6.1.2) – ANALISI DEI RISULTATI DELL’INDAGINE
3 Livello sociale
- anche queste donne non hanno avuto molte occasioni di scelta;
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- donne che vanno a lavorare per aumentare il reddito familiare o per dare un futuro migliore ai figli;
- queste donne hanno una maggiore possibilità di scelta;
- provengono da famiglie più ricche e cercano un reddito aggiuntivo per sanare il gap esistente tra le aspirazioni della loro classe sociale e le condizioni materiali delle loro famiglie;
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- si tratta di donne non sposate che spesso vivono con i genitori e che vogliono guadagnare per avere del denaro a disposizione per soddisfare dei bisogni e delle preferenze personali;
- alcune, solo per motivi consumistici, altre per aiutare i genitori a costituire la loro dote, altre ancora, per costituire un fondo di risparmi.
All’interno del concetto di scelta razionale,abbiamo un continuum decisionale : AZIONE ---> SCELTA IMPOSTA
CONSAPEVOLE DALLE CIRCOSTANZE
Alla base della scelta di lavorare fuori casa, troviamo diversi significati e motivazioni, che si localizzano su tre livelli principali :
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Livello personale
- ll purdah definisce il senso di correttezza e di virtù delle donne, la giusta via di comportamento;
- in questo caso, giusto è definibile in termini culturali e religiosi; 2 Livello di
status familiare
- la conformità alle norme del purdah indica l’abilità dei suoi custodi nel proteggere le donne della famiglia e nel mantenerle, in modo che esse possano concentrarsi sulle loro occupazioni domestiche,
3 Livello sociale
- il purdah viene sperimentato come una forma di controllo sociale, imposto alle donne degli interessi sociali predominanti nella comunità sociale estesa.
Qual è la struttura della comunità estesa, che tanta influenza può avere sulle decisioni personali delle donne ? La comunità è costituita da persone “scelte” e da persone “date”, il “gruppo dato”, a sua volta costituito da :
162 1 Persone
conosciute individualmente
- sono i membri della famiglia, la rete parentale e le comunità dei villaggi di origine;
- possono funzionare anche da “gruppo scelto” nella misura in cui le donne cercano di accrescere la loro affiliazione a questo gruppo;
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Conoscenti e vicini
- persone con le quali si ha un contatto personale, ma le cui opinioni hanno meno valore;
3 Maschi estranei incontrati nei viaggi da casa al lavoro e viceversa
- persone con cui non si ha un contatto personale desiderato, ma che servono a delimitare ed a ricordare il limite dello spazio femminile;
4 Il Samaj
- è più diffuso ed amorfo ed è costituito da figure religiose e/o influenti, che non hanno contatti personali con le donne, ma che funzionano da arbitri auto-elettisi dell’ordine sociale e che si sono assunti il compito di definirne le regole (le donne del campione erano consapevoli del punto di vista negativo di questa comunità estesa).
Qui, i confini del “gruppo scelto” sono molto ristretti, quasi inesistenti nella società rurale di origine, più ampi nell’ambiente urbano, dove come vedremo più avanti, il lavoro in fabbrica può dare origine a fenomeni sociali che possono ricordare il “gruppo in fusione” di Sartre. Dobbiamo notare come il gruppo scelto possa invece definirsi nella famiglia e nella rete parentale, in una riscrittura interna e paradossale delle reti di affiliazione, in un processo nel quale viene scelto come gruppo di elezione quello che era stato imposto, quando nessun’altra scelta è possibile. In questo modo, l’accettazione dell’ordine sociale e la ribellione ad esso si identificano nelle stesse scelte ed azioni. Un’interessante fenomeno legato al lavoro in fabbrica, è la riscrittura o la riconsiderazione, da parte delle donne lavoratrici, delle regole del purdah. Se le donne che vivevano negativamente il lavoro in fabbrica erano quelle che accettavano una versione più rigida del purdah, la maggioranza del gruppo ne seguiva una versione più libera :
a) - alcune donne ammettevano che il loro comportamento violasse i precetti ufficiali, ma vedevano la cosa in modo pragmatico (“non tutti possiamo essere santi”; “gran parte delle vecchie norme non sono più in uso”);
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b) - altre, sostenevano la condizionalità delle norme del purdah, che potevano essere modificate in condizioni eccezionali (“l’Islam proibisce alle donne di lavorare, ma Allah non fa nulla se me ne resto a casa”; “il Corano dice che è un dovere preservare sé stessi, così andiamo fuori casa, non disubbidiamo realmente al Corano”);
c) - altre ancora, sottolineavano l’indebolirsi dei legami familiari tradizionali e delle reti sociali di supporto nei momenti di bisogno e le contraddizioni che ciò crea tra le vecchie tradizioni ed i nuovi imperativi legati alla sopravvivenza.
