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Rischio biologico nelle attività motorie e sportive

S. Calimeri, O.C Grillo, D Lo Giudice

Influenza

L’influenza è una malattia infettiva acuta e molto contagiosa, che interessa prevalen- temente l’apparato respiratorio, provocata da virus appartenenti alla famiglia degli Ortho- mixovirus, che comprende il virus tipo A e il virus tipo B, responsabili della sintomatologia influenzale classica, e il tipo C di scarsa rilevanza clinica (generalmente asintomatico).

La sorgente d’infezione è rappresentata dall’uomo e la trasmissione avviene principal- mente attraverso le goccioline espulse con la tosse, lo starnuto o anche semplicemente con la fonazione, e/o attraverso il contatto con le mani contaminate dalle secrezioni respiratorie.

Dal punto di vista clinico l’infezione, che può decorrere anche in forma asintomatica, di norma si manifesta dopo una breve incubazione di 1-3 giorni, con una sintomatologia carat- terizzata da insorgenza repentina di sintomi generali e respiratori.

La malattia ha in genere un decorso benigno, ma possono eventualmente verificarsi com- plicanze gravi a carico dell’apparato respiratorio, cardiovascolare e del sistema nervoso.

Le misure di protezione personali hanno un ruolo importante nel limitare la diffusione dell’influenza. Sono pertanto raccomandate le seguenti azioni:

1. Coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce; 2. Eliminare i fazzoletti in modo corretto;

3. Lavarsi spesso le mani, in particolare dopo aver soffiato il naso o aver tossito o star- nutito;

4. Evitare contatti ravvicinati con soggetti affetti da malattie respiratorie (8).

Oltre alle consuete norme igieniche la misura d’elezione per evitare l’influenza è la vaccina- zione, che è opportuno ripetere ogni anno nel periodo compreso tra ottobre e dicembre.

La vaccinazione viene raccomandata soprattutto a coloro che svolgono attività a livello agonistico in quanto l’infezione potrebbe causare debilitazione con diminuzione della per- formance fisica per un tempo più o meno lungo.

Febbri linfonodali

Le febbri linfonodali comprendono alcune malattie con sintomatologia comune, quale feb- bre elevata ed ingrossamento dei linfonodi. Queste includono la mononucleosi infettiva, che riveste maggiore importanza per lo sportivo, la toxoplasmosi e la malattia citomegalica.

La mononucleosi infettiva (detta anche malattia del bacio) è una malattia contagiosa, causata dal virus di Epstein-Barr (EBV).

Nei paesi industrializzati colpisce in particolar modo gli adolescenti e i giovani adulti. La trasmissione avviene, nella maggior parte dei casi, per contagio interumano diretto attraverso la saliva o le goccioline di Flügge, ma anche attraverso la condivisione di stovi- glie, piatti, bicchieri, bottiglie. Il periodo di incubazione va dalle 4 alle 6 settimane negli adulti, mentre è inferiore ai 15 giorni nei bambini. La malattia può decorrere in forma asintomatica o presentare sintomi aspecifici in circa il 50% dei casi. I segni più caratteristici sono mal di gola, linfoadenopatia, febbre, astenia e nel 50% dei casi splenomegalia.

Generalmente la mononucleosi si risolve senza particolari problemi. La durata della ma- lattia è estremamente variabile, con casi che si risolvono dopo qualche settimana ed altri, invece, che richiedono anche alcuni mesi. Complicanze significative sono la fatica persi- stente e, meno frequentemente, la rottura della milza a causa del suo ingrossamento. Per tali motivi, la ripresa dell’attività sportiva deve avvenire con una certa cautela evitando sforzi fisici particolarmente gravosi, senza sottovalutare che per quegli sport che prevedono contatto fisico (rugby, pugilato, lotta), eventuali traumi addominali potrebbero causare, appunto, la rottura dell’organo in questione.

In mancanza di un vaccino, l’unica forma di prevenzione è l’igiene personale e compor- tamentale. È di fondamentale importanza il lavaggio delle mani, così come evitare di bere liquidi da contenitori comuni in modo da minimizzare il contatto con la saliva.

