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Ritratto di Marco Beltramin

Olio su tela, 116 x 99 cm | Inv. 888

Sulla lettera tenuta dal personaggio si legge:

Al Ill(ustrissi)mo Et R(everendissi)mo Sig(no)r Sig(no)r/ et […]/ Marco Beltramini/ Canonico/ (…) Padoa

Iscrizione sul retro: IACOBVS GVADAGNINVS/BASSANENSIS FACIEBAT

L’inedita serie di cinque ritratti riguarda i figli di Giampa- olo Beltramini (1599-1672) e Lavinia Marta di Castelfran- co Veneto morta nel 1689. Giampaolo era figlio di Marco (morto nel 1619) e di Maddalena Cesana.

Sui cinque fratelli si dispone delle notizie riportate da Trieste de Pellegrini (sec. XVIII, ms. 149/1), che rende note anche quelle dei genitori, da porre a confronto con quanto dichiarato dall’iscrizione apposta su ciascun ri- tratto in alto a sinistra al di sotto dell’arma Beltramini. L’unico ad esserne sprovvisto è il ritratto di Marco.

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(Bassano del Grappa 1605 - post 1666)

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Basilio in base all’iscrizione identificativa è nato nel 1633, secondo Trieste de Pellegrini nel 1630 e muore nel 1661. Nicolò è nato nel 1633 (come il fratello) ma Trieste de Pel- legrini indica la data 1627; non è riportata quella di morte di Francesco Maria, secondo l’iscrizione viene alla luce nel 1641, ma Trieste de Pellegrini lo ritiene nato nel 1638 e morto nel 1686, indica il nome della sposa che è Adriana Pasini. Giulio, secondo quanto riferito dall’iscrizione ap- posta al ritratto, è nato nel 1638; ma per Trieste de Pelle- grini nel 1636 e muore nel 1664.

Marco Beltramini che è il personaggio di cui si hanno mag- giori notizie nasce nel 1626 e muore nel 1653 per Trieste de Pellegrini. Secondo il manoscritto di Pivetta (1876, ms., IV, cc. 701-719) la data di nascita è invece giustamen- te il 1609. Fu preposto di Asolo dal 1630 al 1651 e poi canonico teologo della Cattedrale di Padova (Comacchio 19671, pp. 20, fig. 36). Lo ricordano Furlani (1718, ms. c.),

Giammaria Mazzucchelli (1760, p. 719) e Trieste de Pel- legrini (1780, pp. 13-14). In base ai dati di Trieste tutti e cinque i fratelli muoiono prima del padre e della madre. Se ci si attiene alle date riportate in ciascun ritratto e se si interpretano come quelle d’esecuzione, e non quale ri- ferimento ad eventi personali, l’arco temporale della for- mazione della serie va dal 1649 al 1666, durante il quale l’autore si attenne al medesimo schema compositivo. Cia- scun personaggio è colto a tre quarti di figura orientato verso sinistra con poche varianti nell’ambientazione, posa e costume. Lo si può comprendere per la destinazione del tutto probabile alla galleria di famiglia che si suppone al- lestita nel palazzo di famiglia ad Asolo (ora sede Munici- pale) dove attualmente si conservano.

Nicolò si distingue perché posa la mano sul libro aperto collocato sul tavolo; Giulio perché tiene una lettera il cui indirizzo ben leggibile ne conferma l’identificazione. Il ri-

tratto di Marco non presenta iscrizione e stemma. L’in- dirizzo della lettera che trattiene con la sinistra consente l’identificazione. Si distingue anche perché ha in capo lo zucchetto nero, quale insegna della dignità di canonico. La serie ritrattistica offre una testimonianza significati- va sulla moda nobiliare maschile di terraferma in un arco temporale precisato. Gli aspetti caratterizzanti riguarda- no la giubba attillata corta in vita, dalle maniche tagliate e legate all’avanbraccio per cui l’ampia camicia fuoriesce con sbuffi abbondantemente in vita e sulle maniche. Ele- mento costante è il grande colletto piatto a due falde ina- midato e talvolta bordato di pizzo su cui ricadono i lun- ghi capelli sciolti. I calzoni sono alla rhingrave, a pieghe e lunghi al ginocchio, su cui è applicata una specie di larga gonna-pantalone.

Sul retro dei quadri dei Beltramini si legge la scritta: «Jaco- bus Guadagninus bassanensis faciebat». Un dato certo, ma che in base ai pochi dati disponibili su questo autore apre a una delicata questione sul riconoscimento di paternità. Per la biografia del pittore si fa riferimento, in particola- re, al profilo di Verci (1775, pp. 235-236) che lo considera «l’ultimo fra gli scolari de’ Bassani che col modo del loro dipingere si facesse strada alla gloria». Assicura come si fosse specializzato in ritratti e accenna a quelli diligenti in casa Stecchini a Bassano. Giacomo nasce dal matrimo- nio, celebrato nel 1605, di Giovanni Maria Guadagnini con Marina dal Ponte, figlia di Francesco il Giovane. Ebbe come fratelli Guadagnino che si fece prete e Giustina an- data in sposa al notaio Carlo Stecchini (Alberton Vinco da Sesso 1992-1994, pp. 209 nota 15, 227). Il legame fa- migliare con i componenti la bottega dei Bassano è poi attestato dal lascito testamentario del prozio Gerolamo Bassano che destina a lui dieci disegni e venti stampe (Gerola 1905, p. 110).

