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G. Liguori, E. Carraro, C. Mammina,

R. Prato, V. Romano Spica, T. Spinosa

Nel 2012 l’Agenzia Regionale della Sanità (ARSAN) della Campania e il Dipartimen- to di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Napoli ”Parthenope”, in collabo- razione con altre 4 sedi universitarie sparse sul territorio nazionale (Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università di Torino, Dipartimento di Scienze Motorie, Umane e della Salute dell’Università di Roma “Foro Italico”, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Foggia, Dipartimen- to di Scienze per la Promozione della Salute e Materno-Infantile “G. D’Alessandro” dell’Università di Palermo) hanno avviato un progetto, finanziato dal Centro Nazio- nale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CCM), finalizzato alla realiz- zazione di un modello socio-assistenziale basato sull’introduzione di programmi di fitness metabolica nel percorso terapeutico delle persone con diabete di tipo II. Il progetto prevede l’avviamento di soggetti con diabete di tipo II di età compresa tra 50 e 70 anni a percorsi di Attività Fisica Adattata (AFA) accompagnati da programmi di counseling motorio e nutrizionale, al fine di ridefinire il percorso terapeutico e migliorare la qualità di vita di tali pazienti. I soggetti avviati al percorso sono stati reclutati da Medici di Medicina Generale (MMG) della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) operanti nel territorio della Provincia di Napoli, e le Strutture coinvolte nelle attività sono state individuate e selezionate in base alla manifestata disponibilità di persona- le, attrezzature, spazi e tempi, e alla dislocazione sul territorio.

Circa 200 pazienti diabetici con abitudini sedentarie (attività fisica pari a MET/ sett ≤ 10), BMI ≥25 kg/m2, e durata del diabete ≥ 12 mesi sono stati randomizzati e

ripartiti in un gruppo di controllo, invitato a ridurre il proprio introito calorico di 500 kcal/die, e in un gruppo di intervento che, operando la stessa riduzione dell’introito calorico, ha accettato di partecipare al programma di fitness metabolico. Le attività hanno una durata di 9 mesi, nel corso dei quali i pazienti vengono seguiti e monitorati sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Le sedute di counseling motorio e nutrizionale constano di periodici incontri col- lettivi condotti da professionisti psicologi e nutrizionisti, durante i quali vengono somministrati i questionari di verifica degli obiettivi prefissati. Il programma di at- tività motoria adattata, come da raccomandazioni dell’American College of Sport Medicine, è organizzato in sedute di attività fisica strutturata ed adeguata alle condi- zioni di ciascun soggetto, condotte da professionisti delle Scienze Motorie esperti in Attività Fisica Adattata. Le sedute hanno durata di 50-60 minuti e frequenza pari a 3

giorni a settimana; ciascuna seduta include esercizi per l’allenamento dell’apparato cardiovascolare, muscolare ed osteoarticolare, previa valutazione della forma fisica. Tale valutazione viene anche effettuata, per ciascuna delle capacità funzionali (ef- ficienza cardiovascolare, forza muscolare e flessibilità), al termine di ogni mese di allenamento, così da poter rimodulare e riadattare il protocollo di attività motoria relativamente alle mutate possibilità ed esigenze del paziente.

Ogni tre mesi i soggetti avviati al percorso motorio vengono sottoposti alla rileva- zione di parametri antropometrici (BMI, circonferenza vita, composizione corporea), psicometrico/comportamentali (tono dell’umore, qualità della vita, MET/settimana, abitudini alimentari) e relativi alla fitness raggiunta (forza, resistenza, flessibilità). Trimestralmente vengono anche rilevati, tramite la collaborazione coi MMG, para- metri clinici, emato-chimici ed ormonali (pressione arteriosa e frequenza cardiaca, glicemia, HbA1c, colesterolo totale, HDL e LDL, trigliceridi) e informazioni relative alla terapia farmacologica. Queste ultime verranno utilizzate al termine delle atti- vità previste per effettuare anche una valutazione economica relativa all’impiego dell’AFA come strumento terapeutico complementare o sostitutivo della terapia far- macologica nella gestione del diabete di tipo II.

Secondo l’OMS le malattie reumatiche o muscolo-scheletriche comprendono oltre 150 patologie e sindromi, generalmente associate a dolore. Possono essere classificate come malattie articolari, cause di disabilità fisica, disturbi della colonna vertebrale o anche con- dizioni derivanti da traumi. Sono le cause principali di morbilità e disabilità, dando luogo a enormi spese sanitarie e perdita di lavoro. Di tali condizioni, quelle con il maggiore impatto sulla società sono: l’artrite reumatoide, l’artrosi, l’osteoartrite, l’osteoporosi, i disturbi della colonna vertebrale (tra cui il mal di schiena rappresenta quello più comune), i traumi dell’arto (http://www.who.int/chp/topics/rheumatic/en/).

Per creare ordine e chiarezza nella classificazione delle artropatie, la Società Italiana di Reumatologia (SIR) ha proposto che esse non siano più definite come “malattie reumati- che”, bensì come “malattie osteoarticolari e dei tessuti connettivi” e che vengano classifi- cate in 12 gruppi (4).

L’invecchiamento rappresenta uno dei fattori di rischio per lo sviluppo di queste pato- logie che sono una delle principali cause di assenteismo lavorativo per malattia nei Paesi sviluppati. Il Ministero della Salute sottolinea come tutte le patologie reumatiche hanno un andamento cronico progressivo e presentano crescente disabilità, riducendo l’aspettativa di vita di circa 6-10 anni ed hanno un impatto economico importante per i costi diretti, legati alla pura gestione della patologia, ma ancora di più per i costi indiretti legati all’in- validità e alla mancata produttività dei soggetti colpiti o di coloro che li assistono.

Considerando la caratteristica di cronicità di queste forme ed il progressivo aumento dell’indice di invecchiamento, come previsto dalle proiezioni demografiche, l’impatto eco- nomico e sociale delle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico aumenterà in maniera drammatica nei prossimi anni (http://www.senato.it/bgt/pdf/docXVII9.pdf).

Studi epidemiologici hanno mostrato come la prevalenza di artrite reumatoide sia dimi- nuita negli ultimi decenni, in particolare in Regno Unito, Stati Uniti e Giappone, mentre la prevalenza di gotta è aumentata dell’80% negli USA (8,16,17).

Li R et al. hanno condotto un’attenta indagine epidemiologica sulla prevalenza del- le principali malattie reumatiche in un sobborgo di Pechino. Sono stati intervistati più di 10.000 abitanti. I tassi di prevalenza per artrite reumatoide, gotta e Lupus Eritematoso Sistemico e le altre patologie considerate erano compresi tra 0.03% e 7.14% ovvero valori simili a quelli trovati nei paesi Europei ed in USA (12).

In Europa almeno 100 milioni di persone sono affette da patologie muscoloscheletriche, che causano assenza dal lavoro nel 50% dei casi e inabilità permanente nel 60% dei casi (http://www.fitforworkeurope.eu/chronic-conditions.htm). In Italia tali patologie colpisco- no oltre il 10% della popolazione, circa 6 milioni di soggetti. Sono circa 4 milioni gli italiani con artrosi, la forma più diffusa (con una frequenza superiore nelle donne), circa 400.000 quelli con artrite reumatoide, 600.000 i soggetti con altre patologie di grande rilevo clinico, come artrite psoriasica, spondilite anchilosante, lupus e sclerodermia (11).

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