• Non ci sono risultati.

Il chiacchierone tipografi co

184 l’umorismo letterario vi di solito la parte centrale della mattina (dalle 10 a mezzogiorno) e del pomeriggio (dalle 16.00 alle 18.00), prima di andare a teatro o a fare una passeggiata nel parco2. Lì leggeva e discuteva le notizie; lì esercitava il suo

ingegno in questioni d’interesse pubblico e stimolava il suo umorismo individuando gli aspetti buffi o contradditori degli uomini politici e dei problemi sociali; lì, infi ne, poteva approfondire la sua cultura, come acca- deva da Hogarth’s, la Coff ee House che si trovava nei pressi di Clerken- well Road (vicino Barbican) e che era gestita da Richard Hogarth, il padre del celebre pittore William: in questo locale si vendevano libri e si parlava regolarmente in latino, lingua di cui lo stesso Richard impartiva lezioni a pagamento.

Era del resto l’epoca del cosiddetto «grand awakening of letters», cioè del risveglio, o “rinascita” delle lettere (Ashton, 1882, p. 61), quando i let- terati crebbero in importanza, mentre tra le classi sociali si verifi cava una notevole mobilità, che avrebbe trasformato la tradizionale tripartizione (aristocrazia, plebe, classe intermedia, o middle class) in una più artico- lata serie di livelli (upper middle, middle class proper, lower middle class, mechanicks ed employees: cfr. Earle, 1989, p. 328). Che i letterati assumesse- ro un ruolo importante in questo nuovo dinamismo sociale e culturale è provato, tra l’altro, da un dato bizzarro quanto interessante: il gran nume- ro di denunce sporte per minacce o pressioni, ma anche lesioni e addirit- tura tentati omicidi ai danni di giornalisti, scrittori e in generale uomini di lettere. Una crisi di aggressività che si spiega, molto probabilmente, con il ruolo che queste fi gure assunsero nella produzione, diff usione e commen- to delle notizie.

Si torna così al mondo delle Coff ee Houses, perché «le notizie era- no, ovviamente, uno degli oggetti principali delle riunioni in quei locali» (Ashton, 1882, p. 63). Come abbiamo già visto a proposito dei Cabinets de lecture, anche nelle Coff ee Houses le notizie venivano commentate. Non si trattava solo di un’attività orale, se è vero che sono sopravvissute numerose copie di gazzette che recano ben visibile la traccia di aggiunte manoscritte a guisa di glossa o di commento degli articoli pubblicati. Poiché i fascicoli venivano recapitati presso le Coff ee Houses che avevano sottoscritto l’ab- bonamento, è evidente che coloro che si succedevano nella lettura avevano sotto gli occhi, insieme alla notizia, anche l’opinione di quanti li avevano preceduti, così da realizzare un dialogo a distanza tra punti di vista diff e- renti. Questo contatto, questa familiarità o contiguità epistolare, di tipo caldo, era ulteriormente favorita da quelle riviste, come il “News Letter”,

il chiacchierone tipografico 185 che venivano stampate con caratteri a imitazione della scrittura manuale. Il passaggio eff ettivo o solo contraff atto dal manoscritto alla stampa e vi- ceversa era del resto un fenomeno generale europeo, come dimostrano le coeve «operazioni di copiatura» tipiche del mondo francese, dove costi- tuivano «una piccola industria, un’agenzia di informazioni», che forniva agli acquirenti le cosiddette nouvelles à la main, ossia delle regolari gazzet- te manoscritte, che dal 1777 iniziarono anche a essere messe a stampa (cfr. Chartier, 2005; Darnton, 2007, p. 49).

Se ciò conferma la preziosa osservazione di Robert Darnton (2007, p. 84) secondo cui «non ha senso separare la forma di comunicazione a stampa dalla orale e manoscritta», un simile fenomeno sembra inserirsi perfettamente nelle considerazioni di McKeon (1987, p. 123), riprese da Frasca (2015, p. 120), che mostrano come la tipografi a periodica induca una «strategia “cooperativa”», tale per cui «nessun’opera “appartiene” a un autore», se non dopo che questi se l’è «alienata attraverso la pubblica- zione». La nuova stagione culturale della conversazione trasferita (o, pro- priamente, “tradotta”) in oggetto e pratica tipografi ca implicava un dialo- go tra autore e lettore, che fi niva con lo smaterializzare il primo a benefi cio del secondo, il cui corpo è ben presente nell’atto della lettura, favorendo al tempo stesso l’eff ettivo incontro dei lettori, i quali assurgevano al ruolo di coautori (anche anonimi) che arricchivano il testo iniziale.

Nel mondo delle Coff ee Houses londinesi, questa dinamica era resa ancora più fl uida, non solo perché spesso vi si vendevano libri, ma soprat- tutto perché vi si organizzò una rete postale alternativa, che consentiva ai clienti di ricevere in loco la loro corrispondenza privata. Il servizio po- stale londinese (chiamato penny post, perché chi riceveva la corrisponden- za doveva pagare un penny) era effi ciente, tanto che era possibile inviare lettere e plichi ogni due ore verso ogni luogo della città. Ciò nonostante, esso si rivelò ben presto insuffi ciente, e già intorno al 1680 i caff è diven- nero un luogo di raccolta e smistamento della corrispondenza, in barba al London Penny Post. In eff etti, il sistema alternativo era meno vulnerabile, consentiva inoltre di aggirare più facilmente la censura, e soprattutto era molto raro che fosse interrotto da cause esterne (cfr. Darnton, 2007, p. 51; Lillywhite, 1963). Su questa via alternativa viaggiarono anche le gazzette, le riviste, nonché i fascicoli dei romanzi e delle opere scientifi che che si acquistavano per sottoscrizione. Con questa medesima modalità viaggia- rono i ragguagli che fornivano versioni diff erenti delle stesse notizie e le lettere private che le commentavano.

186 l’umorismo letterario Come abbiamo visto per il trasferimento in scrittura delle conversa- zioni mondane dei salons parigini (con lettere, Mémoires, Ana), anche a Londra si realizzò dunque un’analoga ibridazione tra scritto e parlato, tra mondo risonante di voci arrochite dai sigari e dai boccali di birra e la pagina scritta che restituiva gli umori, le opinioni, lo spirito ilare, faceto, caustico o dissacrante dei commentatori che animavano le sale dei caff è. Qui, tra gli eleganti salotti dell’aristocrazia francese e i più irrequieti as- sembramenti londinesi si trasferì la grande tradizione antica e italiana del dialogo piacevole, del reciproco intrattenimento intelligente e divertente. Qui l’ingenium dell’uomo nato libero, l’ingegno del cortigiano coltivato si trasformò in esprit, il moderno modo di esercitare la propria intelligenza osservando il presente ed esprimendosi in maniera spiritosa, che la lingua inglese avrebbe siglato nella parola wit: il pensiero sintetizzato agilmente in una brillante espressione scherzosa.