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Un frate chierico al servizio del signore della città: frater Iacobus Philipus e il Liber agregà de Serapiom

141 1347-1348 Giovanni da Piove di Sacco

3.4.6 Un frate chierico al servizio del signore della città: frater Iacobus Philipus e il Liber agregà de Serapiom

Nella sottoscrizione del Liber agregà de Serapiom, ora conservato alla British Library di Londra71, una redazione in volgare padovano del trattato di farmacologia botanica scritto dal medico arabo Serapione nel XII secolo intitolato Liber aggregatus in medicinis simplicibus72, compare il nome di frate Giacomo Filippo, proveniente dal convento degli Eremitani di Padova73.

Il codice era probabilmente il più prezioso e riccamente ornato tra quelli appartenuti alla biblioteca che Francesco II il Vecchio aveva allestito, per riaffermare il prestigio, anche culturale, della Signoria carrarese, dopo la scomparsa della precedente biblioteca a causa della tragica guerra che aveva portato Padova in mano ai Visconti (1388-90).

Il Liber agregà de Serapiom, conosciuto anche come Erbario carrarese, figura al numero 48 dell’elenco parziale dei codici appartenuti alla biblioteca carrarese, redatto nel 1404,

68 ASTv, Notarile I, b. 74, q. 1335-1336, c. 47v.-48r (regesto in MENEGHETTI, Gli Eremiti di

sant’Agostino a Treviso, II, p. 308, doc. 103).

69

ASTv, Santa Margherita di Treviso, b. 3, n. 253-255.

70 ASTv, Notarile I, b. 56, q. 1339-1345, c. 38r (regesto in MENEGHETTI, Gli Eremiti di sant’Agostino a

Treviso, II, p. 469, doc. 147).

71

Londra, British Library, Ms. Eg. 2020. Il codice è stato edito in INEICHEN, El libro Agregà de

Serapiom. Si veda inoltre La miniatura a Padova, pp. 23 e 154-157.

72

MARIANI CANOVA, La miniatura a Padova nel tempo dei Carraresi, pp. 69-70. 73

La sottoscrizione recita infatti: Frater Jacobus Phylippus de Padua, ordinis heremitarum scripsit (INEICHEN, El libro Agregà de Serapiom, p. 462).

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quando era signore di Padova Francesco Novello, poco prima che la città cadesse in mano ai Veneziani.

In un periodo in cui le epidemie di peste avevano colpito la città in varie ondate, i Carraresi si erano dimostrati sensibili allo studio dell’anatomia e dei farmaci, allora chiamati i semplici, perché costituiti da sostanze naturali provenienti dalla natura74 e ne avevano

promosso la trasposizione in un manuale che presentasse in maniera chiara e conforme alle nuove conoscenze ed esigenze. Nell’opera, infatti, definita il primo esempio di iconografia naturalistica che coniuga «il realismo pittorico di matrice giottesca con il razionalismo naturalistico della scienza padovana trecentesca»75, le piante sono raffigurate dal vero e presentando solo quelle parti, foglie, fiori e frutti, utili al loro utilizzo in medicina.

Gli studiosi del codice si sono chiesti se frate Giacomo Filippo sia stato l’autore del volgarizzamento o soltanto il calligrafo. La nota finale – Frater Jacobus Phylippus de Padua, ordinis heremitarum scripsit – potrebbe, infatti, essere intesa in entrambi i sensi, anche se l’attenzione verso la scienza e la medicina, accanto a quello per la teologia e la filosofia, evidente già nei teologi Eremitani operanti a Padova alla fine del Duecento, a partire in particolare da Agostino d’Ancona, mi fa propendere per la prima ipotesi.

La documentazione raccolta ci aiuta senz’altro a identificare questo frate, di cui finora gli studiosi del codice conoscevano solo il nome.

Un certo frater Iacobus Philippus è documentato nel convento eremitano di Padova già nel 1332: il suo nome compare infatti tra i 40 frati del capitolo presenti alla nomina a procuratori del convento padovano di Francischinus de Caboto de Veneciis, Iohannes de Campolongo e Clarelus il 22 novembre 1332 76. L’ordine di citazione dei frati all’interno della lista capitolare aggiunge inoltre un’altra informazione su frate Iacobus Philippus. Il suo nome si trova nella seconda parte dell’elenco, subito dopo il gruppo dei frati locali e insieme a frati di provenienza varia: questo indica presumibilmente che egli apparteneva in quel momento al gruppo di studenti del convento patavino. È tuttavia improbabile, nonostante l’omonimia, che si tratti dello stesso frate che è attestato nel convento patavino nella seconda metà del Trecento.

74

Sul ruolo dei Carraresi nello sviluppo della medicina a Padova, con utili rimandi bibliografici: G. ONGARO, La medicina durante la Signoria dei Carraresi, pp. 185-202; RINALDI, RIPPA BONATI,

Scienza e medicina nella Padova del Trecento, pp. 157-163.

75

RINALDI, RIPPA BONATI, Scienza e medicina nella Padova del Trecento, p. 162. 76

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Un altro frater Jacobus Philippus compare, invece, alcuni decenni dopo nei Registri del priore generale Bartolomeo da Venezia, in una vicenda per certi versi poco chiara ma che comunque sembra portare proprio al nostro codice.

