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Flussi in uscita da Treviso

3.3.2 Flussi ‘da’ e ‘verso’ il convento di Padova

Se il flusso di frati dal convento di Padova a quello di Treviso è molto consistente (quasi una cinquantina di elementi nel corso del quattordicesimo secolo), quello inverso, da Treviso a Padova, è, come abbiamo visto, quasi irrilevante. Nella documentazione trecentesca di Padova troviamo infatti due soli frati provenienti da Treviso: Petrus de Tarvixio citato nell’atto capitolare del 13 settembre 1303 in cui viene deciso l’ampliamento del convento, e Liberalis de Tarvisio, priore a Padova il 24 novembre 136622.

Se è da considerare che per Treviso disponiamo di un numero di liste capitolari molto più consistente di quelle a disposizione per Padova (anche se relative per lo più alla seconda metà del secolo), tuttavia, anche estendendo la ricerca ad altri atti notarili, resta il fatto che troviamo citati veramente pochi frati trevigiani nella documentazione padovana. Certamente quello di Padova è un convento più grande, ma il rapporto è davvero sproporzionato: 24 a 1. Lasciamo dunque aperta la questione, in attesa di affrontare, parlando dei flussi in uscita da Padova, l’articolato tema dello studio presso questi due conventi.

Soffermiamoci ora sulla provenienza dei frati che dimorano nel convento di Padova. Ciò che salta all’occhio scorrendo queste liste è in primo luogo una notevole eterogeneità nella loro composizione, anche se i vari conventi della Marca trevigiana sono rappresentati in misura minore rispetto a quanto emerso dalla documentazione di Treviso.

Il nucleo più consistente di frati proviene da Ferrara (12) e Venezia (9), seguite da

Verona (5), Mantova (2), Trento (4), Treviso (2), Vicenza (1), Feltre (1).

22 Liberale da Treviso prima di arrivare a Padova è attestato nella documentazione riguardante Treviso dal 1357 al 1362. Dopo l’esperienza padovana lo troviamo poi a Treviso, con il titolo di lector il 9 novembre 1371 e poi in molti atti dal 1382 al 1398, senza però la qualifica di lector. Nel 1388 è detto prior.

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Interessante il dato su Ferrara, che fornisce al convento di Padova più frati di tutti gli altri conventi, a testimonianza di un forte legame tra i due siti.

Su questo convento, che secondo la tabella elaborata da Benigno van Luijk23 sarebbe stato fondato nel 1245, la storiografia è piuttosto scarsa, soprattutto per il Trecento. In base ad un recente studio24, il convento di Sant’Andrea di Ferrara sarebbe stato fondato dai frati Giambonini, che vi si erano trasferiti tra il 1256 e il 1257, dopo aver ceduto il loro precedente convento di Sant’Antonio in Polesine extra Ferrariam, su invito del marchese Azzo VII, a un gruppo di monache, guidate dalla sorella di questi, Beatrice. Il 29 settembre 1256 il Capitolo della Cattedrale aveva ceduto loro capellam nostram Sancti Andreae Apostoli sitam in civitate Ferrarie, et ipsam Capellam cum campanilo, et terram quae est in circuitu ispius Capellae, quae ad ipsam Capellam spectat , cum tribus campanis, duobus calicibus argenteis, uno turibulo argenteo […]. A partire da quella piccola chiesa, situata nelle vicinanze di una chiesa parrocchiale dedicata a San Tommaso Apostolo, con le mille lire che avevano ricevuto, il successivo 8 febbraio 1257, dalle suore per la vendita del precedente sito, con le offerte dei fedeli e con le generose elargizioni dei Marchesi, che li avevano sfrattati da Sant’Antonio, quei frati costruirono presto uno dei più famosi conventi della città25. A partire da questo momento una serie di pergamene, che arrivano fino al 1300, testimonia che Sant’Andrea diventò un grande convento e una grande chiesa26. Dalla lettura

23 La tabella sulla diffusione degli Agostiniani in Italia è contenuta nella voce elaborata da Balbino Rano sugli Agostiniani per il Dizionario degli Istituti di Perfezione (B. RANO, Agostiniani, in DIP, coll. 327-340 (il convento di Ferrara è citato alla col. 330).