Malattie dell’apparato gastrointestinale

La trasmissione oro-fecale rappresenta, insieme alla via aerea, la modalità prevalente di trasmissione orizzontale delle infezioni. I microrganismi penetrano attraverso la mucosa orale, si localizzano di norma nell’apparato digerente e vengono eliminati con le feci.

Gli agenti eziologici responsabili delle infezioni enteriche sono rappresentati da una va- sta gamma di virus, batteri, protozoi che prediligono l’habitat intestinale dell’uomo e degli animali (3). Sono classiche malattie a trasmissione oro-fecale l’Epatite A, la febbre tifoide, le gastroenteriti virali da Norovirus e Rotavirus, la diarrea del viaggiatore, il colera, le dis- senterie. Tali patologie presentano una sintomatologia caratterizzata da febbre, astenia, nausea, vomito, e diarrea.

La trasmissione dei microrganismi può avvenire tramite veicoli contaminati quali acqua, alimenti e mani sporche. Le scarse condizioni igieniche degli ambienti comunitari di vita, di lavoro ed anche sportivi possono facilitare tale modalità di trasmissione.

L’ingestione involontaria di acqua contenente microrganismi di origine fecale o di altra natura è, per esempio, tra le principali cause di infezioni registrate tra gli utenti delle piscine.

Per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale fondamentale è il rispetto delle norme igieniche generali come l’igiene personale, il consumo di acqua controllata, il lavaggio frequente e accurato delle mani soprattutto dopo l’utilizzo dei servizi igienici.

Attualmente, per alcune di queste malattie (l’Epatite A, febbre tifoide) sono disponibili dei vaccini.

Infezioni cutanee

La cute rappresenta una barriera che protegge l’organismo da radiazioni ultraviolette, agenti chimici e microrganismi. Nello svolgimento dell’attività motoria e sportiva alcuni fattori quali l’eccessiva sudorazione, la depilazione, la scarsa igiene degli spogliatoi, l’uso promiscuo di asciugamani, ciabatte, ecc., e in alcuni sport il contatto fisico, rendono la cute più suscettibile alle infezioni.

Le malattie cutanee possono essere di origine virale, batterica e fungina (3).

Infezioni virali

Mollusco contagioso. Dermatite virale, molto frequente negli atleti, causata da un Po- xvirus. Il contagio avviene per contatto diretto o attraverso oggetti contaminati. Le lesioni cutanee sono caratterizzate da papule perlate, lucide, emisferiche e ombelicate localizza- te nelle sedi esposte come volto, collo e arti.

Herpes labiale. La malattia erpetica provocata dal virus Herpes simplex (HSV) general- mente si presenta per la prima volta nell’infanzia e nell’adolescenza. Questa forma è molto comune tra gli atleti che si allenano all’aperto, specialmente negli sport alpini e invernali nei quali le basse temperature e l’esposizione continuata ai raggi ultravioletti (UV) possono provocare riattivazione di HSV. Le manifestazioni cliniche iniziano con una sensazione di bruciore o formicolio sul labbro o sulla zona periorale, seguita dalla comparsa di piccole vescicole, raggruppate a grappolo, che infine si erodono dando luogo ad una crosta.

Herpes in sport da contatto. Atleti sottoposti a contatto ravvicinato rischiano di acquisi- re l’infezione da HSV sulle parti esposte. Sono stati coniati i termini herpes gladiatorum e herpes rugbeiorum per l’alta incidenza di questa infezione nei wrestlers e nei rugbisti.

Verruche. Sono causate dal Virus del Papilloma Umano (HPV). La trasmissione è inte- rumana ed avviene, prevalentemente in luoghi molto frequentati, come docce e saune di palestre e piscine. In queste sedi il clima caldo umido favorisce la sopravvivenza del virus

che, beneficiando della macerazione cutanea indotta dall’acqua, può attecchire con una certa facilità.

