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Energia ed Attività Fisica

Per il mantenimento delle funzioni vitali e lo svolgimento di attività fisica è necessario introdurre Energia e per questo motivo viene definito un fabbisogno energetico individuale giornaliero (12). Il fabbisogno energetico individuale giornaliero può essere altresì definito come la quantità di Energia contenuta negli alimenti e nelle bevande sufficiente a mante- nere il bilancio energetico in una persona sana in base alle sue caratteristiche antropome- triche (peso e altezza), all’età, al genere e all’esercizio fisico che siano in accordo con un buono stato di salute.

Dal punto di vista metabolico l’organismo umano è un sistema sostanzialmente chiuso, in cui l’Energia a disposizione dell’organismo viene utilizzata per produrre calore e lavoro e in parte eliminata con le sostanze non utilizzate dall’organismo.

Energia da cibo + Energia da riserve metaboliche =

Energia per calore e lavoro + Energia eliminata con feci e urine

La quota di Energia necessaria a coprire il fabbisogno giornaliero di un individuo è suddivisa in tre parti: la quota legata al Metabolismo basale, cioè l’Energia necessaria al mantenimento in vita dell’organismo in condizioni di riposo (dal 60 al 75% dell’Ener- gia totale), quella necessaria all’utilizzazione degli alimenti (termogenesi indotta dalla dieta - TDI, dal 10 al 15%) e quella legata all’esercizio fisico (dal 15 al 30%, la restante). Le percentuali non sono rigide ma possono oscillare a seconda della quota necessaria per compiere il lavoro fisico (attività fisica) ed in funzione del tipo di alimentazione (diete iperproteiche richiedono quote energetiche per la TDI più elevate rispetto a diete normo- proteiche o ipoproteiche).

A partire da questo e riprendendo il concetto iniziale di equilibrio tra entrate ed usci- te, l’attività fisica deve essere perciò considerata il secondo più importante determinante nella valutazione della variazione interpersonale della spesa energetica complessiva, men- tre il primo rimane la composizione corporea che a sua volta dipende dalle caratteristiche genetiche dell’individuo, dalla qualità e quantità di alimenti consumati e dalla capacità di utilizzarli del tutto o solo in parte (15). Se risulta relativamente semplice acquisire le informazioni utili per descrivere l’individuo (variabili antropometriche, età, genere, etc.) è decisamente più difficile calcolare il suo consumo energetico preciso senza ricorrere ad analisi complesse (come ad esempio la calorimetria diretta), costose, spesso non utilizzabili negli studi di popolazione ma solo in quelli individuali. Inoltre, poiché la richiesta energeti- ca per compiere una qualsiasi attività fisica varia in funzione del tipo di attività, del tempo trascorso in quella attività e naturalmente delle caratteristiche dell’individuo, anche una misurazione con tecniche strumentali non è in grado di descrivere completamente l’attività abituale di un individuo.

Alimentazione ed Attività Fisica

Per comprendere il peso dell’alimentazione e dell’attività fisica è necessario avere a di- sposizione metodi che ci consentano da un lato di conoscere:

“Cosa mangiamo e quanto mangiamo” e dall’altro

“Come ci muoviamo e quanto ci muoviamo”

Per quanto riguarda la stima dei livelli di assunzione dell’Energia, gli strumenti che si possono utilizzare sono relativamente semplici. Il grado di complessità aumenta quando si

rende necessario valutare l’effetto su singoli individui in presenza di particolari condizioni di salute o fisiologiche e con obiettivi clinici e terapeutici. Tali tecniche, di tipo strumen- tale (ad esempio utilizzando la camera adiabatica, la stima del consumo di ossigeno, la va- lutazione del quoziente respiratorio, etc.) sono in grado di valutare individualmente anche l’efficienza dell’utilizzo dei substrati energetici ma a causa del loro costo elevato vengono perlopiù utilizzate a scopo diagnostico.

