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6.1.2) – ANALISI DEI RISULTATI DELL’INDAGINE

3 Gestiti in modo parziale o totale dalle donne

La Kabeer non sembra dare molta importanza al focus convenzionale relativo a chi controlla i salari, che può essere utile solo in relazione alla presa di decisione finanziaria. Dobbiamo invece affrontare il campo più vasto della scelta, verificare quindi quali scelte le donne hanno potuto effettuare quale risultato del loro nuovo status di attori economici all’interno della famiglia.

Cosa è accaduto ai salari delle donne intervistate ? Dai dati riportati dalle intervistate, possiamo classificarli in questo modo :

Cat. N.° casi

Tipologia Descrizione

1 29 Salari riuniti in un fondo comune

- in 15 casi, sotto la gestione del capofamiglia maschio, marito o padre;

- in 12 casi, gestiti dalle stesse donne lavoratrici;

2 3 Riunificazione parziale

- parte dei salari è andata al fondo comune familiare, parte è stata trattenuta;

3 10 Salari separati dagli altri flussi economici familiari

- salari trattenuti dalle donne;

4 18 Salari gestiti direttamente dalle donne lavoratrici

- si tratta di donne che appartengono ad unità domestiche non convenzionali, nelle quali le donne sono le sole a gestire le entrate familiari.

Vediamo che in 28 casi su 60, circa la metà dei casi totali, i salari sono stati trattenuti dalle donne, sebbene 18 casi siano relativi ad unità domestiche non convenzionali, probabilmente gestite da donne e nelle quali non sono presenti maschi adulti attivi. Ci

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sono delle relazioni tra sistemi di gestione del reddito ed esercizio del controllo ? E’ probabile che le donne che gestivano parte o la totalità dei loro redditi avessero la possibilità di partecipare a delle decisioni sull’utilizzo del loro denaro. E’ interessante notare come le modalità maschile e femminile di gestione delle risorse familiari riunite, non siano simmetriche in relazione al controllo distributivo :

Gestione maschile Gestione femminile

- tende ad essere associata ad un maggiore grado di prese di decisione unilaterali;

- Tende ad essere associata ad una maggiore possibilità di consultazione con i membri maschi della famiglia.

In alcune famiglie, l’ideologia del maschio quale fornitore di reddito, riusciva paradossalmente a giustificare una gestione femminile : si tratta delle famiglie nelle quali gli uomini si rifiutavano di accettare i guadagni femminili, perché ritenevano ciò “indecoroso”. Questa riluttanza ad accettare i salari femminili era più comune nelle famiglie di classe media e si esprimeva più spesso nel contesto padre-figlia che non nella relazione matrimoniale. Al di là del particolare modello di gestione dei redditi adottato, l’unitarietà del benessere familiare impone inevitabilmente ai membri della famiglia varie forme di interdipendenza, cosicché il controllo formale è spesso differenziato dalle prese di decisione effettive. Questa unitarietà si manifesta nella pratica comune di accantonare una parte del reddito per delle particolari spese collettive, distogliendo quella porzione di reddito dalla totalità sulla quale si effettuano la presa d decisione attiva ed il controllo. Questo accantonamento può anche assumere una forma ideologica, suffragata da affermazioni del tipo : “il mio salario va ai bambini, il suo ai suoi bisogni”. In altri casi, l’accantonamento riflette considerazioni più pratiche : ad esempio nelle famiglie dove i salari maschili sono irregolari, il carattere di somma forfetaria mensile dei salari femminili, porta al loro accantonamento per poter effettuare degli acquisti all’ingrosso di cibi di base non deperibili. I sistemi di gestione dei redditi finora descritti, si basano su una presa di decisione consensuale. Finché gli uomini osservano le loro responsabilità, le donne considerano irrilevante la questione di chi controlla i loro stipendi. Questa questione diventa rilevante per le donne solo in situazioni di conflitto, generalmente in situazioni di conflitto matrimoniale. In queste situazioni, il fatto che le donne fossero le dirette beneficiarie dei loro redditi, diventava un fattore ed un punto critico. Come questo permetteva loro di dare il controllo dei loro soldi al capofamiglia, ciò permetteva loro anche l’opzione inversa, quella di tenerseli. Altre volte invece, le donne praticavano il controllo

