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libri scelti dalle biblioteche delle Corporazione Religiose Regolari concentrate nel già convento d

Sant’Anna in Padova (20 novembre 1815).

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Le Costituzioni prevedono ad minus unum bonum missale conventuale et duo pro missis votivis, et

unum bonum epistolarium, et duo bona Antiphonaria, scilicet diurnum et nocturnum, et unum Sequentiale, et Ordinarium scundum Ordinem nostrum, et Hymnarium notatum. Et ad minus unum bonum Psalterium ordinatum, et unum Mauale seu Collectarium competentis voluminis, in quo sint Orationes omnium Horarum et Capitula totius anni, Et in tali libro Hebdomandarius in choro existens videat suum Capitulum, et debitam seu dibitas Orationes dicat: ARAMBURU CENDOYA, Las primitivas constituciones, cap. 37 (De libris habendis ad usum chori), par. 367.

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Come vedremo, ad esempio, il lettore frate Ludovico da Padova finì di esemplare nel 1378 un’opera di Alberto da Padova: GARGAN, Libri di teologi agostiniani, p. 19. Una sottoscrizione presente nel manoscritto Aldini 324 della Biblioteca Universitaria di Pavia contenente il commento di Paolo Veneto alla Metafisica di Aristotele lascia trasparire che, almeno nel primo Quattrocento, nel convento degli Eremitani di Padova esisteva una vera e propria scuola scrittoria: CASAGRANDE, CASAGRANDE MAZZOLI, VECCHIO, Pavia. Biblioteca Universitaria, pp. 201-202. Lo stesso Paolo Nicoletti, conosciuto come Paolo Veneto perché entrato nel monastero degli Eremitani di Venezia, nel suo testamento, scritto in data 7 giugno 1329, lasciava tutti i suoi libri «generis cuiuscumque … et in quacunque facultate sint» alla biblioteca del convento degli Eremitani di Padova: CESSI, Alcune notizie su Paolo

Veneto, II, p. 650.

237 GARGAN, Dum eram studens Padue, pp. 29-46. 238

Si precisa inoltre che questi laici non dovevano dormire/dimorare entro le mura del convento né essere portati nei locali interni del convento: ARAMBURU CENDOYA, Las primitivas constituciones, cap. 37, par. 374 (De libris habendis ad usum chori).

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4.7.2 I libri miniati della biblioteca degli Eremitani di Padova

Se non abbiamo testimonianze dirette sulla nascita della biblioteca degli Eremitani di Padova nel Trecento, possiamo però trarre la prova della sua esistenza in primo luogo dai codici, sufficientemente numerosi, che in essa furono conservati e che sono giunti fino a noi.

Essi rappresentano un materiale senz'altro interessante e utile per capire su quali opere gli studenti e i maestri si preparavano, che cosa costituiva la base della loro formazione, su che cosa si basava la loro attività omiletica. Ma oltre a questo, le note di possesso apposte nei margini superiori delle prime pagine di questi codici sono uno degli strumenti che ci aiutano a risalire ai nomi di frati che li usarono e a ricostruire quindi le presenze di lettori e maestri nel convento eremitano di Padova.

Un significativo numero di codici provenienti dalla biblioteca del convento dei Santi Filippo e Giacomo di Padova, purtroppo solo una parte dei 400 ricordati dal Savonarola, è ora conservato nella Biblioteca Universitaria di Padova, dove sono giunti, assieme ad altri codici provenienti da altri conventi e monasteri padovani, dopo essere stati portati e custoditi nel convento di Sant’Anna di Padova a seguito delle soppressioni napoleoniche delle corporazioni religiose del 1806-1810. Si tratta di un centinaio di codici anteriori al 1500, per lo più opere filosofiche e teologiche, raccolte di sermoni e commenti alla Bibbia239.

Ventiquattro di questi codici, tutti contenenti note di possesso riferite a teologi agostiniani del convento dei Santi Filippo e Giacomo di Padova, sono stati presi in esame da Luciano Gargan in un suo lavoro del 1973240. Si tratta di un importante nucleo di opere filosofiche e teologiche, di raccolte di sermoni ed esempi ad uso della predicazione, di commenti alla Bibbia, alcuni dei quali esemplati proprio nello scrittoio dei Santi Filippo e Giacomo, usati da maestri e lettori che insegnarono nello Studio teologico degli Eremitani di Padova nel XIV secolo.

