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novembre 1387 su 8 frati, 3 sono di Vicenza, 2 da Bologna, 2 da Ferrara, 1 dalla Germania;

Flussi in uscita

il 21 novembre 1387 su 8 frati, 3 sono di Vicenza, 2 da Bologna, 2 da Ferrara, 1 dalla Germania;

infine il 2 settembre 1396, su 10 frati, 3 sono da Vicenza, 2 da Venezia, 2 da Padova, 1 da Treviso e gli altri nomi sono illeggibili.

I flussi in entrata nel convento di San Michele di Vicenza nel Trecento possono essere dunque riassunti in questo diagramma:

A integrazione di quanto osservato finora, risulta interessante aggiungere un dato che emerge dai Registi di Bartolomeo da Venezia e che può spiegare alcune presenze ‘straniere’ nel convento di San Michele: spesso in questo convento venivano mandati i frati che dovevano scontare una pena.

Il 6 febbraio 1385 Thomeus de Buscheto viene dispensato dalla pena del carcere, in cui era incorso ex ludo taxillorum, assegnandogli penam graviorum culparum per quatuor menses da scontare a Vicenza, dove viene mandato come conventuale. Al priore di Vicenza viene chiesto di dispensarlo in prostrationibus, silentio et habitu85.

84 Agostino da Venezia è lettore nel 1377 e poi priore nel 1381. 85

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, I, 386, p. 114-115.

Trento

1

Verona

8

Mantova

3

Ferrara

4

Venezia

3

Padova

9

Treviso

3

VICENZA

108

Il 14 giugno 1389 il priore Alberto da Vicenza viene delegato dal priore generale ad accogliere frate Bartolomeo da Vicenza, apostata, cui assignavimus quatuor menses pene carceris et pro loco dicte pene assignavimus eidem nostrum conventum et totum districtum Vicentine civitatis volentes ut omni die ad terram sedeat, dum mane et sero conventus reficitur 2, 4 et 6 feriis in pane et aqua ieiunendo86.

Antonio de Sancto Travaxio de Veneciis, il 18 agosto 1389, viene mandato nel convento di Vicenza a scontare la sua pena di un anno per aver causato l’incendio del dormitorio di Padova87.

Il 16 marzo 1392 Stephanus de Sancto Stefano de Padua viene riammesso all’ordine dopo la sua apostasia e mandato nel convento di Vicenza a scontare quatuor mensium graviorum culparum, quam penam volumus ut in conventu nostro de Vincentia peragere88.

Il convento di San Michele di Vicenza potrebbe aver svolto dunque questa funzione di ‘convento periferico’ dove venivano anche ‘confinati’ frati di altri conventi.

Flussi in uscita

Negli elenchi capitolari relativi agli altri conventi della Marca ritroviamo un numero esiguo di frati provenienti da Vicenza, a conferma del ‘ruolo minore’ giocato dal convento di San Michele, un convento in difficoltà nel reclutamento locale e quindi impossibilitato a mandare i suoi pochi frati altrove. I flussi in uscita di questo convento sono dunque rappresentati dal seguente diagramma:

86

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, III, 81, p. 26. 87

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, III, 205, p. 81. 88

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, III, 858, p. 294.

Trento

1

Verona

3

Mantova

non disponibile

Ferrara

non disponibile

Venezia

3

Padova

1

Treviso

5

VICENZA

109

3.3.3.3 Trento

Un altro interessante punto di osservazione sugli spostamenti all’interno della Marca trevigiana è il convento agostiniano di San Marco di Trento89, che agli inizi del Trecento afferiva a questa provincia.

