2.2. Lo scenario nazionale
2.2.3. Le quote latte
L’intesa fra Stato e Regioni, definita nel dicembre 2006 e successivamente modificata nel luglio 2007, ha introdotto un’ulteriore procedura per il recupero del prelievo supplementare non versato mediante la compensazione con i con-tributi comunitari, escludendo dal pagamento dei premi i produttori non in re-gola con i versamenti. Questo sistema, oltre a produrre effetti più immediati, si pone l’importante obiettivo di dare un segnale di certezza ai produttori che operano nel rispetto delle normative.
La procedura operativa si è tuttavia rivelata oltremodo complessa, in quan-to Agea e Regioni sono state chiamate in tempi ristretti a verificare un gran numero di situazioni, cercando di districarsi in un autentico groviglio di ricor-si, ordinanze e sentenze non sempre note alla Pubblica Amministrazione.
Nonostante le predette difficoltà, il primo anno di applicazione ha portato a livello nazionale al recupero di oltre 29 milioni di euro (di cui tre milioni di in-teressi), relativi ad imputazioni di prelievo esigibili (cioè non coperte da so-spensiva giudiziaria). Ciò rappresenta tuttavia una minima parte delle somme iscritte da Agea nel registro dei debitori (oltre 360 milioni di euro): l’entità dei contributi destinati a questi produttori, in relazione al prelievo dovuto, non ha
infatti consentito un rientro più cospicuo. Il provvedimento ha riguardato circa 3.400 aziende, a fronte di quasi 4.800 iscritte nel registro debitori.
Com’era prevedibile, le regioni per le quali si è registrato il maggior recu-pero sono state quelle con i debiti più elevati: Lombardia (oltre 10 milioni e settecentomila di euro), Piemonte (circa 3 milioni e ottocentomila euro) e Ve-neto (quasi 2,8 milioni euro). In Emilia-Romagna, a fronte di oltre 20 milioni di euro iscritti nel registro dei debitori (325 aziende), è stata incassata una cifra che si aggira intorno a 1,47 milioni di euro (più 250 mila di interessi), relativa a circa 200 produttori.
Tuttavia gli sforzi effettuati ai fini del rientro nella regolarità si scontrano costantemente con un’anomalia ormai cronicizzata nel nostro Paese: le quote di riferimento assegnate all’Italia sono inferiori ai quantitativi prodotti. Infatti, la produzione nazionale di latte (consegne + vendite dirette) della campagna conclusasi il 31 marzo 2007 ha raggiunto le 11,108 milioni tonnellate, a fronte di una quota pari a 10,5 milioni tonnellate. Si riconfermano così, seppur con una lieve diminuzione, i livelli produttivi registrati nell’anno precedente (11,128 milioni tonnellate). La stessa tendenza si riscontra anche nelle produ-zioni relative ai primi otto mesi della campagna 2007/2008: infatti le quantità consegnate fino a novembre 2007 ammontano a poco più di 7 milioni di ton-nellate, pari al 0,6% in meno rispetto allo stesso periodo della campagna lattie-ra precedente. In tutte le regioni si registlattie-ra un segno negativo, anche se in al-cuni casi di piccolissima entità; fa eccezione la Lombardia che già a novembre segnava un aumento dell’1,8%.
Anche per la campagna 2006/2007 l’Italia si è trovata quindi a dover ri-spondere all’Unione Europea per una produzione maggiore del quantitativo assegnato. L’ammontare dell’eccedenza, interamente determinata dai quantita-tivi di latte consegnati ai caseifici (quota “consegne”), è stato di circa 648 mila tonnellate. Ciò ha generato un prelievo supplementare pari a 185 milioni di eu-ro conteu-ro i 198 milioni imputati nel 2005/2006. La diminuzione della cifra è da ascriversi essenzialmente al calo dell’importo unitario, definito, di anno in an-no, dal regolamento (CE) n. 1788/2003; per il periodo 2006/2007 il prelievo era fissato a 285,4 euro/ton, mentre per quello precedente ammontava a 309,1 euro/ton.
La produzione nazionale trasformata e venduta direttamente dalle aziende (quota “vendite dirette”), pur aumentando del 7% rispetto alla scorsa campa-gna, è rimasta al di sotto della quota assegnata; questa tipologia produttiva in-cide poco a livello nazionale: infatti le oltre 280 mila tonnellate prodotte rap-presentano solo il 2,5% del latte italiano.
