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Attività motoria e promozione della salute in contesti di disagio sociale

F. Valeriani, V Romano Spica

sino nelle carceri, dove il movimento adattato può svolgere un ruolo importante sia nella prevenzione primaria che in quella terziaria, evitando cronicizzazione ed insorgenza di ul- teriori complicazioni socio-comportamentali o di esclusione e facilitando il superamento delle complesse problematiche associate, ai fini di un reinserimento sociale.

Contributo biologico dell’attività fisica nei fenomeni di disagio e dipendenza

Recenti ricerche hanno dimostrato che l’attività fisica regolare può avere un effetto significativo sul miglioramento della salute sia fisico-metabolica che socio-psicologica. In particolare, alcuni autori hanno riportato indicazioni su come l’attività e l’esercizio fisico possano influenzare positivamente la plasticità cerebrale con implicazioni sulla prevenzio- ne di varie patologie multifattoriali, nonché delle dipendenze, della depressione o del calo cognitivo associato all’invecchiamento (5). Relativamente poco conosciuti risultano essere i meccanismi che sottendono l’influenza dell’attività fisica e dell’esercizio sui sistemi neuro- nali e i rispettivi pathways metabolici. Dal momento che la dipendenza è associata con nu- merose variabili neurobiologiche e psicosociali, i ricercatori si sono interessati all’analisi di possibili effetti dell’attività fisica, anche, su tali variabili (1, 13). Il tema della dipendenza e più in generale dell’addiction, infatti, è molto esteso e non si limita esclusivamente a so- stanze di abuso (1). In particolare è noto che alla base delle dipendenze c’è una alterazione del sistema della ricompensa o gratificazione e dei comportamenti compulsivi associati al consumo delle sostanze, nonché di numerosi altri sistemi funzionali, quali quelli implicati nell’apprendimento e nella memoria. Le sostanze d’abuso, infatti, esercitano i loro effetti attraverso pathways e meccanismi che sono importanti per i processi di apprendimento di stimoli dotati di proprietà di rinforzo, la cui disregolazione sarebbe alla base dello sviluppo di comportamenti compulsivi caratteristici della dipendenza. Nella tabella 1 vengono clas- sificati i principali sistemi neurobiologici associati alle dipendenze. Un meccanismo neuro- biologico principale risulta essere l’aumento di attività dopaminergica nel cervello, in parti- colare nel nucleus accumbens (16). È stato proposto che il sistema dopaminergico giochi un ruolo in una gamma di fenotipi comportamentali particolarmente connessi ai meccanismi di premialità (6). I comportamenti di dipendenza come l’alcolismo (9), l’abuso di stupefacenti (10) e l’obesità (11) hanno mostrato associazioni suggestive con il sistema dopaminergico, anche a livello dell’assetto genetico, come per esempio per alcuni polimorfismi quali quelli del locus DRD2 (8, 14). In tale contesto, l’esercizio fisico, provocando variazioni dei sistemi neurotrasmettitoriali, tra cui un aumento della produzione di dopamina, sembra determi- nare cambiamenti positivi a livello molecolare e neuronale tra cui l’aumento di plasticità, i cambiamenti dell’umore, del funzionamento cognitivo e dell’apprendimento (4). Le alte- razioni indotte da tale neurotrasmettitore sono una delle ragioni principali per cui l’attività fisica viene spesso utilizzata nel trattamento di disturbi come la depressione (2).

Evidenze scientifiche sostengono la plausibilità biologica anche per questo genere di ap- proccio, fondato su una particolare applicazione delle attività motorie adattate.

L’individuazione dei marker biochimici e dei meccanismi chiave su cui l’attività fisica agisce potrebbe permettere di sviluppare programmi mirati per il recupero delle dipenden- ze ed i disagi giovanili e sviluppare un valido strumento di Evidence Based Prevention (EBP), seppur integrato nell’azione di altre competenze e strategie di intervento. A tale riguardo, uno studio preliminare ha mostrato una connessione tra l’espressione di specifici geni in fe- notipi diversi attraverso studi sperimentali e/o con un approccio di meta-analisi (1).