Secondo lo storico agostiniano Luigi Torelli, che si rifà all’Herrera90, esso sarebbe stato fondato nel 1271 ad opera di due frati padovani, frate Antonio e frate Pellegrino, aiutati dal vescovo suffraganeo di Trento, l’agostiniano Michele91. A conferma della fondazione nella città di Trento di questo convento eremitano, egli cita la lettera del convento del vescovo di Trento Egnone che, in data 7 ottobre 1271, esorta i suoi fedeli a concorrere con offerte alla costruzione della chiesa degli Eremitani, concedendo, a coloro che lo avessero fatto, quaranta giorni di indulgenza per i peccati mortali e 100 per i veniali92. Alla stessa data del 7 ottobre 1271 il vescovo di Trento Egnone, da San Michele all’Adige, rivolgendosi a presuli e fedeli della sua diocesi, afferma di aver concesso ai frati Antonio e Bonfiglio fratres ordinis Eremitarum sancti Augustini, dietro loro supplica, il permesso di costruire locum et domum ad honorem Dei et gloriose Virginis Marie et beatissimi pontificis patris eorum Augustini nella sua città, oltre al permesso di celebrare i divini uffici e di predicare93.

Se essi si trasferirono in città solo nel 1271, gli Eremitani che fondarono il convento di San Marco, secondo il Torelli, sarebbero però arrivati da un preestistente eremo situato nella pieve di Civezzano, in un villaggio chiamato

89

Sul convento di San Marco di Trento disponiamo di un recente lavoro che ne ripercorre le tappe di sviluppo dagli inizi alla sua soppressione nel 1809. Tale studio, riportando i nomi dei frati che emergono da vari documenti a partire dal XIII secolo, ci aiuterà a ricostruire le presenze trecentesche, oggetto del presente capitolo: GOBBI, Gli Agostiniani a Trento. Su questo lavoro, l’unico a disposizione sulla presenza agostiniana a Trento, ci baseremo per la ricostruzione degli inizi di questa fondazione. Un breve riferimento al convento trentino anche in DAL PINO, Formazione degli eremiti

di sant’Agostino, pp. 57.

90

HERRERA, Alphabetum Augustinianum, II, p. 475. Riporta questa data anche van Luijk, in RANO,

Agostiniani, in DIP, col. 330.

91 «Fu fondato dentro la città da due religiosi alunni del convento di Padova, l’uno dei quali chiamavasi frate Antonio e l’altro frate Pellegrino, consigliati e innanimiti dal suddetto suffraganeo Michele, et in tale opera grandemente agiutati e favoriti da esso»: TORELLI, Secoli agostiniani, IV, p. 760, n. 5. L’agostiniano Michele, frate-vescovo, era «un altro prelato dell’Ordine nostro, il quale, essendo vescovo Rossanense (Calabria), era insieme suffraganeo del vescovo di Trento» TORELLI,

Secoli agostiniani, IV, p. 760, n. 4. Sui quattro vescovi suffraganei di Trento, il primo dei quali è

Michele, si è soffermato GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, alle pagine 49-73. 92

Il Torelli continua: «habbiamo havuta fortuna di vedere in fonte le scritture certissime della vera fondazione di questo monistero. Primieramente dunque noi teniamo per certo che in quest’anno 1271 il vescovo di Trento dasse facoltà a nostri religiosi di poter fondare un convento di nostra Religione nella suddetta città di Trento, atteso che fino al giorno d’hoggi conservati nell’Archivio dello stesso Monistero un diploma del medesimo vescovo Egnone»: TORELLI, Secoli agostiniani, IV, pp. 760-761, n. 6 e 7 (dove è trascritta la lettera d’indulgenza).

93

Il documento, riportato in GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, pp. 352-353, è ripreso dall’edizione di BONELLI, Notizie istorico-critiche, pp. 601-602, che aveva trascritto il testo dall’originale dell’archivio del convento di San Marco di Trento.

110

Barbaniga94, fondato negli anni trenta del secolo XIII da frater Homodeus, seguace del beato Giovanni Bono da Mantova. Fra i tanti della zona, molti dei quali si richiamavano alla regola di sant’Agostino, questo fu l’unico che non rimase un eremitaggio ma si trasformò entrando a far parte di un ordine95.

Anche il convento di Trento, come quelli di Treviso, Padova, Vicenza, Verona, ebbe quindi un’origine giambonita, e il fatto che siano stati due frati padovani a fondarlo sarebbe un’ulteriore conferma del ruolo propulsore che ebbe il convento di Padova nei confronti di altre fondazioni della zona, fino a Trento. Il legame con il convento di Padova è confermato anche da un atto del 29 maggio 1254, redatto a Padova, con cui tre fratelli vendono un pezzo di terra fratribus Antolino, qui fuit de Trivixio, et Homodeo, qui fuit de Tridento, che lo ricevono a nome del convento Sancte Marie de Eremitani de Arena96.