24 MATTEI, Il processo di canonizzazione di fra Giovanni Bono, pp. 608-612. 25

MATTEI, Il processo di canonizzazione di fra Giovanni Bono, p. 610. 26

Le pergamene, ora conservate nell’Archivio di Stato di Roma, sono state regestate da MONTENOVESI, Regesto delle pergamene del Monastero di Sant’Andrea di Ferrara, e trascritte per

Feltre

1

Trento

4

Vicenza

1

Verona

5

Mantova

2

Ferrara

12

Venezia

9

Treviso

2

PADOVA

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questi documenti duecenteschi veniamo a sapere che dal 1257 ad almeno il 1271 priore del convento è frate Ugo filius quondam Boninsegne de Careçeto che nel 1259 è anche priore provinciale27. Nei primi documenti relativi a questo convento troviamo citati inoltre frate Fino da Verona28, Bonaventura da Verona, Bernardo da Verona, Franco lettore da Mantova, Antonio da Padova29, Boninsegna da Reggio, Gerardino da Modena, Giacomino da Cremona, Uberto da Mantova, Paolo da Venezia, oltre a frati da Ferrara (Petrus, Crescimbene, Aldovrandino, Gregorio).

Concorsero quindi alla sua fondazione frati provenienti da altri conventi di origine giambonita che rappresentavano la componente eremitana più forte nella Marca trevigiana.

Risulta difficile individuare il motivo per cui molti frati di Ferrara si trovano a Padova nel Trecento. Sicuramente ciò è in parte legato ad un fattore storico- geografico: le due città sono vicine e strettamente legate e ciò favorisce la mobilità di frati ferraresi verso la città di Antenore anche per motivi diversi dallo studio.

Tornando allo schema sui flussi in entrata nel convento padovano, sono poi rappresentate, con presenze che vanno in media da uno a tre frati, molte città italiane: Alessandria (2), Ascoli (1), Asti (1), Bergamo (2), Bologna (6), Cesena (1), Como (1), Cremona (1), Fabriano (1), Fano (2), Firenze (3), Foligno (2), Genova (1), Gubbio (2), Imola (1), Lodi (1), Massa (1), Milano (1), Modena (2), Napoli (1), Pisa (1), Puglia (1), Recanati (1), Reggio (3), Rieti (3), Rimini (3), Roma (2), Siena (4), Sulmona (1), Teramo (1), Tolentino (1), Vercelli (1), Viterbo (1), Volterra (1).

Questa presenza di frati da molte provincie, e in numero limitato per ciascuna di esse, è spiegabile con il carattere internazionale dello Studium generale Ordinis afferente al convento di Padova, che, come voluto dalle Costituzioni dell’Ordine, poteva accogliere un solo studente per provincia30.

esteso da Saturnino Lopez in De conventu S. Andree Ferrariensi documenta, pp. 82-103. Varie decisioni dei priori generali Gregorio da Rimini e Bartolomeo Veneto, relative alla seconda metà del Trecento, riguardano proprio i frati di questo convento: LÓPEZ, De conventu ferrariensi notitiae, pp. 104-109. Su Ferrara, in periodo anteriore, però, a quello da noi considerato: CASTAGNETTI, Società e

politica a Ferrara. Su Ferrara e la sua collocazione nel contesto della Marca trevigiana anche in

periodo signorile: CASTAGNETTI, La Marca Veronese-Trevigiana.

27 Il 14 aprile 1259 dominus Ugo, prior provintialis et conventualis, de Ordine S. Andree de Ferraria,

una cum fratribus Michal, Fino, Bonaventura et Grigono entrano in possesso di un casamentus cum edificio iuxta Padum (LÓPEZ, De conventu S. Andree Ferrariensi documenta, n. 4, p. 85).

28 Frate Fino Burri fu presenza rilevante nel convento di Sant’Eufemia di Verona, dove, alla fine del Duecento, fu priore e patrocinatore dello studio conventuale. Uomo di sicura formazione teologica, tanto da essere scelto, tra i molti lettori della provincia, come deffinitor per la Marca trevigiana al capitolo generale che nel 1295 si tenne a Siena: BIASI, Il convento di Sant’Eufemia, pp. 116-118. 29

Il 1 settembre 1271 Antonio da Padova era a Ferrara come testimone di una donazione inter vivos (LÓPEZ, De conventu S. Andreae Ferrariensi, p. 87) e nello stesso anno lo troviamo priore a Trento 30

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Infine, rilevanti risultano le presenze straniere, segno dell’internazionalizzazione dello Studium di Padova. Dalla Germania arrivano ben 10 frati, 6 dall’Ungheria, 4 dalla Francia (3 dalla Provenza e 1 da Nizza), 2 dalla Spagna (Tolosa), dalla Polonia, dall’Austria, dalla

Boemia e uno dal Portogallo.