In particolare, alcuni autori hanno selezionato quattro data-sets che confrontavano i li- velli di espressione di alcuni geni target in sportivi e sedentari, alcolisti e non alcolisti, fu- matori e non fumatori, cocainomani e non cocainomani, ed è stata effettuata un’analisi di sovrapposizione tra geni espressi in modo differenziale (DEGS) rilevati in ciascuno studio. Le conclusioni, anche in questo studio, non escludono un’azione biologica attraverso mec-

canismi solo parzialmente oggi noti, anzi lasciano supporre che l’attività fisica con un ade- guato livello di intensità possa contribuire a stabilizzare l’equilibrio psicologico, l’umore e indurre una sensazione di appagamento, in quanto può stimolare il sistema della ricompen- sa cerebrale e aumentare la disponibilità di sostanze neurochimiche quali le endorfine, che migliorano e rinforzanolo stato psico-fisico (19).

AMPA come strumento di integrazione sociale e consolidamento dell’identità personale

Il ruolo dell’attività motoria si esplica non solo nel potenziare la performance atletica ed il tono muscolare, ma anche nella crescita integrale dell’individuo, sia dal punto di vista sociale che personale. La stessa percezione del sé e della propria corporeità passa attra- verso un noto e complesso interagire di coscienza e consapevolezza della fisicità e della po- stura, filtrato sui modelli socio-culturali di benessere e bellezza. Esempio cardine di queste prospettive si trova nell’arte classica greca o di altre civiltà, o all’origine dell’introduzione Tabella 1 - Classificazione dei principali geni e rispettivi sistemi neurobiologici associati alle dipenden- ze e parzialmente influenzabili anche a seguito degli stimoli indotti dall’attività fisica.

Gene Sistema Dipendenza

OPRM1 Oppioide Eroina/narcotico; alcool

OPMK1 Oppioide Eroina/narcotico

PDYN Oppioide Cocaina/stimolanti

TH Dopaminergico Alcool

DRD2 Dopaminergico Alcool

DRD3 Dopaminergico Alcool; cocaina/stimolanti

DRD4 Dopaminergico Eroina/narcotico; alcool; Cocaina/stimolanti

DBH Dopaminergico Cocaina/stimolanti

DAT (SLC6A3) Dopaminergico Alcool

TPH1 Serotonergico Alcool

TPH2 Serotonergico Eroina/narcotico; alcool

HTR1B Serotonergico Alcool; eroina/narcotico

HTR2A Serotonergico Alcool

SERT (SLC6A4) Serotonergico Eroina/narcotico; alcool MAOA Catecolaminergico, serotonergico Alcool

