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CHARENTON. MANICOMIO

6.2. Sade a Charenton

Charenton ha ospitato dal 1803 al 1814, anno della morte, Donatien-Alphonse-François De Sade6. Il marchese non vi entra come folle ma come “uomo incorreggibile”: quello che gli si imputa, secondo le dichiarazioni del prefetto di polizia Dubois (cit. in Lely, 1982, p. 597) è uno “stato perenne di demenza libertina”, il “carattere nemico di ogni sottomissione”. “Il suo solo delirio è quello del vizio”, ribadisce il medico Royer-Collard (cit. in id., p. 605). Sade è un osservato speciale. Due settimane prima del suo internamento, l'abate7 François Simonet de Coulmier (1741-1818), direttore generale di Charenton dal 1795 al 1813, viene opportunamente istruito sul trattamento da riservargli nel corso di una seduta presso la quinta sezione della prefettura, durante la quale gli viene raccomandato di mettere in atto ogni precauzione per evitare tentativi di fuga. Coulmier subirà tuttavia il fascino della fama e del genio perverso di Sade. Durante tutti gli anni della sua direzione, ne difenderà la relativa libertà presso le autorità e lo farà oggetto di un trattamento privilegiato: a Charenton Sade abita un piccolo appartamento (una stanza, una biblioteca con circa 250 volumi, un'anticamera, un bagno) con vista sulla Marna al secondo piano dell'Hospice. Un'ordinanza del ministro dell'Interno del 18 ottobre 1810 ingiunge a Coulmier di sequestrare all'internato “matite, inchiostro, penne e carta” (cit. in id., pp. 617-618), ma l'ordine non viene fatto rispettare in modo tassativo, e Sade continua a scrivere anche negli anni successivi. Gran parte dei testi prodotti a Charenton verranno però bruciati alla sua morte dal figlio. All'interno della chiesa

6 Le notizie biografiche sono tratte principalmente da Lely (1982) e Lever (1991).

7 “Antico monaco premostratense, membro dell'assemblea costituente e della legislativa” (Etienne Esquirol, cit. in Apollinaire, 1909, p. 62).

parrocchiale di Charenton-Saint-Maurice, Sade svolge persino funzioni di chierichetto durante le celebrazioni della Pasqua 1805. Almeno a partire dall'estate dello stesso anno, Sade può godere della vicinanza della sua compagna, Marie-Constance Quesnet, che ha il permesso di stabilirsi in una stanza adiacente. Questo non impedisce al Marchese di avere altri incontri di carattere sessuale. Dal 1812 in particolare coltiverà una relazione con la sedicenne Madeleine Leclerc – figlia di una donna delle pulizie impiegata a Charenton –, con cui, secondo la precisa contabilità sadiana, consumerà 57 rapporti sessuali nel corso di 96 visite, fino a pochi giorni prima della morte, a 74 anni, il 2 dicembre 1814.

È il médicin-chef dell'istituto, Jean-Baptiste-Joseph Gastaldy, il primo a inventare, almeno a partire dall'inizio del 18058, una nuova forma di distrazione e di cura degli internati che prevede la messa in scena di recite teatrali all'interno dello spazio manicomiale (cfr. Gourevitch, 1989). Dopo la morte di Gastaldy (30 dicembre 1805), il direttore Coulmier continua questa pratica fino alla sua interdizione, risalente al 6 maggio 1813, in seguito a una vivace polemica portata avanti principalmente dal successore di Gastaldy, il medico capo Antoine-Athanase Royer-Collard (1768-1825) (v. Caire e Veit, 1995).

Il teatro di Charenton – una scena, una fossa per l'orchestra, una platea con panche e sedie, un piano di logge – era situato al di sotto dello stabilimento femminile. Le rappresentazioni, secondo alcune testimonianze (Lely, 1982, p. 614), si svolgevano all'incirca una volta al mese.

Poco dopo il suo arrivo a Charenton, Sade inizia a partecipare attivamente a questa consuetudine, dirigendo piccoli spettacoli teatrali che prevedevano la presenza in scena di alcuni internati9. Durante tutto il corso della sua vita Sade ha scritto, diretto e recitato opere teatrali. Quella di drammaturgo, tuttavia, non ha mai potuto diventare la sua professione, nemmeno quando, nel periodo di libertà

8 In una lettera citata da Maurice Lever (1991, p. 762, n. 50), Sade riferisce di aver avuto notizia dal medico e memorialista Giraudy che la data della prima rappresentazione è il 5 aprile 1803. 9 Il dettaglio storico dell'effettivo coinvolgimento di attori internati per la realizzazione di tali

recite, letture, spettacoli è stato oggetto di numerose contestazioni, in particolare da parte dei direttori e dei primari che sono succeduti a Gastaldy e Coulmier a Charenton. Royer-Collard e lo stesso Esquirol insistono a smentire la presenza di malati in scena (Caire e Veit, 1995, p. 384). Ma sembra ormai dimostrato, in base a diverse testimonianze esterne, la reale partecipazione degli alienati alla recita, a cui prendono parte anche il personale dell'ospizio e attori amatoriali reclutati al di fuori dell'istituto. Caire e Veit (ibid.) riportano la testimonianza diretta del medico tedesco August Friedrich Schweigger, spettatore della serata del 31 marzo 1808. Il suo resoconto non fa menzione della presenza di De Sade.

