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I partners commerciali

Nel documento Volume Rapporto 2000 (.pdf 3.5mb) (pagine 118-122)

5. GLI SCAMBI CON L’ESTERO

5.3. I partners commerciali

L’analisi comparata degli scambi commerciali dell’Emilia-Romagna, di-stinti per paese partner, permette di evidenziare alcune significative peculia-rità rispetto al dato nazionale.

Con riferimento ai paesi fornitori di prodotti agricoli (settore primario nella tab. 5.3), nel 2000 la Francia ha mantenuto, rispetto all’anno preceden-te, il ruolo di primo paese fornitore con una quota superiore ad un quinto, sia per la regione Emilia-Romagna che per l’intero Paese. Più esattamente, dalla Francia è giunto in Emilia-Romagna il 20,8% dei prodotti del settore prima-rio importati, quota in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Gli USA, secondi per ordine di importanza, hanno aumentato la loro quota, pas-sando dal 15,6% del 1999 al 16,1% dell’anno successivo, mentre contempo-raneamente i Paesi Bassi hanno ridimensionato il loro ruolo scendendo dal 10,9% al 9,2%. Seguono, in ordine di importanza decrescente e con riferi-mento all’anno 2000: Spagna (6,5%), Germania (4,8%), Brasile (4,3%), Re-gno Unito (2,9%) e Argentina (2,8%). Rispetto all’anno prima, ai primi otto posti troviamo esattamente gli stessi paesi anche se con posizioni diverse: si è verificato uno scambio di posizioni tra Spagna e Brasile e tra Regno Unito ed Argentina. Non particolarmente diversa è l’importanza relativa che si

ri-leva a livello nazionale: in questo caso, tuttavia, il peso degli USA scende al 6,1%, vale a dire 10 punti percentuali in meno rispetto a quanto si rileva in ambito regionale. Questa relativa specializzazione delle importazioni regio-nali rispetto agli USA per i prodotti agricoli è probabilmente da ricollegare soprattutto alle forti importazioni di oleoproteaginose e di cereali.

Resta infine confermata, sia a livello regionale che nazionale, l’importanza relativamente modesta ed in leggera flessione dei fornitori UE che nell’anno 2000 si colloca poco sotto al 52%; tale indicatore nel corso dell’ultimo anno ha perso due punti percentuali in ambito regionale e 4,5 punti percentuali a li-vello nazionale.

Le importazioni di prodotti dell’industria alimentare, invece, risultano più concentrate. La Germania è, sia nel 2000 che nell’anno precedente, il Tab. 5.3 - Importazioni di prodotti agro-alimentari: quote percentuali dei primi otto paesi di provenienza nel 1999-2000

1999 2000 Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT.

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primo paese fornitore sia a livello regionale che nazionale: la quota sulle im-portazioni totali di prodotti dell’industria alimentare si attesta sul 18,6% a li-vello regionale e sul 19,1% con riferimento a quello nazionale, valori quasi identici a quelli dell’anno precedente. La Francia si conferma come il secon-do paese fornitore, con una quota del 16,1% sia con riferimento alle sole im-portazioni regionali che a quelle nazionali; anche in questo caso l’incidenza percentuale risulta non sostanzialmente diversa da quella dell’anno prece-dente. Il terzo fornitore, anche in questo caso lo stesso sia rispetto all’anno precedente che per regione e totale nazionale, è costituito dai Paesi Bassi: la quota ha raggiunto il 14,0% nel 2000 a livello regionale (era il 13,5% nel 1999), mentre si è fermata al 10,8% a livello nazionale, contro l’11,4%

dell’anno precedente. Questi primi tre paesi hanno, quindi, fornito ben il 48,7% dei prodotti dell’industria alimentare importati dall’Emilia-Romagna ed il 46,0% a livello nazionale. Seguono con quote nettamente più basse, comprese tra il 3% e il 6% a livello regionale e tra il 4% e l’8% in ambito nazionale, Danimarca, Argentina, Spagna, Belgio e Austria; quest’ultimo paese, in particolare, prende il posto del Regno Unito presente l’anno prima tra gli otto maggiori fornitori della regione.

