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S. Morgante, D. Soave, L. Valenari, C. Chiari, L. Speri

L’equità è un principio fondante del Servizio Sanitario Nazionale ma spesso le comunità più a rischio sono più esposte alle principali patologie e sono anche quelle che usufruiscono meno delle azioni preventive. È indispensabile quindi che tutte le politiche d’intervento sulla salute siano disegnate in modo da favorire i gruppi più deboli da un punto di vista socio-economico. I “ferri del mestiere” devono essere acquisiti trasversalmente da tutto il personale dei Diparti- menti di Prevenzione, per imparare a guardare con occhio attento alle disuguaglianze qualsiasi problema di sanità pubblica si trovi sul loro cammino.

Ciò vale anche per gli stili di vita e la lotta alla sedentarietà. L’emergenza obesità, lega- ta a comportamenti come passare gran parte della giornata seduti e/o mangiare in maniera inadeguata, coinvolge infatti principalmente i gruppi sociali svantaggiati: la sedentarietà è maggiormente presente nelle persone con difficoltà economiche o con basso titolo di studio e anche il sovrappeso presenta lo stesso andamento, sia negli adulti che nei bambini (dati Pas- si e Okkio2012). In Veneto il problema della sedentarietà è presente nel 32% delle persone con titolo di studio elementare, nel 25% dei soggetti con la licenza media inferiore, nel 20% di quelli con la media superiore per scendere al 18% nei laureati; nei bambini l’andamento dell’obesità è correlato con il livello di istruzione della madre (dati Passi e Okkio alla Salute 2012). Nel rapporto HBSC 2006 è stato rilevato che molti giovani con problemi di sovrappeso e obesità sono afflitti di conseguenza anche da scarsa autostima, scadente qualità di vita, uso di sostanze o bullismo.

Il Veneto è una delle regioni più interessate dal fenomeno immigrazione. Gli stranieri resi- denti in Veneto nel 2012 erano oltre 480.000 (9,8% della popolazione, mentre la media nazio- nale è pari al 7%). Il 49,2% degli stranieri sono donne e quasi un quarto sono minorenni (24,3%, 22% in Italia). Tutto ciò si ripercuote sulla scuola: il Veneto è la seconda regione per alunni con cittadinanza non italiana (89.367).

La scuola è anche un luogo privilegiato per promuovere la salute, direttamente nei bambini e come tramite per coinvolgere anche l’intera famiglia: i ragazzini possono in qualche modo trasferire le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti ai fratelli e ai genitori e rappre- sentano uno stimolo non indifferente anche nei confronti degli insegnanti.

Anche se molte difficoltà “ambientali” ostacolano spesso l’educazione al movimento nella scuola italiana (ad es. assenza della palestra o degli spazi esterni dove giocare e fare sport…) è importantissimo che il movimento venga garantito, sfruttando ore curricolarie ricreazione, motivando gli alunni allo stile di vita attivo anche dopo le ore di scuola. Ma l’educazione alla salute, anche nel caso della sedentarietà, non può essere appannaggio dei “tecnici” della sani- tà e necessita soprattutto di personale didattico informato e motivato. È quindi indispensabile costruire alleanze con gli insegnanti e i dirigenti, che della scuola conoscono problematiche e punti di forza. Solo con un lavoro comune (condividendo i dati epidemiologici, gli effetti dell’esercizio fisico sulla salute e l’importanza di promuoverlo) è possibile un intervento di- dattico efficace: i sanitari mettono a disposizione le loro conoscenze e gli insegnanti possono calarle nei programmi e nella rete di relazioni della vita scolastica quotidiana.

Per quanto riguarda i ragazzini e le famiglie non italiane il coinvolgimento passa eviden- temente per l’approccio interculturale, che tiene conto delle abitudini comportamentali del paese di origine, della percezione del problema nella comunità di provenienza e del modo in cui essa si modifica abitando in Italia. Molti bimbi vengono ad esempio da paesi dove il gioco in strada rappresenta un’abitudine; questi costumi vanno preservati il più possibile nonostante il nostro contesto urbanistico e sociale scoraggi il libero utilizzo degli spazi urbani e spesso an-

che l’autonomia del bambino tout court. Così otterremo il doppio vantaggio di rinforzare il va- lore attribuito alla cultura d’origine e di proporre ai ragazzi italiani modelli di comportamento virtuosi. In altri casi le abitudini sportive o alimentari possono essere difficili da diffondere: pensiamo alla difficoltà per molte ragazzine musulmane di indossare indumenti succinti in pa- lestra o in piscina; ai diversi significati simbolici o religiosi degli alimenti; alla mancanza di una cultura della prevenzione in molti paesi extra europei, dove la cura della malattia già dia- gnosticata rappresenta spesso l’unico approccio possibile. Tutte problematiche che è necessa- rio capire ed affrontare, con l’aiuto di mediatori culturali ma soprattutto con uno strumento potente a disposizione di tutti gli operatori: l’ascolto. Le soluzioni che si possono trovare, con fantasia e rispetto, sono molte ma prima di tutto è necessario un’attenzione focalizzata su un punto di vista a volte radicalmente diverso dal nostro.

