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La nascita della facoltà teologica e le figure di Bonaventura e Bonsembiante Badoer.

Studia generalia in Italia

4.1.3 La nascita della facoltà teologica e le figure di Bonaventura e Bonsembiante Badoer.

Il convento di Padova fu, fin dal Duecento, come vedremo, “un focolare non solo di studi teologici ma anche filosofici”26, grazie a figure di primo piano quali Agostino d’Ascoli, Agostino d’Ancona e Alberto da Padova, tanto che divenne un importante centro di studi

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Dal 1316 furono abilitate a rilasciarlo anche Oxford e Cambridge e nella seconda metà del secolo Firenze (1349), Bologna (1360-1364), Padova (1363), Pisa (1367), Pavia (1388) seguite successivamente da altre. Sulla nascita delle facoltà di teologia in Italia: CREMASCOLI, La facoltà di teologia, pp. 181- 200. In particolare a Firenze, sulla cui facoltà di teologia si veda anche PIANA, La facoltà teologica

dell’Università di Firenze, fu istituito lo Studium generale per concessione di Clemente VI, con la bolla In supremae dignitatis apostolicae specula del 31 maggio 1349, comprendente anche la facoltà di

teologia, i cui lettori sono iscritti nei roduli dello Studio assieme a quelli delle altre facoltà, e ricevono per questo un salario fisso (PIANA, La facoltà teologica dell’Università di Firenze, p. 22).

25 Antiquiores quae extant, 2 (1907-08), p. 275 (capitolo di Firenze del 1287): Quia venerabilis Magistri

nostri fratris Egidii doctrina mundum universum illustrat, diffinimus et mandamus inviolabiliter observari ut opiniones, positiones et sententias scriptas et scribendas praedicti Magistri nostri omnes ordinis nostri lectores et studentes recipiant, eisdem prebentes assensum, et eius doctrine, omni qua poterunt sollicitudine, ut et ipsi illuminati alios illuminare possint, sint seduli defensores. Le Costituzioni

di Ratisbona, al capitolo 40, riconfermano, anche se in maniera più attenuata, questa prescrizione:

Praecipiat (Prior generalis) insuper omnibus regentibus et studentibus ut opiniones et positiones venerabilis fratris nostri (magistri) Egidii ubique teneant et secundum eius scripta legant (DENIFLE, Chartularium Universitatis Parisiensis, II, n. 567, p. 42).

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dell’Aristotelismo. Ma il momento di massimo splendore dello Studium eremitano si ebbe nella seconda metà del Trecento, quando esso fu incorporato nella nuova facoltà teologica istituita nello Studium cittadino per volontà di Urbano V27 per interessamento del signore di Padova Francesco I da Carrara e del fratello Ubertino, canonico della cattedrale, e, naturalmente, del vescovo della città Pileo da Prata. Con la bolla Quasi lignum vitae del 14 aprile 136328 il pontefice elevava ad un livello universitario le scuole teologiche dei principali ordini religiosi presenti a Padova (Predicatori, Minori, Eremitani e Carmelitani), abilitandole così al conferimento dei gradi accademici della licenza o dottorato in teologia29.

L'istituzione della facoltà teologica nello Studium di Padova seguì di appena qualche mese quella di Bologna, istituita il 30 giugno 136230, ma che di fatto venne inaugurata nel 1364 e modellata su quella di Parigi: gli statuti promulgati in quello stesso anno ricalcavano infatti quelli dell’Università di Parigi31. L’apertura di queste facoltà veniva andrà successivamente a compensare la chiusura dell’accesso allo studio parigino, a seguito del Grande Scisma d’Occidente, agli studenti dal settore urbanista dell’ordine agostiniano32.

27 Sulla istituzione della facoltà di teologia a Padova il classico BROTTO, ZONTA, La facoltà teologica è in vari punti superato dagli studi successivi: in particolare si veda POPPI, Profilo storico-istituzionale

della teologia nello Studio di Padova, pp. 3-46 e POPPI, Statuti dell’«Universitas theologorum». Per una

sintetica panoramica generale: POPPI, Teologia, pp. 215-225. I documenti relativi allo Studium di Padova dal 1222 al 1318 sono stati raccolti in GLORIA, I Monumenti della Università di Padova. Una ricca sintesi storiografica sullo Studio di Padova in epoca carrarese è contenuta in GALLO, Università e

signoria a Padova.

