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S. Morgante, T. Menegon, L. Valenari, D. Soave,

M. Valsecchi, S. Cinquetti

Gli studi epidemiologici che hanno investigato la salute fisica dei pazienti psichiatrici hanno evidenziato un tasso di mortalità 1,6-2,6 volte maggiore rispetto alla popolazione generale ed un tasso di prevalenza delle patologie croniche (in particolare quelle cardiovascolari e meta- boliche) e dei fattori di rischio correlati più elevato rispetto alla popolazione generale, tale da spiegare circa il 60% delle morti premature non dovute a suicidio. La situazione descritta è correlabile a fattori quali stili di vita a rischio, effetti metabolici degli psicofarmaci, scarsa at- tenzione alla salute fisica da parte degli operatori dei Servizi Psichiatrici e dei pazienti stessi. A partire dal 2004 il programma veneto di promozione del movimento MuoverSì (che fa capo al Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica Regione Veneto - capofila del progetto l’ULSS 20, Servizio Promozione ed Educazione alla Salute del Dipartimento di Preven- zione) ha sviluppato un progetto per promuovere gli stili di vita sani nei pazienti psichiatrici, in collaborazione con il 3° Servizio Psichiatrico di Verona e con il Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione.

Un primo studio di fattibilità ha coinvolto nel 2005-6 17 utenti (14 dei quali in soprappeso) e 12 operatori del Centro Diurno (CD) di Verona Sud. Gli utenti erano persone con diagnosi diverse: schizofrenia e altre psicosi; sindromi maniacali, bipolari e depressive; disturbi della personalità e del comportamento. L’intervento ha compreso incontri formativi su alimenta- zione e attività fisica, sia con gli operatori che con gli utenti, esercitazioni pratiche, uscite di cammino e laboratori di cucina. Gli operatori del CD hanno raccolto i dati antropometrici, i valori di pressione arteriosa e l’abitudine al fumo riferita, oltre ai parametri ematochimici ed alcuni test relativi al funzionamento psico-sociale. Ai partecipanti è stato consegnato un contapassi per le uscite di cammino. Inoltre è stata effettuata una valutazione degli ordinativi giornalieri del servizio mensa e degli scarti di ortaggi e frutta relativi al pranzo degli utenti. Gli operatori hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa avendo già sottolineato loro stessi l’op- portunità di intervenire sugli stili di vita dei pazienti nonostante l’iniziale diffidenza; dal 2007 il gruppo di cammino si è inserito nella routine abituale del centro. Questa esperienza ha faci- litato la proposta successiva di altre attività (piscina, palestra). Inoltre nel 2010, nell’ambito del Progetto Nazionale di Promozione dell’Attività Motoria, per facilitare il coinvolgimento delle altre ASL venete (e di altre 6 regioni italiane) oltre a quella veronese, è stata effettuata una formazione sugli stili di vita sani degli operatori dei servizi psichiatrici e realizzato il ma- nuale “Più salute nel disagio”, tuttora scaricabile dal link http://prevenzione.ulss20.verona. it/attmotoria_nazionale_pubblicazioni.html.

Il progetto pilota ha evidenziato la fattibilità della promozione degli stili di vita sani all’in- terno dei CD ed ha permesso la stesura del protocollo PHYSICO (Physical co-morbidity, poor

health behaviour and health promotion), iniziato nel 2008, che si è concluso nel giugno 2014. PHYSICO ha coinvolto i pazienti dei 4 servizi psichiatrici veronesi; i soggetti reclutati sono stati divisi in due gruppi, “trattati” e “controlli”; ogni paziente del gruppo di intervento ha partecipato alle attività per 6 mesi, seguendo sessioni di educazione all’attività fisica e alla sana alimentazione e partecipando a uscite di cammino. Poiché una delle principali criticità del progetto pilota era stata relativa alla rilevazione dei dati, PHYSICO ha prestato particolare attenzione a questo aspetto analizzando la prevalenza della comorbilità fisica e dei comporta- menti a rischio nei pazienti e confrontandola con quella della popolazione generale.

Risultati preliminari: Sono stati reclutati 358 soggetti e 14 gruppi di cammino sono stati attivati nei servizi. Le attività pratiche si sono concluse a settembre 2013; le elaborazioni dei dati dello studio verranno presentate a giugno 2014. E’ previsto anche un nuovo progetto, che verrà lanciato all’evento finale di PHYSICO ed ha ricevuto il nome provvisorio PHYSICO E PSYCHICO.