Se il primo sostenitore degli Eremitani, come abbiamo visto, è il vescovo della città, l’anno dopo, il 9 dicembre 127297, anche il conte del Tirolo, Mainardo, constatato il consenso dei suoi concittadini, autorizzò la costruzione del convento di San Marco, mentre tre facoltosi cittadini, giudici, donarono dei terreni circostanti l’area conventuale98. Il 4 febbraio 1273, venne posata la prima pietra per l’erigenda chiesa di San Marco da frate Bonaventura (da Rovereto), provinciale degli Eremitani della Marca trevigiana, delegato per questo dal vescovo Egnone99, che non poteva presenziare per grave malattia100. Da questo documento veniamo a sapere che priore del convento era frate Antonio da Padova.

Negli anni successivi gli Eremitani di Trento, come successe per le altre fondazioni, consolidarono la loro presenza in città. In particolare, grazie al sostegno e alle donazioni dei fedeli ampliarono la chiesa e il convento.

Il convento di San Marco di Trento, il terzo convento mendicante sorto in città dopo quelli di Minori (1221) e Predicatori (1232)101, era ormai una realtà importante e riconosciuta agli inizi del Trecento, quando i suoi frati compaiono spesso nella documentazione notarile, come testimoni o attori in vario modo.

94 In quel villaggio passava una strada di importanza vitale per l’economia non solo della zona, ma di tutto il principato vescovile di Trento, perché vi transitava la manovalanza per l’estrazione dell’argento nel monte Calisio, o Argentario: GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, p. 18.

95 La presenza degli Eremitani a Barbaniga, secondo il Torelli, sarebbe confermata da una bolla di Gregorio IX del 10 maggio 1234, che egli tuttavia non riporta, riferendola, già nel Seicento, «guasta e corrosa, che non si può quasi leggere per la metà»: TORELLI, Secoli agostiniani, IV, p. 762, n. 9. 96

MATTEI, Il processo di canonizzazione di fra Giovanni Bono, p. 651 e DAL PINO, Formazione degli

Eremiti di sant’Agostino, p. 68. L’atto è conservato all’ASPd, Diplomatico, part. 1745.

97

L’originale era conservato nell’Archivio del convento di San Marco a Trento nel 1760: GOBBI, Gli

Agostiniani a Trento, p. 353. Edizione BONELLI, Notizie istorico-critiche, p. 602.

98 GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, p. 27. 99

Il vescovo Egnone, si mise in viaggio, ammalato, per Roma, ma morì a Padova alla fine di maggio del 1273. Nel suo testamento del 25 maggio 1273, dettato nel monastero di Santa Maria ad Carceres, lasciava la convento di San Marco 10 lire di denari piccoli: GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, pp. 28-29. 100

L’originale era conservato nell’Archivio del convento di San Marco a Trento nel 1760: GOBBI, Gli

Agostiniani a Trento, p. 353. Edizione BONELLI, Notizie istorico-critiche, p. 602.

101

111

Arrivando a ciò che interessa ora al nostro discorso, la composizione della comunità conventuale e il suo rapporto con gli altri conventi nel Trecento, va rilevato in primo luogo il numero piuttosto consistente di frati provenienti da Padova (22)102: Leonardo da Padova103, Luciano da Padova104, Francesco da Monselice105, Buonagrazia da Padova106, Bartolomeo da Padova107, Alberto da Padova108, Giacomo da Padova109, Gregorio da Padova110, Giordano da

Padova111, Galvano da Padova112, Çampolo da Padova113, Corrado da Padova114, Giordano da Padova115, Matteo da Padova116, Michele da Padova117, Nicola da Padova118, Ugolino da Padova119, Ancio da Padova120, Stefano da Padova121, Castellano da Padova122, Antonio da Padova123, Pietro da Padova124, Giovanni Paolo da Padova125, Zampaolo da Padova126. Il

102 Le presenze nel convento di Trento nel Trecento sono ricavate da GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, pp. 210-223.