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La bolla viene chiamata Sane dum fructus in BROTTO, ZONTA, La facoltà teologica e in POPPI, Profilo

storico istituzionale della teologia perché si fa riferimento alla trascrizione, incompleta nella prima

parte e nel finale (e che inizia quindi da queste parole) della bolla riportata da Andrea Gloria. È uscita recentemente, per la prima volta, l’edizione della copia della bolla conservata presso l’Archivio segreto vaticano e dei primi statuti del 1385 e 1406, a cura di Donato Gallo (in POPPI, Statuti dell’«Universitas

theologorum», pp. 3-6). L’opera presenta anche l’edizione di tutto il complesso statutario della facoltà

teologica padovana. Gli statuti del 1406 e del 1424 erano stati editi in appendice alla monografia di Giovanni Brotto e Gasparo Zonta (BROTTO, ZONTA, La facoltà teologica).

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In realtà, almeno per tutto il Trecento, gli Eremitani potevano conseguire il magistero in teologia solo nello Studium di Bologna e non risulta che a Padova in questo secolo sia mai stato conferito il grado di maestro in teologia.

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La bolla papale Quasi lignum vitae di Innocenzo IV del 30 giugno 1362, che istituiva la facoltà teologica di Bologna autorizzandola a concedere il magistero in teologia, e che comincia con le stesse parole di quella indirizzata a Padova l’anno successivo (Quasi lignum vitae), è stata pubblicata da EHRLE, I più antichi statuti della facoltà teologica, pp. 1-5.

31 Gli statuti della facoltà di Teologia dell’Università di Bologna sono presi quasi alla lettera dalle consuetudini della facoltà di teologia di Parigi (EHRLE, I più antichi statuti della facoltà teologica). La formula pro forma Parisiensi che troviamo spesso nei registri di Bartolomeo da Venezia era applicata solo allo studio di Bologna e stava ad indicare che lo studente inviato a Bologna a studiare avrebbe goduto di tutti i favori, immunità e sussidi di cui avrebbe goduto se fosse andato a Parigi: HACKETT, La

composizione dello Studio generale agostiniano di Bologna, p. 127.

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Rotto il predominio della teologia parigina, veniva così riconosciuta un’antica tradizione di studi teologici documentata a Bologna e a Padova, ma che vide vari tentativi anche in altre parti d’Italia33, e intensificata con l’istituzione degli Studia generalia degli ordini mendicanti che attiravano ormai studenti e maestri da tutta Europa34.

Nella bolla di istituzione della facoltà teologica patavina il papa poneva la condizione che i primi reggenti e docenti di teologia della facoltà, finché non vi fossero stati creati dei dottori, provenissero da Parigi o da qualche altro Studio europeo abilitato a rilasciare la licenza in teologia35. Venne inoltre costituito il Collegio teologico, retto da un decano, che comprendeva i lettori principali delle varie cattedre (reggenti) e altri dottori in teologia. Tra i nove maestri incaricati dal papa Urbano V di fondare la facoltà teologica di Bologna e che per questo ne scrissero gli statuti, recepiti poi anche da quella di Padova, ci fu l’eremitano Bonaventura Badoer da Peraga che, insieme al fratello maggiore Bonsembiante, è considerato una figura di primo piano nel convento patavino e anche nell’ordine nella seconda metà del Trecento. Provenienti da un’antica famiglia nobiliare del contado di Padova, imparentata con i Badoer da Venezia, i fratelli Bonaventura e Bonsembiante emersero come figure di forte spessore teologico e culturale tanto che furono chiamati anche a importanti ruoli di gestione all’interno dell’ordine36.

Bonsembiante, dopo aver insegnato come lettore a Padova, Venezia e Treviso, nel 1359 fu eletto provinciale della Marca trevigiana. Nel 1363 conseguì il magistero in Teologia a Parigi, in anticipo rispetto ai tempi stabiliti per concessione papale, e certamente la sua laurea va messa in relazione con l’istituzione della facoltà teologica a Padova 37 dove andò probabilmente ad insegnare.