La trasmissione può avvenire anche per autoinfezione, attraverso il passaggio dei mi- crorganismi dalla sede primaria di infezione ad un’altra zona corporea.

Il contagio è favorito dall’uso promiscuo di asciugamani, accappatoi, ciabatte o dal cam- minare scalzi negli spogliatoi (verruche plantari).

Infezioni batteriche

Alcuni microrganismi come gli stafilococchi (in particolare Staphylococcus aureus) e gli streptococchi provocano diverse manifestazioni cliniche tra le quali impetigine, follicolite e piodermiti. I sintomi tipici sono la presenza di vescicole, pustole e croste.

Infezioni micotiche

Le infezioni dovute a miceti (micosi) sono in assoluto le più frequenti tra coloro che svolgono attività sportiva.

I miceti che infettano la cute appartengono alla classe dei dermatofiti, che sono capaci di invadere la cheratina dell’epidermide, del pelo e delle unghie. Provocano la tinea (o tigna) che può colpire diverse sedi corporee.

Tinea pedis. Conosciuta anche con il termine “piede d’atleta”, proprio per l’alta fre- quenza in questa classe di individui. Gli atleti maggiormente colpiti sono nuotatori, corrido- ri, calciatori e cestisti; piscine, spogliatoi e docce sono i luoghi dove questi microrganismi si ritrovano con maggiore frequenza.

Tinea corporis gladiatorum. È la più documentata infezione micotica correlata allo sport. Provoca lesioni ben definite ed eritematose sulle aree esposte a prolungato contatto corpo a corpo come testa, collo e braccia.

La prevenzione delle infezioni cutanee si basa sul rispetto di semplici, ma fondamentali, precauzioni. Un’accurata attenzione all’igiene personale aiuta a prevenire la trasmissione dei dermatofiti.

Gli sportivi dovrebbero evitare di camminare scalzi, utilizzando sempre delle ciabatte nelle docce, spogliatoi e piscine per evitare verruche e micosi. Inoltre, non dovrebbero con- dividere asciugamani e dispositivi di protezione da infortunio (ginocchiere e gomitiere).

Eventuali ferite o infezioni cutanee vanno coperte con cerotti, garze, bende ecc. Infine, dopo aver fatto la doccia, bisogna avere cura, in particolare tra le dita dei piedi, di non lasciare la pelle umida che può diventare terreno fertile per un’eventuale infezione.

In palestra è buona regola avere un asciugamano personale per l’utilizzo degli attrezzi

sportivi e pulire sempre le impugnature degli attrezzi prima dell’utilizzo. Durante l’attività fisica è raccomandato inoltre l’uso di indumenti comodi, possibilmente in tessuti naturali, che favoriscano la traspirazione della pelle e la termoregolazione.

Malattie da traumi

Il tetano è una grave patologia infettiva, non contagiosa, provocata da un batterio, il

Clostridium tetani che, normalmente presente nell’intestino degli animali (bovini, equini, ovini), viene eliminato da questi con le feci. Sotto forma di spora il batterio può sopravvi- vere nell’ambiente esterno anche per anni e contaminare terreno e polvere.

L’infezione tetanica si verifica quando la spora, penetrata nell’organismo attraverso soluzioni di continuo della cute (ferite, tagli, o abrasioni), trova le condizioni adatte per la trasformazione nella forma vegetativa (anaerobiosi), in grado di secernere una potente

neurotossina. Quest’ultima, attraverso il flusso sanguigno, raggiunge il sistema nervoso pro- vocando spasmi muscolari generalizzati.

Anche piccole ferite procurate durante l’attività motoria o sportiva, se non adeguata- mente curate, possono aprire la via alla penetrazione delle spore.

Il mezzo più efficace per prevenire la malattia è rappresentato dalla vaccinazione an- titetanica, che in Italia è obbligatoria per tutti i nuovi nati e conferisce una protezione pressoché totale. Per mantenere nel tempo l’immunità è fondamentale la somministrazione di richiami decennali.

È importante che, in caso di ferite, queste vengano pulite con cura, disinfettate con acqua ossigenata e, se necessario, il soggetto si sottoponga a sieroprofilassi specifica.