Il ruolo dell’insieme dei paesi dell’Unione Europea, inoltre, risulta assai più rilevante per le importazioni di prodotti dell’industria alimentare rispetto a quelle del settore primario: in questo caso la quota sale al 73,3% per l’Emilia-Romagna, e al 76,0% per l’Italia, valori in leggera flessione rispetto all’anno precedente, quando le quote erano rispettivamente del 75,6% e 78,6%. A conferma del ruolo importante dei paesi UE, si evidenzia come in entrambi gli anni considerati l’Argentina sia l’unico paese extra-comunitario tra i maggiori fornitori in ambito sia regionale che nazionale.

Dal lato delle esportazioni (tab. 5.4), la Germania si conferma ancora una volta, e di gran lunga, il primo mercato di destinazione sia per i prodotti del settore primario che per quelli dell’industria alimentare, sia a livello regiona-le che nazionaregiona-le. Con riferimento ai soli prodotti del settore primario, nel 2000 la sua quota sulle esportazioni totali ha raggiunto il 37,8% a livello re-gionale e il 34,6% a livello nazionale, in leggera diminuzione rispetto al 1999, quando era stata pari al 39,7% e al 35,2% rispettivamente. Regno Uni-to e Francia sono i due paesi di destinazione dei prodotti del setUni-tore primario che seguono in ordine di importanza a livello regionale, e, in ordine inverso, anche a livello nazionale: infatti, mentre nel 2000 il Regno Unito ha una quota sulle esportazioni regionali del 10,9% e la Francia del 6,6%, per quelle nazionali le quote sono pari all’11,4% per la Francia e al 6,5% per il Regno Unito.

Complessivamente i paesi dell’Unione Europea rappresentano ancora

una quota assolutamente predominante sulle esportazioni di prodotti del set-tore primario sia regionali che nazionali, anche se in leggera diminuzione ri-spetto al 1999: la quota è passata per l’Emilia-Romagna dall’81,9% del 1999 al 79,6% dell’anno successivo e per l’intero paese dal 79,8% al 77,7%. In ef-fetti, tra gli otto più importanti mercati di sbocco l’unico che non fa parte dell’UE è la Svizzera che presenta quote in crescita sia per le esportazioni regionali (dal 3,6% al 4,3%) che per quelle nazionali (dal 5,7% al 5,9%).

Anche per i prodotti dell’industria alimentare dopo la Germania vengono, in ordine di importanza decrescente, Francia e Regno Unito con quote sulle esportazioni regionali pari rispettivamente al 18,9% e al 9,2%. A livello na-zionale, invece, dopo la Francia che mantiene la seconda posizione con una quota del 13,1%, ci sono gli USA con una quota di tutto rispetto pari al Tab. 5.4 - Esportazioni di prodotti agro-alimentari: quote percentuali dei primi otto paesi di destinazione nel 1999-2000

1999 2000 Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT.

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12,5%; a livello regionale, peraltro, la quota di questo paese - l’unico merca-to di sbocco extracomunitario tra i primi 8 - scende al 5,2%, ma la posizione ricoperta è la quarta dopo i tre paesi già ricordati. Anche in questo caso la concentrazione sembra evidenziare una leggera tendenza alla diminuzione:

ad eccezione degli USA per i quali si segnala un leggero aumento della quo-ta tra il 1999 ed il 2000 a livello nazionale, negli altri casi, sia a livello na-zionale che regionale, le quote dei primi 4 paesi sono tutte in flessione, sia pure leggera. Per i prodotti dell’industria alimentare i paesi dell’Unione Eu-ropea, pur mantenendo un ruolo di assoluto rispetto, non raggiungono nel complesso la quota raggiunta dai prodotti del settore primario: a livello re-gionale la quota si ferma al 71,9% (era pari al 75,6% nel 1999), mentre a li-vello nazionale scende fino al 61,8%, contro il 65,4% dell’anno precedente.

Si può quindi confermare, anche per il 2000, il ruolo relativamente più importante dei paesi UE dal lato delle esportazioni per i prodotti del settore primario e dal lato delle importazioni per i prodotti dell’industria alimentare.

Nel documento Volume Rapporto 2000 (.pdf 3.5mb) (pagine 118-122)