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Prima dell’istituzione delle facoltà di teologia a Bologna e Padova nella seconda metà del secolo XIV, si erano avuti vari tentativi - in genere occasionali e di breve durata - di istituire cattedre di teologia in preesistenti istituzioni universitarie (a Napoli, Vercelli, Lucca, Piacenza, Pisa, Firenze). Per una presentazione di queste esperienze con uno sguardo evolutivo interno e comparativo: CREMASCOLI,

La facoltà di teologia, pp. 181-200. Sulla facoltà di teologia di Firenze, fondata nel 1349, e sulle nomine

di lettori in teologia già dal 1359, si rimanda al già citato PIANA, La facoltà teologica dell’Università di

Firenze.

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Nel settembre 1364 nella chiesa di Sant’Agostino dei Predicatori ai funerali di Lancellotto Anguissola erano presenti XII magistri in sacra theologia. Anche se non si sa se fossero tutti di Padova, la loro presenza a questo funerale è una conferma della presenza di doctores parisienses tra i membri dei vari ordini, soprattutto mendicanti, di questa città: BROTTO, ZONTA, La facoltà teologica, p. 24.

35

POPPI, Statutidell’«Universitas theologorum», p. XI.

36 Per una presentazione di queste figure e la relativa bibliografia si rimanda all’appendice prosopografica.

37

La concessione papale, del 6 aprile 1363, è in DENIFLE, Carthularium Universitatis Parisiense, t. III, p. 102.

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Il fratello minore Bonaventura ebbe un ruolo non meno importante nella fondazione della facoltà teologica di Padova. Nel 1364 è infatti tra i nove maestri incaricati dal papa Urbano V di fondare la facoltà teologica di Bologna e che per questo ne scrissero gli statuti, estesi anche alla facoltà di Padova. Amico, come il fratello, del Petrarca, di cui recitò l’orazione funebre, fu definito dal poeta “insigne filosofo e vero teologo”38. Per la sua levatura culturale

e teologica venne eletto priore generale dell’ordine dal 1377 al 1385, carica che mantenne, attraverso l’aiuto di vicari, anche dopo la nomina a cardinale, fatta nel 1378, all’inizio dello scisma, da papa Urbano VI.

La facoltà teologica di Padova fu dotata ben presto di statuti che ne regolassero il funzionamento. I più antichi finora conosciuti39 sono quelli elaborati tra il 1378 e il 1381 «pro facultate teologie in universitatibus Bononie, Padue et aliis Ytalie partibus magistrandis», per volontà di Urbano VI da una commissione di tre cardinali dei tre principali ordini mendicanti (Tommaso da Frignano per i minori, Nicolò Misquinus, o Caracciolo, per i predicatori, e Bonaventura Badoer per gli Eremitani). Una copia di questi statuti, nel febbraio 1385, fu consegnata da Tommaso da Fermo, maestro di teologia e provinciale della provincia di Lombardia inferiore dei frati predicatori, su incarico di Filippo Carafa cardinale di Bologna, al vescovo di Padova Raimondo, benedettino cancelliere dello Studio, alla presenza di quattro maestri rappresentanti del Collegio dei teologi, un minore, due predicatori e un eremitano, Paolo da Rimini40. Si trattava quindi di statuti per così dire “comuni”, rispondenti all’esigenza di regolare il funzionamento di queste facoltà la cui nascita il pontefice aveva promosso in più parti d’Italia anche per “rinsaldare il legame politico di alcune città con il pontefice dell’obbedienza romana”41 .

Nel 1406, sotto il vescovo Albano Michiel, veneziano, ad almeno un anno dalla conquista di Padova da parte di Venezia, furono poi approvati i primi statuti propriamente “padovani” della facoltà seguiti da quelli del 142442.

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Sui rapporti dei fratelli Badoer con il Petrarca:MARIANI, Il Petrarca e gli Agostiniani,in particolare le pp. 97-109.

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Secondo Brotto e Zonta, già prima di questi del 1385, esisteva già un corpo di veri statuti specifici per la facoltà teologica di Padova preparato fin dall’origine da Bonaventura Badoer, su incarico di Gregorio IX: BROTTO, ZONTA, La facoltà teologica, p. 34.

40

POPPI, Statutidell’«Universitas theologorum», pp. XIII-XIV; l’edizione degli statuti del 1385 è alle pp.

