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Nel suo saggio “Building Solidarity Against Patriarchy”, CARE Publications, Novembre 2004, Santi Theresa Rozario compie un’interessante analisi del background socio-culturale sul quale si sviluppa l’istituzione matrimoniale in Bangladesh. Rifacendosi al concetto di capitale simbolico di Pierre Bordieu (è quel patrimonio di comportamenti sociali legati ad uno specifico status sociale, che denota l’aderenza di un soggetto o di un gruppo ai principi spesso impliciti di una cultura – il capitale simbolico è convertibile, in determinate condizioni, in capitale economico), nota come si sia creata una sindrome culturale legata ai concetti di purezza e di onore (Izzat), che controllano l’aderenza ai dettami culturali. Bordieu stesso aveva studiato una struttura sociale simile analizzando la società nord-africana Cabila, in Algeria. In una società patriarcale, l’aderenza ai dettami culturali relativi alla purezza ed all’onore, è veicolata dalle donne, ma viene usufruita dagli uomini. E’ il comportamento femminile a dare onore al nucleo familiare di appartenenza e sono gli uomini di questo nucleo familiare, in primis il capo-famiglia, ad essere definiti degli uomini d’onore, appartenenti quindi a famiglie onorevoli. Se l’onore rappresenta l’aderenza in generale ai dettami culturali, la purezza rappresenta l’aderenza ai dettami di sviluppo sessuale (la donna deve arrivare pura, vergine, al matrimonio). Anche l’onore è legato al comportamento sessuale, visto che molte regole culturali prevedono l’adeguamento ad un canone codificato di condotta sessuale. In generale, se gli uomini possono più facilmente aumentare l’onore della famiglia, le donne possono più facilmente ridurlo, diminuirlo, specialmente con il loro cattivo comportamento sessuale e con la conseguente perdita della purezza. Sia le giovani donne nubili, che le donne nubili mature, sono considerate dei soggetti a rischio. Le più giovani, sia per il loro potenziale comportamento “cattivo”, sia per il rischio che corrono di subire delle violenze; le più mature, sia perché il loro status sociale di donne non sposate non è riconosciuto, sia perché la mancanza di un marito, di un guardiano quindi che ne controlli la sessualità, fa di loro una minaccia all’ordine sociale. Come vedremo più avanti, i concetti di purezza e di onore sono strettamente intrecciati col

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substrato ideologico della struttura sociale del Purdah, la pratica della segregazione femminile. Se fino alla pubertà una ragazza è fondamentalmente libera di agire quasi a suo piacimento, all’arrivo della pubertà, oltre alle norme poste dal Purdah, vediamo il costituirsi di un particolare sguardo e controllo da parte della famiglia e della comunità intera, sulla ragazza. Le ragazze estroverse, che amano parlare, assertive, con mentalità indipendente, possono essere etichettate come Kharap meye (cattive ragazze). Quelle invece che vengono viste come sottomesse e che si comportano bene, che rimangono quindi sotto il controllo degli anziani, vengono definite Bhalo meye (brave ragazze). Queste etichette hanno anche ovviamente, una connotazione sessuale : è più probabile che una brava ragazza sia anche vergine o pura, mentre una cattiva ragazza sarà con più probabilità impura e non più vergine. Se come abbiamo visto, le categorie del diritto islamici hanafita costringono il comportamento femminile in una condizione di passività e di dipendenza, le norme culturali più estese, rinforzano questo quadro, questo modello comportamentale, coniugandolo negli aspetti più dettagliati del comportamento umano. Se dall’opposizione primaria del sistema legislativo :

Uomo Donna

Attivo Passiva

Che protegge Bisognosa di protezione

Passiamo al sistema del controllo sessuale, osserviamo queste altre opposizioni :

Brava ragazza (Bhalo meye) Cattiva ragazza (Kharap meye)

Pura Impura

Vergine Non vergine

- è sottomessa, si comporta secondo le regole prescritte, accetta il controllo degli anziani.

- ama parlare, è assertiva, ha una mentalità indipendente.

