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6.1.2) – ANALISI DEI RISULTATI DELL’INDAGINE

2 Azione attiva – presa di

decisione non contestata (7 casi)

- per alcune donne, la motivazione che le ha spinte ad entrare in fabbrica è stata causata dal verificarsi di eventi negativi nella loro vita (perdita del marito a causa di morte, divorzio o abbandono e l’assenza di un uomo adulto che si assumesse il ruolo di capofamiglia);

- l’assenza di opposizione alla scelta è riconducibile al fatto che queste donne non avessero altre scelte possibili;

- indifferentemente dalla classe sociale di appartenenza, per queste donne l’entrata nel mondo dell’industria tessile è stata vista come un restringersi, più che come un espandersi delle loro possibilità di scelta;

- c’è spesso un rimpianto per un tipo di lavoro migliore.

2 Azione attiva – presa di decisione non

contestata (18 casi)

- anche queste donne avevano perso il supporto maschile, ma descrivono la loro scelta come attiva;

- la gran parte proveniva da classi povere e molte di esse avevano già lavorato in precedenza in altri settori lavorativi;

- per questo gruppo, il lavoro tessile è un miglioramento della loro condizione sociale ed un’espansione delle loro possibilità lavorative;

170 3 Azione attiva – presa di decisione consensuale (14 casi)

- queste donne hanno compiuto una scelta attiva e l’assenza di opposizione riflette il consenso trovato nella famiglia, a causa dell’aiuto che i loro salari avrebbero portato al bilancio familiare; - questo perché è per loro difficile individuare dei protettori all’interno della famiglia :

genitori anziani non più in grado di mantenere le figlie; - fratelli giovani che studiano ancora;

- parenti inizialmente contrari ma diventati favorevoli una volta conosciuta la realtà della fabbrica;

- parenti che non possono sostenere i nuclei familiari delle ragazze;

- per alcune coppie, c’è stata un’attenta valutazione del beneficio portato da un secondo reddito (consenso comune sulla massimizzazione del benessere = joint welfare maximising consensus);

- queste donne spiegano le loro decisioni nei termini di una risposta ai bisogni familiari, bisogni che possono andare dagli standard vitali di base, fino all’educazione dei figli;

- ci sono anche esempi di donne che hanno scelto questo tipo di lavoro partendo da una posizione economica più privilegiata e per ragioni più personali, ad esempio perché avrebbero guadagnato di più. 4 Azione attiva – presa di decisione negoziale (10 casi)

- queste donne hanno trovato opposizione da parte dei familiari e hanno dovuto negoziare;

- sono donne provenienti da famiglie i cui bisogni di base erano soddisfatti;

- in questi casi, la difesa della reputazione familiare, nella gestione delle differenze di genere, ha un peso maggiore;

- le forme di resistenza incontrate variano in base allo stato civile delle donne :

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Giovani donne nubili Donne sposate - la resistenza viene da parte

dei genitori e dei parenti; - devono convincere i loro protettori che il lavoro in fabbrica non compromette la loro posizione e le loro aspettative matrimoniali.

- le obiezioni provengono principalmente dai mariti;

- per controbattere, le donne affermano che i loro guadagni aumentano il benessere dei figli; - un’altra motivazione è quella di poter mandare dei soldi alla famiglia di origine, rimasta al villaggio;

un’altra opportunità per lavorare è quella di poter stare fuori casa.

5 Azione attiva – presa di decisione conflittuale

(9 casi)

- sono donne che hanno trovato opposizione, ma che hanno comunque deciso di intraprendere una carriera lavorativa;

- questi conflitti si sono svolti sempre in ambito matrimoniale; - in alcuni casi, il marito ha avuto partita vinta e le donne in seguito, hanno abbandonato il lavoro;

- nella gran parte dei casi comunque, hanno vinto le donne, che hanno saputo resistere al rifiuto maschile;

- nei casi in cui il matrimonio era conflittuale, la decisione delle donne di lavorare è stata spesso associata ad un cambiamento radicale della relazione (divorzio o separazione).

