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Il beato Lorenzo Giustiniani fra i patriarchi della Chiesa Latina

Olio su tela, 106 x 97 cm | Inv. 714

Iscrizioni, in basso, lettere capitali: [pat]RIARCHARVM VENERABILIS ORDO SACERQVE/ [...] TO QVORVM SEMINE NOSTRA SALVS

Provenienza: Legato Giacomo Bertoldi, 1910 Restauri: R. Clochiatti, 1994

Lo stato di conservazione risulta buono, la tela è stata fo- derata e il telaio sostituito. Lacune si riscontrano nell’an- golo sinistro in basso e in quello in alto, sul volto del primo personaggio a sinistra e sul galero nero del personaggio in secondo piano. Una piccola lacerazione si registra al cen- tro, precisamente in corrispondenza delle ginocchia della figura di vescovo che indossa la casula rossa. La tela è stata ridotta su tutti i lati. In origine poteva far parte di un ap- parato decorativo, probabilmente di un fregio.

I tredici personaggi occupano assiepati uno spazio intro- dotto dalla base lapidea che contiene l’iscrizione e con- traddistinto da una nube appena accennata in primo pia- no. Fa da sfondo uno squarcio di cielo percorso da nubi su cui si stagliano otto croci uguali. Non si tratta propria- mente della croce patriarcale, una variante della croce cri- stiana caratterizzata da una piccola barra trasversale so- pra quella principale, bensì della ferula comune (la quale si differenzia da quella papale), un bastone patriarcale per i cattolici e ortodossi di rito armeno, utilizzato anche dagli ortodossi di rito bizantino. Due personaggi si distinguono per avere in capo la mitria bianca a forma di cono dotata di infule di uso comune da parte dei vescovi di rito latino in Occidente, di forma pentagonale essa è formata da due pezzi di stoffa rigida uniti parzialmente nella parte late-

rale in modo tale che le due punte superiori siano libere e che nella parte inferiore possa essere indossata. Altri si distinguono per la mitra di rito orientale (cattolico e or- todosso) che ha forma di corona ed è priva di infule; solo quella del primo personaggio di sinistra è dotata di croce. In secondo piano altri ecclesiastici portano il galero nero, il cappello ecclesiastico che è qui privo di nappe, pertanto non riguarda la dignità patriarcale; due altri personaggi appena profilati nell’ultimo piano non hanno segni di di- stinzione.

Fra i cinque patriarchi disposti a semicerchio in primo piano si distingue per i tratti fisionomici, la lunga cotta dei canonici lateranensi e il camauro, Lorenzo Giustiniani (Venezia 1381-1456) il primo a portare il titolo di patriar- ca di Venezia (Niero 1981, pp. 7-14; Pilo 1982, pp. 13-17). Fu papa Nicolò V a decretare nel 1451 il trasferimento della dignità patriarcale da Grado a Venezia e a designare il Giustiniani che nel 1433 era stato nominato vescovo di Ca- stello da papa Eugenio IV, al secolo Gabriele Condulmer. Quest’ultimo nel 1404 aveva fondato assieme al Giustinia- ni e ad Antonio Correr, tutti esponenti dell’aristocrazia veneziana, la Congregazione dei Canonici di San Giorgio in Alga, di cui il Giustiniani fu eletto priore nel 1406, suc- cedendo al Condulmer chiamato a Roma dallo zio Angelo

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niani insieme a Ludovico Barbo fondò nel 1404 la Congre- gazione dei Canonici regolari di San Giorgio in Alga». Per quanto riguarda la paternità del dipinto, la studiosa, nota che si tratta «dell’opera di un pittore capace» che ri- tiene di pieno Seicento.

Il dipinto si assegna per la prima volta in questa occasione a Maffeo Verona allievo di Alvise Benfatto detto dal Friso (Verona 1544 circa - Venezia 1609) del quale divenne gene- ro. Pertanto egli porta avanti fedelmente, si direbbe “per successione”, la linea di matrice veronesiana in termini ormai “epigonici”, con linguaggio indubbiamente facile e piacevole nella sua eleganza talvolta un poco estenuata. Si tratta di lavoro della maturità da assegnare circa il 1610 per confronto con il Martirio di sant’Orsola che firma e data nel 1612 destinato alla chiesa di Santa Maria Annuncia- ta di Serina in Val Brembana, tale da costituire un valido

terminus ante quem (Vertova 1983, pp. 12-14, 17 fig. 20; Fos-

saluzza 2013, p. 84 fig. 49). Si ravvisa un esito prossimo nella Presentazione di Maria vergine della chiesa delle Zitelle di Udine databile su base documentaria fra 1609 e 1611 (Francescutti 2001, pp. 118-119 fig. 2). Il dipinto asolano è da porsi pertanto di seguito alle Nozze mistiche di santa

