• Non ci sono risultati.

Nel considerare alcuni aspetti salienti della condizione della donna e della sua socializzazione, abbiamo incontrato due posizioni teoriche, che almeno ad una prima analisi si presentano diverse :

1) – la posizione di Naila Kabeer e di Theresa Santi Rozario, per le quali la condizione di subordinazione della donna è causata dal sistema patriarcale, dal dominio del genere maschile su quello femminile. E’ una posizione teorica che attribuisce un ruolo primario alle relazioni di genere, alla disuguaglianza di genere e quindi, in questo caso, alla subordinazione femminile al potere maschile. E’ una posizione teorica di tipo femminista, efficace nell’enucleare le conseguenze della subordinazione femminile, ma forse non altrettanto efficace nel proporre delle soluzioni per il superamento di questa condizione. La soluzione proposta è quella dell’”empowerment” femminile, dell’aumento cioè della capacità delle donne di negoziare il loro potere contrattuale nelle diverse circostanze della vita quotidiana, nell’ambito delle relazioni di gruppo faccia-a-faccia. Se questa è certamente l’unica strada percorribile, il modo di percorrerla proposto dalla Kabeer e dalla Rozario, è almeno inizialmente discutibile, perché sembra attribuire ai maschi che nell’attualità agiscono nel campo sociale, una qualche volontà di supremazia che dovrebbe a sua volta costituire la base ideologica del dominio da essi esercitato sulle donne. Ciò è sicuramente vero soggettivamente, ma va contestualizzato all’interno delle dinamiche che avvengono nella struttura sociale.

2) – La posizione teorica di Hanna Papanek ci sembra invece più complessa, anche se apparentemente più sfumata. La condizione di inferiorità della donna si origina nella complessa struttura sociale del sub-continente indiano, le cui caratteristiche principali, sono legate a tre livelli di organizzazione degli elementi che la costituiscono :

1) – la gerarchia sociale;

2) – la struttura familiare e dei rapporti interpersonali; 3) – la struttura del lavoro.

All’interno di questa tripartizione, troviamo altri diversi elementi che interagiscono tra di loro :

135 Primo livello

organizzativo

Secondo livello organizzativo

1) – la gerarchia sociale

- status sociale

- distanza sociale tra i soggetti - sistema castale

- solidarietà di gruppo

- conformità alle norme del gruppo - livello di istruzione scolastica

2) – la struttura familiare ed i rapporti

interpersonali

- possesso ed ereditarietà della proprietà - matrimoni combinati

- controllo pulsionale

- dipendenza interpersonale

- simmetria e complementarietà delle relazioni interpersonali - endogamia di gruppo

- credo religioso di appartenenza - struttura familiare estesa

3) – la struttura del lavoro

- divisione del lavoro - specificità occupazionale

- interdipendenza e complementarietà tra i generi

In questa visione, l’empowerment femminile non è di secondaria importanza, anzi è l’obiettivo implicito dell’analisi compiuta, ma deve inscriversi in un progetto più ampio di trasformazione sociale, che vede messi in discussione tutti gli elementi costitutivi del sistema sociale, specialmente il sistema castale e tutte le strutture gerarchiche ad esso collegate. Questo vale anche per le culture islamiche del sub-continente indiano, che pur non accettando ufficialmente il sistema castale, ne sono comunque profondamente influenzate. Se l’ipotesi dell’empowerment vuole avere successo, oltre a dover trovare un punto di appoggio nelle trasformazioni sociali indotte dai processi di globalizzazione, che modificano anche in questi paesi le relazioni sociali tradizionali, pur sviluppandosi negli ambiti quotidiani, deve farsi carico di un aspetto “generalista”, che la colleghi a rivendicazioni sociali che escono dall’ambito di genere. Questo per non essere risucchiata dalle innumerevoli dinamiche soggettive e di gruppo delle strutture familiari. Fin dall’esposizione delle problematiche legate agli aspetti lavorativi in ambiente rurale, abbiamo visto come fosse possibile evidenziare delle opposizioni binarie. Questo non perché io creda in un valore taumaturgico delle opposizioni binarie, quasi che le strutture

