferrara 16 2,8 0,3

Forlì 101 17,6 0,4

Modena 80 13,9 0,8

Piacenza 66 11,5 1,2

Parma 32 5,6 0,2

Reggio E. 43 7,5 0,7

Ravenna 70 12,2 1,0

Rimini 47 8,2 0,5

Totale Emilia-Romagna 574 100,0 5,9

Totale Italia 9.718 - 100,0

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT indagine agriturismi 1998.

Fig. 3.8 - Distribuzione delle aziende agrituristiche censite

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT indagine agriturismi 1998.

nessun agriturismo presente un agriturismo

da due a quattro agriturismi da cinque a sette agriturismi da otto a dieci agriturismi più di dieci agriturismi

contrario per le province di Forlì, Ravenna e Rimini risulta più elevato il numero di aziende che tende ad offrire solo il servizio di pernottamento.

Questa differenza è legata al diverso tipo di turismo interessato. Nelle zone costiere, in cui il turismo marino è quello predominante e i soggiorni sono in media più lunghi, l’agriturismo offre a prezzi modici la possibilità di pernot-tare. Nelle province dell’entroterra, invece l’agriturismo è visto come un momento di evasione dalla routine quotidiana e come opportunità di una va-canza rilassante per cui il soggiorno tende a non essere prolungato per lunghi periodi e l’offerta tende a specializzarsi in servizi ristorativi integrati even-tualmente con attività ricreative e per il tempo libero.

Le oltre 500 aziende autorizzate ad offrire servizi di ristorazione in Emi-lia-Romagna distribuiscono circa 1,9 milioni di pasti. Le province di Raven-na, Forlì e Bologna garantiscono il maggior numero di pasti. I posti letto, pa-ri a oltre 4.800, sono invece dislocati in circa 445 agpa-ritupa-rismi. La maggior parte dei posti letto è situata in camere all’interno dell’agriturismo, mentre solo 519 sono disponibili in abitazioni indipendenti. L’offerta di piazzole per l’agricampeggio è localizzata in circa 150 agriturismi che dispongono di quasi 1.000 piazzole.

Per quanto è possibile rilevare dai dati a disposizione, analizzando le ca-ratteristiche del conduttore dell’azienda agrituristica emerge che a livello re-gionale circa il 63% dei conduttori è di sesso maschile. A livello provinciale, l’unica eccezione è data dalla provincia di Piacenza in cui prevalgono le donne come conduttore dell’azienda agrituristica. Considerando l’età del conduttore nelle province per cui i dati sono disponibili, si nota la presenza di giovani. Infatti, la maggiore concentrazione si ha nella fascia d’età com-presa tra i 30 e i 50 anni ad eccezione delle province di Bologna e Forlì in cui vi è un’elevata percentuale di aziende condotte da persone tra i 50 e i 60 anni. Si tratta quindi di conduttori prevalentemente giovani, soprattutto se si considera la realtà delle altre aziende agricole.

La dimensione delle aziende agrituristiche, a livello regionale, è concen-trata nelle fasce più basse; infatti, quasi il 30% delle aziende agrituristiche ri-levate presenta una dimensione inferiore ai 10 ettari, ed il 25% circa tra i 10 e i 20 ettari. Solo poco più dell’8% delle aziende risulta estendersi su super-fici maggiori di 100 ettari. Le province dove sono maggiormente localizzate le aziende più grandi sono Reggio Emilia, Ravenna e Forlì, mentre nella provincia costiera di Rimini quasi il 50% delle aziende è di piccole dimen-sioni, inferiori ai 10 ettari.

Oltre alla ristorazione ed all’alloggio, è possibile analizzare le aziende agrituristiche anche in base all’autorizzazione all’esercizio di altre attività, distinte in: degustazione, escursionismo, attività equestre, attività sportive,

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ricreative, didattiche e culturali ed altri servizi. Quest’ultima attività risulta la più presente in Emilia-Romagna (434 agriturismi). Per quanto riguarda l’attività equestre il numero degli agriturismi che offrono questo servizio è pari a 113, mentre 106 forniscono altri servizi non specificati. Limitata è in-vece la presenza di aziende autorizzate a praticare l’escursionismo (44 agri-turismi) e solo due aziende agricole prevedono la degustazione.

3.8.2. Criteri per la classificazione degli agriturismi

Nel corso del 2000 sono stati deliberati dal Consiglio Regionale i “Criteri e le procedure per la classificazione delle aziende agrituristiche che offrono servizio di ricezione”, al fine di promuovere e valorizzare l’agriturismo e i servizi offerti. Le aziende agrituristiche interessate alla classificazione sono quelle già autorizzate e quelle che richiedono l’autorizzazione comunale all’esercizio di questa attività. Questo sistema di classificazione considera solamente parametri valutabili in maniera oggettiva ed in base al possesso o meno di un determinato requisito viene attribuito il punteggio.

La simbologia adottata per rappresentare il livello di qualificazione è la margherita (da una a cinque margherite). La determinazione del livello di un agriturismo riguarda esclusivamente la dotazione strutturale dell’azienda, i requisiti di professionalità dell’imprenditore che la gestisce e i servizi da es-sa offerti. I requisiti considerati si distinguono in “obbligatori”, relativi alle dotazioni e ai servizi minimi per le camere da letto e per ciascun apparta-mento, e in “fungibili” che riguardano gli aspetti legati più tipicamente alla caratterizzazione dell’azienda che svolge attività agrituristica. Questi ultimi, si suddividono in “fungibili strutturali”, legati alla struttura degli edifici e degli spazi aziendali, dotazioni aziendali e alcuni servizi offerti all’agritu-rista, e in “fungibili caratteristici” che considerano i requisiti relativi alle produzioni agricole, alle attività didattiche, culturali e ricreative che vengono organizzate all’interno dell’azienda e alle qualifiche professionali del con-duttore e del personale impiegato nell’azienda che svolge attività agrituristi-ca.

Per i requisiti “obbligatori” non sono previsti singoli punteggi, ma l’attestazione del possesso complessivo di tali requisiti con l’attribuzione di una margherita. I punteggi attribuiti ai requisiti “fungibili” sia strutturali che caratteristici, variano da 1 a 5. Inoltre sono stati attribuiti i punteggi maggiori ai requisiti che caratterizzano maggiormente l’offerta agrituristica e ai requi-siti che rappresentano un determinato livello di comfort relativo alle tipicità dell’ospitalità agrituristica.

Il sistema di punteggio è stato predisposto in modo tale che

l’organizza-zione di nuove attività, il possesso di nuove qualifiche dell’imprenditore e le migliorie legate alla struttura dell’azienda possono consentire all’azienda di acquisire un punteggio più elevato.

3.9. I risultati preliminari del Quinto Censimento dell’agricoltura

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