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5.2.3.2) – L’EMERGERE DEL COSTUME DELLA DOTE NEL BANGLADESH ODIERNO

Se finora ci siamo occupati di aspetti “sovrastrutturali”, o come direbbe Meillasoux, di aspetti della riproduzione sociale, c’è un aspetto del matrimonio in Bangladesh che si è evoluto strettamente con il modificarsi della struttura sociale, a causa del progressivo ingresso di questa struttura nel modo di produzione capitalistico, nella sua versione globalizzata. Abbiamo già visto come il matrimonio islamico preveda l’istituto del mohr, la dote maritale o contrattuale. In Bangladesh, sia in ambiente Musulmano che Cristiano, fino alla metà degli anni ’80, le donne si sposavano usufruendo anche del pagamento del pon ai parenti della sposa, non con il pagamento della dote (dabi o jotuk) ai parenti dello sposo. In bengali, pon significa il prezzo del matrimonio, che può essere pagato sia allo sposo che alla sposa.

Abbiamo così :

a) – il Kamyapon : il prezzo per la sposa; b) – il Barpoon : il prezzo per lo sposo.

Con il termine pon, le donne intendevano usualmente il Kamyapon, il prezzo per la sposa, che veniva usato per le spese del matrimonio, nella casa dello sposo. In questo modo, la famiglia della sposa riusciva a spendere relativamente poco per il matrimonio. Questo evidenziava il ruolo ancora relativamente elevato della condizione femminile in quel

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periodo, rispetto alla situazione presente. Come si è passati invece al sistema del dabi, della dote, in cui la famiglia della sposa paga quella del promesso sposo ? La Rozario indica tre motivazioni principali :

1) – lo squilibrio demografico;

2) – la trasformazione socio-economica; 3) – la giustificazione ideologica.

1) – Lo squilibrio demografico : surplus di donne e scarsità di uomini.

Secondo gli abitanti dei villaggi bangladesi, la causa del passaggio dal sistema del pon al sistema del dabi è quella della scarsità di uomini e del surplus di donne. Varie ricercatrici in Bangladesh ed in India, hanno avuto risposte simili, ma ciò è in palese contraddizione con i dati demografici, che ci mostrano come il tasso di genere (sex ratio) per tutti i gruppi di età in Bangladesh evidenzi molti più maschi che femmine :

Dati 2002

Fascia d’età Sex ratio

Alla nascita 1.06 M/F

< 15 anni 1.05 M/F

15 – 64 anni 1.05 M/F

65 e più 1.18 M/F

Popolazione totale 1.05 M/F

Ciò significa ad esempio, che per la fascia d’età dai 15 ai 64 anni, per ogni donna, ci sono 1.05 maschi. E’ interessante notare come nella fascia d’età dai 65 anni in avanti, il numero di maschi rispetto all’unità femminile sia di 1.18, dato opposto a quanto avviene nelle società occidentali, dove sono le donne ad avere una proporzione maggiore di quella dei maschi. Perché allora viene percepita una situazione completamente opposta ? Dobbiamo distinguere due categorie diverse di donne :

a) – il numero assoluto di donne;

b) – il numero di donne disponibili sul mercato matrimoniale.

Come abbiamo già visto, l’età legale minima per contrarre il matrimonio è per le donne, a 18 anni, sebbene in pratica, queste si sposino ancora attorno ai 14 anni d’età o anche prima. Un uomo, per potersi sposare, deve avere almeno 20 anni ed essersi “sistemato” economicamente, raggiungendo l’autonomia economica o un reddito mensile, condizione difficile da raggiungersi prima dei 25 anni. A causa di questa sfasatura, il numero di donne disponibili sul mercato è sempre maggiore del numero di uomini disponibili.