136

sociali più complesse si sviluppino per semplice sommatoria da esse, ma perché in ordini complessi di contrapposizioni, alcune opposizioni, quale ad esempio quella tra maschile e femminile, possono avere un ruolo strutturante, un ruolo fondamentale nel creare delle strutture simboliche, anche se queste non possono basarsi solo sulle opposizioni binarie. Non sono solo le trasformazioni e le combinazioni delle opposizioni binarie a creare le strutture culturali, ma alcune trasformazioni e combinazioni, tutta l’opera di Levi-Strauss ce lo dimostra, possono avere un ruolo fondante nel formarsi di alcune strutture sociali. Nel caso della cultura bangladese, abbiamo potuto notare nel corso dell’esposizione delle caratteristiche della coltivazione del riso, un’opposizione fondamentale tra mondo femminile e mondo maschile, il cui esito “drammatico”, sembra essere il sistema sociale del purdah. Questo esito non è necessariamente univoco, i risultati avrebbero potuto essere diversi, ma qui la Storia si è svolta in questo modo, con un gioco tra le parti, che alla fine è diventato quasi un conflitto sommerso tra le parti. Anche Bateson, da posizioni teoriche molto diverse da quelle di Levi-Strauss, di tipo sistemico, in “Naven”, mostra una cultura della Papuasia in cui l’opposizione maschile-femminile è molto forte, a volte anche dura, ma che trova una soluzione simbolica nel rito di travestimento maschile del Naven, nel corso del quale si crea quella struttura sociale che Bateson chiama schismogenesi, una specie di trasformazione negli opposti, per cui il rude maschio, che nel rito diventa donna, in questo modo cerca di “pareggiare” i conti con l’universo femminile, in una forma di riparazione simbolica nei suoi confronti. In ambito culturale bengalese invece, tutto sembra andare diversamente, fino all’epilogo del purdah. Se ripercorriamo la serie di opposizioni che abbiamo enucleato, vediamo che quella iniziale tratta della diversità tra un mondo femminile ed un mondo maschile e tra interno ed esterno, in relazione alla lavorazione del riso :

Mondo Interno Esterno

Femminile

- preparazione del riso per la coltivazione

- lavorazione del riso quale alimento

Maschile

- cure colturali al riso

- battitura del riso (con le donne) - rapporti con il mercato

137

Gli universi maschile e femminile, che si differenziano come aspetto della natura, trovano un’unificazione parziale nel mondo della cultura (altra opposizione binaria fondamentale). In qualche modo, entrambi sono compenetrati da natura e cultura, per cui questa opposizione li coglie in modo trasversale :

Maschile Femminile

Natura Cultura Natura Cultura

Cura del riso - quale pianta coltivata - la tecnica della sua coltivazione - quale semente - la tecnica di conservazione delle sementi - quale alimento - le tecniche di cottura e di conservazione (precottura, ecc.) Universo di genere - il lavoro - l’aumentare e la crescita fisica - lo sforzo - le tecniche di lavoro

- la cura della forza fisica

- la fecondità - la germina-zione - l’alleva-mento dei figli

- le tecniche di conservazione e di sviluppo della fecondità e della germinazione delle piante - le tecniche dell’alleva-mento dei figli Interno ed esterno - rivolta all’esterno - aggressività - le tecniche della gestione dell’aggressività - la gestione dei mercati e dei rapporti sociali con l’esterno - rivolta all’interno - docilità - subordi-nazione - le tecniche della gestione delle relazioni all’interno della casa e nella famiglia

138

Maschile Femminile

Puro Impuro

Questo tipo di opposizioni, è molto simile a quelle presentate da Bordieu in “Per una teoria della pratica”, nel quale analizza le rappresentazioni del maschile e del femminile nella cultura nordafricana dei Cabili :

Hunna – haram - Sacro – sinistro Nif (onore) - Sacro – destro - femminile, femminilità

- donna detentrice di poteri malefici ed impuri

- sinistra, storto - vulnerabilità nudità

- maschile, virilità

- uomo, detentore del potere benefico e protettore

- destra, diritto - protezione - chiusura, abito

Dentro Fuori

- ambito delle donne : casa, giardino

- mondo chiuso e segreto della vita intima :

alimentazione e sessualità

- ambito degli uomini :

assemblea, moschea, campi, mercato - mondo aperto della vita pubblica, delle attività sociali e pubbliche

