Il comparto lattiero-caseario emiliano-romagnolo è dominato dalla produ-zione di Parmigiano Reggiano e, per la sua parte piacentina, di Grana Padano, il che lo rende relativamente poco reattivo rispetto all’evoluzione globale del mercato. Mentre i corsi internazionali dei derivato del latte hanno iniziato a
crescere dalla fine del 2006, i listini dei due formaggi si sono mossi solo nel corso dell’estate, mettendo a segno peraltro aumenti di prezzo estremamente significativi nell’arco di pochi mesi.
5.4.1. La situazione del mercato
Nel complesso la quantità vendibile di latte prodotto in Emilia Romagna nel 2007 è rimasta sostanzialmente costante, mostrando un regresso dello 0,1% contro il calo ben più consistente che si era osservato l’anno precedente (tabella 5.6). Dietro questa sostanziale stabilità, vi è tuttavia un cambiamento rilevante nell’utilizzazione del latte, dato che lo sbocco principale costituito dal Parmigiano Reggiano ha perso lo 0,3%, mentre le altre destinazioni hanno assorbito l’1% in più. L’osservazione dei prodotti ottenuti rivela che, nell’ambito delle altre destinazioni, il progresso è interamente attribuibile al Grana Padano prodotto nella provincia piacentina, mentre il latte alimentare e i formaggi freschi hanno chiuso l’anno con una riduzione quantitativa.
Ovviamente l’evoluzione della quantità di latte prodotta e utilizzata per le principali trasformazioni è attribuibile a due cause principali: da un lato l’evoluzione del mercato dei prodotti di queste trasformazioni, dall’altra la struttura produttiva e il suo principale strumento di regolazione, costituito dal-le quote di produzione.
Per effetto della mobilità di quote tra regioni, l’ammontare disponibile per i produttori emiliano-romagnoli all’inizio della campagna 2007/08 era inferiore dell’1,5% circa rispetto a quattro campagne prima; nella sola campagna 2006/07 sono uscite dal serbatoio regionale circa 12 mila tonnellate di diritti a produrre, pari allo 0,8% (tabella 5.7). Oltre alle quantità spostate verso altre regioni, le quote “consegne” disponibili nella regione si sono ridotte anche per un contenuto passaggio verso le vendite dirette, le cui quote sono cresciute di quasi il 20% tra le campagne 2003/04 e 2006/07.
Naturalmente, la migrazione di quote al di fuori dei confini regionali è solo uno degli effetti di un più ampio processo, quello della concentrazione in atto.
All’inizio dell’ultima campagna produttiva risultavano titolari di quote poco meno di 4.600 aziende, il 7,3% in meno rispetto all’anno precedente. Ovvia-mente la quota media delle stalle è notevolOvvia-mente aumentata, passando con l’ultima campagna da 351 a 376 tonnellate (+7,1%) e aumentando addirittura di 101 tonnellate in quattro anni.
Negli ultimi anni il rapporto tra consegne effettive e quote consegne disponi-bili ha regolarmente ecceduto l’unità, come peraltro è avvenuto per il totale na-zionale; il disavanzo è regolarmente cresciuto dal 3,6% della campagna 2003/04 al 5,6% nel 2006/07, poiché malgrado le consegne siano tendenzialmente
Tabella 5.6 – Le produzioni e i prezzi nel comparto bovino da latte dell’Emilia-Romagna, 2001-2007 Prezzi mensili 2007 2001 2004 2005 2006 2007 Var. % 07/06 Var. % 06/05 Var. % 05/04 Var. % 07/01
Var.% media 1997-2007 Minimi Massimi QUANTITA’ VENDIBILE (.000 t) Produzione di latte vaccino 1.787,01.831,01.864,01.832,61.831,6-0,1-1,7 1,8 2,5 0,3 Destinazione: - Parmigiano Reggiano 1.398,81.510,31.532,11.516,91.512,8 -0,3-1,0 1,4 8,1 0,9 - Altro 388,2320,7331,9315,7318,8 1,0 -4,93,5 -17,9 -2,1 PRODUZIONE DEI PRINCIPALI FORMAGGI (.000 t) Parmigiano Reggiano 96,7104,4105,9104,9104,6 -0,3-1,0 1,4 8,1 0,9 Grana Padano 16,217,518,318,319,2 4,7 0,5 4,6 18,3 3,6 PREZZI DEI PRINCIPALI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI €/kg Parmigiano Reggiano 9,059,788,547,688,52 10,9 -10,0 -12,7 -5,8-2,17,91 (gen.)9,30 (dic) Grana Padano 6,396,005,705,776,24 8,11,2 -5,0 -2,3-1,05,76 (gen.)6,98 (nov.) Burro 2,121,601,361,151,71 48,8 -15,5 -15,3 -19,3 -5,11,10 (feb.-mar.)2,45 (set.-ott.) Fonte: Assessorato all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna e delle C.C.I.A.A. di Reggio Emilia e di Cremona.
