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grammaticales, in quibus rudes scholares de provincia studeant, in provincialibus capitulis ordinent et

4.5 Studia agostiniani Studi, studenti, docenti a Padova

La nascita dello Studium conventuale degli Eremitani a Padova viene fatta risalire al 1287, quando, come abbiamo visto, nel capitolo generale di Firenze si decise che ci fossero ad minus quatuor studia generalia in Italia, e precisamente a Roma (in curia romana130), Bologna, Padova e Napoli dove ogni provincia potesse mandare uno studente idoneo.

In realtà esso era già operante almeno dal 1281. In due diversi documenti di quell'anno troviamo infatti i nomi di due lettori di Padova, frate Agostino (probabilmente Agostino d'Ascoli), citato tra i testimoni di un testamento, e frate Albertino da Bologna, nominato esecutore testamentario in un altro testamento131.

In un elenco capitolare del 1283, poi, viene riportato il nome di un altro lettore eremitano, frate Giovannino, e, in coda, altri nomi, tra cui quelli di Antonio Codalunga futuro lettore e priore del convento, Nicola Mascara, e due frati da Firenze e Mantova. L’elenco del 1283 è interessante perché l’ordine in cui vengono elencati i partecipanti al capitolo pare rispettare la diversa distribuzione delle cariche nel convento, dai sacerdoti ai chierici agli studenti che non avevano voce in capitolo, a conferma che Nicola Mascara e gli altri frati elencati per ultimi devono essere stati molto probabilmente studenti del convento. Tutto questo ci porta a pensare che la scuola teologica di Padova fosse già operante prima del 1287.

Nel 1281 si era tenuto nel convento padovano il capitolo generale dell'ordine, cui aveva partecipato anche il primo maestro dell'ordine, Egidio Romano che, come è stato spiegato in un precedente paragrafo, giocò un ruolo decisivo nello sviluppo degli studi teologici dell’ordine. È presumibile che il suo passaggio a Padova sia stato determinante nella prima fase di organizzazione del locale studio.

Nello studio agostiniano di Padova insegnarono, nei decenni a cavallo tra il Duecento e il Trecento, due importanti figure di teologi: frate Agostino d'Ascoli e frate Agostino d'Ancona132.

Agostino d'Ascoli, confessore apostolico, maestro di teologia e regens studiorum nel

convento degli Eremitani di Padova133, fu autore di varie opere tra cui, nel 1294, i Sermones

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Lo studium della curia romana si trovava normalmente a Roma, ma si trasferì con la corte pontificia a Viterbo, Orvieto, Perugia e successivamente Avignone. Sullo Studium curiae si veda PARAVICINI BAGLIANI, La fondazione dello «Studium curiae», pp. 57-81.

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Questi documenti, e quelli successivi, sono presentati nella ricostruzione della storia del convento di Padova fatta da PIERRI, Il convento degli Eremitani a Padova.

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che Paolo Marangon ha ritrovato contenuti nei codici 473 e 1257 della Biblioteca Universitaria di Padova nel cui prologo si legge: Studiosis et religiosis viris sibique in Christo fratribus studentibus Ordinis Heremitarum Sancti Augustini in Studio Paduano, frater Augustino de Osculo eiusdem Ordinis subditus salutem134. Si tratta della stessa opera riportata dall'inventario del Tomasini135, il codice manoscritto Sermones fratris Augustini

Esculani ordinis Eremitarum ad instantiam scholarium eiusdem ordinis in Studio Paduano 1294136.

Nei Sermones di Agostino d’Ascoli emergono preponderanti le opere aristoteliche L'etica, la Retorica, la Logica, la Metafisica e il De Anima. L’uso che il teologo agostiniano fa del filosofo greco riflette dunque quello dei preumanisti padovani137, mentre il metodo dell’esposizione, nonostante alcune citazioni aristoteliche, è quello tradizionale dei predicatori, con la distinzione tra senso letterale e senso mistico e l’uso dei exempla. Agostino aggiunge però anche dei dubia ai quali il maestro risponde con il metodo della questio138.

La documentazione permette di anticipare, rispetto a quanto ritenuto finora, la presenza a Padova di Agostino d’Ascoli agli anni Ottanta del Duecento. Egli è infatti probabilmente il frater Augustinus lector citato come testimone in un testamento del 1281139.