- scambi

Umido, acqua Secco, fuoco

Sia la cultura Cabila che quella rurale del Bangladesh, sono culture rurali arcaiche, precapitalistiche. In entrambe, l’opposizione maschile-femminile sembra svolgere un ruolo fondante, attorno al quale ruotano altri aspetti della cultura, che su questo, fanno perno. Se analizziamo ciò che riguarda l’ambito sacrale, vediamo che nella cultura Cabila un ruolo fondamentale è svolto dall’onore nella sua componente femminile (Hunna-haram) ed in quella maschile (Nif). Se identifichiamo il Nif, oltre che con l’onore, anche con l’orgoglio, ci avviciniamo alla situazione bengalese, dove l’uomo, con orgoglio, porta l’onore, che viene veicolato dal comportamento femminile. Quando riesamineremo il sistema giuridico bangladese, vi troveremo anche un’altra caratteristica che troviamo nel sistema Cabilo : l’uomo come protettore e la donna come bisognosa di protezione. Meno enfatizzato è invece nel sistema bangladese, il ruolo della donna quale portatrice di poteri malefici. E’ più enfatizzato invece il suo ruolo “impuro”. Nell’ambito interno-esterno, dentro-fuori, troviamo le stesse caratteristiche in entrambi i sistemi culturali : le donne, in casa e nel

139

giardino, nel cortile di casa, gli uomini, nei campi e nel mercato, nella moschea (l’Umma, ricordiamo, è una comunità maschile). La donna poi detiene le chiavi di due altri mondi : quello dell’alimentazione e quello della sessualità, mentre agli uomini competono quelli del lavoro esterno e delle attività sociali e mercantili. In entrambi i casi, alle donne attiene il compito di sviluppare la prima socializzazione infantile. Sono due mondi lontani, ma quasi uguali, accomunati dalla fede islamica, ma con culture originarie diverse : pre-araba quella Cabila, induista e buddista quella bangladese. Figlia di un’agricoltura di sussistenza e di commerci quella Cabila, figlia di un’agricoltura storica e ricca, quella bangladese. Non ci avventuriamo in altre comparazioni che non saremmo in grado di svolgere ed in ogni caso, ciò che principalmente ci interessa far notare è come su basi socio-economiche in parte simili, si sia costituito uno schema culturale “comune”, che probabilmente è stato utilizzato da molte culture e che vede nell’opposizione maschile-femminile il suo nucleo simbolico. Come vedremo poi, in ambito bangladese questo nucleo si incardina nel sistema purdah in un modo particolare, che se da un lato ne rafforza il valore ed il potere simbolico, dall’altro lo costringe in un quadro di potere, “politico”, che va oltre il significato simbolico che l’opposizione maschile-femminile assume nelle diverse culture, per diventare uno degli assiomi di base di un sistema di potere apparentemente immutabile, il cui riferimento di base è il sistema castale. O più propriamente, ci troviamo di fronte ad un sistema culturale e sociale complesso e multipolare, all’interno del quale i ruoli principali sono svolti dai sottosistemi del purdah e della suddivisione castale. Passiamo ora a riesaminare il sistema legislativo bangladese, le cui caratteristiche fondamentali derivano dal diritto islamico. Qui, le comparazioni tra uomo e donna, che arbitrariamente equipariamo a delle opposizioni binarie, ci mostrano come in un ambito ormai completamente culturale, la differenza di genere sia stata ordinata in un modo ormai ben definito e volto a confermare quella subordinazione femminile già ben delineatasi a livello naturale.

Elementi del sistema legale

Uomo Donna

Eredità - eredita la sua parte intera

- eredita la metà della parte che spetterebbe ad un uomo Matrimonio - può essere anche

poligamico

- solo monogamico

Divorzio

- estrema facilità di effettuarlo - può essere effettuato solo in certe condizioni e per via giudiziaria

140 Tutela dei figli - spetta sempre al padre

- la donna può avere solo l’accudimento dei figli, non la loro tutela Caratteristiche generali - attivo - che protegge - passiva - bisognosa di protezione