Dobbiamo comunque tener conto del fatto che su 58 casi, ben 39 (i 2/3), hanno visto un’azione riluttante o attiva, senza opposizione da parte degli altri membri della famiglia. Solo 19 casi (1/3), hanno visto un’azione attiva con opposizione da parte degli altri membri della famiglia. Per molti versi, le decisioni delle donne di lavorare per motivi economici, sembrano essere conformi alla teoria economica neoclassica della scelta. Anche le regole sociali, le norme ed i valori, giocano però un ruolo nei processi decisionali che hanno portato a queste scelte. Gli economisti utilizzano il concetto di preferenza per indicare “ciò che la gente vuole e quanto ne vuole, la dimensione del desiderio”. La preferenza è alla base del carattere intenzionale del comportamento umano. Gli economisti però non si preoccupano di ciò che determina queste preferenze, che considerano interne ai loro modelli. Essi concentrano la loro attenzione su quegli aspetti del comportamento umano

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che possono essere spiegati dalle variazioni dei prezzi e dei redditi. Le testimonianze delle donne invece suggeriscono che le loro preferenze giocano un ruolo ben più importante nelle loro prese di decisione, di quanto gli economisti sarebbero disposti ad ammettere. Le decisioni sulla distribuzione del tempo di lavoro dei diversi membri della famiglia, non si basano solo sulla comparazione delle rispettive produttività marginali (la produttività dell’ennesimo incremento di investimento in un’azione che ha risultati economici). Queste decisioni, sono influenzate anche dalle ideologie prevalenti sui ruoli di genere, che attribuiscono agli uomini il lavoro salariato ed alle donne lo stare a casa, a seguire la famiglia ed i bambini. Queste ideologie sono incorporate dagli individui come meta-preferenze e tradotte poi in particolari distribuzioni di lavoro femminile, dove il genere gioca un ruolo maggiore della produttività nel determinare delle decisioni su chi debba fare qualcosa. Queste aspettative sociali, non diventano automaticamente un modello individuale di preferenze, ma vengono mediate dalle storie e dalle esperienze individuali : 1) - le variazioni di preferenze possono essere ridotte a differenze soggettive nella interpretazione che le donne fanno delle ideologie di genere. Alcune donne, hanno interpretazioni più creative, altre sono più rigide;

2) - le variazioni di preferenze riflettono differenze legate alla classe sociale di appartenenza. Donne che hanno sempre lavorato vedono il lavoro in fabbrica come un fattore di avanzamento personale;

3) - per le donne che invece sono cresciute considerando un dato di fatto l’essere sostenute da un uomo, la prospettiva di lavorare in fabbrica implica un quadro doloroso di “dissonanza cognitiva”.

Oltre alle preferenze delle singole donne interessate, dobbiamo prendere in considerazione anche il ruolo svolto dai modelli di preferenze degli altri membri della famiglia nelle decisioni relative alla distribuzione del lavoro femminile. L’assenza di opposizione da parte degli altri membri della famiglia tende ad essere correlata o a condizioni sociali di povertà o a situazioni in cui si mostra indifferenza per il destino delle donne, in ambienti sociali più ricchi :

Donne povere - la povertà non permette alternative;

Donne benestanti - situazioni di perdita del protettore ed indifferenza da parte di chi dovrebbe prenderne il posto;

L’assenza di opposizione, ci porta a considerare anche le strategie di cooperazione familiare, che possono basarsi :

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a) - sia su definizioni condivise di ciò che costituisce un necessario standard di vita; b) - o su priorità condivise sul futuro dei figli;

c) - o su sforzi congiunti per affrontare le avversità familiari.

La cooperazione familiare e le scelte ad essa collegate vengono analizzate dagli economisti classici con due strumenti teorici :

1 Modelli di