103

Leonardo da Padova, priore conventuale a Trento nel 1297, è presente a Padova nel 1303 e nel 1306, e a Treviso, come priore, nel 1319.

104

Luciano da Padova, di cui non abbiamo altre attestazioni negli altri conventi, è a Trento nel 1297 105

Francesco da Monselice è a Trento nel 1297, a Padova nel 1300, 1303 e 1320. 106

Buonagrazia da Padova è priore a Trento nel 1300, 1301, 1306, 1342 e 1344. Bonagrazia viene citato in due documenti padovani del 1309 e 1310.

107

Nel 1302 Bartolomeo da Padova è lettore a Trento. Non è presente invece nella documentazione di Padova. C’è invece a Treviso un Bartholomeus de Padua nel 1316, 1335, 1340.

108 Maestro in teologia, Alberto da Padova sarebbe a Trento nel 1302 come lettore. Nella documentazione padovana troviamo un Albertus de Padua nel 1299, un Albertus lector nel 1316 e un

Albertus baçalarius nel 1320. Su Alberto da Padova si veda più avanti il capitolo sugli studi e la scheda

prosopografica in appendice. A Treviso troviano un altro Albertus de Padua nel 1344, che potrebbe essere lo stesso che compare negli atti di Trento nel 1351 e 1354.

109

Giacomo da Padova è a Trento nel 1310 e nel 1340, come maestro in teologia. A Padova troviamo un Iacobus de Padua lector nel 1303 e un Iacobus de Padua nel 1349. Potrebbe trattarsi di due persone, entrambe vissute sia a Trento che a Padova.

110

Gregorio da Padova, documentato a Padova nel 1303, è a Trento nel 1310 e nel 1336.

111 Giordano da Padova è priore conventuale a Trento nel 1318. Se si tratta della stessa persona, è a Treviso nel 1343.

112

Galvano da Padova è priore a Trento nel 1319.

113 Zampolo da Padova è documentato solo a Trento nel 1332. 114 Corrado da Padova è a Trento nel 1340.

115

Giordano da Padova è a Trento nel 1340. Troviamo un omonimo a Padova nel 1303 e 1309, e a Treviso nel 1315.

116 Matteo da Padova nel 1342 è a Trento come maestro in teologia; nel 1348 era a Parigi come teologo (GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, p. 496). A Padova avevamo trovato un Matheus de Padua nel 1299, un Matheus q. Iohannis de Padua nel 1312, Matheus de Padua lector nel 1336, nel 1337 e nel 1342. È a Treviso nel 1315 e nel 1316.

117

Michele da Padova è priore a Trento nel 1368. 118

Nicola da Padova, attestato nel convento della sua città nel 1348, è a Trento nel 1369 e nel 1387 come predicatore.

119

Ugolino da Padova è a Trento nel 1372. Evidentemente non è l’Ugolinus priore a Padova nel 1299 e poi nel 1303, 1310, 1320.

120 Ancio da Padova è a Trento nel 1375. 121

Stefano da Padova è a Trento nel 1386 e nel 1396 come lettore. 122

Castellano da Padova è a Trento nel 1391. 123

112

legame con il convento di Padova rimane forte dunque anche nel secolo XIV, nel segno della dipendenza ‘gestionale’: ben cinque priori e sei tra lettori e maestri provengono dalla città di Antenore. Due priori provengono anche da Treviso - frate Valentino da Treviso, priore nel convento tridentino nel 1302 e ancora presente, stavolta non come priore, nel 1342, e frate Gabriele da Treviso, attestato nel 1323 e 1324127 - gli unici due frati trevigiani che troviamo

nel convento di Trento.

Risulta consistente anche il numero di frati provenienti da Verona (16), la città più vicina, geograficamente, a Trento e che fin dal Duecento vi inviò numerosi frati.

Approdano al convento di San Marco di Trento poi altri frati di provenienza eterogenea: Ferrara, Mantova, Brescia, Bressanone e altre città tedesche.

124

Pietro da Padova è a Trento nel 1392. 125

Giovanni Paolo da Padova figura a Trento nel 1412, 1415, 1421, 1429, 1432, 1434. 126 Zampaolo da Padova è a Trento nel 1432.

