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Le industrie alimentari in Emilia-Romagna: alcuni indicato- indicato-ri di bilancio

Nel documento Volume Rapporto 2000 (.pdf 3.5mb) (pagine 179-185)

7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE

7.4. Le industrie alimentari in Emilia-Romagna: alcuni indicato- indicato-ri di bilancio

La disponibilità dei dati di bilancio negli anni dal 1996 al 1999 per oltre 600 industrie alimentari operanti in regione (solo Società di capitale con ol-tre ol-tre miliardi di fatturato), ci permette di inquadrare la situazione

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ca e finanziaria delle imprese e di fare alcune ipotesi sui trend che caratteriz-zano i comparti e le province dell’Emilia-Romagna. L’analisi non include le imprese appartenenti ad alcune realtà cooperative molto importanti nei com-parti del lattiero-caseario o dell’ortofrutta.

L’analisi si basa su alcuni fondamentali indicatori desunti dai bilanci sin-tetici di un numero di imprese che variano da 458 nel 1996 a 613 nel 1999 e con un numero di addetti che passa dai 20.487 del 1996 ai 29.729 nel 1999 (tab. 7.7). Avendo a disposizione quattro anni di bilanci, abbiamo voluto e-videnziare l’andamento dei principali indicatori dello stato patrimoniale ed economico dell’impresa: il R.O.I. (calcolato come il rapporto tra il reddito operativo e il capitale investito e moltiplicato per 100); il R.O.E. (calcolato come il rapporto tra il reddito netto e il capitale netto, moltiplicato per 100);

il M.O.L./VA (è il reddito al lordo degli ammortamenti sul valore aggiunto);

la Produttività del lavoro (calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto e i dipendenti); il Rapporto d’indebitamento (calcolato come il rapporto tra il totale delle passività e il capitale netto).

Si è considerata la media aritmetica di questi indicatori per i diversi com-parti (fig. 7.1), e per le province dell’Emilia-Romagna nei quattro anni (fig.

7.2). Le imprese analizzate sono mediamente più grandi, in termini di addet-ti, della media regionale.

Gli indici di redditività ed in particolare il valore del R.O.I. mostra una decisa variabilità del valore tra i diversi comparti. Risalta immediatamente in tutti gli anni considerati il valore più basso del comparto lattiero-caseario, che sembra subire un netto peggioramento nella redditività che passa da Tab. 7.7 - Addetti e unità locali per comparto per l’analisi dei bilanci 1996-1999

Comparti Addetti Imprese

1996 1997 1998 1999 1996 1997 1998 1999

15.1 Carne 6.990 6.347 6.912 6.524 175 190 203 201

15.2 Pesce 363 363 338 183 7 9 6 5

15.3 Ortofrutta 1.900 2.060 1.497 1.281 29 27 28 25 15.4 Oli e grassi vegetali e

animali

130 128 81 120 6 6 4 4

15.5 Lattiero-caseario 2.248 4.185 4.441 5.058 113 173 209 163 15.6 Granaglie e amidacei 777 854 882 924 24 24 25 28 15.7 Alimentazione animale 1.251 1.791 1.652 2.181 34 33 36 33 15.8 Altri alimentari 6.828 10.506 11.200 11.733 70 83 96 92 15.9 Bevande - 1.841 1.792 1.725 - 61 67 62

15 Emilia-Romagna 20.487 28.075 28.795 29.729 458 606 674 613 Fonte: Cerved.

3,3% del 1996 e si attesta sul 2,1% nel 1999 (valori molto bassi in assoluto).

Il comparto lattiero-caseario si distacca notevolmente da tutti gli altri, segui-to dal comparsegui-to della trasformazione del pesce che peggiora notevolmente la sua situazione in termini di R.O.I. arrivando quasi a dimezzarlo (da 6,0% a 3,4%). I comparti con redditività maggiore risultano in tutti gli anni quello degli oli e grassi vegetali e animali e quello degli altri alimentari, che si atte-stano con valori del R.O.I: tra il 9% e il 12%. Mentre tutti gli altri comparti si attestano su valori abbastanza alti e mediamente compresi negli anni tra il 6% e l’8%.

Fig. 7.1 - Indicatori della performance produttiva e finanziaria nei comparti dell’industria alimentare 1996-1999

ROI(%) ROE(%)

MOL/VA (%) Produttività del lavoro

(milioni per addetto)

Fonte: Cerved.