In Emilia-Romagna la produzione di latte in consegne rimane pressoché costante ormai da tempo. Nell’ultima campagna si è registrato un lieve calo
(circa l’1%), che ha portato il quantitativo ai livelli più bassi degli ultimi sette anni. L’eccedenza a fine periodo ammontava a circa 33.000 tonnellate, origi-nando un prelievo supplementare di 9.542.000 euro. I produttori emiliano ro-magnoli pur producendo oltre il 15% del latte italiano, devono far fronte ad un debito pari solamente al 5% del totale. Ciò è riconducibile al fatto che la gran-de maggioranza gran-dei produttori ha intrapreso, già da qualche anno, la via gran-della regolarizzazione, acquistando quote fino a coprire il proprio livello produttivo.
Questo fenomeno, diffuso peraltro non soltanto nella nostra regione, ha a-vuto come effetto la riduzione dei quantitativi di riferimento non prodotti e pertanto disponibili a compensare le produzioni fuori quota. Tale processo ha penalizzato, sulla scala dei criteri di priorità previsti dalla normativa, i produt-tori che avevano subito il taglio della quota B, che a luglio 2007 sono stati compensati per il 47% dell’esubero produttivo (nel 2005/2006 la percentuale ammontava al 93%).
Particolarmente colpite sono state le regioni più vocate alla produzione lat-tiera: dei 185 milioni di euro del prelievo nazionale quasi 80 sono state ascrit-te ai produttori lombardi (43%), seguiti da quelli del Piemonascrit-te con circa 39 milioni (21%) e dai veneti con poco meno di 35 milioni (19%). Le aziende con un’imputazione sono complessivamente 5.642 (34,8% in Lombardia, 15,5% in Piemonte, 14,0% in Veneto), di queste 1.595 risultano non essere in regola con il versamento, per un importo pari a circa 166 milioni di euro: sul 28% delle aziende grava quasi il 90% del prelievo.
Il prelievo supplementare in Emilia - Romagna ha interessato 661 aziende (tabella 2.2), di cui oltre l’80% con somme inferiori a 10.000 euro. Le imputa-zioni superiori ai 100.000 euro hanno riguardato solamente 26 aziende per un importo complessivo superiore a 5.500.000 euro: sul 4% delle aziende grava il 58% del prelievo. La provincia con il debito più importante è risultata Parma con 251 produttori e oltre 4 milioni di euro, seguita da Piacenza che con solo 109 imputazioni sfiora i 3 milioni. Di conseguenza anche se l’87% dei produt-tori ha già provveduto al versamento, la cifra riscossa è pari solo al 24% del prelievo totale.
Nonostante il prelievo regolarmente versato rappresenti una percentuale ancora molto bassa, è pur vero che la grande maggioranza dei produttori ha ormai intrapreso la strada delle regole, rinunciando al contenzioso giudiziario.
Da molti soggetti, circa 3.000 in regione, è infatti stata colta l’opportunità data dalla L. 119/03 di rateizzare il debito pregresso (campagne dalla 1995/1996 al-la 2001/2002) in 14 rate a partire dal 2004. Tale possibilità è stata nuovamente resa accessibile dal Decreto Ministeriale 6 luglio 2007, che di fatto ha riaperto i termini per l’adesione. Unica condizione aggiuntiva, al fine di uniformare le posizioni con i produttori che fin dall’inizio pagano le rate, consiste nel
Tabella 2.2 - Distribuzione delle quote latte, produzione e prelievi a livello nazionale nella campagna lattiera 2006/2007 Prelievo supplementare imputato Prelievo supplementare versato Regione Quota fine periodo tonn.
Aziende tit. quota
Produzione consegnata tonn. Migliaia di euro aziende Migliaia di euro aziende Piemonte 767.459 2.722 895.526 38.727 877 2.279 628 Valle D'Aosta 41.308 1.025 33.251 3 3 - Lombardia 3.972.576 6.070 4.303.232 79.717 1.963 10.832 1.532 Prov. Aut. Bolzano 402.382 6.367 397.872 1 3 1 2 Prov. Aut. Trento 139.919 929 132.762 - - - Veneto 1.067.585 5.219 1.174.761 34.611 790 731 502 Friuli Venezia Giulia 238.712 1.248 259.876 8.378 243 218 146 Liguria 7.641 206 4.799 - 3 - 2 Emilia Romagna 1.634.472 4.719 1.726.197 9.542 661 2.297 593 Toscana 79.474 356 76.510 26 22 24 17 Umbria 65.964 220 62.629 25 17 23 16 Marche 47.386 177 46.360 24 3 - 1 Lazio 410.104 2.254 410.665 4.554 362 402 283 Abruzzo 88.952 944 85.328 36 25 1 10 Molise 86.217 1.669 80.724 135 89 11 6 Campania 267.675 4.823 249.731 88 153 20 74 Puglia 312.933 2.501 342.046 8.904 226 63 72 Basilicata 112.815 1.049 110.444 87 29 4 5 Calabria 63.012 410 59.280 17 16 5 10 Sicilia 181.791 1.352 177.474 168 149 38 105 Sardegna 236.621 517 228.107 40 8 14 2 Totale 10.224.998 44.777 10.857.574 185.083 5.642 16.963 4.006 Fonte: elaborazioni Servizio Produzioni Animali della Regione Emilia Romagna su dati AGEA.