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2) – La trasformazione socio-economica : la dote quale prodotto della modernità. Quando l’agricoltura in Bangladesh era la principale fonte di reddito per la maggioranza della popolazione, gli uomini erano legati alla terra ed il matrimonio era visto come un modo per ottenere della manodopera in sovrappiù, che poteva aiutare il nucleo familiare nel lavoro nei campi. Col passare del tempo, è sempre maggiore il numero di uomini che abbandona il lavoro agricolo. Questo lavoro è ancora importante, ma gli uomini istruiti preferiscono trasferirsi nelle città, per terminare l’educazione superiore e per cercare lavoro e così facendo, si adattano ad una cultura urbana. Ciò è reso necessario anche dal diminuire della superficie pro-capite della proprietà agricola, dall’aumento dei lavoratori agricoli senza terra e quindi in generale, dalla maggiore precarietà della condizione economica degli abitanti delle aree rurali e dalle nuove aspirazioni degli uomini di classe media e di classe media elevata. La causa strutturale di questa trasformazione è legata alla transizione del Bangladesh da rapporti di produzione agricoli precapitalistici (il famoso modo di produzione asiatico ?), alla sua incorporazione nell’economia capitalistica mondiale, transizione che avviene grazie al processo della globalizzazione, che in fondo non è altro che, usando la terminologia di Louis Althusser, che l’estendersi a livello planetario del processo di surdeterminazione del capitale (è l’estendersi anche a modelli ad esso estranei, del modo di produzione capitalistico, che non ne altera completamente la struttura, ma si limita ad inglobarla all’interno del conflitto tra capitale e lavoro). Ciò non significa che queste realtà precapitalistiche non vengano modificate, ma le modificazioni che avvengono, si sviluppano all’interno di ciò che in termini marxisti avremmo definito sovrastruttura. Questo concetto è altresì squalificato, poiché le moderne scienze sociali e gli avvenimenti storici degli ultimi decenni ci hanno mostrato come sia difficile far derivare completamente la “sovrastruttura” dalla “struttura” costituita dal modo di produzione. Ci troviamo piuttosto, di fronte a strutture contigue, parallele, ma autonome, “surdeterminate” da quella economica, dal modo di produzione. Secondo la Rozario, questo modello di migrazione urbana e l’associata penetrazione dei rapporti di produzione capitalistici nelle campagne, ha inciso sul sistema di valori, influenzando anche lo status delle donne. Nel frattempo, cambia anche il sistema di prestigio : si passa da un sistema basato sulla terra e sui valori aristocratici, ad un sistema basato sull’accumulazione del denaro. Se gli uomini hanno cominciato a trarre vantaggio da questi nuovi cambiamenti, ricevendo educazione, ricchezza ed un nuovo status più elevato, le donne hanno cominciato a pagare un prezzo per il successo degli uomini. Poiché fino a poco tempo fa l’educazione e l’impiego urbano erano in gran parte prerogativa degli uomini, i genitori degli sposi hanno cominciato a ritenere opportuno richiedere una dabi (richiesta di

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pagamento in denaro o in altri beni) ai genitori delle spose, quale rimborso per i loro investimenti. In molti casi, sono gli stessi genitori della sposa ad offrire volontariamente una dote (dabi) per un genero con una buona educazione ed un’occupazione urbana. Caldwell J., Roddy P. e Caldwell P. (1983), definiscono queste pratiche nel contesto indiano come giuoco di status di ipergamia (matrimonio con una persona di casta o classe sociale uguale o superiore) per spose. Ciò si applica anche al modo in cui la pratica della dote si è diffusa nel Bangladesh. Il passaggio dal “prezzo per la sposa” (pon) alla dote (dabi) è avvenuto inizialmente nei centri urbani, tra le famiglie ricche, per estendersi poi tra le classi rurali alte e medie. I Nouveau riches del Bangladesh, che spendono le loro ricchezze in attività produttive e come operatori del mercato nero, appaltatori, burocrati, ufficiali dell’esercito, politici e simili, hanno acquisito una notevole ricchezza in un periodo molto breve. Mancando loro lo status della classe degli aristocratici terrieri (gli Jotedar ed i Zamindar), hanno acquisito uno status ipergamico attraverso il matrimonio. Hanno speso enormi somme di denaro per i matrimoni dei loro figli e delle loro figlie e pagato doti sostanziose per il matrimonio delle figlie, sia per mettere in mostra la loro ricchezza, sia per assicurare alle loro figlie un marito con una buona educazione ed un buon impiego. A questo punto, le classi urbane medie e basso-medie, pur non potendo permettersi un tale livello di spesa, hanno iniziato ad emulare i nouveau riches. Una pratica simile di ipergamia si è sviluppata nei villaggi del distretto di Dhaka ed ha visto come attori gli emigranti di ritorno dai paesi del Medio Oriente. Questi, pagavano delle doti sostanziose per le loro figlie, mettendo in mostra la loro ricchezza con matrimoni elaborati per i loro figli e per le loro figlie. Tali dispiegamenti di ricchezza compiuti attraverso l’offerta della dote, hanno poi influenzato gradualmente altre famiglie di sposi a fare delle richieste di dabi per i loro figli istruiti, mettendo le famiglie delle spose sotto pressione, sia per soddisfare le dabi, che , in altri casi, per offrire volontariamente una dote, in modo che la famiglia del probabile sposo non venisse tentata da altre offerte di doti più sostanziose, provenienti da altre famiglie.