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ritrattistica asolana, costringendo a ritenere apocrifa la firma come se a giustificarla fosse bastata la fama loca- le di ritrattista rimasta valida dopo la morte e raccolta finalmente da Verci. A porre in discussione inequivoca- bilmente la data di morte (un refuso?) così precoce si ri- tiene sia il testamento della sorella Giustina, moglie del notaio Carlo Stecchini, che nel 1665-1666 lascia eredi i fratelli Guadagnino e Giacomo con i suoi figli (Melchiori 1985, pp. 52-53; Alberton Vinco da Sesso 1992-1994, p. 209 nota 16). Dunque il pittore era ancora vivente e ora lo sappiamo anche attivo e versato in quella specializza- Si deve osservare che anche il prete Guadagnino Guada-

gnini era entrato in possesso di opere dei Bassano poiché gli Stecchini nel 1664 acquistano da lui per 290 lire «doi quadri cioè tre ritratti delli Bassani» che si sono ritenu- ti anche eseguiti dal fratello Giacomo (Alberton Vinco da Sesso 1992-1994, p. 209; Crosato 2011, p. 81 nota 1). Il dato più problematico consiste nel fatto che Verci infor- ma che Giacomo morì nel 1633, quindi non ancora tren- tenne come è stato ritenuto valido in seguito (Ferrazzi 1847, pp. 156-158; de Boni 1840, p. 456; Arslan 1960, I, p. 206 nota 22). Ciò escluderebbe la paternità della serie

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suo pennello; e parecchi di questi ritratti, che a grossi caratteri portavano al di dietro il nome dell’Autore, li abbian veduti pochi giorni sono in Padova esposti alla vendita, comperati, come ci assicurò il mercatante, dal Convento di que’ Religiosi».

In sostanza, l’inedita serie di ritratti Beltramini del Mu- seo Civico di Asolo costituisce la prima attestazione sicu- ra finora emersa dell’arte di Giacomo Guadagnini, così da porre le basi per la ricostruzione del suo catalogo nel quale Verci faceva figurare anche scene di baccanali che utilmen- te descrive.

La prossimità ad Asolo della sua bottega lascia intendere come egli potesse corrispondere nel tempo alla richiesta dei fratelli Beltramini. Quanto allo stile la lezione del- la tarda ritrattistica dei Bassano appare affatto remota, quanto ad approfondimento descrittivo e psicologico o a tecnica pittorica. Semmai si trova la dimostrazione di un buon aggiornamento alla moda corrente che prevede an- che la fissità espressiva quale dato di stile.

Bibliografia: inediti. zione ritrattistica che è sempre Verci a illustrare: «Ne’

ritratti per altro ei fece miglior riuscita, sotto a quali pone finalmente il suo nome: Jacob. Guadagninus pinxit, come abbiam veduto in alcuni della famiglia Stecchini, che stanno nella loro abitazione qui in Bassano, per cui è verisimile che operasse colla maggior diligenza; poiché Giustina ch’era moglie di Carlo Stecchini era sua sorel- la. Convien dire, che in questo genere di dipingere egli acquistasse gran credito e riputazione, poiché troviamo che sino i Padri di Monteortone della Congregazione di S. Agostino lo fecero a loro venire per essere ritratti dal

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La pellicola pittorica è coperta da vernice ossidata e da uno strato di deposito di polvere; la tela presenta una foderatura ottocentesca. Si scorgono cadute di colore so- prattutto in corrispondenza del braccio destro. La parte inferiore sembrerebbe essere stata ridotta. La cornice in legno intagliato e scolpito è coeva al dipinto.

Il personaggio, impettito, è colto in posizione frontale ma con il busto leggermente ruotato. Alla sua sinistra appare la testa di un cane levriero. Veste alla moda. Indossa una giubba attillata, molto caratteristico è lo jabot di pizzo an- nodato con ampio fiocco rosso, una sorta di cravatta anche se non ancora annodata. Sulla spalla destra è applicato un fiocco rosso, una sorta di vistosa spallina. Il bordo in pizzo

della camicia fuoriesce sul davanti della giubba per tutta la lunghezza e arricchisce anche i polsini.

Nonostante lo stato di conservazione problematico si ri- conosce in questo ritratto lo stile di Giacomo Guadagnini come emerso dalla serie di ritratti firmati dei fratelli Bel- tramini, della quale non si esclude che anch’esso facesse parte, nonostante la mancanza di stemmi e scritte iden- tificative. Pertanto si rinvia alla scheda precedente (catt. 51 - 55, invv. 880 - 883). La foderatura ha privato la pos- sibilità di verificare se anche questo ritratto fosse firmato dal pittore bassanese

Bibliografia: inedito.

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