COMT Catecolaminergico Alcool; eroina/narcotico

GABRA1 GABAergico Alcool

GABRA6 GABAergico Alcool

GABRB1 GABAergico Alcool

CHRM2 Colinergico Alcool

CNR1 Cannabinoide Alcool; cocaina/stimolanti

FAAH Cannabinoide Alcool

NPY Neuromodulatorio Alcool

ADH1B Metabolismo etanolo Alcool

ADH1C Metabolismo etanolo Alcool

ALDH2 Metabolismo etanolo Alcool

dell’Attività Fisica nel Regno d’Italia, come emerge dal volumetto di Edmondo De Amiciis “Amore e Ginnastica”, ben noto ai cultori dell’attività motoria come strumento di preven- zione per la popolazione. Come già emergeva nei dialoghi della Signorina Pedani, all’alba della istituzione in Torino dei primi corsi di attività fisica, che proseguiranno poi nella capi- tale, a Roma nella sede del Foro Italico, tra gli aspetti fondamentali per raggiungere l’au- torealizzazione sicuramente non si può trascurare il percorso di crescita di ogni individuo alla luce dei modelli storici cui le diverse società si riferiranno. Le tappe decisive di questo percorso comprendono l’idea di bellezza e di salute e partono dalle istituzioni preposte alla formazione, quali in primis la formazione scolastica. I giovani durante queste fasi maturano delle aspettative, definiscono la propria identità sociale e pongono le basi del loro futuro. In questi momenti cruciali possono emergere stati di insofferenza, insoddisfazione e disa- gio. La ricerca di una propria identità è, infatti, qualcosa di così necessario per la persona che il ragazzo può mettere in moto un processo di autoinganno che lo spinge a riconoscersi in un’identità negativa o falsa pur di possederne almeno una. I recenti eccessi dei modelli anoressici o del body building ne rappresentano esempi esplicativi. Il coinvolgimento glo- bale del bambino o adolescente in gruppi sportivi può rappresentare una valida occasione per scoprire se stessi, le proprie potenzialità e i propri limiti, ma può rappresentare anche un importante momento sociale/relazionale e culturale. La costruzione della postura, inte- sa anche come immagine della propria corporeità, non è assoluta, ma conseguenza di una dinamica interazione tra il sè e gli altri. Inoltre, particolarmente importante è l’acquisizio- ne del senso della comunità e del rispetto delle regole, favorito dalla pratica delle attività motorie e degli sport di squadra. La possibilità di praticare attività motoria è pertanto un diritto fondamentale dei bambini, e soprattutto un dovere sociale verso quegli adolescen- ti che vivono situazioni di potenziale disagio. In tale contesto, poi, il ruolo dell’allenatore assume una valenza altissima e di grande responsabilità nel veicolare in modo corretto e superando le classiche barriere comunicative poste dai ruoli dell’insegnante, medico, sa- nitario, pedagogista, psicologo, ect.- contenuti di educazione alla salute, anche su temi delicati, cosa cui la società ha spesso rinunciato o che ha spesso delegato al mare infido di internet e media.

Non meno importante è il ruolo nella prevenzione riabilitativo-sociale da parte delle AMPA che favorirebbe il recupero e il reintegro nella società di soggetti in cui gli effetti sono ormai conclamati, come per aspetti connessi al complesso fenomeno delle tossicodipenden- ze o per gli interventi in istituti detentivi per minori (3, 20). Ne sono esempi i progetti pilota condotti dall’Unità di Sanità Pubblica del Foro Italico con enti penitenziari e case famiglia. Nel progetto istituito in un carcere giudiziario al termine degli anni ‘90 e basato su grup- pi di ascolto, giovani detenuti di età compresa tra i 18 e i 30 anni, avevano la possibilità di raccontarsi e ascoltare gli altri: al termine del progetto è stata rilevata la diminuzione dello stato di ansia acuta e di stress causato dalla perdita della libertà e una diminuzione dell’uso di psicofarmaci (3).

Un altro progetto pilota svolto in una casa famiglia di Roma, ha visto coinvolti alcuni ra- gazzi ospiti, tre dei quali in età adolescenziale (12-13 anni) e uno di 9 anni. Questi sogget- ti hanno seguito un progetto motorio articolato in tre fasi, e strutturato con componenti/ competenze provenienti dalle seguenti aree: scienze motorie, sociologia, psicologia, me- dicina (7). Nell’insieme i risultati hanno mostrato come sia il confronto con se stessi che quello con gli altri sono stati favoriti dall’attività fisica in gruppo, incentivando così non solo il miglioramento delle relazioni interpersonali, ma anche quello del rapporto con l’allena- tore guida, confermando ulteriormente anche l’abbattimento degli effetti barriera tramite il contesto motorio-sportivo (7).