Rischi di natura biologica in piscina

I rischi di natura biologica nelle piscine ed in tutti gli ambienti acquatici ad uso ricre- ativo possono essere associati alla contaminazione microbica delle acque e delle superfici (spogliatoi, docce, servizi igienici, pavimenti, rivestimenti murari, trampolini, corrimano, scalini,ecc.).

Essendo ambienti circoscritti e ad elevata frequentazione, le piscine rappresentano luo- ghi in cui il rischio infettivo assume proporzioni rilevanti.

Virus, batteri, miceti e protozoi possono essere responsabili di svariate malattie nell’uomo. Le infezioni associate al bagno in piscina possono essere principalmente di due tipi: di natura enterica (Tabella 1), dovute all’ingestione di acqua contaminata, e per contatto (Tabella 2), dovute all’esposizione di pelle e mucose agli agenti infettivi.

Tabella 1 - Microrganismi di origine fecale a cui sono esposti i nuotatori.

Trasmissione Agente eziologico Patologia

Contaminazione fecale

Virus:

Adenovirus, enterovirus,

Epatite A, Norwalk virus Faringo-congiuntiviteGastroenterite Batteri:

Salmonella spp., Escherichia coli,

Proteus spp. Gastroenterite

Protozoi

Cryptosporidium, Giardia Gastroenterite Metazoi

Enterobius Elmintiasi intestinale

Trasmissione Agente eziologico Patologia

Contaminazione per contatto

Virus:

Papillomavirus,

Virus del Mollusco contagioso Verruche plantariMollusco contagioso Batteri: Streptococco, Stafilococco, Pseudomonas spp., Mycobacterium marinum Follicoliti, Dermatiti, Tonsilliti, Otiti.

Granuloma dei nuotatori Miceti

Trycophiton, Candida spp.

Epidermophyton Micosi cutanea, CandidosiPiede d’atleta Metazoi

Cercaria Dermatite dei nuotatori Tabella 2 - Microrganismi di origine non fecale.

Nelle piscine coperte, la contaminazione fecale dell’acqua è causata, principalmente,

dagli stessi frequentatori degli impianti o da acque contaminate all’origine, mentre nelle piscine scoperte può derivare, anche, dall’azione diretta di animali (es. uccelli o roditori). Un’altra importante fonte di microrganismi patogeni è costituita dalle secrezioni umane non fecali (es. muco, saliva, ecc,), e dalla scarsa igiene personale dei frequentatori.

Non è da sottovalutare, inoltre, la presenza e la diffusione di microrganismi attraverso l’aerosol di docce e rubinetti tra cui il Mycobacterium avium e la Legionella pneumophila, responsabili di affezioni polmonari.

Il rispetto delle norme comportamentali da parte degli utenti è fondamentale per ridur- re la diffusione delle infezioni. Esse prevedono: l’utilizzo di zoccoli o ciabatte, la doccia e il passaggio nelle vasche lavapiedi con liquido disinfettante prima dell’immersione in acqua, l’uso delle cuffie, il lavaggio delle mani dopo ogni utilizzo dei servizi igienici, il rispetto di idonei standard di igiene personale.

Malattie a trasmissione ematica

In questo gruppo di patologie a trasmissione ematica e/o sessuale, vanno ricordate, per le implicazioni a lungo termine, l’infezione da HIV, l’Epatite B e l’Epatite C (6).

Nelle attività sportive il rischio di infezione attraverso il sangue è limitato. Si verifica soprattutto negli sport di combattimento come pugilato, lotta e arti marziali, dove il rischio di ferite sanguinanti è frequente, soprattutto durante le competizioni.

Fatta eccezione per un solo caso, verificatosi in Italia (11), non risultano casi documen- tati di trasmissione del virus HIV tra atleti, mentre sono riportati in letteratura infezioni da HBV contratte durante l’attività sportiva (10).