7-11.

41 POPPI, Statuti dell’«Universitas theologorum», p. XI. 42

Gli statuti del 1406 e del 1424, che come già detto erano stati editi in BROTTO, ZONTA, La facoltà

teologica, sono ora usciti in edizione più recente e completa, assieme a quelli del 1385, in POPPI, Statutidell’«Universitas theologorum», pp. 12-91.

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Le matricole dei teologi Eremitani che insegnarono nella facoltà teologica

Grazie alle matricole registrate in un apposito registro dal notaio del vescovo di Padova, che era anche Cancelliere dello Studio, è possibile risalire ai nomi dei maestri teologi che insegnarono nella facoltà teologica dello Studio di Padova.

Il codice membranaceo E 29 (Statuta Sacri Collegii Theologorum de anno 1424 cum aliquibus partibus usque ad annum 1532), conservato presso la Biblioteca Capitolare di Padova, oltre agli Statuti del 1424, contiene infatti anche la matricola, distinta per ordini, dei dottori e maestri in Sacra Pagina che furono ammessi ad insegnare nella Facoltà teologica di Padova. Mentre a partire dal 1429 i nomi dei nuovi maestri del Collegio furono scritti di volta in volta, indicando la data di ammissione, i nomi che precedono, scritti da una stessa mano, sono quelli dei maestri entrati nel collegio dei teologi anteriormente a tale data, a partire quindi dal XIV secolo.

Dato che finora sono state pubblicate le liste delle matricole dei Predicatori43, dei Minori44 e dei Carmelitani45 ma non quelle degli Eremitani, trascriveremo qui la prima parte dell’elenco relativo ai maestri dell’ordine degli Eremitani per il periodo considerato per il nostro lavoro. Questo primo elenco, scritto da una stessa mano, fu redatto probabilmente nel momento in cui si cominciò, come stabilito dagli Statuti del 1424, a scrivere i nomi dei nuovi maestri, con la volontà di recuperare a posteriori i nomi dei precedenti teologi che insegnarono nei primi decenni di vita della facoltà teologica. Il fatto che manchino i nomi di figure rilevanti come quelle di Bonsembiante Badoer o Paolo da Rimini, mentre la lista inizia con i nomi di Giovanni da Fabriano e Simone da Firenze, il cui insegnamento è attestato a partire dall’ultimo decennio del Trecento, ci fa pensare che non siano stati trascritti i nomi dei primi maestri. Da notare anche la mancanza di maestri provenienti da Padova.

43 GARGAN, Lo studio teologico e la biblioteca dei Domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova 1971, pp. 166-172.

44

CORTESE, I teologi del Santo, pp. 153-159. 45

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Padova, Biblioteca Capitolare, cod. E 29

[f. 25]

Infrascripti sunt doctores et magistri Sacre pagine Ordinis heremitarum: Inprimis Magister Johannes de Fabriano mortuus est46

Item Magister Simon de Florentia Item Magister Nicolaus de Teramo Item Magister Gabriel de Spoleto Item Magister Paulus de Veneciis Item Magister Lodovicus de Cassia Item Magister Laurencius de Neapoli

Item Magister Pasqualinus de Clugia (episcopus47 – mortuus est) Item Magister Iohannes de Mediolano

Item Magister Paulus de Pisis Item Magister Michael de Massa

Item Magister Leonardus de Monte Alcino Item Magister Benedictus de Camereno Item Magister Rodulfus de Castello Item Magister Bartholameus de Veneciis Item Magister Ieronimus de Veneciis Item Magister Nicolinus de Cremona

Item Magister Alexander de Clugia (1422, XI ianuarii - mortuus est) Item Magister Iohannes […] de Papia

Item Magister Phylippus de Veneciis48 Item Magister Nicolinus de Scicilia Item Magister Thomas de Teramo49 Item Magister Lodovicus de Paro Item Magister Dominicus de Camareno

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Questa indicazione di morte, insieme alla cancellazione con un rigo sopra il nome, veniva apposta quando un teologo moriva.

47 L’eremitano Pasqualino Centoferri da Chioggia fu nominato vescovo della sua città il 15 novembre 1421 da papa Martino V, rimanendovi fino al 1457.

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