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Gli avicoli e le uova

Nel documento Rapporto 2007 (.pdf 3.0mb) (pagine 141-146)

Indubbiamente il 2006 può essere ricordato, per il settore avicolo, come l’inizio della ripresa dopo il disastro dell’aviaria, mentre il 2007 costituisce il consolidamento di questo recupero ed appare come un ritorno a condizioni di mercato normali, anche se il comparto mostra ancora tutta la sua fragilità, poi-ché periodicamente aumenti produttivi più marcati del normale si traducono in flessioni dei listini. Buono anche l’andamento di mercato delle uova e, di

con-seguenza, delle galline.

5.3.1. La situazione del mercato

Se per i polli il 2006 aveva rappresentato l’uscita dal tunnel, ma era stato ancora caratterizzato da fluttuazioni ampie e momenti di notevole incertezza del mercato, con il 2007 si può certamente parlare di un anno di ragionevole tranquillità e di consolidamento della ripresa. La produzione regionale in quantità, per l’aggregato pollame e conigli, ha finalmente ripresentato un se-gno positivo dopo le battute d’arresto dei due anni precedenti, riportandosi con 254 mila tonnellate di peso vivo al livello di inizio di questa decade (tabella 5.5). Anche le uova, che avevano vissuto di riflesso la crisi del pollame, hanno messo a segno un incremento quantitativo consistente. I prezzi sono risultati mediamente in crescita per quasi tutte le categorie, con la sola eccezione dei conigli – che pur essendo compresi nel raggruppamento “avicunicolo”, in real-tà hanno sul mercato un ruolo complementare a quello degli avicoli e quindi facilmente mostrano evoluzioni di prezzo opposte a questi ultimi.

Nel 2006 il listino dei polli bianchi pesanti aveva segnato un forte recupero da aprile ad agosto ma poi, sull’onda dell’entusiasmo, i produttori avevano spinto eccessivamente sull’acceleratore, tanto che in settembre e ottobre si dis-sipava oltre la metà del guadagno di prezzo dei mesi precedenti, salvo poi rad-drizzare la situazione a fine anno (figura 5.4). Il livello di inizio 2007, pari a 1,26 € per kg, costituiva la quotazione più interessante dal settembre 2003; in un mercato nervoso come quello avicolo, il timore sollevato da notizie su al-cuni focolai di aviaria in Gran Bretagna provocava un ripiegamento, fortuna-tamente limitato, dei prezzi, che faceva scendere il listino ad 1,03 € per kg a marzo. Da questo punto in poi si avviava però una fase di crescita abbastanza regolare, passando per il prezzo di 1,18 € a giugno, 1,22 € ad agosto, 1,17 € a ottobre e 1,32 € a dicembre. A questo punto il progresso nell’arco di dodici mesi ammontava al 9% ma, date le vicissitudini intervenute nel corso del 2006, in effetti il guadagno in termini di prezzo medio arrivava vicino al 25%.

Il bilancio dell’annata, certamente positivo per gli allevatori di polli, appare ancor più favorevole per gli allevatori di tacchini. In questo caso, infatti, il confronto tra il livello medio dei listini nel 2006 e nel 2007 si è risolto a favore di quest’ultimo per un +38%, attribuibile largamente alla progressione decisa dei prezzi nel corso di tutto l’anno passato. A gennaio i tacchini pesanti maschi quotavano 1,26 € per kg, ossia esattamente lo stesso prezzo dei polli bianchi pesanti, ma a dicembre lo scarto tra i due listini vedeva una superiorità del prezzo dei tacchini del 15%. Pur scontando come gli altri prodotti del compar-to una flessione tra gennaio e marzo, i tacchini iniziavano infatti da qui in poi