127

Frate Gabriele si trovava invece nel convento di Treviso nel 1303, nel 1315, nel 1329 e nel 1336, quindi prima e dopo il suo incarico di priore conventuale a Trento. GOBBI, Gli agostiniani a Trento, pp. 210-215.

Vicenza

1

Verona

16

Mantova

7

Ferrara

2

Venezia

6

Padova

22

Treviso

4+3 (Feltre)

TRENTO

113

Limitati sono invece i flussi in uscita, riassunti nella seguente tabella:

Per il convento di Trento vale la pena di evidenziare due peculiarità: da un lato la scarsa mobilità in uscita e il conseguente limitato afflusso di fratres trentini verso altri insediamenti agostiniani della Marca trevigiana; dall’altro un movimento numericamente elevato di frati padovani e veronesi che giungevano a popolare il convento trentino. Le liste capitolari analizzate hanno rivelato che molti frati giunti dall’esterno andavano poi a coprire ruoli direttivi o di prestigio nella realtà conventuale trentina: diventavano priori, lettori o venivano chiamati in qualità di maestri per la predicazione. Anche in questo contesto i dati sembrerebbero riflettere le dinamiche complesse del reclutamento locale, che appare piuttosto limitato e sguarnito, incapace di selezionare un adeguato gruppo dirigente.

Si può affermare che tra i conventi considerati della Marca trevigiana, quello di Trento è il convento che presenta meno elementi autoctoni, soprattutto nell’area ‘direttiva’. Nel corso del secolo, ad esempio, i priori arrivano da Padova, Ferrara, Treviso, Verona, Trento, Mantova, Rastilav, Tyres, Bressanone e solo in tre casi da Trento128.

128

Domenico da Trento nel 1336, Federico da Trento nel 1392, Corrado Fuger nel 1394. L’elenco dei priori e dei frati nel convento di San Marco è in GOBBI, Gli agostiniani a Trento, pp. 209-312.

Vicenza

1

Verona

6

Mantova

n.d.

Ferrara

n.d.

Venezia

1

Padova

4

Treviso

3

TRENTO

114

Per quanto riguarda i priori, soprattutto nella prima metà del secolo emerge chiara la preponderanza di priori provenienti dai conventi della Marca trevigiana129. Solo Domenico da Trento nel 1336 e Federico da Trento nel 1392 sono originari del convento. Nella seconda metà del secolo, invece, si alternano priori provenienti dalla Marca con altri del posto: Enrico de Thyres nel 1354, 1356, 1358, 1360, 1361, 1363, 1369, 1375, Alessio da Bressanone nel 1362, Michele da Padova nel 1368, Nicola da Bressanone nel 1372, Alessio da Pergine nel 1376, Alessio da Bressanone nel 1382, Giovanni Benedetto da Verona nel 1387, Federico da Trento nel 1392, Corrado Fuger nel 1394, Lorenzo da Verona nel 1396.

Molto significativa è anche la presenza di lettori, molti dei quali esterni:

Bartolomeo da Padova lettore e Alberto da Padova maestro in teologia nel 1302, Agostino da Trento lettore nel 1324, 1329, 1342, 1351, 1352, 1362130, Giovanni da Verona nel 1339 e 1340, 1351, 1354, Giacomo da Venezia nel 1342, Alessio da Bressanone nel 1358 e 1359, Bertoldo de Primnetha nel 1358, Bonaventura da Verona nel 1372, Mondino da Verona nel 1375, Lorenzo da Verona nel 1384, Stefano da Padova nel 1386, Antonio da Padova nel 1392, Matteo da Venezia e Federico iuvenis da Trento nel 1396, Nicolò Scutelli nel 1399.

Il fatto che una parte di questi frati si trovi a Trento in qualità di lettori o maestri di teologia potrebbe far pensare all’esistenza, in quel convento, di uno studium, che tuttavia non è attestato. D’altra parte, come afferma Giulia Barone, «sempre più spesso, nel corso del XIV secolo, una preparazione universitaria anche di buon livello non porta all’insegnamento in una sede prestigiosa, ma a svolgere importanti mansioni amministrative all’interno dell’Ordine»131.

