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Incoronazione di Maria Vergine

Olio su tela, 67,5 x 80 cm | Inv. 744

Iscrizioni, sul retro si legge la scritta: Opera di Pietro Paolo Santacroce / visse in Padova e vi lasciò due opere firmate colà / l’anno 1591 e 1595/ G. Botti

Provenienza: Legato Giacomo Bertoldi, 1910 Restauri: R. Clochiatti, 1994

L’opera presenta due registri, uno inferiore dove si raccol- gono i quattro dottori della chiesa (da sinistra Agostino, Gregorio, Girolamo e Ambrogio) ritratti con i loro spe- cifici attributi, e uno superiore dove la Vergine, in veste come dorata e mantello blu, viene incoronata dal Figlio e dal Padre Eterno, mentre ai lati due angeli musicanti assi- stono all’evento.

Le dimensioni, il formato, il taglio in basso e il punto di vista prospettico consentono di prendere in considerazio- ne più soluzioni circa la destinazione originaria: quella di un’opera devozionale autonoma, di cimasa di un comples- so figurativo, ma anche la collocazione a soffitto entro in- corniciatura e circondata da altri scomparti.

Il dipinto entra nelle collezioni museali tramite il Legato Bertoldi (1910) con l’attribuzione a Francesco Rizzo da Santacroce come attesta la scritta del retro.

Si riconosce ora, nell’occasione di pubblicarlo per la prima volta, a Baldassarre d’Anna e in particolare alla fase ultima d’attività. Cosicché, posto a confronto con Adorazione dei

re Magi (cat. 23, inv. 453) per la quale si rinvia alla scheda

precedente, si possono documentare gli esiti estremi del suo percorso. Riconoscibile per il repertorio tipologico e gli schemi tardomanieristici della formazione, gli aspetti di sintesi fra le istanze del lascito veronesiano e tintoret-

tiano come interpretate da Leonardo Corona che gli fu ma- estro, il pittore mostra in quest’opera come sia pervenuto con il tempo a una semplificazione formale notevole. Con essa garantisce il facile impatto anche per il brio cromatico in piena luminosità, come conviene in questo caso all’a- strattezza spaziale dettata dal tema.

Il dipinto può figurare nel gruppo di opere dalmate (Pri- jatelj 1967, pp. 215-216 figg. 274-277) comprendente la

Pentecoste della parrocchiale di Verbagno (Vrbanj) sull’iso-

la di Lesina (Hvar), la pala della Madonna con il Bambino in

gloria, santa Caterina da Siena tra i santi Girolamo, Nicola da Bari, Giovanni Battista e Tommaso d’Aquino e quella con San Giacinto davanti alla Vergine e storie del santo della chiesa par-

rocchiale di Cittavecchia di Lesina (Stari grad, Hvar). Ma si veda anche, tra l’altro per la coincidenza del soggetto, l’Incoronazione di Maria Vergine e Ognissanti eseguita per la chiesa di Ognissanti a Traù (Trogir), ora nella chiesa di San Pietro e l’Incoronazione della Vergine e santi della chiesa parrocchiale di Santa Domenica (Sveta Nedelja) sull’isola di Lesina (Pallucchini 1981, I, p. 55; II, p. 490 fig. 129). Inoltre, si pongano a confronto il Sant’Antonio di Padova

con scene della vita e l’Immacolata con san Bernardo e otto santi,

dipinti firmati che si conservano nella chiesa della Ma- donna di Stari Grad (Pago).

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Il dipinto in oggetto risulta altresì affine alla pala firmata e datata al 1636 raffigurante la Madonna del Carmelo e i santi

Francesco, Girolamo e Antonio da Padova che si trova nella

chiesetta di San Girolamo in località Martinšica sull’isola di Cherso (Gamulin 1977, pp. 64-65) e alla Pentecoste della parrocchiale di Conselve (Padova) anch’essa del 1636 (Pal- lucchini 1981, I, p. 55; II, p. 490 fig. 130). Secondo Palluc- chini (1981, I, p. 55) nelle ultime opere, e fra queste si può includere quella asolana, il pittore si dimostra «un con- servatore, che s’attiene ad una cultura fondamentalmente tardomanieristica, imponendola con accenti più accademi- ci», adatta per certa «povertà artigianale del fare», che si indica in particolare nella pala di Conselve, alle chiese del contado. Bibliografia: inedito. i u eo i i o di o o

utore

titolo

tecnica

L’indicazione attributiva del Legato Bertoldi che riferiva il dipinto alla scuola di padre Cosma da Castelfranco, al secolo Paolo Piazza, non può essere confermata, mancan- do quei caratteri distintivi peculiari dell’artista, orientato inizialmente verso esperienze bassanesche e veronesiane che costituiscono il sostrato del linguaggio manieristico più sofisticato appreso nei suoi soggiorni centroeuropei. In questo caso la matrice tardomanieristica ravvisabile in alcune soluzioni disegnative e in certe scelte cromatiche di ascendenza veronesiana (la veste di Cristo) si abbina a una ricerca più naturalistica come si nota nella resa espressiva dei volti in presenza di un rafforzato chiaroscuro.

Sono aspetti che si trovano analoghi nell’opera della fase più matura di Giovanni Antonio Zanoni la cui formazione si colloca a Verona alla fine del Cinquecento, nell’ambito di Paolo Farinati e dei veronesiani (Rasmo 1947, XXXVI, p. 410). Lo accerta il profilo più completo e aggiornato che si deve a Elvio Mich (in I Madruzzo 1993, pp. 772-774 cat. 4). La proposta attributiva in favore di Zanoni può sostenersi sul confronto con la pala dell’Annunciazione e i santi Sisinio,

Martirio, Alessandro, Vigilio e Carlo Boromeo, cioè dedicata

ai tre martiri Anauniensi, della chiesa parrocchiale della Madonna Immacolata di Dro, per quanto più perfezionata negli aspetti formali e pittorici (Dal Prà 1985, pp. 204- Acquisita dal museo con il Legato Bertoldi del 1910, dove

era attribuita alla scuola di Paolo Piazza, l’opera presenta alcune cadute di colore dovute forse a un incauto arroto- lamento. È particolarmente danneggiata lungo i margini. È stata oggetto di pulitura e rifoderatura, ma non di inte- grazione pittorica.

Come narrato da Giovanni (13,4-15), durante l’ultima Cena Gesù «si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’ac- qua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto». Venuto il turno di Pietro, questi protestò, poiché non voleva che Gesù si umiliasse.

Nel dipinto asolano Cristo indossa una veste rosso porpo- ra e un grembiule bianco cinto ai fianchi, mentre il capo è contornato dall’aureola. Pietro, seduto su uno sgabello tiene immerso solamente un piede nell’acqua, portando- si una mano alla testa. Egli veste un mantello giallo ocra sulla tunica scura. All’apostolo se ne affianca un altro di rosso vestito, probabilmente Giovanni, che porge a Gesù l’asciugatoio. Osservano la scena gli altri discepoli sedu- ti attorno alla tavola coperta da una tovaglia bianca. Uno di loro, tradizionalmente identificato con Giuda, è colto nell’atto di togliersi il calzare.

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