Tabella 5.5 – Le produzioni e i prezzi nel comparto avicolo dell’Emilia-Romagna, 2001-2007 Prezzi mensili 2007 20012004 2005 2006 2007 Var. % 07/06 Var. % 06/05 Var. % 05/04 Var. % 07/01 Var.% media 1997-2007 Minimi Massimi QUANTITA’ VENDIBILE (peso vivo .000 t) Pollame e conigli 254,0245,0233,5220,0254,0 15,5 -5,8 -4,70,0 0,6 Uova (mio pezzi) 2.4152.432,52.360,02.385,02.540,0 6,5 1,1 -3,0 5,2 1,0 PREZZI DEI PRODOTTI AVICOLI €/kg Polli bianchi allevati a terra, pesati0,920,940,850,941,18 24,8 11,3 -9,8 28,0 2,6 1,03 (mar.)1,32 (dic.) Galline allevate in batteria, medie 0,300,160,240,190,39 109,7 -23,2 50,7 29,3 2,0 0,08 (mag.)0,85 (nov.) Conigli fino a kg 2,5 1,821,711,561,731,43 -17,3 11,2 -8,9-21,5 -0,61,09 (mag.)1,78 (ott.) Tacchini pesanti, maschi 1,141,051,020,991,36 38,0 -3,7 -2,819,3 2,9 1,18 (mar.)1,52 (nov.-dic.) Uova fresche, gr.53-63 cat. M 0,770,750,750,871,05 20,9 15,8 0,1 36,4 2,3 0,80 (mag.)1,31 (dic.) Fonte: Assessorato all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna e C.C.I.A.A. di Forlì.

una fase positiva estremamente regolare, che proseguiva sin quasi alla fine dell’anno: dopo la “rottura” di aprile, quando il listino era in crescita del 6%

rispetto al mese precedente, l’incremento mensile si manteneva attorno al 3%

ininterrottamente sino a ottobre, quando si avviava una stabilizzazione in no-vembre e dicembre. Il prezzo di dicembre, pari a 1,52 € per kg, costituiva il li-vello massimo assoluto dopo il luglio 2000 e traduceva un progresso del 25%

rispetto a dicembre 2006 e addirittura dell’81% rispetto a dicembre 2005.

Si è già osservato che la crisi del pollame tra il 2005 ed il 2006 ha in qual-che misura fatto la fortuna dei cunicoltori, anqual-che se la crescita dei prezzi di questi capi è in certa misura mascherata dalla fortissima stagionalità. Tra la media del 2005 e quella del 2006, infatti, i conigli guadagnavano l’11% in termini di prezzo; è quindi comprensibile che il 2007 abbia visto un ripiega-mento. Data la componente stagionale che ha comportato uno scarto superiore al 60% tra il livello massimo e minimo nell’anno, più che le variazioni da un mese all’altro è in questo caso interessante osservare come è evoluto lo scarto su dodici mesi. A gennaio il listino quotava il 27% in meno rispetto al 2006, tale scarto inizialmente si riduceva ma poi tornava a crescere sino al 37% a maggio. Da qui aveva inizio un graduale riallineamento del listino rispetto a dodici mesi prima, fino ad arrivare a uno scarto negativo del 2-3% a luglio ed agosto e a un progresso del 6% a settembre, per tornare poi nel campo

nega-Figura 5.4 - Prezzi medi mensili all’ingrosso di alcuni avicoli: gennaio 2000-dicembre 2007

0,50 0,70 0,90 1,10 1,30 1,50 1,70 1,90 2,10 2,30 2,50

gen-00 gen-01 gen-02 gen-03 gen-04 gen-05 gen-06 gen-07

Euro/kg

Polli biachi pesanti Tacchini pesanti maschi Conigli leggeri fino 2,5 kg

Fonte: Nostre elaborazioni su dati della C.C.I.A.A. di Forlì.

tivo a fine anno. Nel complesso nei dodici mesi si è avuto un calo di prezzo del 13%.