La forza e l’attivismo, che a livello naturale caratterizzano maggiormente l’universo maschile, oltre al bisogno di protezione che la donna necessita per la cura della prole, vengono trasformati a livello culturale in qualcosa di immodificabile, per cui tutti gli aspetti della cultura vengono costruiti su questi assunti di base, che se giustificabili nello “stato di natura”, non lo sono più nell’ambito dello stato “sociale” e della sua evoluzione. Ovviamente questa evoluzione è tipica anche della nostra cultura e di molte altre e solo da poco, nella nostra cultura ed in quelle “occidentali” e “sviluppate”, la donna sta’ liberandosi dal retaggio naturale di essere il “sesso debole”. Nel sistema legislativo islamico invece, questa dicotomia permane. Non vi sono accenni ad una inferiorità della donna, ma vi sono i presupposti per ritenere non interscambiabili i ruoli sociali dei due generi. Il sistema legale del Bangladesh, se da un lato recepisce il sistema dei diritti individuali occidentali di derivazione liberale ed illuministica, dall’altro, per quanto riguarda la Legislazione Familiare, mantiene in vigore quegli aspetti che rendono subordinata la donna. UIteriori opposizioni, ci mostrano lo svilupparsi ed il costruirsi del sistema bangladese. Sono quelle legate al controllo sessuale ed alle condizioni di arrivo al matrimonio. Per quanto riguarda il controllo sessuale, qui l’opposizione principale è tra il subirlo ed il non subirlo. Non c’è un esplicito controllo sull’attività sessuale maschile, per quanto si enfatizzi il valore positivo dell’attività sessuale matrimoniale e quindi legata alla procreazione. Qui, troviamo un’opposizione, quella tra buona e cattiva ragazza, tutta interna al genere femminile :

Brava ragazza Cattiva ragazza

- pura - vergine

- è sottomessa, si comporta secondo le regole prescritte

- accetta il controllo degli anziani

- impura - non-vergine

- ama parlare ed è assertiva

141

E’ facile vedere come quella che nella cultura bengalese viene definita “cattiva ragazza”, ha molte caratteristiche in comune con la donna emancipata, secondo i canoni della nostra cultura. Vediamo comunque ricomparire il concetto di purezza, che tanto importante è nel definire il comportamento della donna. La donna non è impura in sé, ma può esserlo se il suo comportamento non si conforma a quello previsto dai canoni culturali. Per quanto riguarda le condizioni di arrivo al matrimonio, vediamo di nuovo un’opposizione uomo-donna : Uomo Donna - attivo - che protegge - indifferente - passiva - bisognosa di protezione - vergine.

Vediamo allora ricomparire i caratteri fondamentali dell’opposizione uomo-donna, che troveranno poi conforme applicazione nel sistema del purdah. Ora ovviamente, è più difficile trovare delle opposizioni singole e pure. Parafrasando il linguaggio musicale, dalle singole note siamo passati a degli accordi, a dei gruppi armonici di note, finché non arriveremo a dei temi musicali, che sfoceranno in quella sinfonia che è il sistema del purdah. Siamo ora infatti davanti all’opposizione legata ai concetti di mondi separati e di protezione simbolica.

Mondi separati Uomo Donna - esterno - mercato - interno - casa Protezione simbolica Uomo Donna - attivo - che protegge - passiva - bisognosa di protezione

Mondo familiare Mondo esterno

Amico, buono Ostile, cattivo

I concetti e le opposizioni si rincorrono l’un l’altro ed è ormai difficile cercare di comprendere le relazioni di genere a questo livello, in termini di sole opposizioni binarie.

142

Siamo ormai di fronte al “cuore” del sistema del purdah che come abbiamo già visto, è un sistema complesso, ricco di variabili e strettamente collegato al sistema castale, con il quale costituisce l’impalcatura del sistema sociale del sub-continente indiano. Ritorniamo ad esaminare invece alcune opposizioni da un altro punto di vista, quello del “superamento” del soggetto, da parte della cultura bangladese e del sub-continente indiano in generale.

Controllo delle pulsioni

Stimolo “interno” Stimolo “esterno”

- senso di colpa

- controllo interiorizzato - società mobili (aperte)

- sentimento di vergogna

- controllo da parte del gruppo esterno - società chiuse

Matrimonio ed innamoramento

Società occidentale Società del sub-continente indiano - ci siamo innamorati e quindi ci sposiamo - ci siamo sposati e quindi ci innamoriamo