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indipendente dei loro soldi, sfidando apertamente i loro mariti. In altre famiglie invece, le donne cercavano di esercitare un controllo nascosto, su parte dei loro redditi. Questo era possibile grazie a pratiche ufficiose, basate sulla gestione strategica dell’informazione da parte delle donne lavoratrici. Queste donne non riunivano i loro redditi in un fondo comune e per poterlo fare, non ne davano piena informazione, in modo da poter avere un controllo nascosto su di essi. Sei donne del campione della Kabeer utilizzavano questa pratica. Anche gli uomini, in diversi contesti sociali (dagli slum di Mexico City al quartiere benestante di Islington, a Londra), nascondono frequentemente delle informazioni sui loro redditi alle mogli, in modo da mantenere una forma di controllo sul loro reddito. Questo accade anche in Bangladesh. Sempre in Bangladesh, le donne seguono un’antica tradizione, presente nelle zone rurali : mettono da parte una manciata di riso al giorno (ak mushti chaal), quale forma di risparmio. In questo modo, le donne del campione che nascondono delle informazioni, seguono un’antica tradizione, con la differenza che le somme coinvolte sono maggiori.

Gestione dell’informazione

Uomini Donne

- nascondono l’informazione sulle risorse a loro disposizione abbastanza apertamente, poiché non subiscono la pressione ideologica di rivelare tali informazioni.

- generalmente tendono a ricorrere alla segretezza, “l’arma dei deboli”, poiché lo spazio ideologico relativo al loro controllo personale sulle risorse è molto limitato.

Specialmente nel contesto di famiglie organizzate su ideologie i unitarietà (jointness) familiare, il concetto di controllo è estremamente elusivo, non c’è una relazione univoca tra gestione e controllo. L’abilità delle donne di esercitare il controllo si riflette su una gamma di situazioni diverse, che comprende sia quelle nelle quali hanno negoziato il controllo con i capifamiglia, rifiutandosi di concedere loro il controllo totale dei loro redditi, sia quelle nelle quali non c’erano dei maschi nel ruolo di capofamiglia.

Anche nelle famiglie nelle quali il controllo formale era chiaramente centralizzato nella figura del capofamiglia maschio, il controllo effettivo era meno facilmente attribuibile ad un singolo individuo o ad una singola presa di decisione. Era invece distribuito tra i vari membri della famiglia in modalità spesso mascherate dalla fluidità dei discorsi e delle pratiche utilizzate per la distribuzione dei redditi. Se decidiamo allora di focalizzarci sulle scelte, dobbiamo chiederci quale differenza hanno portato i salari nella vita delle donne e quali opzioni sono diventate possibili quale risultato del loro nuovo status di percepitici di

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reddito. Per comprendere gli effetti delle scelte, dobbiamo puntare la nostra attenzione su due aspetti delle testimonianze femminili :

1) – aspetto informativo

- tratta l’informazione relativa ai fatti pratici : - come sono stati utilizzati i salari delle donne ?

- fino a che punto ciò rifletteva le loro priorità distributive ?

-questo tipo di informazione è importante, ma non è sufficiente a stabilire quale sia il potenziale trasformativi dei redditi femminili.

2) - aspetto valutativo

- quali sono i significati ed i valori che le donne assegnano agli usi distributivi dei loro salari ed alla loro capacità di accesso al reddito ?

- i significati soggettivi che le donne assegnano all’uso dei loro salari sono importanti perché ci aiutano a stabilire fino a che punto le donne credevano di star compiendo delle scelte e fino a che punto queste scelte sono viste come trasformative.

Un modello emerge da questa analisi ed evidenzia :

1) - le circostanze che hanno portato le donne a cercare lavoro; 2) - le motivazioni che sottostanno alle loro scelte lavorative; 3) - come hanno percepito il loro accesso al reddito;

4) - qual è stato l’impatto di questo accesso.