Come normalmente accade nei momenti di svolta, la quotazione delle gal-line riassume più di ogni altra gli sbalzi del mercato avicolo. Dopo essere sce-se a livelli irrisori nel 2006, toccando un minimo di appena 6 centesimi per kg tra la primavera e l’estate, le ovaiole a fine carriera hanno infatti guadagnato sensibilmente nel 2007, soprattutto a seguito del positivo andamento nella se-conda parte dell’anno (figura 5.5). Infatti nell’anno il minimo veniva toccato a maggio, con 7,5 centesimi, ma da lì iniziava direttamente la fase di ripresa che passava per listini di 15 centesimi a luglio, 41 centesimi a settembre e 85 cen-tesimi a novembre, stabilizzandosi poi a dicembre. D’altra parte è noto che il listino delle galline è strettamente legato a quello delle uova, poiché quando questo prodotto tira, vi è la tendenza a ritardare l’eliminazione delle ovaiole.

Infatti pur rispettando il consueto schema stagionale, con minimo a maggio e massimo a dicembre, il mercato delle uova è rimasto tonico per tutto l’anno. Il progresso complessivo è del 21% sul prezzo medio del 2006, e lo scarto men-sile rispetto all’anno precedente non è mai sceso sotto il 14% (minimo ad apri-le) oscillando tra il 17% ed il 25% in tutto il periodo tra maggio e dicembre.

Figura 5.5 - Prezzi medi mensili all’ingrosso di galline e uova: gennaio 2000-dicembre 2007

0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40

gen-00 gen-01 gen-02 gen-03 gen-04 gen-05 gen-06 gen-07

Euro/kg

Uova naturali 53-63 gr.

Galline allevate in batteria

Fonte: Nostre elaborazioni su dati della C.C.I.A.A. di Forlì.

5.3.2. Strascichi delle vicissitudini sanitarie

In un mercato sensibile come quello dei polli, non è il caso di deporre l’allerta sugli aspetti sanitari e, soprattutto sulle reazioni inconsulte che questi possono avere nel comportamento dei consumatori. Si è visto che in febbraio le notizie di focolai di aviaria in Gran Bretagna, senza alcuna relazione con il nostro mercato, hanno portato a una caduta dei prezzi. Diversi paesi, tra cui Russia e Giappone, hanno chiuso le frontiere ai polli inglesi; ad agosto la Russia ha chiuso le sue frontiere anche ai polli italiani, in seguito all’emergere di due focolai del virus H5N2, un virus a bassa patogenicità e che non presenta pericolo alcuno per l’uomo, del tutto diverso dal tristemente noto e quasi omo-nimo ceppo H5N1. In realtà la sensibilità delle autorità russe sul tema è stata sollecitata, oltre che dai casi britannici, anche dall’emergere di sette focolai del virus H5N1 nel distretto di Mosca all’inizio dell’anno.

In questo quadro il governo italiano ha deciso di sostenere un braccio di ferro con la Commissione che, in luglio, è intervenuta con un “parere motiva-to” (secondo stadio della procedura d’infrazione) contro l’obbligo di indica-zione del paese d’origine per pollame e derivati, fissato nella nostra normativa dal 2005. Secondo la Commissione le norme italiane non sono compatibili con le norme Ue e possono creare ingiustificate discriminazioni. E’ vero che il re-golamento CEE 1906/90 ammette che uno stato membro richieda l’indicazione in etichetta del paese d’origine dei prodotti, ma solo nel caso in cui la carente informazione potrebbe indurre in inganno i consumatori, mentre secondo il parere dell’esecutivo di Bruxelles nel caso del pollame esistono ri-gide regole veterinarie che ne garantiscono la sicurezza. Al contrario la posi-zione italiana, sostenuta dal Ministro dell’Agricoltura e spalleggiata dalle or-ganizzazioni agricole, è che proprio l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine dei polli ha consentito il recupero della fiducia dei consumatori che era stata gravemente compromessa dall’aviaria. Certo, un punto debole della posizione della Commissione sta nel fatto che la stessa normativa comu-nitaria prevede l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine dei prodotti per carne bovina, uova, pesce, ortofrutta fresca e miele.

Nel documento Rapporto 2007 (.pdf 3.0mb) (pagine 141-146)