In Veneto dal 2002 il programma regionale MuoverSI (che fa capo al Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica Regione Veneto - capofila del progetto l’ULSS 20, Dipartimen- to di Prevenzione, Servizio Promozione ed Educazione alla Salute) coinvolge tutte le aziende sanitarie nella promozione dell’attività fisica. Il programma ha prodotto molte iniziative: pro- mozione del Pedibus, una rete di gruppi di cammino in tutte le ASL della regione, molte at- tività per anziani e portatori di malattie croniche e una vasta gamma di materiali cartacei e elettronici scaricabili dal web: http://www.newsletterattivitamotoria.info. Negli ultimi anni la promozione del movimento è stata riorganizzata con una particolare attenzione alla lotta alle disuguaglianze; il progetto “Muovimondo” è nato da questa esigenza ed ha condotto allo sviluppo di attività didattiche per i ragazzi delle primarie e secondarie di I grado, con metodo- logie e contenuti multiculturali, poi raccolti nell’omonimo manuale. Il testo del volume (libe- ramente scaricabiledal link www.newsletterattivitamotoria.info/index.php?module=Pagesette r&func=viewpub&tid=3&pid=221) è stato scritto insieme agli insegnanti della rete Tante Tinte dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Verona e raggruppa unità didattiche di apprendimento per tutte le materie, sui temi sulla promozione del cammino, della bicicletta, dei giochi, della sana alimentazione. In appendice vi è una raccolta di giochi tradizionali di diverse culture e di giochi di movimento per facilitare l’apprendimento dell’italiano nei bambini non italofoni.

Il manuale, redatto nel 2013, è stato distribuito in 1500 copie a tutte le scuole del Veneto e sono stati registrati nei primi 6 mesi (dicembre 2013 - maggio 2014) 872 accessi alla pagina web da cui è scaricabile. A giugno 2014 sono stati formati 91 insegnanti e dirigenti della pro- vincia di Verona; sono in programmazione incontri nelle province di Vicenza, Venezia, Treviso e Rovigo.

Bibliografia

1. Istituto per lo Studio della Multietnicità (ISME). Diciannovesimo rapporto sulla multietni- cità, 2013.

Ruolo preventivo dell’attività motoria preventiva e adattata nel contesto del disagio sociale e della morbosità evitabile

L’attività motoria preventiva e adattata (AMPA) svolge variegati ruoli nella prevenzione di malattie multifattoriali, ma assume, anche, un significato più esteso nel contesto socia- le, ponendo le basi per limitare fenomeni come il disagio giovanile. Infatti, le attività mo- torie possono essere considerate come un valido strumento educativo sotto il profilo fisico, psichico e sociale (7).

Giovani in età preadolescenziale e adolescenziale possono presentare problematiche connesse al disagio giovanile, che si manifesta generalmente come un profondo malesse- re, con apatia, conflittualità, scarse relazioni sociali, insoddisfazione, insufficiente impe- gno nelle attività scolastiche, mancato senso di appartenenza ad un’area di aggregazione, disturbi alimentari e fenomeni di bullismo (17). Un’ampia fascia di adolescenti, in Italia e in Europa, appare quanto mai portatrice di carichi di disagio che spesso esplodono in fe- nomeni eclatanti di aggressività o autodistruttività: si pensi al dilagare tra gli adolescenti dei fenomeni del bullismo adolescenziale, non più solo tipicamente maschili, o dei casi di conclamati disturbi del comportamento alimentare. Le implicazioni di tale fenomeno hanno assunto un significato epidemiologico rilevante sia in termini di patologie correlate, che di morbosità e mortalità evitabile.

In Italia, i dati relativi alle devianze giovanili sono indicativi delle dimensioni sociali e dell’impatto sanitario della problematica. Secondo le stime pubblicate dal Ministero della Giustizia, nel biennio 2012-2013 sono stati 7.045 i nuovi casi di minori presi in carico da- gli Uffici del Servizio Sociale, che si vanno ad aggiungere ai 13.753 già presenti dai periodi precedenti (12). L’analisi dei dati statistici mostra come non siano soltanto i ragazzi prove- nienti da ceti disagiati a mostrare coinvolgimento con criminalità e fenomeni di devianza, ma anche i cosiddetti ragazzi “senza problemi” appartenenti al ceto medio, talvolta ampia- mente scolarizzati, che sono portatori di quello che alcuni definiscono come “malessere del benessere” (15). Inoltre, dai dati epidemiologici si può notare come il suicidio sia la secon- da causa di mortalità, per i giovani, dopo gli incidenti stradali e che i soggetti più a rischio di dipendenze o vera e propria devianza sono in genere maschi tra i 15 e i 24 anni, sebbene il fenomeno appaia in crescita anche nelle adolescenti femmine.

In questo contesto eterogeneo ed articolato, le attività motorie e sportive, per il loro contributo all’inclusione sociale oltre che al benessere dell’organismo, svolgono un ruolo rilevante non soltanto nella prevenzione di fattori aggravanti come obesità e ipertensione ed altre forme cronico-degenerative, ma anche nella prevenzione primaria del disagio so- ciale nelle diverse fasce d’età, con particolare riguardo alla fase dello sviluppo giovanile. Del resto, l’attività motoria esercita un’azione favorevole nell’ambito del contesto socio- educativo-formativo anche per soggetti borderline, e in strutture quali case-famiglia o per-

Attività motoria e promozione della salute in contesti

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