Nella pratica clinica e in quella epidemiologica, quando le popolazioni sono numerose, si utilizzano metodi meno precisi ma molto meno costosi come il diario alimentare e il diario dell’attività fisica considerando come ottimale un arco temporale che va da un giorno (re- call delle 24 ore) ad una settimana (15). Compilando un diario è possibile descrivere sia gli alimenti e le bevande (ad esempio: il pane, la pasta, la mela, il vino) sia l’attività fisica (ad esempio: andare in bicicletta, pulire il pavimento, scalare una montagna). Alimenti e be- vande possono essere poi anche quantificati attraverso le unità di peso (50 grammi di pane, 70 grammi di pasta, 1 mela piccola) e di volume (1 bicchiere di vino, 1 litro di vino) e l’atti- vità fisica attraverso l’unità di tempo (1 ora di bicicletta, 15 minuti per lavare il pavimento, 3 ore per scalare una montagna). In questo modo è possibile stimare la quota energetica fornita da alimenti e bevande attraverso una banca dati di composizione degli alimenti, e il livello di attività fisica raggiunto utilizzando gli indici energetici integrati (12) oppure i valo- ri di equivalenti metabolici (cioè la quantità di ossigeno necessario per compiere una deter- minata attività nell’unità di tempo ed in funzione del peso corporeo - MET) corrispondenti a ciascuna attività (1 MET = 3,5 ml O2/(kg × min) = 1 kcal/(kg × ora) circa) (1). Se il fabbi- sogno energetico è determinato dal metabolismo di base più la quota di energia necessaria per l’attività fisica, in questo modo diventa possibile verificare se le “entrate” sono state sufficienti a coprire le “uscite” e comprenderne così l’impatto sul fabbisogno energetico.

È importante altresì ricordare che dal punto di vista metodologico la valutazione delle relazioni tra alimentazione, attività fisica e patologie risulta particolarmente delicata in quanto l’Energia può essere essa stessa un fattore di rischio, può influire in modo indiretto sulla stima dei livelli di assunzione individuali di alimenti e componenti alimentari causal- mente correlati alla patologia essendo generata da essi, e può essere perciò un potente fat- tore di confondimento quando non è essa stessa un fattore di rischio ma risulta comunque associata ai componenti alimentari (15).

Per visualizzare quanto il binomio Alimentazione e Attività Fisica sia stretto e la loro va- lutazione debba sempre essere fatta contemporaneamente, nella tabella 1 sono riportati a titolo di esempio il valore calorico di una porzione di alcuni tra i più comuni alimenti con- sumati come fuori pasto e, accanto, il tempo teorico necessario ad un soggetto dal peso di 70 kg per utilizzarne interamente la quota energetica andando a piedi o in bicicletta in pianura o facendo jogging.

Conclusioni

Negli ultimi anni le evidenze della letteratura scientifica hanno spinto i maggiori orga- nismi internazionali ad indicare nelle loro linee guida per la prevenzione (13, 14) come il mantenimento dell’equilibrio tra “entrate” e “uscite” debba essere considerato più rea- listicamente come un unico fattore di protezione. Per i Paesi cosiddetti “ricchi” lo squili- brio si è dimostrato frutto del contemporaneo aumento della sedentarietà e dell’accesso a maggiori risorse economiche, nei Paesi cosiddetti “poveri” invece è dovuto principalmente ad una diminuzione della mobilità e alla modifica della dieta originaria con un aumento di alimenti energeticamente ricchi a basso costo (cibo spazzatura). Molto significativo il fat- to che nel 2010 (fonte: www.who.int, accesso febbraio 2014), circa 43 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono stimati in sovrappeso e di questi circa 35 milioni vivono in Paesi in via di sviluppo. La necessità di puntare su un “equilibrio” viene ulteriormente ribadita

analizzando le evidenze epidemiologiche sul ruolo dei diversi componenti alimentari come fattore di protezione (vitamine, sostanze antiossidanti, etc.), che risulta tale solo quando si tiene conto dell’assunzione calorica complessiva e non quando vengono assunti in quantità farmacologiche, cioè non riconducibili ad uno stile di vita alimentare.

Una relazione ottimale tra alimentazione, attività fisica e stato di salute costituisce perciò un valore individuale e sociale fondamentale e necessario al raggiungimento di una elevata qualità della vita.

Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso, avremmo trovato la strada per la salute.

Ippocrate (460-377 a.C.)

Bibliografia

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3. Gnagnarella P, Salvini S, Parpinel M. Banca Dati di Composizione degli Alimenti per Studi Epide- miologici in Italia Versione 2.2008 Website http://www.ieo.it/bda.

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5. Edwards P, Tsouros A. Promoting physical activity and active living in urban Environments: the role of local governments. World Health Organization 2006.

Tabella 1 - Stima del tempo necessario per l’utilizzazione di alcuni alimenti al variare del tipo di attività fisica.