3) – La giustificazione ideologica : valorizzazione degli uomini versus la svalutazione delle donne.

Abbiamo già visto l’aspetto demografico relativo allo svilupparsi del fenomeno della dote : con l’aumentata urbanizzazione ed istruzione, gli uomini hanno iniziato ad essere disponibili per il matrimonio ad un’età più tarda, non prima dei 25-30 anni. Pur definendo il loro proprio status identificandosi con i moderni valori di autonomia economica prima del matrimonio, gli uomini definiscono ancora lo status della donna in termini tradizionali, dando ancora valore alla purezza sessuale femminile e di conseguenza, tendono a non

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sposare donne della loro età, che considerano sessualmente sospette. Preferiscono allora, sposare donne con un’età compresa tra i 15 ed i 19 anni. Per ogni uomo che sposa una donna molto giovane, troviamo una corrispondente donna non sposata della sua età. Poiché il numero delle donne non sposate comincia ad aumentare, i genitori temono che le loro figlie non si sposino più e sono quindi pronti a pagare delle doti. Attraverso la dote invece, gli uomini cercano un compenso per il rischio che si prendono nello sposare donne la cui purezza sta diventando sempre più difficile da controllare. In questo modo, secondo Caldwell (1983), “la dote fornisce un potente meccanismo, nel subcontinente indiano, a differenza che nel resto del Terzo Mondo, per mitigare l’impatto della pressione matrimoniale, cioè lo sbilanciamento tra uomini sposabili e donne”. La base ideologica della dote, rinvia ai concetti di purezza e di onore. Controllare la purezza delle donne adulte è così difficile che anche quando ci sono i mezzi per poterle mantenere, i genitori sono ansiosi di farle sposare. Il contributo economico che possono apportare alla famiglia le donne adulte non sposate non è considerato un’alternativa desiderabile al loro matrimonio. La grandezza della dote, nel Sud dell’India, aumenta dal menarca in avanti e le famiglie delle donne più vecchie pagano doti più alte.

Inoltre, anche nelle caste più basse, le ragazze giovani vengono ritirate dal lavoro esterno per paura di danneggiare le loro prospettive matrimoniali. Ciò accade anche nelle aree rurali del Nord Ovest del Bangladesh. La giustificazione ideologica per la dote, si basa sulla preoccupazione per la verginità, per la purezza della donna. Oltre alla purezza, altre qualità giocano un ruolo importante nel determinare la desiderabilità delle donne in quanto mogli : la carnagione chiara, la ricchezza, l’istruzione. Il concetto di purezza è comunque quello cardine attorno al quale ruotano tutti gli altri ed è quello utile a distinguere tra donne buone e quindi sposabili e donne cattive e non sposabili. Questa distinzione, serve poi ad inflazionare l’importo della dote quando le famiglie competono l’una contro l’altra per assicurarsi degli sposi sicuramente buoni per le loro figlie. Infine, dobbiamo ricordare che nel 1980, la dote è stata resa illegale nel Bangladesh, con il Dowry Act, ma la pratica è rimasta ed i suoi importi continuano ad aumentare.