Di conseguenza, il giudizio espresso sulla singola ragazza sarà poi esteso al suo gruppo familiare di appartenenza, per cui ci troveremo di fronte a queste equivalenze :

Brava ragazza Cattiva ragazza

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E’ auspicabile che una buona famiglia sia anche ricca ed in questo caso, la coniugazione sociale si completa, ma in caso contrario, si possono sempre fare degli aggiustamenti di valore, tra buono e cattivo e tra ricco e povero. Nelle zone rurali, i concetti di buono e cattivo si fondono anche con il valore assegnato alla colorazione della pelle. Le ragazze possono avere una colorazione scura (Kalo) e ciò non è buono, non aiuta a trovare un buon marito, oppure possono avere una colorazione chiara (Farsha) e questo, aiuterà sicuramente nella ricerca di un buon marito. Una bambina è bella (Shundari), quando è farsha. C’è poi una tonalità mediana di colorazione, la Shemla. Abbiamo tonalità medio-chiare (Halka Shemla) e tonalità medio-scure (Garo Shemla). Ci troviamo così davanti ad un crescendo che va dalla purezza, al buon comportamento, alla carnagione chiara ed alle buone condizioni economiche della famiglia, per poter valutare quella che è la sposa “ottimale” e viceversa, definire la cattiva sposa. Per quanto riguarda l’uomo, un Bhalo Cheley, un marito desiderabile, è caratterizzato da una buona educazione e da un buon lavoro, ma la sua purezza sessuale non è di alcun interesse. Abbiamo quindi una trasformazione nell’opposizione uomo-donna, in relazione alla condizione in cui si arriva al matrimonio :

Uomo Donna

Attivo Passiva

Che protegge Bisognosa di protezione

Indifferente Vergine

Come abbiamo già visto nel corso dell’esposizione delle caratteristiche del sistema legale islamico nel Bangladesh, la pubertà indica che la donna è diventata maggiorenne e che quindi può sposarsi. Non c’è stadio intermedio definito per la donna bengalese : sebbene vi siano sempre maggiori ostacoli al matrimonio in giovane età, è pur sempre vero che una donna nubile oltre i 20 anni è vista come un problema per l’onorabilità della famiglia. Oltre che un problema sociale, il mancato matrimonio di una figlia è per un padre anche un problema materiale, poiché con il matrimonio egli trasferisce anche i doveri del mantenimento e dell’accudimento della figlia, al marito. Il matrimonio è in questo caso ancora più importante per le ragazze delle famiglie povere, dove il mantenimento di una persona in più rappresenta un peso economico significativo. Aspetto importante del matrimonio in Bangladesh, è la residenza patrilocale, presso il padre dello sposo, della coppia. Una donna, al momento del matrimonio abbandona la casa dei suoi genitori, per andare a vivere col marito, nella casa d’origine di quest’ultimo (Shashur bari, casa del

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suocero). La donna appena sposata è totalmente dipendente dal marito e dalla sua famiglia per la sua sopravvivenza ed è spesso soggetta al dominio ed all’abuso da parte di quasi tutti i membri della famiglia del marito, specialmente da parte della suocera. Possiamo immaginare come il matrimonio, con la conseguenza del cambio di residenza, rappresenti per la donna del Bangladesh una fase di passaggio della vita, un improvviso passaggio dall’infanzia all’età matura, quasi senza la parentesi dell’adolescenza, che in questo caso ci mostra la sua origine culturale, dal periodo del gioco e/o dello studio, a quello del lavoro domestico. E’ un passaggio brusco, privo di mediazioni culturali, di un’elaborazione culturale, se non all’interno della famiglia di origine, presso la quale la donna ritorna ad intervalli più o meno regolari, quasi a ricostituire un’immagine di sé accettata e condivisa. La relazione sbilanciata tra le famiglie della sposa e dello sposo, nella quale la famiglia dello sposo occupa la posizione superiore, evidenzia il modo sbilanciato in cui sono trattati il genere femminile e quello maschile, a causa della generale svalutazione della donna nella cultura bengalese e ciò è riflesso dal modo in cui la donna è trattata nella casa dei suoceri.

5.2.3.2) – L’EMERGERE DEL COSTUME DELLA DOTE NEL BANGLADESH