A frate Agostino d'Ascoli succedette nella guida dello studio conventuale padovano il maestro Agostino d'Ancona (1243-1328)140 la cui presenza è attestata nel 1297141, quando indirizzò al podestà Biagio de' Tolomei il trattato De laudibus perfecti et ecclesiastici viri142 e successivamente nel 1301, quando fa parte del capitolo che approva un atto di

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Alla figura e alle opere di Agostino d’Ascoli ha dedicato la sua tesi di laurea Arianna Bonato (A. BONATO, Religione e città), della quale è uscito recentemente un contributo: BONATO, Il prologo ai

«Sermones quadragesimales et dominicales» di Agostino da Ascoli, pp. pp. 491-506.

134

MARANGON, Alle origini dell'aristotelismo padovano, pp. 135-136.

135 TOMASINI, Bibliothecae patavinae, Utini 1639, p. 75. Tale inventario viene riportato in GUTIÉRREZ,

De antiquis ordinis eremitarum sancti Augustini bibliothecis, pp. 164-372.

136

BROTTO, ZONTA, La facoltà teologica, p. 18, dove si sostiene che Agostino d'Ascoli non fu a Padova

nel 1385 come hanno creduto erroneamente diversi scrittori. 137 MARANGON, Alle origini dell'aristotelismo padovano, p. 141. 138

MARANGON, Alle origini dell'aristotelismo padovano, p. 137. 139

PIERRI, Il convento degli Eremitani a Padova nel Duecento, che richiama il Codice del Brunacci. 140 Per una presentazione generale di Agostino d’Ancona vedere anche MINISTERI, Agostino d’Ancona

(Agostino Trionfo), pp. 475-478.

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Il Glorieux sostiene Agostino d’Ancona sia passato per Padova subito dopo la partecipazione al concilio di Lione (1274) su richiesta di Francesco da Carrara, non accorgendosi che la cosa è cronologicamente impossibile (GLORIEUX, Maitres en theologie de Paris, p. 321.)

142

MINISTERI, De vita et operibus Augustini de Ancona, pp. 134-135, dove si afferma che l’opera fu composta nel 1298. In realtà è stata composta quando Biagio de’ Tolomei, senese, fu podestà a Padova nei primi sei mesi del 1297 (GLORIA, Degli illustri italiani.., p. 27). L’opera è conservata nella Biblioteca Universitaria di Pavia, Aldini 576, ff. 13vb-15va (MARANGON, Alle origini dell'aristotelismo

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compravendita di un terreno adiacente al convento143. Tra le molte opere attribuitegli144, il teologo compose a Padova un commento agli Analitici primi di Aristotele, un Tractatus de resurrectione mortuorum e un Tractatus de Spiritu Sancto, questi ultimi due scritti fra il 1300 e il 1303145. Agostino d’Ancona riprese dal suo predecessore «i riferimenti a questioni fisiche legate a problemi di interpretazione dei testi sacri e alla difesa dei dogmi», che trovano corrispondenza nei predicatori francescani dell’epoca146. Egli inoltre cita i medici accanto ai filosofi come portatori di un punto di vista teoricamente fondato147.

La presenza di Aristotele nelle opere di Agostino d’Ascoli e Agostino d’Ancona ci portano a pensare che il convento di Padova fosse inserito pienamente nelle correnti della cultura locale, anche se non risultano legami con esponenti del preumanesimo padovano148.

In quegli anni condusse con molta probabilità i suoi primi studi nel cosmopolita studio padovano, prima di andare a Parigi, Alberto da Padova, considerato il più grande predicatore agostiniano del Trecento, nonché erudito e scrittore di molte opere di carattere omiletico149. Purtroppo ci sono giunti pochi dati biografici su questo frate, tanto che anche la data di nascita e di morte sono state motivo di discussione tra gli studiosi150. Per questo le informazioni che emergono dalla documentazione notarile analizzata si rivelano molto preziose.

Entrato nel convento di Padova, come emerge da varie fonti, nel 1293, cominciò il suo percorso di studi probabilmente nello studio dello stesso convento. Il suo nome compare

143

L’elenco capitolare è contenuto nell’atto del 16 gennaio 1301 conservato all’ASPd, Diplomatico, b. 36, perg. 4264. Trascrizione in PIERRI, Il convento degli Eremitani a Padova nel Duecento (1242-1300), pp. 144-164.

144

Un elenco delle sue opere in GLORIEUX, Maitres en theologie de Paris, pp. 321-327.

145 Su Agostino (Trionfi) d'Ancona resta basilare l'opera di MINISTERI, De vita et operibus Augustini de

Ancona che rimanda anche alle opere del MARIANI, Scrittori politici agostiniani, pp. 57-63; MARIANI, I maestri agostiniani dell’Università di Parigi; PERINI, Bibliographia augustiniana, pp. 20-28. Su questo

teologo e il suo rapporto con l'aristotelismo padovano il già citato MARANGON, Alle origini

dell'aristotelismo padovano, pp. 141-152.