Alimento ENERGIAkcal

Tempo per ATTIVITÀ

minuti

Andare a piedi len-

tamente in pianura Andare in biciclet-ta in pianura Correre a ritmo lento (jogging)

MET=2.0 MET=4.0 MET=7.0

Caramelle (3) 24 10 2 1

Olive (3) 35 15 3 2

Cioccolatino (4g) 57 24 5 3

Cappuccino (1 tazza) 100 43 9 5

Panino piccolo con prosciutto 100 43 9 5

Soft drinks (1 lattina) 135 58 12 7

Birra (1 lattina) 106 45 10 6

Brioche (circa 40g) 140 60 13 7

Noccioline americane (20g) 150 64 14 8

Tramezzino con prosciutto e

formaggio 210 90 19 11

Nota: i dati sono stati elaborati utilizzando la Banca Dati di Composizione degli Alimenti per Studi Epidemiologici in Italia (3) ed i valori di MET (1 MET = 3,5 ml O2/(kg × min) = 1 kcal/(kg × ora) circa) riportati da Ainsworth e collaboratori (1).

6. Haster TA, Beresford SA, Sheppard L et al. Adherence to the WCRF/AICR cancer prevention re- commendations and cancer-specific mortality: results from the Vitamins and Lifestyle (VITAL) Study. Cancer Causes Control 2014 May; Epub 2014 Feb 21.

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11. Rosenthal T. The effect of migration on hypertension and the other cardiovascular risk factor: a review. J Am Soc Hypertens 2014 Mar; 8(3): 171-91.

12. Società Italiana di Nutrizione Umana. Livelli di Assunzione di Riferimento di Energia e Nutrienti per la popolazione italiana. Revisione 2012.

13. WCRF/AICRFood, Nutrition, Physical Activity, and the Prevention of Cancer: a Global Perspecti- ve” 2007. World Cancer Research Fund Internetional 2007(web site http://www.dietandcancer- report.org).

14. WHO/World Economic Forum Preventing noncommunicable diseases in the workplace through diet and physical activity. Report of a joint event 2008. WHO press, Genevè 2008.

Dagli anni ’80 l’attività motoria entra a pieno titolo nel contesto della promozione della salute e del benessere individuale e sociale, a seguito di solide evidenze scientifiche e delle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Numerosi studi epidemiologi- ci, infatti, iniziano a evidenziarne l’importanza nella prevenzione e nel trattamento delle patologie cronico-degenerative, come anche il ruolo positivo sul metabolismo, e nella tute- la dello stato di salute (15). Diverse patologie multifattoriali trovano nella sedentarietà un fattore di rischio associato in modo significativo, ma evidenze rilevano come l’introduzione dell’attività fisica, per essere efficace, necessiti del rispetto di una serie di parametri, tra cui quantità, tipologia, intensità e durata dell’esercizio fisico, adeguatamente programmati e personalizzati in relazione innanzitutto all’età, alla pregressa pratica di attività motoria o sportiva e all’eventuale specifica valutazione clinica del soggetto. Numerose revisioni bi- bliografiche e metanalisi che prendono in considerazione gli studi rivolti alla prevenzione dell’obesità in età evolutiva riconoscono come efficaci gli interventi che comportano un incremento delle ore di educazione motoria in ambito scolastico (3,14), la riduzione delle ore trascorse davanti al video (3), il coinvolgimento dei familiari (11,14). Un limite eviden- ziato dai programmi analizzati è tuttavia la non persistenza degli effetti positivi (12). È per questo essenziale che gli interventi siano guidati da prospettive teoretiche che tengano in considerazione il contesto sociale del bambino e che utilizzino tecniche educative che inci- dano sul piano cognitivo, modificando il comportamento dei bambini in modo duraturo (2). La maggior parte degli studi evidenzia che la scuola rappresenta il principale contesto in cui gli interventi educativi comportano cambiamenti positivi. Anche nelle indicazioni mini- steriali, l’attività motoria nel percorso scolastico assume un ruolo fondamentale, associan- do agli obiettivi educativi quelli di efficienza fisica e di acquisizione di abilità sportive ed anche obiettivi formativi, ludici e di socializzazione, centrali per lo sviluppo individuale e l’integrazione sociale della persona. La pratica di attività motoria è consigliata in tutte le fasce d’età a partire sin dalla scuola materna. In questo ambito può essere considerata a tutti gli effetti un intervento di prevenzione primaria, e dunque l’età rappresenta l’infor- mazione fondamentale da cui partire per definire e attuare interventi mirati e personaliz- zati sulla base di una preliminare valutazione di eventuali specifici quadri clinici e dei rischi per la salute, così come degli obiettivi di salute da conseguire.

Attività fisica e sviluppo funzionale nell’infanzia

Nella prima infanzia la psicomotricità contribuisce alla formazione dello schema corpo- reo del bambino passando attraverso la strutturazione degli schemi motori di base come camminare, correre, saltare, strisciare, lanciare e altri. Lo sviluppo motorio del bambino è connesso allo sviluppo psichico; esso è influenzato dalla mamma e dall’ambiente e consen-

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