Le veronesi sono state, inoltre, condivise con la rete delle ASL del Veneto, in alcune delle quali sono state realizzate altre iniziative analoghe, ad es. attività di cammino per pazienti psichiatrici nelle ULSS 3, 7, 13, e 17. Inoltre, nell’ULSS 7 il progetto “Psicofitness” ha messo in rete Dipartimento di Prevenzione, Dipartimento di Salute Mentale (CD di Vittorio Veneto e Conegliano) e Istituto di Medicina dello Sport e ha utilizzato l’attività sportiva come risorsa da affiancare ai farmaci nella cura della persona affetta da disturbo psichico. Gli incontri, un’ora la settimana, abbinano rilassamento e movimento; gli utenti coinvolti sono attualmente 24 e partecipano anche ai gruppi di cammino.

Tutte queste azioni hanno permesso di realizzare azioni sinergiche tra Servizio Psichiatrico e Dipartimento di Prevenzione, di grande importanza anche per la riduzione delle disugua- glianze di salute nella popolazione poiché questi utenti rappresentano una fascia di popolazio- ne per lo più socialmente svantaggiata oltre che ad alto rischio di patologia.

Bibliografia

1. Leucht S, et al. Physical illness and schizophrenia: a review of the literature. Acta Psychi- atrica Scandinavia 2007; 116: 317-33

2. Chioffi L, Morgante S, Berti L, et al. Un intervento di promozione della salute fisica nel centro di salute mentale di Verona sud. Dialogo sui farmaci n. 5, 2008

3. Bonfioli E, et al. Health promotion lifestyle interventions for weight management in psy- chosis: a systematic review and meta-analysis of randomised controlled trials. BMC Psy- chiatry 2012, 12: 78

Secondo la definizione fornita dall’OMS l’osteoporosi è una malattia sistemica dello sche- letro, ad eziopatogenesi multifattoriale caratterizzata da riduzione progressiva della massa ossea e da alterazioni microarchitetturali dell’osso, che diventa fragile e maggiormente esposto al rischio di frattura (16). La perdita di massa ossea è un’inevitabile conseguen- za dell’invecchiamento e l’incidenza della patologia e delle fratture da fragilità aumenta con l’età in entrambi i sessi. Nel sesso femminile la patologia risulta tre volte più comune rispetto agli uomini perché le donne presentano un picco di massa ossea più basso, maggio- re longevità e sono soggette ai cambiamenti ormonali associati alla menopausa. Pertanto l’osteoporosi è comunemente ritenuta una patologia tipica della donna in post-menopausa (17).

L’osteoporosi rappresenta una malattia di rilevanza sociale e un attuale problema di sanità pubblica: interessa più di 75 milioni di persone in Europa, Giappone e Stati Uniti e ogni anno causa più di 8.9 milioni di fratture in tutto il mondo di cui più di 4.5 milioni solo in America e in Europa (17). Nella maggior parte dei Paesi europei (Italia, Francia, Germa- nia, Spagna, UK) la prevalenza di questa condizione, secondo i criteri WHO, è del 21% nella popolazione femminile tra i 50 e gli 84 anni (9). In Italia, lo studio ESOPO (Epidemiological Study on the Prevalence of Osteoporosis), stima una prevalenza di 3.5 milioni di donne e 1 milione di uomini affetti da questa patologia. Lo studio ha riportato che il 23% delle donne di oltre 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni sono affetti da osteoporosi (4). Le implicazioni cliniche e sociali della malattia sono dovute principalmente alle fratture che arrivano ad interessare 1/3 delle donne in menopausa over 50 (3). Le fratture osteoporo- tiche sono spesso la conseguenza di traumi modesti e possono colpire qualsiasi segmento scheletrico sebbene si verifichino più comunemente al polso, all’anca, all’avambraccio e alle vertebre toraco-lombari. Le fratture sono un’importante causa di disabilità, morbilità e mortalità. Possono determinare gravi conseguenze come l’ospedalizzazione, l’istituziona- lizzazione a lungo termine, la perdita di indipendenza, l’isolamento sociale e conseguente- mente un importante deterioramento della qualità di vita (17).

Considerato il progressivo invecchiamento della popolazione e la diffusione di uno stile di vita sempre più sedentario, è verosimile che nei prossimi decenni il numero di soggetti che andrà incontro ad una frattura osteoporotica è destinato ad accrescersi con conseguen- te aumento dei costi sanitari, ma anche sociali ed economici legati alla malattia (15).

Attività fisica e osteoporosi: evidenze scientifiche

Sebbene non vi siano prove certe che l’esercizio fisico possa prevenire il verificarsi delle fratture, l’attività fisica regolare è un elemento cardine dei programmi d’intervento nella gestione della “salute ossea” (6). L’esercizio fisico rappresenta, all’interno di un approccio

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