Per tale motivo è di fondamentale importanza medicare e fasciare ferite ed escoriazioni che possono verificarsi durante l’attività fisica al fine di evitare possibili contagi. È utile ri- cordare che in Italia la vaccinazione contro l’Epatite B è obbligatoria per tutti i nuovi nati. In conclusione, si rileva come un rischio di natura biologica esista anche durante lo svol- gimento dell’attività motoria e sportiva, ricordando che la prevenzione è necessaria non solo per la protezione della propria salute ma anche per la salvaguardia della collettività.

Le vaccinazioni nello sport

Coloro che praticano attività motoria e sport, sia all’aperto che al chiuso, specie se a livello agonistico, sono dunque esposti ad una serie di rischi di natura infettiva in misura maggiore rispetto alla popolazione generale.

La prevenzione di tali rischi si avvale, oltre che di misure strutturali e gestionali relative agli impianti, la cui responsabilità spetta al gestore degli impianti stessi, anche del rispetto di norme igienico-comportamentali, affidato ai singoli individui. Un ruolo altrettanto fonda- mentale nel controllo del rischio infettivo associato all’attività motoria è svolto però anche dalla vaccinoprofilassi, misura imprescindibile nella lotta alle malattie infettive.

L’importanza di tale misura in ambito sportivo è facilmente comprensibile se si consi- derano in particolar modo gli atleti professionisti. Se per tali soggetti, infatti, la copertura vaccinale nei confronti di patologie che hanno un decorso lungo o che possono comportare complicanze a lungo termine risulta opportuna per evitare assenze dalle attività e conse- guenti perdite societarie, essa risulta talvolta indispensabile nella pianificazione di compe- tizioni in aree nelle quali determinate patologie, estranee al paese di origine dell’atleta, sono endemiche.

Considerando i principali rischi infettivi prevenibili tramite immunoprofilassi attiva, si possono distinguere tre livelli di intervento relativi alla prevenzione vaccinale per i soggetti praticanti attività sportiva (7):

– Controllo dello stato vaccinale: l’anamnesi vaccinale dello sportivo al momento di inizio delle attività, che per gli atleti professionisti corrisponde con l’ingresso nella società sportiva, è fondamentale per valutare la copertura relativa alle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate nel nostro Paese per l’infanzia e l’adolescenza, in base a quanto previsto dal calendario vaccinale vigente (immunizzazione nei confronti di difterite, tetano, epatite B, poliomielite, pertosse, Haemophilus influenzae, morbil- lo, parotite, rosolia, varicella, pneumococco, meningococco); questa pratica risulta particolarmente importante per i soggetti provenienti da Paesi esteri, il cui calenda- rio vaccinale può differire dal nostro; in caso di carenze è necessario provvedere a somministrare le opportune vaccinazioni o le dosi di richiamo necessarie;

– Effettuazione delle vaccinazioni routinarie (richiami decennali per difterite, tetano e pertosse, vaccinazione antinfluenzale annuale): considerando che la pratica di attività sportive aumenta il rischio di esposizione alle spore tetaniche presenti nell’ambiente, la legge 292 del 1963 ha stabilito l’obbligatorietà della vaccinazione antitetanica, che prevede un ciclo primario di base e un richiamo ogni 10 anni, per tutti gli iscritti alle Federazioni del CONI; tale richiamo può essere effettuato con la formulazione trivalente, attiva anche nei confronti di difterite e pertosse; inoltre, considerati i fattori di rischio cui gli atleti sono esposti soprattutto durante il loro soggiorno negli spogliatoi (sovraffollamento, temperatura e umidità dell’aria elevate, sistemi di con- dizionamento), è consigliabile che essi pratichino la vaccinazione antinfluenzale (ed eventualmente anche quella antipneumococcica) prima di ogni stagione invernale; – Vaccinazioni in situazioni particolari: in determinate occasioni, come nel corso di epi-