146

MARANGON, Alle origini dell'aristotelismo padovano, p. 141. 147

MARANGON, Alle origini dell'aristotelismo padovano, p. 145.

148 MARANGON, Alle origini dell'aristotelismo padovano, p. 141. Sul preumanesimo padovano si veda BILLANOVICH, Il preumanesimo padovano, pp. 19-110.

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Per una prima presentazione della figura di Alberto da Padova vedere la voce GIACOMINI, Alberto

da Padova, p. 747. Su questo teologo e la sua opera inedita Biblice Collaciones è stata scritta

recentemente una tesi di laurea: PESSATO, Alberto da Padova. È inoltre attualmente in corso una ricerca su Alberto da Padova e la cultura degli agostiniani, condotta da Arianna Bonato, assegnista di ricerca presso il dipartimento di Filosofia dell’Università di Padova, sotto la guida del prof. Francesco Bottin. Su questo frate si veda la relativa scheda nell’appendice prosopografica.

150

Per una sintesi di tali opinioni divergenti e una proposta di datazione, vedere PESSATO, Alberto da

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infatti in due elenchi capitolari rispettivamente del 24 gennaio 1299151 e del 16 gennaio 1301152. Alberto in quel momento era ancora studente: lo conferma il fatto che il suo nome si trova nell’ultima parte del documento, quella in cui vengono elencati frati dalle provenienze più varie, segno che si tratta probabilmente del gruppo di studenti del convento. Nel primo dei due elenchi l’unico lettore nominato è Agostino da Mantova, nel secondo i lettori sono tre: Agostino da Ancona, Antonio da Padova e Artusino. Furono questi, dunque, i primi maestri di Alberto da Padova, che fu mandato successivamente a Bologna e poi a Parigi per proseguire gli studi teologici e ottenere i gradi universitari di baccelliere e dottore.

Nel 1300, come ci suggerisce un atto di locazione conservato alla Biblioteca Capitolare di Trento in cui compare il suo nome assieme a quello di altri frati padovani, Bonagrazia da Padova priore, Valentino da Padova vicepriore, Bartolomeo da Padova lettore, Alberto da Padova era nel convento di Trento, forse per la sua attività di predicazione153. Egli deve però aver frequentato per alcuni anni anche il suo convento di origine come lettore almeno fino al 1316 quando in un testamento padovano viene citato come testimone, stavolta con il titolo di lettore154.

Tra il 1317 e il 1318 egli si trasferì a Bologna per poi andare a Parigi, dove Giordano di Sassonia afferma di averlo avuto come maestro155. In un successivo atto del 1320156 in cui viene definito baccelliere è destinatario di un lascito ma non compare tra i testimoni, forse perchè non era più presente a Padova. La sua presenza a Parigi è testimoniata oltre che dalla testimonianza di Giordano di Sassonia anche da un documento di procura datato 28 maggio 1326 in cui compare il suo nome tra i testimoni157

La fama che il predicatore agostiniano si conquistò a Padova è testimoniata da un bassorilievo che lo raffigura nella loggia settentrionale del Palazzo della Ragione, realizzato agli inizi del 1400, e che lo pone tra le figure ritenute più importanti della cittadinanza.

151

ASPd, Sant’Antonio confessore, vol. 151, c. 428v. La trascrizione dell'atto si trova in Il ‘liber

contractuum’ dei frati minori di Padova e Vicenza, pp. 761-762.

152

ASPd, Diplomatico, b. 36, perg. 4264. Trascrizione in PIERRI, Il convento degli Eremitani a Padova, pp. 144-164.

153 GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, pp. 210-211. L’autore però riporta, a p. 357, il regesto dell’atto di affitto di un appezzamento, il cui originale è conservato nella Biblioteca Capitolare di Trento (CoCa, capsa 1, mazzo 3, n. 3), sotto la data 1300, 28 […]. Non è chiaro perché nella lista si rimandi al 1302 e nel regesto al 1300.

154

ASPd, Eremitani, b. 126, f. 91rv (19 marzo 1316): testamento di Imida del fu Pietro degli Altichini 155

IORDANI DE SAXONIA, Liber Vitasfratrum, p. XIII.