Che ci fosse un preciso ruolo di predicatore all’interno del convento è confermato da una disposizione del priore generale Bartolomeo Veneto che il 4 maggio 1384 assolve dalla scomunica predicatorem conventus Tridenti fratrem Thomam de Veneciis (…) committentes eidem quod absolvere possit priorem aliosque fratres dicti conventus132.

La piccola sede di Trento, come risulta dai registri dei padri generali, emerge, come il convento di Vicenza, anche come luogo dove alcuni frati vengono mandati a scontare una pena. Nei Registri dei Padri generali si legge, in data 22 maggio 1384: Fecimus fratrem Laurencium de Verona conventualem in Tridento iniungentes ei penam graviorum culparum

129 Buonagrazia da Padova, priore nel 1300, 1301, 1306, e successivamente, se si tratta della stessa persona, nel 1342 e 1344; Martino da Ferrara, priore nel 1308; Giordano da Padova, priore nel 1318; Galvano da Padova, priore nel 1319; Gabriele da Treviso, priore nel 1323 e nel 1324; Leone da Verona, priore nel 1332; Aimerio da Mantova, priore nel 1339 e 1340; Michele da Padova priore nel 1368; Giovanni Benedetto da Verona, priore nel 1387; Lorenzo da Verona, priore nel 1396.

130

Su Agostino da Trento vedere GOBBI, Gli Agostiniani a Trento, pp. 465-484. 131

BARONE, Conclusioni, in Studio e Studia, p. 372. 132

115

per quatuor menses absolutum ab excommunicatione committentes priori ibidem, quod possit in prostrationibus et habitu misericorditer dispensare133.

E ancora, il 25 ottobre 1387 il priore del convento di Trento, Giovanni Benedetto da Verona, viene incaricato di riammettere all’ordine i frati Pietro de Fossa Levaria e Bonaventura da Chioggia assolvendoli dalla scomunica e assegnando loro come luogo dove scontare la loro pena tutto il distretto tridentino. Nel convento dovranno scontare la pena di un mese graviorum culparum, in habitu et prostrationibus et silentio secum dispensantes. Inoltre lo stesso priore dovrà assolvere dalla scomunica anche frate Ugolino da Padova assegnandogli 15 giorni di pena e obbligandolo a pagare al convento di Padova 4 ducati ogni singolo anno nella festa della Natività fino alla risoluzione del debito134.

Infine, il 23 maggior 1388 il maestro Giovanni da Verona, priore provinciale della Marca trevigiana, viene delegato dal priore generale a ricevere l’apostata Gerardo teutonico e ad assegnarlo al convento di Trento pro pena carceris135.

Un’ultima considerazione sulla comunità eremitana di Trento riguarda il suo rapporto con gli organi del potere politico. Emerge in questo senso una figura particolare, quella di frate Federico da Trento che, il 23 maggio 1388, assieme a frate Matteo da Siena, ottiene dal priore generale la licenza di andare a Pavia al servizio di Pasquino, cancelliere di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, e dimorare lì finché non vorrà il suddetto signore136. Non sappiamo come frate Federico sia stato conosciuto dal Visconti, né il motivo per cui sia stato chiamato lì137. Sappiamo solo il seguito: lo stesso frate Federico da Trento, due anni dopo, il 1 novembre 1390, sarà assegnato al convento di Padova come studente de gratia138.

133 BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, I, p. 67, n. 205. 134

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, II, pp. 172-173. n. 488. 135

BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, II, pp. 250-251, n. 733.

136 BARTHOLOMAEI VENETI O.S.A. Registrum generalatus, II, p. 251, n. 734: concessimus licentiam

fratribus Federico de Tridento et Matheo de Senis, qua possint accedere pro servitiis domini Pasquini, cancelarii domini comitis Virtutum et ibidem morandi, quandiu dicto domino placuerit.

137 Sul rapporto dei Visconti con i frati Minori: CENCI, I Gonzaga e i frati minori dal 1365 al 1430, Firenze 1965. Più in generale sul rapporto dei Minori con le signorie: MERLO, Francescanesimo e

signorie nell’Italia centro-settentrionale, pp. 95-112.

138

116

3.3.3.4 Venezia

Sull’arrivo degli Eremitani a Venezia e sulla fase duecentesca del loro