Molte donne sottolineano l’ipocrisia di chi denuncia la loro rottura con le norme del purdah, ma non si è preoccupato di fornire loro protezione e sostegno, i fattori che tradizionalmente hanno mantenuto le donne all’interno delle regole del purdah. Altre, si lamentano di essere state discriminate in famiglia, per motivi di tradizione religiosa e culturale, per aver scelto di lavorare. La forma ortodossa del purdah, promossa attivamente dai settori più conservatori della comunità rurale, non è più vista come economicamente sostenibile dalla gran parte delle donne lavoratrici. Le donne lavoratrici, hanno elaborato una loro versione più coerente di purdah, basata su una moralità pratica, in cui l’enfasi della definizione si sposta dall’accettazione formale delle norme della comunità, al comportamento sostanziale, dal controllo sociale, alla responsabilità individuale. Molte donne non accettano più l’idea che il rimanere chiuse in casa garantisca la virtù femminile. L’idea della responsabilità individuale viene espressa dal concetto di purdah della mente, l’idea cioè che con il suo comportamento modesto, gli occhi abbassati, il portamento sobrio ed il capo coperto, ogni donna possa portare il purdah con sé. In questo modo, il purdah diventa una sorta di corridoio invisibile che si estende in modo elastico, dalla soglia di casa fino ai cancelli della fabbrica, per proteggere la virtù delle donne lavoratrici. Ci sono anche donne che mettono in discussione l’idea che la responsabilità di mantenere gli standard morali sia prerogativa delle sole donne : “il purdah è qualcosa che riguarda sia l’”occhio” dell’osservatore, che il comportamento dell’osservato”.
Queste donne non rigettano quindi il purdah di per sé, perché l’ostacolo da superare sarebbe troppo grande, ma cercano di reinterpretare il nucleo centrale del concetto di purdah, per stabilire un nuovo concetto di moralità che riconosca gli imperativi pratici della vita quotidiana. Nondimeno, questi tentativi di rinegoziare il significato del purdah sono anche dei tentativi di rinegoziare i confini del comportamento permesso, per espandere la propria sfera di azione e di scelta. In questo modo, la “lotta” di queste donne per rinegoziare dei significati di norme culturali, è contemporaneamente anche una lotta per
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l’accesso materiale, per rinegoziare un ruolo diverso nella società più ampia. Questo processo di interiorizzazione delle norme del purdah, è molto importante per tre aspetti : 1) - perché mostra come la responsabilizzazione sia legata ad un processo di interiorizzazione e di sviluppo del sé autonomo dalle regole del gruppo;
2) - perché mostra come le regole del gruppo ed il controllo di gruppo del comportamento individuale siano legati a forme particolari di sviluppo socio-economico;
3) - la coerenza di genere è legata allo sviluppo della coscienza individuale, specialmente per le donne.