Tabella 5.7 – Le consegne e le quote latte in Emilia Romagna dalla campagna 2003/04 alla campagna 2007/08 2003/04 ER/Ita 2004/05 ER/Ita 2005/06 ER/Ita 2006/07 ER/Ita2007/08 ER/Ita var.% 07/08 su 06/07 var.% 06/07 su 05/06 var.% 06/07 su 04/05
var.% 06/07 su 03/04 Quote: quantitativi individuali di riferimento (di inizio periodo) aziende 6.37310,5 5.76610,3 5.26410,3 4.95010,3 4.58810,1 -7,31-5,97-14,15-22,33 consegne1.683.68416,5 1.682.21216,4 1.678.20316,4 1.658.49916,2 1.645.26616,1 -0,80-1,17-1,41-1,50 vendite dirette67.89830,8 75.31333,0 78.84034,3 80.83434,8 81.70334,0 1,082,537,3319,05 quota/azienda275- 305- 334- 351- 376- 7,125,2715,2827,85 Quote: quantitativi individuali disponibili (di fine periodo) aziende 6.21610,3 5.64110,1 5.16410,1 4.81310,0 nd- --6,80-14,68-22,57 consegne1.670.68116,3 1.674.35216,4 1.656.73516,2 1.634.47216,0 nd- --1,34-2,38-2,17 vendite dirette84.33134,3 88.90935,0 92.45535,3 97.67935,4 nd- -5,659,8615,83 quota/azienda282- 313- 339- 360- nd- -6,2515,1427,47 Consegne dichiarate (*) 1.750.42516,3 1.734.09716,3 1.743.18416,0 1.726.24515,9 1.425.74315,9 -0,41-0,97-0,45-1,38 Consegne/ quote (%) 104,8 103,6 105,2 105,6 - (*) Per la campagna 2007/08 il dato è riferito ai primi dieci mesi e la variazione è calcolata rispetto al corrispondente periodo dell’anno prece- dente. Fonte: Elaborazioni su dati Sian.
diminuite, la riduzione è stata più contenuta rispetto alla perdita regionale di quote disponibili. Al momento della redazione di questo rapporto non sono ancora disponibili i dati complessivi delle consegne per la campagna 2007/08, ma il dato dei primi dieci mesi indica una riduzione di consegne dello 0,4%, ancora una volta inferiore rispetto alla riduzione del monte diritti, che all’inizio della campagna risultava diminuito dello 0,8%.
Venendo ad analizzare la situazione del mercato, emerge subito come il comparto abbia registrato nel 2007 forti crescite di prezzo, che hanno parzial-mente compensato la stagnazione perdurante ormai da vari anni. I listini del Parmigiano Reggiano hanno guadagnato in media annuale l’11% circa, ma il progresso diventa assai più consistente se si considera solo la seconda parte dell’anno, quella in cui si è realmente localizzato il recupero dei corsi. Infatti nel secondo semestre 2007 la media del listino è stata superiore del 17% ri-spetto allo stesso periodo del 2006. Invero, il 2007 era iniziato sotto il segno del recupero di prezzo, poiché ad un aumento dello 0,7% in dicembre 2006 aveva fatto seguito un +2,3% in gennaio e un +2,7% in febbraio (figura 5.6).
Tuttavia successivamente pareva che i segni di ripresa del mercato fossero ef-fimeri e lo slancio si fosse già esaurito: il listino risultava bloccato fino a mag-gio e in giugno si segnava appena un +0,3%. A questo punto, si innestava sul mercato del più nobile formaggio emiliano il riflesso della generale tendenza al rialzo del mercato lattiero-caseario europeo: nel giro di quattro mesi, tra giugno e ottobre, la quotazione guadagnava il 13,5%; la crescita rallentava poi negli ultimi due mesi, preludendo alla flessione che avrebbe caratterizzato l’inizio del 2008. A ottobre, in questo modo, il progresso su dodici mesi toc-cava il punto massimo con il +21,6%, ripiegando poi al +20,3% in dicembre.
