Il lavoro può essere diviso in molti modi, ma alcune modalità sono utilizzate più frequentemente :
- età e genere costituiscono un gruppo di modalità;
- etnia, lingua parlata e status sociale, ne costituiscono un altro.
Nel 1970, Judith Brown sottolineò come a suo parere, un elemento importante nella diffusione della partecipazione delle donne alle attività di sussistenza, dipendesse dalla compatibilità di questo tipo di attività con le responsabilità connesse alla cura ed all’allevamento dei figli. Questa è una riformulazione razionale dell’argomento base che suffraga la possibile base biologica del sessismo, poiché focalizza le particolari divisioni del lavoro che troviamo nelle società pre-industriali, dove la forza muscolare è ancora importante. Nel caso delle società purdah, le limitazioni poste alla partecipazione delle donne nelle attività di sussistenza sono aumentate ulteriormente dalle richieste della contemporanea cura dei bambini.
122 5.2.4.3.1) – COMPLEMENTARIETA’.
Un fenomeno interessante, che nasce dalla divisione del lavoro di genere, è quello della segregazione delle complementarietà. Alla base di questo fenomeno, ci sono quei lavori che nelle società industriali hanno determinato la formazione delle coppie complementari, nelle quali un uomo di status superiore lavora con una donna di status inferiore (tipico esempio è quello della coppia composta dal manager e dalla sua segretaria), che è però indispensabile per lo svolgimento del lavoro maschile. Nelle società che utilizzano il purdah, queste coppie complementari sono composte da due persone dello stesso genere. Paradossalmente, l’ideale di complementarietà tra uomini e donne, è una parte importante del sistema di valori ideologico che sottostà al purdah, ma questi casi ci fanno capire come questa complementarietà sia limitata al solo ambito familiare. Ad esempio, Zekiye Eglar, descrive un villaggio musulmano del Punjab, nel quale le mogli degli artigiani devono svolgere degli ulteriori compiti lavorativi legati alla professione del marito. La partecipazione della moglie al lavoro del marito, permette all’artigiano di soddisfare tutte le richieste della sua professione. Un fornaio o un barbiere, sposano così una donna della loro casta, che già dall’infanzia ha acquisito le abilità necessarie a svolgere quel lavoro, perché figlia di un fornaio o di un barbiere.
Ciò non significa che alle donne sia permesso di compiere lo stesso lavoro degli uomini, ma piuttosto, di eseguire delle mansioni adatte a delle donne, ma inglobate nel mestiere degli uomini. I compiti eseguiti dalle donne sono correlati e paralleli a quelli eseguiti dagli uomini. In questo villaggio, per quanto riguarda l’adesione alle norme del purdah, le donne indossano il burqa solo al di fuori del villaggio. A volte, l’osservanza del purdah può essere così rigida da impedire alle donne di svolgere alcune attività associate al loro lavoro domestico. In questi casi, le donne che osservano un purdah stretto, devono far compiere ad altre donne quelle mansioni che richiedono la loro presenza fuori casa. Nelle aree urbane, i maschi della famiglia devono acquistare i generi alimentari e l’orario di lavoro degli uomini viene organizzato in base a queste esigenze. Nei villaggi, alcune mansioni vengono fatte svolgere ai bambini. In questo modo, il sistema del purdah trasferisce agli uomini alcune mansioni che in altre società sarebbero considerate parte del “lavoro femminile”.
5.2.4.3.2) – INTERDIPENDENZA.
Una delle conseguenze più importanti di questa divisione del lavoro altamente specifica e rigida, è che porta ad un alto grado di interdipendenza tra uomo e donna. Forse è questa la complementarietà tra i sessi che i teorici islamici enfatizzano continuamente. Ci sono
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dei lavori di casa che teoricamente un uomo potrebbe svolgere, ma egli non può e non vuole svolgerli, motivo per cui la presenza della donna diventa indispensabile. Similmente, se una donna non può andare al bazar o uscire per strada per chiamare il figlio che ritarda, dovrà essere un uomo a svolgere questi compiti. Le donne mancano così di esperienza nel lavoro ed in ogni tipo di movimento all’esterno della casa, sia che siano state limitate dal purdah, sia che non lo siano state. L’usanza di un intermediario maschio che tratta le relazioni tra la famiglia ed il mondo esterno, rimane molto forte, anche in molte famiglie urbane secolarizzate. Florence McCarthy, tratta delle difficoltà affrontate nel Bangladesh dalle donne che decidono di frequentare i corsi dell’Academy for Rural Development (Accademia per lo Sviluppo Rurale), dove vengono istruite al ruolo di organizzatrici di attività di sviluppo del potere contrattuale delle donne (empowerment), nei loro villaggi. Per queste attività, ricevono un piccolo rimborso delle spese sostenute per il rickshaw. Le difficoltà da superare sono enormi, sia di tipo psicologico, che sociale. Le donne, arrivano e si siedono, indossando il burqa, nell’angolo più lontano e nascosto dell’aula, riempita di altre donne come loro. Usualmente, queste donne sono molto isolate e hanno rapporti solo con alcuni parenti. Secondo Cora Vreede De Stuers, sia la segregazione femminile, che alti livelli di dipendenza tra i generi, sono correlati al sistema del purdah ed ai suoi valori sottostanti. Per quanto riguarda il lavoro femminile in generale, i giudizi di competenza sulla corretta esecuzione dei compiti, arrivano per primi dal proprio gruppo di genere, sebbene sia probabile che le donne vengano lodate dagli uomini per la loro bravura nell’esecuzione di alcuni lavori domestici, specialmente, la preparazione del cibo. Se il lavoro risulta diviso in modo tale che sia gli uomini che le donne non raggiungono una sufficiente competenza nel lavoro tipico dell’altro genere, è probabile che i giudici della competenza, specialmente nei dettagli esecutivi, siano i membri dello stesso genere. Una significativa differenza tra ragazze e ragazzi, è stata riscontrata in relazione al passaggio dalla fase adolescenziale a quella adulta. In famiglie pakistane in cui è in vigore il purdah, si è visto come alcune donne di classe media mostrino un livello di fiducia di sé maggiore di quello dimostrato da uomini di classe media. Questo perché queste ragazze, in un ambiente segregato, sono diventate estremamente consapevoli dei loro limiti e del fatto che il loro rapporto con la famiglia di origine subirà dei cambiamenti significativi al momento del loro matrimonio. Ai ragazzi invece viene spesso trasmesso un alto senso della loro importanza nella famiglia, con poche richieste e restrizioni. Quando poi entrano nel mondo adulto maschile e competitivo, ciò può essere causa di forti shock di adattamento, specialmente se nell’infanzia hanno avuto minori probabilità delle loro sorelle di testare la loro competenza. Abbiamo già visto, come esista un forte legame tra
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una futura sposa e la sua famiglia di origine. All’interno di questa sfera affettiva, il legame più stretto è quello che si forma tra la madre e la figlia. Questo fenomeno ha una sua strutturazione all’interno del sistema dei matrimoni combinati, che spesso tengono conto di questa necessità, per cui si scelgono mariti che abitano non troppo lontano dalla famiglia d’origine delle ragazze che si devono sposare. Questo è il caso della casta commerciale dei Memons pakistani. Problematiche simili le troviamo anche in altre società :
- famiglie di classe operaia britanniche e nord-americane, ma anche in generale del continente europeo;
- piccoli gruppi di immigrati negli USA (specialmente i greco-americani).