Il sé di gruppo funziona solo finché vige un modo di produzione precapitalistico, dove la sopravvivenza individuale è legata indissolubilmente a quella del gruppo, oppure è la formulazione di sé di gruppo ad essere intrinsecamente scorretta o non formulata in modo preciso ? Abbiamo postulato nel capitolo 5.2, che in determinate formazioni socio-economiche, il gruppo funzioni in qualche modo in sintonia con l’io individuale e viceversa e che in qualche modo, determinati meccanismi di difesa vengano suggellati dall’azione del gruppo. Queste considerazioni vanno però formulate in modo più preciso e lo faremo nella conclusione dei capitoli sulla negoziazione del potere. Ciò che ci interessa qui precisare è che se da un lato esiste una correlazione verticale tra sé di gruppo e sviluppo socio-economico (nelle società capitalistiche occidentali il sé di gruppo ha assunto un ruolo sempre più secondario), dall’altro ne esiste anche una orizzontale : ci sono società orientali, tipo quella giapponese ad esempio, nelle quali lo sviluppo socio-economico in senso capitalistico non ha scalfito l’esistenza di un forte sé di gruppo, sebbene abbia visto l’introduzione nella cultura giapponese di forti caratteristiche di tipo individualistico e consumistico.H.R. Markus e S. Kitayama, nel saggio “Culture and the Self : Implications for Cognition, Emotion and Motivation”, del 1991, parlano di due tipi di culture del Sé : il Sé indipendente, caratteristico delle culture di tipo occidentale ed il Sé interdipendente, caratteristico delle culture di tipo orientale.
Questa differenziazione complica la nostra analisi, poiché ci indica che non necessariamente uno sviluppo di tipo capitalistico debba portare ad una modificazione della modalità culturale di costruzione del Sé : se il Sé bangladese si identifica come interdipendente, un sé quindi che incorpora ed interagisce con altri sé individuali, che per certi versi vengono visti come parti di sé stessi, questa caratteristica potrebbe essere invariante e non essere profondamente modificata dallo sviluppo economico. Si tratta di vedere come una maggiore capacità di scelta individuale possa coniugarsi con una modalità di scelta condivisa dal gruppo. Ciò vale principalmente per le donne. Il contratto patriarcale regge finché sussiste un modo di produrre pre-capitalistico che permette
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all’interno delle regole accettate, la sopravvivenza di tutti i membri, ciascuno nel rispetto dei propri ruoli. Quando da un lato, il vecchio sistema sociale, a causa di avverse condizioni socio-economiche e naturali non riesce a soddisfare i bisogni dei propri membri e quando lo sviluppo demografico non è più controllabile, le vecchie tutele non sono più sostenibili. E’ questa mancanza di tutela che genera nella donna una prima presa di coscienza, che è quella della non-sostenibilità della vecchia norma, dell’incapacità di questa di fronteggiare determinate situazioni avverse. E’ un universo, un intero mondo di credenze a crollare, un universo di significati e di punti di riferimento che a tratti si mostra vuoto. Ma ciò di per sé non è sufficiente a creare una piena coscienza, un’alternativa pratica. Questa invece, viene fornita dalle ricadute locali del processo di globalizzazione, che portando le fabbriche in quei paesi che in termini marxiani dispongono di un “esercito salariale di riserva”, crea nuove situazioni sociali, che permettono una nuova presa di coscienza, lo svilupparsi di nuovi modelli di coscienza e di pensiero. Ovviamente questi nuovi modelli si sviluppano accanto ai vecchi modelli e non ci è dato sapere se e quando ne prenderanno interamente il posto, oppure, come è più probabile, non vi possa essere una contaminazione tra i due modelli. Abbiamo allora, lo sviluppo di due processi, di due campi paralleli :
1) - quello socio-economico, relativo allo sviluppo di una nuova struttura socio-economica, costituita dall’insediarsi dell’industria manifatturiera e dal costituirsi di una nuova “classe operaia”;
2) - quello individuale, psicologico, che nasce ideologicamente in questo momento, perché precedentemente non era considerato, non esisteva allo sguardo dell’osservatore esterno. In questo modo, i vissuti individuali, che anche prima esistevano, ma non erano inscrivibili in un quadro di riferimento ufficiale, diventano storia soggettiva, presa di coscienza. Ovviamente tutto ciò è visto dal nostro punto di vista, quello del sé indipendente, ma anche tenendo conto della struttura psicologica del sé interdipendente, un cambiamento avviene : in ogni caso, c’è un qualche soggetto, sia esso indipendente o interdipendente, che si narra in modo diverso, che costituisce un suo campo di narrazione, che fa diventare storia le sue vicissitudini individuali.