Al confronto con il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano mostra un diffe-renziale tra prezzo medio nel 2006 e nel 2007 più contenuto, pari a circa l’8%, non tanto perché la dinamica nel 2007 sia stata limitata, quanto perché la crisi del 2006 era stata meno profonda. Sia nelle fasi di riduzione dei listini che in quelle di recupero, infatti, la struttura più concentrata del settore di produzione del Grana Padano rispetto al Parmigiano Reggiano, oltre al fatto di provenire da una zona di produzione del latte a destinazione multiprodotto, fanno sì che le oscillazioni di prezzo siano in genere più contenute per il primo rispetto al secondo. Peraltro proprio il periodo di rapida crescita dei listini nel 2007 ha rappresentato un’eccezione: tra giugno ed ottobre, infatti, l’aumento è stato di poco inferiore al 19%; nel complesso a dicembre si osservava così un progres-so su dodici mesi del 21,6%.
Mentre i formaggi grana, pur sotto l’influenza del contesto di mercato ge-nerale, risentono in modo molto evidente del loro specifico bilancio tra do-manda e offerta, e in ogni caso la lunghezza dei loro cicli produttivi fa sì che
l’influenza dei fattori esterni sia diluita nel tempo, al contrario il burro ha quo-tazioni che sono direttamente e rapidamente influenzate dagli equilibri che si affermano sul mercato globale di questa commodity. E’ noto che ormai da molti anni i listini del burro mostravano un progressivo, inesorabile deteriora-mento; in questo caso il 2007 ha visto una crescita delle quotazioni già a parti-re dal mese di maggio, e nel giro dei successivi quattro mesi, fino a settembparti-re, il prezzo risultava più che raddoppiato, riportandosi al livello dell’inizio del 1999. Successivamente la crescita si arrestava e con novembre iniziava un movimento altrettanto repentino nella direzione opposta: a dicembre si era già perso, rispetto a ottobre, il 23%, e nel gennaio successivo si sarebbe verificato un autentico crollo. Nonostante tutto, però, il pezzo di dicembre superava an-cora del 64% quello di un anno prima, e anche nei mesi successivi si sarebbe mantenuto un differenziale annuo del 12-13%.
5.4.2. Parmigiano e Grana, diffidare dalle imitazioni
La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolta la Commissione Europea, op-posta al governo tedesco, circa il rispetto in Germania della denominazione del
Figura 5.6 - Prezzi medi mensili all’ingrosso dei principali prodotti lattiero-caseari: gennaio 2000-dicembre 2007
gen-00 gen-01 gen-02 gen-03 gen-04 gen-05 gen-06 gen-07
Grana Padano-Parmigiano Reggiano (Euro/kg)
Fonte: Nostre elaborazioni su dati delle C.C.I.A.A. di Reggio Emilia e Cremona.
Parmigiano Reggiano, si è chiusa a giugno 2007 con una mezza vittoria. La Corte di Giustizia ha infatti riconosciuto, da un lato, che il termine Parmigiano e le sua varianti – ad iniziare dal noto Parmesan – sono riservate al formaggio prodotto nel distretto emiliano (con un’appendice mantovana) seguendo il di-sciplinare, contraddicendo la tesi sostenuta dai governi di Germania, Austria e Danimarca che ormai “Parmesan”, ma anche “Parmigiano” e “Reggiano”, sa-rebbero denominazioni generiche, al pari di Brie e Feta. D’altro lato, però, la Corte non ha accettato quello che era un cardine della causa intentata dalla Commissione, ossia che il governo tedesco fosse obbligato ad intervenire d’ufficio nel caso di violazione del regolamento 2081/92, sentenziando invece che tale obbligo scatta solo a seguito di una specifica denuncia e quindi ridi-mensionando alquanto la portata pratica della protezione comunitaria.
La difesa della non-genericità della denominazione non riguarda però solo il Parmigiano Reggano, ma anche e forse più il Grana Padano, L’ultimo atto è costituito da un’altra sentenza della Corte di Giustizia, successiva di meno di tre mesi a quella sul Parmesan tedesco, con cui è stata ribadita la nullità della registrazione del “Grana Braghi”, marchio che l’Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno aveva accettato di registrare nel 1999. L’Uami, agenzia comunitaria con sede ad Alicante, in Spagna, aveva infatti decretato che “gra-na” è un termine generico, il cui utilizzo non sarebbe in contrasto con la tutela della Dop Grana Padano, tesi peraltro confutata dalla Corte.
Intanto, per rafforzare la difesa dalle imitazioni, il nostro Paese ha proposto 14 prodotti (sui 41 europei) al Doha round del Wto per l’ottenimento della fu-tura “Indicazione Geografica Internazionale”. Otto di questi sembrano in buo-na posizione per conseguire il riconoscimento interbuo-naziobuo-nale, tra cui i formag-gi Parmiformag-giano Regformag-giano, Grana Padano, Pecorino Romano, Gorgonzola e Mozzarella di Bufala.