Ma prima di addentrarci in questo caso, ci sarà utile osservare come proprio il nostro frate sia presente nella documentazione dell’Archivio della curia vescovile di Padova riguardante le ordinazioni di chierici. Egli infatti riceve, il 19 dicembre 1377, la prima tonsura e i quattro ordini minori77, poi, il 5 marzo 1379, accede al subdiaconato78, il 24 marzo 1380 al diaconato79 e il 5 aprile 1382 viene ordinato sacerdote80.

Il 4 agosto 1386, da Siena, il priore ordina dunque ai maestri Pietro da San Giminiano e Bartolomeo da Bologna, quando passeranno per Bologna, di indagare sui fatti commessi da frate Giacomo Filippo e ordina al priore di tenerlo in carcere e in catene81. Non si dice cosa questo frate abbia fatto, ma il successivo 21 settembre 1386, da Siena, il Priore generale lo condanna alla pena del carcere da scontare a Bologna per sei mesi. Dopo questo periodo egli sarebbe dovuto tornare ad un convento della Marca trevigiana scelto dal priore provinciale con il divieto di dimorare o avvicinarsi al convento di Padova fino a 10 miglia per tre anni senza la licenza scritta del priore82. Lo stesso giorno Bartolomeo da Venezia scrive al priore del convento di Bologna perché frate Giacomo Filippo, scontata metà della pena

77

Archivio della curia vescovile di Padova, Diversorum, VI, cc. 18v-19, edito in SAMBIN, Chierici

ordinati a Padova, 3, pp. 383-384.

78 Archivio della curia vescovile di Padova, Diversorum, VI, c. 43, edito in SAMBIN, Chierici ordinati a

Padova, 3, pp. 385-386.

79

Archivio della curia vescovile di Padova, Diversorum, VI, cc. 69, edito in SAMBIN, Chierici ordinati a

Padova, 3, pp. 389-390.

80 Archivio della curia vescovile di Padova, Diversorum, VI, cc. 115, edito in SAMBIN, Chierici ordinati

a Padova, 3, pp. 394-395.

81

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, I, pp. 369-370, n. 1107, (Senis, 4 agosto 1386): Mandavimus magistris Petro de Sancto Geminiano et Bartholomeo de Bononia, ut cum

transibunt per Bononiam visitare debeant super factis in conventu de Bononia per fratrem Jacobum Philipum de Padua, mandantes priori ut ipsum detentum in carceribus et compedibus debeat retinere, secunda, tertia et sexta feria panem et aquam solummodo ministrando quousque sibi aliud preceperimus.

82

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, I, pp. 385-386, n. 1158, (Senis, 21 settembre 1386): Iudicavimus ad penam carceris per sex menses portandam in conventu de Bononia

fratrem Jacobum Philippum de Padua, incipientes a primo die quo fuit Bononie detentus, qua peracta penitentia mandavimus sibi per obedientiam salutarem ut ad provintiam Marchie Tarvisine reverti debeat in uno conventu dicte provintie colocandus per provintialem illius provintie, mandantes sibi sub pena carceris per sex menses quam ipso facto contrafaciens incurrat, quatenus ad civitatem Paduanam vel prope ad decem miliaria usque ad tres annos non audeat accedere sine nostra licentia speciali in scriptis habita de hac prohibitione specialiter mentionem faciente.

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inflitta, se si fosse comportato con umiltà, fosse da lui dispensato dallo scontare il residuo della pena83.

Il 5 luglio 1387, da Firenze, il priore generale sospende ogni pena inflitta a frate Giacomo Filippo e anzi, su istanza del signore di Padova (che allora era Francesco I il Vecchio), gli concede di dimorare a Padova pro servitiis domini prelibati ad instantiam eiusdem domini84.

Non sappiamo quando e come Giacomo Filippo fosse entrato in rapporto con i Carraresi. Queste disposizioni del priore generale confermano però il rapporto privilegiato di questo frate con il signore di Padova che potrebbe averlo voluto presso di sé proprio per il lavoro di volgarizzamento del Serapiom. A questo punto mi sembra improbabile che Francesco I si sia mosso per avere questo frate per il solo lavoro di trascrizione, che avrebbe potuto fare chiunque altro; è presumibile piuttosto che Giacomo Filippo avesse le competenze linguistiche e scientifiche richieste per tradurre tale opera dalla versione latina, curata verso la fine del XIII secolo da Simone da Genova85.

83 BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, I, p. 386, n. 1160 (Senis, 21 settembre 1386): Commisimus priori Bononie ut peracta medietate penitentie carceris ad quam iudicavimus

fratrem Jacobum Philippum de Padua, si se humiliter prebuerit, possit de toto residuo secum misericorditer dispensare.

84

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, II, p. 102, n. 268 (Florentie, 5 luglio 1387):

Suspendimus omnem penam que de iure debetur fratri Jacobo Philippo de Padua, eo quod Paduam accessit contra nostrum mandatum et hoc quia ad petitionem domini Paduani ad dictam civitatem accessit, concedentes sibi ut Padue commorari possit pro servitiis domini prelibati ad instantiam eiusdem domini.

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