Ciò ricorda il passaggio che è avvenuto nelle società umane col passaggio dalla narrazione mitica alla storia, dal ricordo trasmesso oralmente alla scrittura, solo che qui avviene qualcosa di apparentemente opposto : è con il costituirsi delle narrazioni individuali che passiamo dal pre-capitalismo al capitalismo globalizzata, dalla coscienza solo di gruppo ad una coscienza individuale o perlomeno, ad una coscienza di gruppo nella quale si inscrive anche il soggetto. Abbiamo già affermato nei capitoli precedenti,
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come non si debba vedere questo passaggio come una panacea che cura tutti i mali : il passaggio ad una maggiore consapevolezza individuale può essere molto costoso e come nel caso delle nostre società occidentali, può anche significare l’assottigliarsi dei legami con la rete sociale più estesa. Il rischio insito in questo passaggio è che le libertà individuali si trasformino semplicemente in libertà di consumo, inscrivendo totalmente il soggetto nella scia di uno sviluppo economico che fa della legge della crescita dello sviluppo e del consumo individuale la sua credenza di base. In questo modo, ciò che si guadagna da un lato, si perde dall’altro, perché lo sganciamento dai vincoli della tradizione potrebbe portare solo all’imbrigliamento in una rete di alternative di consumo. Ciò che vogliamo indagare invece è quella “Terra di Mezzo” che sta tra la norma esclusiva del gruppo tradizionale e quella totalizzante del mercato : lo spazio dello sviluppo del Sé e di una rete di relazioni umane scelte e soddisfacenti. Possiamo così rappresentare schematicamente questa situazione :
Norme sociali esclusive del gruppo tradizionale --- Ambito relazionale di sviluppo del Sé --- Norme economiche e sociali totalizzanti del mercato
Ovviamente i vari termini dello schema possono variare, a seconda che le situazioni socio-economiche siano più o meno favorevoli :
Norme sociali esclusive del gruppo-in-fusione --- Ambito relazionale di sviluppo del Sé --- Norme economiche e sociali non-totalizzanti di una società non regolata
solo dal mercato
Assenza del gruppo di riferimento
---
Lo sviluppo del Sé è legato alla dinamica
dei consumi --- Norme economiche e sociali totalizzanti del mercato
Questo processo di sviluppo e di cambiamento sociale è importante anche perché vede avvenire delle importanti trasformazioni all’interno del gruppo sociale di base di questo tipo
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di società : il gruppo familiare. Se nella cultura tradizionale la famiglia è un sistema che funziona in base a norme rigide, dove la simmetria e la complementarietà comunicativa e relazionale sono quasi “automatiche” ed i vissuti individuali devono adeguarsi a queste norme “eterne” pre-esistenti, le modificazioni sociali portano al modificarsi di queste strutture “pre-compilate”, di questi “scripts” già scritti (prescritti). Il genere è uno degli aspetti del processo di demarcazione alla base della scelta di lavorare, perché delinea gli impieghi maschili e femminili all’interno del mercato del lavoro, confinando le donne a determinati settori produttivi. La classe sociale di origine differenzia ulteriormente questi settori produttivi di per sé già limitati.
Il campione delle donne lavoratrici si trova ad essere così suddiviso in due categorie :
1 Donne per le