In ultima analisi, le attività motorie e sportive, svolte a scuola o nel tempo libero, do- vrebbero essere valorizzate all’interno di una prospettiva più ampia, finalizzata anche alla identificazione di problematiche psicologiche o sociali, e favorendo dunque l’acquisizione di interventi mirati estili di vita positivi, proprio anche attraverso la valorizzazione del gio-

co e dello sport come momenti di socializzazione, apprendimento ed integrazione. Le re- centi evidenze scientifiche mostrano come anche il contributo delle attività motorie possa svolgere un ruolo positivo all’interno di un intervento integrato fondato su nuove strategie e tradizionali conoscenze.

Indipendentemente dalle recenti ricerche scientifiche, il valore dell’attività fisica nel recupero sociale è da sempre riconosciuto e favorito, almeno nelle intenzioni. Le istitu- zioni, infatti, hanno emanato diverse proposte di legge, anche promuovendo e sviluppando progetti volti a favorire la legalità a partire proprio dalla pratica motoria. In particolare, l’attività motoria per i detenuti nelle carceri trova riscontro giuridico in diverse disposizioni legislative, che sono riassunte nella tabella 2, e più recentemente nella proposta di legge del 2008. Investire nello sport e nell’attività fisica significa investire nell’educazione e nel- la salute. L’impatto di questi interventi è vasto e affonda le radici nella cultura dei giovani e della società civile. Si sono sviluppate diverse iniziative, tra cui “SPORT e COMUNITÀ”, un progetto sociale e culturale che si richiama al “Libro bianco sullo Sport” promosso dalla Comunità Europea e dal “Libro bianco” pubblicato dal CONI Emilia-Romagna. Inoltre, a par- tire dal 2007 Il Ministero della Pubblica Istruzione ha stanziato dei finanziamenti per pro- muovere progetti relativi alla pratica motoria sportiva e pre-sportiva nella scuola primaria e secondaria. La sperimentazione di tali progetti ha risposto all’esigenza di offrire una so- luzione concreta alle indicazioni europee contenute nella Raccomandazione n. 6 del 2003 recante “Accordi per migliorare l’educazione fisica e la pratica dello sport nei bambini e nei giovani di tutti i paesieuropei”. Il più recente frutto dell’impegno concreto delle autorità è stato il nuovo progetto “Valori in MOVIEmento”, volto alla prevenzione del bullismo e in particolare del cyberbullismo, anche attraverso l’attività fisica.

In conclusione, l’attività motoria preventiva ed adattata, non solo può svolgere un ruolo nel contrasto alla sedentarietà ed alle malattie cronico-degenerative, ma comporta un va- lore aggiunto fondamentale anche nel benessere psicologico e sociale, mostrando efficacia anche per interventi di recupero e prevenzione secondaria e terziaria del disagio sociale, nelle diverse fasce d’età.

L’applicazione di queste strategie in case-famiglia, istituti di detenzione, territorio, ri- chiede un approccio multidisciplinare in cui l’igienista può svolgere un ruolo rilevante e

Tabella 2 - Disposizioni legislative per favorire la rieducazione del condannato e l’applicazione dell’at- tività motoria nelle carceri.

Norma Descrizione

Articolo 27 Costituzione Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato

Legge 8 novembre 2000, n. 328, Legge quadro per la realizzazione del sistema in- tegrato di interventi e servizi sociali

Legge Regione Piemonte 8 gennaio 2004, n.1 Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento

Protocollo d’intesa, firmato il 28 luglio 2006 dal Garante dei detenuti del Lazio dal Provvedito- rato regionale dell’Amministrazione peniten- ziaria e dall’Unione italiana sport per tutti

Riconoscimento e diffusione delle attività moto- ria e sportiva nelle carceri, volte a migliorare la qualità della vita attraverso il benessere fisico e psichico per oltre seimila detenuti delle carceri del Lazio

prezioso nella armonizzazione delle diverse competenze ai fini della salute, e si fonda sulla disponibilità di personale qualificato non solo per quanto riguarda il contesto motorio, ma anche con basi di medicina, psicologia e pedagogia, come avviene per i laureati magistrali in Scienze delle Attività Motorie Preventive e Adattate.

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Parte II

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