I dati sui flussi in uscita da Padova, oltre al dato già analizzato su Treviso, mostrano un discreto numero di frati padovani spostarsi nel corso del secolo nei vari conventi della Marca trevigiana, secondo la tabella qui presentata:

Tali flussi sono spiegabili con la necessità di formare i propri frati in vista del sacerdozio, ed erano la maggior parte, in uno Studium di grado inferiore rispetto allo Studium generale Ordinis che il convento di Padova ospitava, al quale erano destinati soltanto gli studenti più promettenti, quelli destinati a conseguire il titolo di lettori o quelli per i quali si prevedeva il proseguimento degli studi in vista del conseguimento dei gradi accademici31.

Per lo studio della teologia i frati del convento di Padova destinati al sacerdozio venivano quindi mandati o a Treviso o a Venezia, dove erano stati istituiti, agli inizi del XIV secolo, gli Studia generalia Ytaliae, nei quali si tenevano i corsi di teologia per tutti i frati che si preparavano al sacerdozio. A Treviso si tenevano anche i corsi di logica, di durata triennale, che dovevano precedere lo studio della teologia. A Padova, come ribadì il capitolo generale di Montpellier del 1324, non dovevano esserci infatti corsi inferiori di logica

31

Come abbiamo spiegato, le costituzioni dell’Ordine avevano previsto che ogni provincia inviasse negli Studia generalia ordinis non più di uno studente, scelto dal provinciale e dal definitorio del capitolo provinciale tra gli studenti migliori.

Trento

22

Vicenza

9

Verona

12

Mantova

non disponibile

Ferrara

non disponibile

Venezia

18

Treviso

47

PADOVA

95

(diffinimus quod deinceps in studii Bononiensi, Paduano ac etiam Neapolitano loycalia non legatur, nec a lectoribus nec a studentibus, manifeste nec occulte). Con il riordinamento degli studi deciso a partire dal capitolo generale di Treviso del 1321 e in quello di Firenze del 1326, che soppressero gli Studia generalia provincie e stabilirono che ogni provincia avesse uno Studium generale ordinis e uno Studium particulare, è ipotizzabile dunque che il convento di Treviso ospitasse due corsi: quello di teologia, di durata quinquennale, e quello di logica e filosofia, di durata triennale. Oltre a Treviso, come risulta dai registri di Bartolomeo da Venezia, anche Verona ospitava uno Studium particulare, e questo spiega il discreto numero di frati padovani rinvenibile nelle liste del convento veronese.

Ecco così spiegati i flussi verso Treviso, dove c’era sia il percorso triennale di logica e filosofia che quello quinquennale di filosofia; verso Venezia, dove c’era lo Studio generale per lo studio della teologia, e Verona, che ospitava lo studio triennale (e forse quello teologico). Lo studio di Padova era invece destinato unicamente ad un’élite proveniente non solo dalla provincia ma da tutta la penisola e dall’estero.

I flussi in uscita da Padova verso Trento e Vicenza, dove non c’erano Studia, trovano invece una risposta più complessa, che va a nostro avviso ricondotta al ruolo propulsore della fondazione patavina, che fornisce frati ai conventi cosiddetti ‘minori’, che faticano a radicarsi nel territorio o ad organizzarsi al loro interno.

3.3.3 Flussi ‘da’ e ‘verso’ altri conventi della Marca trevigiana:

Verona, Vicenza, Trento, Venezia.

Una volta analizzati i flussi di frati da e verso i conventi eremitani di Padova e Treviso, risulta interessante estendere l’analisi agli altri conventi della Marca trevigiana, ponendo particolare attenzione al loro ruolo nel sistema provinciale degli studi. Agli inizi del Trecento appartenevano a questa provincia, oltre ai conventi di Padova e Treviso, anche quelli di Verona, Mantova, Trento, Vicenza, Ferrara e Venezia32, dai quali provenivano molti dei frati che abbiamo trovato negli elenchi capitolari di Padova e Treviso.

32

Una sintesi generale di questi conventi, con relativa bibliografia in MATTEI, Il processo di

96

3.3.3.1 Verona

Prima di fare delle osservazioni sugli spostamenti di frati da e verso il convento eremitano di Sant’Eufemia di Verona, sarà utile ripercorrere brevemente la storia di questa fondazione33.

La comunità eremitana del convento veronese di Sant’Eufemia trae le sue origini, come quella padovana, da due preesistenti nuclei di Guglielmiti e Giambonini, documentati i primi negli anni Trenta, i secondi negli anni Quaranta.