Caterina d’Alessandria dell’Accademia Carrara, collocabile

poco dopo la metà del primo decennio, e alla tela dello stesso soggetto di Nantes (inv. 172; Le Musée 1991, p. 112 cat. 32). L’attenzione descrittiva delle fisionomie, la cura del disegno corrisponde a quando si accerta nei due teleri dei Santi quattro coronati, già assegnati a Jacopo Tintoretto e Andrea Schiavone, attualmente conservati presso il con- vento francescano dell’Isola di San Francesco del Deserto (Venezia) e nella porzione di fregio raffigurante Il doge Al-

vise Mocenigo consegna a Sebastiano Venier il bastone del comando

sul mercato antiquario veneziano già assegnato a Leonar- do Corona (Fossaluzza 2013, pp. 95-96, 99 figg. 70, 71, 72). Correr, già patriarca latino di Costantinopoli quando fu

eletto papa con il nome di Gregorio XII. Il Giustiniani fu poi generale della Congregazione (1424). Morto in fama di santità, il patriarca Giustiniani conobbe un immediato riconoscimento devozionale, ma il titolo ufficiale di beato, per quanto il processo fosse già avviato nel 1471, risale solo al 1524 e la canonizzazione al 1690 sotto papa Ales- sandro VIII, dopo che era stata ripresa nel 1647 con papa Innocenzo X.

Il tipo iconografico adottato nel dipinto asolano corri- sponde a quello dei primi ritratti, a quello assegnato a Ja- copo Bellini (Venezia, Seminario Patriarcale), all’altro di Gentile Bellini (Venezia, Gallerie dell’Accademia), nonché al busto di Antonio Rizzo (Venezia 1430 circa - 1499) della Cappella Lando in San Pietro di Castello (Niero 1981, pp. 7-8; Idem, in L’immagine 1981, p. 15 cat. 1).

Il dipinto entra nelle collezione museali con il Legato Ber- toldi del 1910 dove era attribuito a Leandro Bassano. Il soggetto proposto in quell’inventario (San Lorenzo con ve-

scovi greci e latini) non trova però consenso in Bevilacqua

(2000, scheda OA) che, accertata l’identità del santo, fe- dele riproposizione di quella che è la sua immagine uffi- ciale fattane da Gentile Bellini, rileva come sia «del tutto insolita» la composizione in cui è inserita. A suo giudizio le figure che lo affiancano «non sono ‘vescovi greci e latini’, ma piuttosto vescovi latini e patriarchi, e non si tratta di una generica ‘disputa’ ma forse, tenendo presenti anche i frammenti dell’iscrizione sottostante, di un’originale ico- nografia che ricorda la nomina di Lorenzo Giustiniani a primo Patriarca di Venezia, avvenuta con Bolla del papa Nicolò V nel 1451 a seguito della soppressione del patriar- cato di Grado. In più i due vescovi, dato l’esplicito intento di individuazione ritrattistica, potrebbero essere Antonio Correr e Gabriele Condulmer, i confratelli con cui Giusti-

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luzza 2013, pp. 88-89 fig. 56, 57, 115 nota 185). Un esito che diventa conclamato non tanto nella coperta della Pala d’Oro della Basilica Marciana del 1614, dove i personaggi hanno eleganti movenze controllate dalla finta architettu- ra in oro, bensì nei cartoni per i mosaici marciani e, ad esempio, nell’ultima opera documentata, qual è la pala con Il Padre eterno in gloria e quattro sante della chiesa di San Francesco a Staffolo (Ancona) che egli firma e data nel 1617 (Vertova 1977, p. 423, fig. 68; Merkel 1978, pp. 302- 308; Lucco 1982, pp. 34-35).

Bibliografia: inedito. Analogo esito si ravvisa altresì negli scomparti di fregio di

ubicazione ignota, già in collezione Cook a Richmond, con

Trionfi della Castità, Fama, Fede (Vertova 1983, pp. 10-15,

figg. 7-15). Con la pala di Serina del 1612 Maffeo Vero- na apre a un monumentalismo di maggior respiro e a una semplificazione formale come dimostrano, ad esempio, la Presentazione di Maria al tempio, già in collezione Oskar Klein di New York (1959) dov’era ritenuta opera dubitati- va di Jacopo Tintoretto giovane (Vertova 1983, pp. 22-23 fig. 34), e i due dipinti mitologici di notevole impegno e rappresentatività che affrontano il tema delle Ninfe al ba-

gno, uno recante il monogramma dell’autore (MVP; Fossa-

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