seguito alla liberazione dalla Bastiglia, provò ad affermarsi come autore proponendo (e vedendosi rifiutare) le sue opere presso diversi teatri parigini. Non stupisce quindi che Sade, potendo approfittare dell'accennata dose di libertà all'interno dell'Hospice de Charenton, abbia voluto dare spazio alla sua passione. L'autore di Juliette, ne sono testimoni alcune lettere, ha la libertà di invitare alcune personalità alle “sue” rappresentazioni nell'asilo. A fine maggio 1810 mette in scena brani da L'Esprit de contradiction di Dufresny, Marton et Frotin di Dubois e Les Deux Petits Savoyards di Marsollier e Dalayrac. Manda una lettera di partecipazione a Mme Cochet, dama di compagnia della regina d'Olanda. Insieme a Coulmier, stila una lista di 90 persone da invitare. Lo spettacolo prevede nel complesso la presenza di circa 190 spettatori, se si sommano ai 90 invitati esterni 36 impiegati della Maison e 60 malati (Lely, 1982, p. 611-612). Il 6 ottobre 1812 è presente a Charenton per la rappresentazione di una pièce di Marivaux il cardinale Maury, arcivescovo di Parigi, in onore del quale vengono cantati dei versi composti da Sade.

Il profondo scandalo costituito prima dalla presenza e poi dall'(incoraggiato) attivismo di Sade all'interno di una casa di cura delle malattie mentali è espresso perfettamente in una lettera (2 agosto 1808) al ministro della polizia generale Fouché del sopracitato medico Royer-Collard, che vogliamo citare per esteso in ragione della sua significatività:

È presente a Charenton un uomo che la sua audace immoralità ha sfortunatamente reso troppo celebre, e la cui presenza in questo ospizio crea i più gravi inconvenienti. […] Quest'uomo non è alienato. Il suo delirio è quello del vizio, e non è affatto in una casa consacrata al trattamento medico dell'alienazione che questa specie di delirio può essere represso. Occorre che l'individuo che ne è colpito sia sottomesso all'isolamento più severo, sia per mettere gli altri al riparo dai suoi furori, sia per isolare lui stesso da tutti gli oggetti che potrebbero esaltare o mettere in moto la sua orrenda passione. Ora, la casa di Charenton [...] non soddisfa né l'una né l'altra di queste due condizioni. M. De Sade vi gode di una libertà troppo grande. Può comunicare con un gran numero di persone di entrambi i sessi, riceverli, o andarli a visitare nelle rispettive stanze. Ha la facoltà di passeggiare nel parco, e vi incontra spesso dei malati ai quali si accorda il medesimo favore. Ad alcuni predica la sua orribile dottrina; ad altri presta dei libri. E infine, la voce generale nella casa è che vive con una donna che passa per essere sua figlia. E non è ancora tutto. Si ha avuto

l'imprudenza di formare in questa casa un teatro, con il pretesto di far recitare degli alienati... Il signor De Sade è il direttore di questo teatro. È lui che indica le opere, distribuisce i ruoli e presiede le prove. Insegna la declamazione agli attori e alle attrici e li forma alla grande arte della scena. Il giorno delle rappresentazioni pubbliche c'è sempre un certo numero di biglietti d'ingresso a sua disposizione, e, piazzato in mezzo agli assistenti, svolge in parte gli onori di casa. Lui stesso fa l'autore in alcune grandi occasioni. Alla festa del Signor direttore, per esempio, ha sempre cura di comporre un pezzo allegorico in suo onore, o almeno qualche strofa in sua lode.

Non è necessario, io penso, far sentire a Vostra Eccellenza lo scandalo di un'esistenza di questo tipo e di rappresentarle i pericoli di ogni specie che le sono connessi. Se questi dettagli fossero conosciuti dal pubblico, che idea si formerebbe di uno stabilimento dove si tollerano abusi tanto strani? Come si può volere, inoltre, che la parte morale del trattamento dell'alienazione possa conciliarsi con essi? I malati, che sono in comunicazione quotidiana con quest'uomo abominevole, non ricevono senza tregua l'impressione della sua profonda corruzione; e la sola idea della sua presenza nella casa non è essa sufficiente per muovere l'immaginazione anche di coloro che non lo vedono? (cit. in Lely, 1982, pp. 605-606)10.

È in questa presenza, in questo scandalo, in questo strabiliante dettaglio della storia che Peter Weiss trova lo spunto per la sua scrittura teatrale.