Ma mentre dei frati di San Guglielmo non rimangono tracce documentarie, se non una lettera di indulgenza del 3 agosto 1230 inviata loro dal patriarca d’Aquileia Bertoldo per la costruzione di una chiesa fuori porta Santo Stefano (di cui però non rimane traccia), i frati di San Giovanni Bono, che vivevano nella località suburbana di San Massimo, sono citati in più di un documento. In particolare essi compaiono per la prima volta in un testamento del 22 settembre 1240, e poi in un secondo testamento del 22 novembre 1241, dove vengono chiamati fratres de busco34. Ma nei documenti successivi vengono detti insieme de ordine fratris Çaneboni de Çesena e fratres de busco, oltre che de ordine fratrum heremitorum35.

L’identificazione tra Giambonini e fratres de busco appare evidente nell’atto, datato 9 novembre 1242, con cui il prete Vito dona loro un terreno fuori della porta del Vescovo, in un luogo detto Batiorco di Montorio, perché vi costruiscano un convento. Il terreno viene infatti donato a frate Dobello, prior conventus Verone de ordine fratris Çaneboni de Çesena, che lo riceve nomine illius conventus fratrum heremitarum qui vulgariter dicuntur a bosco36.

Su questo terreno essi edificarono la prima chiesa intitolata a Sant’Agostino, che risulta già esistente in un documento del 29 settembre 1244, dove il priore Zambono presiede una comunità di dieci frati ed è detto prior ecclesie et conventus sancti Augustini de ordine fratrum heremitorum.

Nel 1256, in conseguenza della magna unio, i Guglielmiti si unirono ai Giambonini nel monastero di Montorio venendo a formare un’unica comunità.

Qualche anno dopo essi si spostarono all’interno della città, in una chiesa che nel 1262 era stata loro assegnata dal vescovo Manfredo: la chiesa di Sant’Eufemia. Date le sue limitate dimensioni e lo stato fatiscente della chiesa e delle sue pertinenze, i frati ottennero di costruire una nuova chiesa con convento nel perimetro della chiesa loro assegnata. Dopo la concessione, nel

appendice, in ordine alfabetico da p. 591 a 667. Nei prossimi paragrafi saranno presentati in particolare i conventi di Verona, Vicenza, Trento e Venezia.

33

Sulla fondazione degli Eremiti di sant’Agostino a Verona: BIASI, Il convento di Sant’Eufemia; ZANOLLI GEMI, Sant’Eufemia. Storia di una chiesa e del suo convento a Verona; DAL PINO,

Formazione degli Eremiti di Sant’Agostino, pp. 27-85. Sulla compresenza a Verona di Guglielmiti e

Giambonini vedere anche: DE SANDRE GASPARINI, Il Francescanesimo a Verona, pp. 120-142; ROSSI,

Orientamenti religiosi nei testamenti veronesi, pp. 107-147.

34 DAL PINO, Formazione degli Eremiti di Sant’Agostino, pp. 61-62. 35

A Padova, invece, sono i Guglielmiti ad essere chiamati fratres a busco: RIGON, Ricerche

sull’eremitismo nel Padovano, pp. 125-161.

36

97

1265, della posa della prima pietra, nel 1275 iniziarono i lavori che si protrassero per vari anni37. Gli Eremitani furono aiutati dai privati cittadini, dalla guaita di Sant’Eufemia, dal vescovo Tebaldo e dagli stessi Scaligeri. Alberto della Scala, in particolare, nel suo testamento del 1301, lasciò ai tre conventi mendicanti 1000 lire ciascuno, imponendo a Predicatori ed Eremitani di usarli per la costruzione delle loro chiese. La chiesa di Sant’Eufemia venne ampliata ulteriormente e consacrata nel 1331. Proprio in quell’anno morì Tebaldo, primo frate Eremitano di Verona ad essere eletto vescovo della città, che governò per ben trent’anni, essendo salito al soglio episcopale nel 1298. Alla sua morte, Tebaldo lasciò al suo antico convento molte proprietà38.

Il convento di Sant’Eufemia di Verona fu caratterizzato, fino ai primi anni del Trecento, da una forte componente locale. Pur consapevoli che i documenti a nostra disposizione sono limitati dal punto di vista temporale e quantitativo, una serie di elenchi capitolari contenuti in atti relativi al convento veronese e conservati nel fondo Sant’Eufemia dell’Archivio di Stato di Verona ci possono tuttavia offrire un quadro generale dei flussi in

entrata di questa fondazione.

Nel primo di questi elenchi, riferito al 1294, figurano 25 frati, 14 dei quali di Verona, uno proveniente da Padova (Bonacordus de Padua), uno da Venezia (Marchus de Veneciis), uno da Reggio (Nicolaus de Regio lector), e un gruppo di 4 frati da Mantova. Altri tre frati provengono da località riconducibili forse al contado di Verona (de Axinis, de Puiano, de Persenorio). Il priore è Bennegnatus de Galia39. Anche negli elenchi successivi emerge una presenza preponderante di elementi locali e solo una piccola rappresentanza di frati degli altri conventi della provincia.