Naila Kabeer ha evidenziato due diverse tipologie di analisi di questo modello :

1) - tratta delle scelte delle singole donne, in relazione alla capacità trasformativa del loro approccio e del modello con il quale hanno interpretato la loro scelta;

2) - tratta delle loro scelte dal punto di vista della loro posizione all’interno della famiglia : figlie, mogli e madri.

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1) – Differenze nelle scelte individuali di utilizzo dei salari femminili

1) - Bisogni economici e scelte senza

opzioni

(10 donne)

- a questa categoria appartengono 10 donne;

- le donne entrate in fabbrica a causa della perdita del sostegno maschile, sono quelle meno portate a vedere il loro accesso al reddito come un’espansione della loro libertà di scelta;

- queste donne, allo stesso tempo, sono quelle che con più probabilità potranno esercitare un pieno controllo sui loro salari.

2) – Contributi, richieste e massimizza-zione del benessere comune (14 donne)

- a questa categoria appartengono 14 donne;

- queste donne, hanno descritto la loro decisione di lavorare nei termini di un loro desiderio di contribuire al benessere collettivo delle loro famiglie;

- si descrivono come agenti attive nelle loro decisioni lavorative; - non hanno dei modelli uniformi di gestione dei redditi :

- alcune consegnano i loro guadagni al capofamiglia; - altre ne mantengono il controllo totale o parziale;

-provengono tutte da famiglie il cui sostegno economico è un percepitore di reddito maschile e tutte sono sufficientemente sicure economicamente;

- i loro guadagni hanno comunque creato una sensibile differenza economica nel bilancio familiare;

- hanno contribuito a dei miglioramenti nello standard di vita familiare :

- standard e diversità della dieta; - qualità dell’ospitalità offerta;

- acquisto di beni di consumo durevoli; - pagamento di debiti;

- l’evitare di contrarre nuovi debiti;

- il risparmio di denaro per le emergenze;

- la costituzione di capitali familiari (acquisto di beni in patria, fondi per aiutare la professione del marito, ecc.);

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rimesse in patria, dobbiamo però ricordare che ciò riguarda quasi sempre i maschi della famiglia, i loro ospiti ed i loro parenti;

- le donne notano un riconoscimento della loro “utilità” in termini materiali piuttosto che simbolici, in termini di rispetto piuttosto che di diritti : “quando contribuisci alla famiglia, ti amano di più, ti rispettano”.

3) – Il limite patriarcale ed i bisogni strategici di genere genere (14 donne)

- a questa categoria appartengono 14 donne;

- perché viene utilizzato il termine di bisogni strategici di genere ? : - bisogni, perché questi utilizzi confermano le donne nel loro stato di dipendenza;

- strategici, perché si tratta di utilizzi che riflettono dei limiti di base della loro condizione, piuttosto che delle preferenze individuali;

- di genere, perché i limiti strutturali nascono nelle asimmetrie del contratto patriarcale;

- le donne, come abbiamo visto, investono di più degli uomini nel sistema cooperativo familiare, anche in situazioni di conflitto, perché hanno molto da perdere nel caso di rottura delle relazioni familiari; - questi investimenti però non garantiscono la stabilità delle relazioni familiari, specialmente quelle matrimoniali, che continuano a rompersi, spesso per ragioni non controllabili dalle donne;

- una fonte di insicurezza per molte donne sposate è la loro paura di non riuscire a soddisfare la loro parte del contratto patriarcale, dando così ai loro mariti la giustificazione per lasciarle;

- le donne utilizzano quindi i loro salari per posporre o mitigare le conseguenze di ciò, per poter quindi soddisfare i bisogni di accudimento dei mariti;

- queste misure vengono prese segretamente o grazie a sotterfugi, in modo da evitare di essere scoperte e di cerare quindi quelle stesse condizioni da cui stanno cercando di sfuggire ed in modo da mantenere un controllo nascosto sui loro salari;

- un esempio di bisogno strategico di genere è l’utilizzo dei salari per pagare il costo della dote;

- ci troviamo qui di fronte a dei bisogni, non a delle preferenze, a delle necessità, piuttosto che a delle scelte.