versamento immediato, comprensivo di interessi, per le rate già maturate ante-riormente alla presentazione della domanda.
La disparità quote- produzioni dovrebbe alleggerirsi fin dalla campagna 2008/2009. Infatti la Commissione Europea ha proposto un incremento pari al 2% delle quote latte disponibili per ogni Paese membro. L’aumento, approvato il 17 marzo 2008 dal Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Ue, porterà all’Italia un quantitativo supplementare pari a 210.601,2 tonnellate, che potrà essere utilizzato nei calcoli di restituzione del prelievo 2008/2009, per essere poi distribuito, a partire dalla campagna lattiera 2009/2010, alle Regioni e da queste direttamente ai produttori, secondo i criteri previsti dalla legge 119/2003.
Il sistema delle quote latte, unitamente alla necessità di ristrutturazione del settore lattiero-caseario per mantenere la competitività, ha favorito una forte riorganizzazione strutturale. Le aziende dotate di maggiori potenzialità produt-tive hanno regolarizzato la propria posizione, acquistando i quantitativi di rife-rimento loro necessari e favorendo così la concentrazione dell’offerta. Questo fenomeno ha accelerato la chiusura delle aziende di ridotte dimensioni, già da tempo in atto. Infatti, nella campagna 1995/1996, erano presenti in Italia oltre 113.000 aziende produttive, ubicate per la metà in zone di montagna, per il 40% in pianura e per il restante 10% in zone svantaggiate. Il 65% delle stalle era di ridotte dimensioni, con una quota inferiore a 50 tonnellate, mentre solo il 3% delle aziende, buona parte delle quali situate in pianura, poteva contare su quantitativi superiori alle 500 tonnellate.
Nel 2006/2007 la situazione appare sostanzialmente modificata, con un numero di produttori di latte più che dimezzato (circa 49.400), calo che ha in-teressato in egual misura le diverse zone altimetriche. Si manifesta altresì una trasformazione radicale nelle dimensioni aziendali. Infatti le piccole aziende si riducono al 41% del totale, passando dalle oltre 73 mila della campagna 1995/1996 ad appena poco più di 20 mila, concentrandosi maggiormente nelle zone di montagna e nelle regioni del centro-sud. Al contrario, le aziende più importanti (con oltre 500 tonnellate di quota) hanno raggiunto l’11% del totale e sono ubicate prevalentemente nelle pianure del nord.
L’Emilia-Romagna rispecchia la riorganizzazione strutturale rilevata a li-vello nazionale. Cinque anni fa le aziende lattiere in regione erano oltre 6.300;
alla data del 1° aprile 2007 se ne contano 4.457, con una diminuzione del 29%. Le aziende più piccole sono quelle che hanno accusato il maggior calo.
Infatti, analizzando l’andamento secondo le dimensioni aziendali si nota che tale percentuale sale al 30% per gli allevamenti con quota da 100 a 300 tonnel-late, raggiungendo addirittura il 52% per quelli di dimensioni molto ridotte (fi-no a 100 tonnellate di quota). Opposta è la situazione per le aziende con
maggior potenzialità produttiva: quelle con quota da 500 a 1.000 tonnellate sono aumentate nel quinquennio dell’8%, e addirittura del 28% le aziende con oltre 1.000 tonnellate di quota. La riorganizzazione descritta conferma la tesi secondo cui per affrontare con efficacia il costante incremento dei costi di pro-duzione e le nuove regole imposte da un mercato sempre più competitivo, non si può prescindere da un’evoluzione aziendale tesa alla razionalizzazione pro-duttiva (figura 2.1).
Figura 2.1 - Numero aziende per classi di ampiezza in Emilia-Romagna (quota posseduta)
-1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000
N. aziende
1995/96 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08
Campagne
<100 t.
100-300 t.
300-500 t.
500-1000 t.
>1000 t.
Fonte: elaborazioni Servizio Produzioni Animali della Regione Emilia-Romagna su dati AGEA.
3.1. L’andamento congiunturale dei redditi agricoli nell’Unione