Analizzando invece l’altro indice di performance riferito alla remunera-zione dei mezzi propri, quindi il R.O.E., emerge ancora una volta un’elevata variabilità tra i comparti, maggiore rispetto al R.O.I e ancora di più fra i

di-0

15.01 15.02 15.03 15.04 15.05 15.06 15.07 15.08 15.09 15

1996 1997 1998 1999

15.01 15.02 15.03 15.0415.0515.0615.07 15.0815.09 15

0

15.01 15.02 15.03 15.04 15.05 15.06 15.07 15.08 15.09 15 0

15.01 15.02 15.03 15.04 15.0515.06 15.07 15.08 15.09 15

1996 1997 1998 1999

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versi anni, arrivando in alcuni casi a raddoppiare o a dimezzarsi come nel caso del comparto delle “Granaglie e amidacei” tra il 1996 e il 1997 e degli

“Altri alimentari” tra il 1996 e il 1997 e poi tra il 1998 e il 1999, mostrando comunque mediamente una buona remunerazione dei mezzi propri.

Fig. 7.2 - Indicatori della performance produttiva e finanziaria nelle province dell’industria alimentare 1996-1999

ROI MOL/VA

Produttività del lavoro

(milioni per addetto)

Fonte: Cerved.

Per quanto riguarda il reddito al lordo degli ammortamenti sul valore ag-giunto (MOL/VA) negli anni si verifica una preoccupante riduzione della percentuale del margine nel comparto della trasformazione ortofrutticola che passa dal 25% del 1996 al 12,5% del 1999. Anche il comparto lattiero-caseario presenta valori percentuali molto più bassi nel 1998 e 1999 rispetto al 1996 e 1997. Negli altri comparti la tendenza è quella di una leggera di-minuzione o di un mantenimento dello stesso livello della percentuale di margine. Infatti, il comparto della carne mantiene negli anni livelli

abbastan-0

za elevati, compresi tra il 34% e il 40%.

La produttività nella quasi totalità dei comparti subisce un netto balzo in avanti nel 1999, aumentando la media regionale di oltre 30 milioni e atte-standosi su 144 milioni per addetto. Solo due comparti hanno un andamento in controtendenza: il comparto dell’ortofrutta che diminuisce tra il 1998 e il 1999 da 157 milioni a 131,5 milioni a causa del forte calo del valore aggiun-to. Invece, per il comparto delle Granaglie e degli amidacei la produttività diminuisce da 138,4 milioni del 1996 a 111,8 milioni del 1999, in quanto si ha una diminuzione del valore aggiunto ed un aumento dell’occupazione da 777 unità a 924.

Il rapporto d’indebitamento, presenta valori abbastanza elevati in tutti i comparti, assumendo però valori preoccupanti ed elevatissimi per il compar-to lattiero-caseario, che conferma così l’atipicità della gestione finanziaria del comparto per la presenza di numerose cooperative, e le difficoltà che permangono nel tempo.

L’analisi degli stessi indicatori per le province evidenzia in Ravenna la provincia con migliore indicatore di performance negli anni, che passa da 7,2% a 8,8% (fig. 7.2). Sempre nella provincia di Ravenna, il rapporto del margine operativo lordo sul valore aggiunto non varia molto negli anni, mentre vi è un’altissima produttività per addetto nel 1999 (dovuta sostan-zialmente ad una forte riduzione degli addetti tra il 1998 e il 1999, da 2.505 a 1547 addetti). In questa provincia si ha anche un altissimo rapporto d’indebitamento (68% circa) nel 1999. Ciò evidenzia un periodo di ristruttu-razione delle principali attività del ravennate e in particolare nel comparto ortofrutticolo.

Nella provincia di Reggio Emilia vi è il più basso valore di redditività che varia tra 4,6% e il 4,2% del 1999. Inoltre, insieme alle province di Rimi-ni e Piacenza, Reggio Emilia presenta i valori più bassi della produttività, anche se presenta un consistente aumento nel 1999 (132,4 milioni per addet-to) dovuto non ad un calo degli addetti ma ad un aumento del valore aggiun-to. La provincia di Reggio Emilia presenta inoltre rapporti d’indebitamento elevati e variabili negli anni.

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8. LA REDDITIVITA’ DEL SETTORE

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