184 4) – Scelte trasformative ed interessi strategici di genere (22 donne)

- a questa categoria appartengono 22 donne;

- queste donne, hanno utilizzato le loro opportunità economiche in modi potenzialmente trasformativi :

a) – a volte, nei termini della loro percezione del valore del proprio Sé;

b) – a volte, nelle loro relazioni all’interno della famiglia; c) – altre volte, nella loro posizione nella comunità estesa;

- queste donne non hanno utilizzato il loro denaro in modi necessariamente radicalmente diversi da quelli utilizzati dalle donne degli altri gruppi di utilizzo dei redditi, hanno infatti investito in scelte simili, ma con diversi significati e motivazioni;

- anche queste scelte riflettono le asimmetrie strutturali del contratto patriarcale, ma in questo caso, agiscono contro il cuore di questo sistema, spesso spingendosi fino ai limiti predefiniti della loro capacità di esercitare una scelta.

2) – Il potenziale trasformativo dei salari femminili : le diverse prospettive di figlie, mogli e madri.

1) La prospettiva

delle figlie

- in Bangladesh, le figlie sono diventate sempre di più un peso per i loro familiari, lo abbiamo già visto nel caso dell’emergere del fenomeno della dote;

- l’accesso al reddito modifica questa relazione tra figlie e genitori : a) – le figlie hanno una percezione più positiva di sé stesse;

b) - le figlie sentono di contribuire al sostentamento della famiglia e di poter ripagare parte degli sforzi che i genitori hanno compiuto per il loro benessere;

c) – alcune donne cominciano a rifiutare dei matrimoni insoddisfacenti proposti loro dai genitori;

d) – altre donne, che lavorano, si rifiutano di pagare la dote, perché danno a sé stesse un valore superiore.

185 2) La

prospettiva delle mogli

- le donne sposate utilizzano le opportunità fornite dall’accesso al reddito in modi che riflettono la qualità delle loro relazioni con i loro mariti;

- nei matrimoni armoniosi, sono più propense a consegnare i loro soldi ai mariti, quale riconoscimento simbolico del loro ruolo di percepitori di reddito e di capofamiglia;

- altre donne invece, sia scopertamente che segretamente, cercano di mantenere una qualche forma di controllo sui loro redditi;

- il desiderio di risparmiare è una risposta all’aumentata consapevolezza del rischio patriarcale, alla convinzione che il matrimonio non è più una garanzia di sicurezza a vita;

- in questo modo la decisione di risparmiare ha un impatto potenzialmente trasformativo, una capacità di azione proattiva delle donne per rafforzare la loro posizione di svantaggio nell’eventualità di una crisi matrimoniale;

- nel contesto di alcune relazioni matrimoniali meno soddisfacenti, l’accesso al reddito permette alle donne di agire per migliorare la qualità delle loro vite;

- dobbiamo ricordare che 14 donne, sulle 43 che sono o sono state sposate, lamentano problemi di violenza domestica;

- per queste donne, l’accesso al reddito permette di rinegoziare i termini delle loro relazioni matrimoniali, utilizzando la ora più credibile minaccia della separazione, resa possibile dalla loro autonomia finanziaria, per ottenere delle concessioni;

- altre donne invece, hanno scelto di separarsi definitivamente dai loro mariti.

3) La prospettiva delle madri

- per molte donne, la motivazione per lavorare era legata al benessere infantile, specialmente in relazione alle prospettive educative dei loro figli;

- molte donne condividono una sempre più determinata consapevolezza, che le loro figlie non debbano pagare il prezzo della dipendenza economica da loro pagato;

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- donne che si sono sposate troppo giovani, non vogliono che lo stesso accada alle loro figlie;

- sono donne che si sentono tradite dal patto che la società ha stretto con loro e non vogliono che la vita delle loro figlie sia altrettanto limitata. Molte di loro, hanno detto : “le nostre vite sono ormai passate, ma le nostre figlie hanno un futuro”;

- per molte di loro, l’educazione contiene la promessa di un futuro migliore per le loro figlie;

- alcune donne investono nell’educazione delle loro figlie anche come potenziale emancipatorio, per sentirsi “umane” (manish), per poter esercitare le loro capacità critiche ed il controllo sui propri destini, invece che subirli.