156 ASPd, Corona, b. 93, perg. 7083 (21 giugno 1320): testamento di Bellina vedova di Giovanni da Vigodarzere.

157

PESSATO, Alberto da Padova, pp. 14-15. L’atto di procura del 1326 è stato ripreso da COURTENAY,

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In entrambi gli elenchi capitolari del 1299 e del 1301 che ci aiutano a individuare maestri e studenti dello studio conventuale di Padova compare anche un’altra figura importante che il Glorieux pone tra i maestri che studiarono a Parigi nel XIII secolo. Si tratta di Enrico

d’Alemagna, chiamato con l’appellativo di teotonicus158, autore di varie opere tra le quali il Quodlibet I (Paris 1306), il cui manoscritto si trova a Padova159. Che ruolo occupasse nel

convento di Padova in quel momento non è dato sapere, poiché non viene definito lector ma non si trova nemmeno tra il gruppo degli studenti raggruppati nella parte finale dell’elenco. Potrebbe essere stato lì con il titolo di cursor, termine che presso gli Eremitani indica il docente che insegna logica e filosofia prima di diventare lettore oppure di maestro degli studenti, che aveva la responsabilità di organizzare gli esercizi di ripetizione e disputa, di assistere gli studenti nella preparazione della loro partecipazione agli atti scolastici e di impartire lezioni di filosofia160.

4.5.1 Docenti dello Studio eremitano di Padova nel Trecento

Se il periodo a cavallo tra il Due e il Trecento è caratterizzato dalle figure rilevanti di Agostino d’Ascoli, Agostino d’Ancona e Alberto da Padova, che hanno portato un contributo importante nello sviluppo degli studi presso l’ordine degli Eremiti di sant’Agostino, altri maestri o anche baccellieri o semplici lettori hanno insegnato, per periodi di tempo più meno lunghi nel convento di Padova nel corso del Trecento.

Per ricostruire le loro presenze nello studio padovano nel Trecento sono stati incrociati i dati emersi dalla documentazione d’archivio o da fonti edite, come i registri dei priori generali o gli studi del Gloria sulla documentazione dell’Università di Padova, con quelli ricavabili da studi condotti da studiosi che si sono occupati di alcuni di questi religiosi sotto vari aspetti. Preziose indicazioni sono provenute poi dalle note di possesso di codici provenienti dalla biblioteca del convento eremitano, un tempo posseduti o adoperati da maestri e lettori che insegnarono nello Studio teologico dei Santi Giacomo e Filippo anche durante il XIV secolo, e studiati da storici dell’arte161.

158 GLORIEUX, Maitres en theologie de Paris, p. 317, n. 406. 159

GLORIEUX, Maitres en theologie de Paris, p. 317: Padoua, Anton. 662 f. 187-209. 160

MAIERÙ, Formazione culturale e tecniche d’insegnamento, p. 24.

161 I nomi di vari docenti dello studio eremitano nel Trecento emergono dalle note di possesso di ventiquattro codici conservati nella Biblioteca Universitaria di Padova studiati da Luciano Gargan (GARGAN, Libri di teologi agostiniani a Padova nel Trecento, pp. 1-23), altri dai recenti studi di studiosi su altri codici della stessa Biblioteca. Nel rimandare, per una presentazione più articolata di questo

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Da queste note di possesso sono usciti nomi più o meno noti di lettori e maestri, molti dei quali vissuti nella seconda metà del secolo, quando venne eretta la facoltà teologica e lo Studium teologico degli Eremitani stava vivendo un periodo di grande dinamicità, come Bonaventura e Bonsembiante Badoer, Matteo da Padova, Andrea Mancaspesso (o Mangiaspissi) da Padova, Antonio da Piove di Sacco, Bonifacio da Padova, Enrico da Padova, Galvano da Padova, Giacomo di Romeo da Padova, Ludovico da Padova, Zambono da Padova, Agostino da Piove di Sacco, Tommaso da Piove di Sacco.

Alcuni di questi nomi, oltre a quelli di altri docenti dello studio già noti agli studiosi, come Iacopo Magni da Tolosa, Leonino da Padova, Paolo da Rimini, Nicola da Fano, Giacomo da Ferrara, Gerardo da Padova, Paolo da Venezia, compaiono nei registri dei priori generali Gregorio da Rimini (1357-59) e Bartolomeo da Venezia (1383-93) e nella documentazione d’archivio analizzata in occasione del presente lavoro.

Ne sono risultate così interessanti conferme o integrazioni sui dati conosciuti che ci hanno permesso di elaborare un elenco di docenti del convento eremitano di Padova nel Trecento. Per la presentazione delle singole figure, laddove non ci sono le note e si trova invece un asterisco, si rimanda all’appendice prosopografica.