demie sostenute da agenti biologici facilmente trasmissibili in ambito sportivo, o alla vigilia di manifestazioni in zone geografiche caratterizzate dalla presenza di patologie endemiche prevenibili con l’immunoprofilassi, è opportuno intervenire con vaccina- zioni ad hoc per gli atleti: ciò si è verificato, ad esempio, nel corso della pandemia da virus H1N1, durante la stagione 2009/2010, mentre per i viaggi internazionali le vaccinazioni vengono raccomandate in base ai dati epidemiologici relativi ai luoghi di destinazione (vaccinazione anti-epatite A, febbre tifoide, colera, febbre gialla). Considerando le numerose situazioni pericolose cui possono essere esposti gli sportivi, il rischio infettivo per questi soggetti risulta elevato e molto diversificato. L’immunoprofilassi non può ovviamente rappresentare l’unico strumento per il controllo di tale rischio, che deve necessariamente avvalersi anche dell’adozione di corrette norme comportamentali e gestionali. Tuttavia, alla luce delle suddette considerazioni, e in un’ottica più ampia di pre- venzione quale quella auspicata da Igienisti, Medici di medicina Generale e Pediatri, che tra- mite la promozione del “Calendario vaccinale per la vita” (disponibile all’indirizzo http:// www.societaitalianaigiene.org/site/new/images/docs/gdl/vaccini/2013pneumovaccini. pdf) mirano a far sì che l’immunoprofilassi non rimanga una pratica rivolta esclusivamente alla popolazione in età pediatrica, l’impiego dei vaccini rappresenta un elemento indispen- sabile anche in ambito sportivo.

Rischio allergico connesso alla pratica di attività motoria/sportiva

Il termine allergia è utilizzato per descrivere una reazione di sensibilizzazione nei con- fronti di sostanze presenti nell’ambiente che, mentre risultano innocue per la maggior par- te delle persone, in soggetti predisposti generano una risposta immunitaria che determina la comparsa di una sintomatologia di vario tipo.

I composti che provocano le reazioni allergiche sono definiti allergeni. I più importanti sono i pollini, gli acari della polvere, i peli e le forfore di animali, alcuni alimenti, certi far- maci, i veleni di alcuni insetti e diversi prodotti chimici.

I sintomi delle reazioni allergiche sono differenti a seconda della sede in cui avviene il processo infiammatorio. Ad esempio i pollini, peli e forfore animali e gli acari della polvere sono responsabili di disturbi respiratori come la rinite e l’asma e di disturbi oculari come la congiuntivite. Anche certe forme di orticaria ed alcuni disordini gastro-intestinali possono essere inclusi tra le malattie allergiche. Le reazioni di sensibilizzazione a farmaci, ad ali- menti ed a punture di insetti possono dare sintomi che interessano tutto l’organismo fino a conseguenze di estrema gravità come lo shock anafilattico.

Le allergie respiratorie rappresentano la forma più diffusa di allergia in Europa e nel mondo (9). Attualmente in Italia sono milioni le persone affette da patologie allergiche e la prevalenza di tali disturbi è in continuo aumento.

È opinione comune che le malattie allergiche a carico delle vie aeree rappresentino un fattore limitante la pratica sportiva. Tuttavia, i dati epidemiologici riguardanti coloro che svolgono attività agonistica ad alto livello sono rassicuranti e indicano che le malattie aller- giche e soprattutto l’asma bronchiale, purché opportunamente trattate, non rappresentano alcun limite alla pratica sportiva, anche se in alcuni casi possono determinare una riduzione della performance atletica (9).

Per il soggetto con allergie respiratorie sono raccomandate alcune condotte comporta- mentali nei riguardi dell’attività sportiva: si consiglia di evitare l’attività fisica in ambienti dove è presente una forte carica allergenica, come in locali con moquette, oppure, per i soggetti affetti da forme asmatiche per sensibilizzazione a pollini, in campagna durante il periodo di impollinazione. Tra le attività fisiche tollerate dagli asmatici e quindi raccoman- dabili, ricordiamo il nuoto, la pallavolo, oppure la marcia che prevede un esercizio regolare anche se prolungato (1).

Bibliografia

1. Beggs S, Foong YC, Le HC, et al. Swimming training for asthma in children and adolescents aged

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