La situazione che ci troviamo di fronte è una nella quale lo spazio del soggetto non è quello in cui vengono prese le decisioni importanti per la persona. Queste, sono subordinate alla logica del gruppo il cui interesse viene prima di quello dei suoi singoli componenti. Questa “dilatazione” dell’ambito della scelta individuale, si verifica anche a quello che noi definiremmo “livello inconscio”. Il controllo delle pulsioni non è più responsabilità del soggetto, ma viene effettuato per suo conto dal gruppo. Abbiamo visto come questo implichi un passaggio dal senso di colpa, al sentimento di vergogna che il soggetto prova nei confronti del gruppo di appartenenza per aver trasgredito alle regole del gruppo. Invece del senso di colpa che il soggetto prova dentro di sé per aver trasgredito una regola (che è pur sempre sociale), il soggetto prova un sentimento, la vergogna, che esige, per essere provato, la contemporanea partecipazione emotiva dei membri del gruppo le cui norme sono state trasgredite. Questo spostamento del locus decisionale dal soggetto al gruppo, prevede anche un’inversione temporale nel caso dell’innamoramento : tutti quegli innamoramenti non-permessi che avvengono prima del matrimonio, possono vivere solo nel campo della fantasia e della fiction (cultura popolare, ecc.), ma vanno stroncati nella realtà. Potrà invece essere coltivato quell’innamoramento che col tempo, nascerà dal matrimonio. Ciò si ricollega se vogliamo, ad un’altra opposizione relativa alla sessualità femminile :

143

Sessualità femminile

Donne cattive Donne buone

- che si godono la sessualità - che non godono la sessualità

E’ questa un’opposizione più generale, legata alla fruizione del godimento sessuale, che è lecito solo in ambito matrimoniale.

Più interessante invece è esaminare un fenomeno legato a quello della dislocazione della scelta dal soggetto al gruppo : la localizzazione attributiva. Secondo la teoria del locus of control di Rotter, l’aspettativa di controllo sugli eventi può essere di due tipi : interna, se l’individuo si ritiene artefice dei propri risultati ed esterna se invece si sente vittima di forze esterne quali il destino, la sorte, la fortuna o altre elementi ugualmente potenti. Il controllo di gruppo delle pulsioni e del comportamento sessuale ad esse legato, può essere vissuto poi come una potente forza esterna, della quale la persona, il soggetto, può sentirsi vittima. Sempre secondo Rotter, le persone che si caratterizzano per un “locus of control” esterno, affronteranno gli eventi secondo un approccio fatalistico, poiché non vedranno una connessione causale tra i risultati ottenuti ed il grado di controllo personale. Il passo successivo porta al modello dell’impotenza appresa di Seligman, a quell’aspettativa interiorizzata da parte di un soggetto, che gli eventi che lo vedono protagonista non sono sotto il suo controllo. Una inferenza di psicologia interculturale che possiamo fare è affermare che un modello di controllo delle pulsioni di gruppo sembra avere quale corollario di base una predisposizione ad una concezione dell’accader degli eventi nella quale il soggetto non ha sufficiente potere. Sappiamo che questo è uno degli elementi che compongono la teoria cognitiva della depressione. Non vogliamo affermare che la cultura del sub-continente indiano predisponga necessariamente alla depressione. Il problema è sempre quello di vedere cosa accade quando un modello che nel proprio ambito culturale di origine è efficace, viene esportato e vissuto accanto a modelli che funzionano in modo opposto. Abbiamo finora delineato un importante aspetto di differenza tra la cultura delle società “aperte” e la cultura del sub-continente indiano : il ruolo del gruppo. Se nelle nostre culture il ruolo del gruppo è diventato secondario ed il protagonista dell’interazione sociale è il soggetto, nell’altra cultura il soggetto dell’interazione è il gruppo, che può essere la famiglia, la casta, la famiglia allargata, ecc. Le interazioni sociali sono interazioni di gruppi, a loro volta contenuti nel complesso organismo del sistema sociale. E’ questa una cultura “olistica”, nella quale ogni livello deve adeguarsi alle prescrizioni generali ed il cui nucleo motore non sono i soggetti che lo compongono, ma la sopravvivenza delle norme necessarie alla sopravvivenza del complesso sociale più

144

generale, un grande Moloch o Leviatano, che sembra quasi nutrirsi dei suoi componenti. E’ questa allora una cultura in cui il conflitto non può esistere o può esprimersi solo all’interno dei ristretti spazi lasciati dalle norme, pena l’esclusione dal gruppo specifico di appartenenza, anche se apparentemente questa società sembra altamente conflittuale. Il conflitto però è indirizzato al riassestamento continuo della struttura sociale, nessuno oserebbe mettere in discussione la struttura sociale stessa. A cosa ci porta tutto ciò ? A considerare alcuni apporti di psicologia interculturale, tipo quello di Sudhir Kakar e di