Recentemente altri tredici di questi codici, importanti per le miniature realizzate tra il XII e il XIV secolo e appartenuti agli Eremitani, sono stati esposti in una mostra dedicata ai codici miniati provenienti da monasteri e conventi padovani241, che si inserisce in un progetto di

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Per una prima presentazione di questi fondi: Fondi antichi della Biblioteca Universitaria di Padova. 240

GARGAN, Libri di teologi agostiniani a Padova nel Trecento, pp. 1-23.

241 La mostra, dal titolo Splendore nella regola, si è tenuta a Padova, presso l’Oratorio di San Rocco, dall’ 1 al 30 aprile 2011 e presentava una trentina di codici miniati provenienti da monasteri e conventi padovani e attualmente conservati presso la Biblioteca Universitaria di Padova, presentati nel catalogo

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catalogazione dei manoscritti miniati della Biblioteca Universitaria i cui primi risultati sono stati presentati da Federica Toniolo in un recente convegno sulla committenza nel medioevo242.

Grazie alla tipologia di segnatura e classificazione, realizzata tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII, attribuibile alla mano di Evangelista Noni, cancelliere del convento certamente nel 1691243, è stato infatti possibile individuare la provenienza di una parte di questi codici dalla biblioteca degli Eremitani244.

Non si conoscono le circostanze della genesi di questi volumi, i tempi e i modi di arrivo nella biblioteca conventuale degli Eremitani245, ma si tratta certamente si acquisizioni derivanti da lasciti e donazioni oppure acquisti fatti dai frati che si recavano a Parigi per ottenere la laurea o per insegnare246. Come è attestato anche per altri ordini mendicanti, nei primi tempi ad incrementare il patrimonio della biblioteca erano infatti soprattutto i libri che i religiosi acquistavano per sé e che poi, dopo la loro morte, restavano al convento247.

In alcuni casi le opere vennero appositamente commissionate dal convento stesso248. Potrebbe essere stata commissionata proprio dagli Eremitani, ad esempio, la Logica di Ockham, un manoscritto nato in ambito padovano negli anni Trenta del Trecento (il miniatore è infatti lo stesso che ha eseguito i fregi e le iniziali, figurato la Cronica di Rolandino da Padova e gli Annales patavini) appartenuto alla biblioteca degli Eremitani al tempo del Tomasini249.

242

TONIOLO, Frati, maestri e libri miniati a Padova. 243 PROSDOCIMI, Sulle tracce di antichi inventari, pp. 53-70.

244 Dall’analisi paleografica dei testi e filologica delle miniature, e attraverso il confronto con altri codici noti e documentati, è stato possibile risalire ai luoghi di origine di questi manoscritti, in molti casi la Francia e l’Inghilterra, ma anche varie zone della penisola italiana, e al periodo, compreso tra il XII e il XIV secolo.

245

È necessario infatti – come spiega Federica Toniolo - distinguere all’interno di una raccolta libraria conventuale tra i libri scritti prima della nascita dell’ordine, giunti per strade diverse nelle biblioteche e libri confezionati nel periodo in cui queste comunità, ormai consolidate, avevano esigenze precise e si servivano di scriptoria, anche interni, e di miniatori laici che lavoravano nelle botteghe cittadine (TONIOLO, Frati, maestri e libri miniati a Padova, pp. 578-599.

246 In base alle Costituzioni i frati che venivano mandati a Parigi a studiare (uno per provincia) ricevevano 40 lire tornesi per l’acquisto di libri, che una volta tornati, portavano con loro nel proprio convento e li tenevano a proprio uso. Alla loro morte i libri passavano al convento: ARAMBURU CENDOYA, Las primitivas constituciones, cap. XVI, par. 334 (De forma circa studentes et lectores et

praedicatores nostros servanda).

247

GARGAN, Lo studio teologico e la biblioteca di Domenicani, pp. 176-177.

248 Per una presentazione generale dei manoscritti miniati della Biblioteca Universitaria di Padova si veda TONIOLO, L’immaginario medievale nei manoscritti miniati, pp. 9-52.

249

Ms. 616 (GUGLIELMO DI OCKHAM, Summa logicae): vedi scheda n. 15 in Splendore nella regola, pp. 127-129.