Nel 131640, su 23 frati, 17 sono di Verona e 6 di altri conventi (4 di Ferrara, uno di Mantova e uno di Venezia).

Nel 132141, su 24 frati, 19 sono di Verona e solo 4 non locali (uno di Padova e 3 di Ferrara).

Nel 132942, su 27 frati, 20 sono di Verona o dell’entroterra veronese e 7 sono ‘forestieri’. L’ordine di comparizione di questi frati in questo elenco ci dice molto sul loro ruolo. Due di essi, i lettori Albertinus de Mantua e Martinus de Boemia, figurano nella prima parte dell’elenco, dove troviamo tutti frati veronesi; i rimanenti

37

Per una presentazione della storia della chiesa di Sant’Eufemia si veda in particolare ZANOLLI GEMI, Sant’Eufemia. Storia di una chiesa e del suo convento a Verona.

38 Sulla figura di Tebaldo, vescovo di Verona dal 1298 al 1331: ROSSI, Fabris, Tebaldo, pp. 764-766. Inoltre ROSSI, Governare una chiesa.

39

Questi dati sono presi dagli elenchi trascritti da BIASI, Il convento di Sant’Eufemia, pp. 137ss (tavole dei capitoli).

40

Capitolo del 17 dicembre 1316: ASVr, Sant’Eufemia, b. 3, perg. 184. 41

Capitolo del 12 febbraio 1321: ASVr, Sant’Eufemia, b. 3, perg. 206. 42

98

frati ‘forestieri’ si trovano nella seconda parte della lista dove probabilmente ci sono gli studenti (2 da Mantova, uno da Feltre, uno da Padova, uno da Venezia e uno de Schiena).

A partire dall’elenco del 133643, le provenienze cominciano a diventare più varie. Su 36 frati, 22 sono veronesi e i rimanenti 14 provengono rispettivamente da Modena (il lettore Iohannes de Mutina), Mantova (1), Venezia (3), Trento (2), Forlì (1), Padova (3), Ferrara (1), Treviso (1) e Germania (1).

Nel 133744 su 27 frati 16 sono di Verona e 12 esterni: il lettore Giovanni da Modena, 2 frati da Trento, 2 da Venezia, 1 da Forlì, 1 da Padova, 1 da Vicenza, 1 da Ferrara, 1 da Mantova e 1 dalla Germania.

Nel 133945 su 22 frati, 16 sono di Verona e 6 da altri conventi: Modena (1), Venezia (1) Castello (1), Bologna (1), Forlì (1), Germania (1).

Nel 135346 su 27 frati 14 sono di Verona e 13 rispettivamente da Padova (6), Trento (2), Venezia (1), Ferrara (2), Vicenza (1) e Germania (1). Interessante notare il consistente nucleo da Padova, che comprende il vicepriore Federicus e il lettore Andreas de Padua.

Infine nel 137347 su 21 frati solo 8 sono di Verona: i rimanenti provengono da Treviso (2), Vicenza (1), Padova (1), Mantova (2), Trento (2), Venezia (1), Montepulciano (1), Siena (1) e Germania (2).

43

Capitolo del 26 giugno 1336: ASVr, Sant’Eufemia, b. 4, perg. 266. 44 Capitolo del 28 ottobre 1337: ASVr, Sant’Eufemia, b. 4, perg. 274. 45

Capitolo dell’8 febbraio 1339: ASVr, Sant’Eufemia, b. 4, perg. 283. 46

Capitolo del 20 gennaio 1353: ASVr, Sant’Eufemia, b. 5, perg. 345. 47

Capitolo del 10 febbraio 1373: ASVr, Sant’Eufemia, b. 6, perg. 436.

Trento

6

Vicenza

3

Mantova

7

Ferrara

9

Venezia

5

Padova

12

Treviso

3

VERONA

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Come abbiamo visto, dunque, molti sono gli elementi ‘autoctoni’ nelle liste capitolari relative a Verona, ma sempre di più nel corso degli anni sono anche i frati provenienti dalla Marca trevigiana e da altre province o dalla Germania. In alcuni casi i frati esterni occupano ruoli direttivi (priore, vicepriore) e sembrano quindi arrivare in questo convento per sopperire ad esigenze di carattere gestionale. Ma il motivo principale del progressivo incremento di elementi esterni sembra da ricercare nel ruolo del locale Studium e nella sua evoluzione da Studio logicale a Studium particulare.