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Ordinazione di frati chierici Eremitani a Padova nel Trecento

3.4.3 I familiares e altre figure di laic

Sono invece numerosi, sia per Treviso che per Padova, i casi famuli o familiares e di persone che vivono con i frati. Se gli oblati effettuano uno scambio materiale con il convento, offrendo i loro beni e ricevendo in cambio il mantenimento e le preghiere di suffragio dopo la morte, ma non necessariamente impegnandosi a lavorare per il convento, i famuli invece lavorano presso i frati svolgendo le mansioni necessarie alla conduzione quotidiana del convento. Nei documenti analizzati vengono indicate solo le mansioni di cuoco e ortolano, ma, come documentato per altri ordini mendicanti53 c’erano sicuramente categorie diverse di lavoratori, come lavandaie e barbieri, che ricevevano regolare stipendio dai frati e risultavano vivere nel circuitus conventuale per tutta la durata del loro incarico54. I famuli svolgevano quindi i lavori affidati in parte ai frati conversi o laici, i quali nel corso del XIV secolo tendevano progressivamente a ridursi per il processo di clericalizzazione già esposto.

A volte, nei documenti, non viene usato il termine famulus o familiaris, ma si dice soltanto qui moratur cum fratribus: in questi casi è difficile definire il ruolo di queste persone nell’ambito della comunità.

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GUTIERREZ, Gli Agostiniani nel medioevo, pp. 335-336 e 357; RANO, Agostiniani, col. 373. 52 DAL PINO, Oblati e oblate conventuali, p. 40.

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Si veda, ad esempio, per i Predicatori, GIANNINI, Vita quotidiana e osservanza della regola, pp. 313-339; per i Servi di Maria, CAMPARA, Il convento di Santa Maria della Scala, pp. 52-55, dove vengono delineati i compiti e le identità di alcuni famuli nel quinquennio 1341-1345. In generale, sui servitori nei vari istituti religiosi: HOURLIER, Famiglia, coll. 1390-1397; e negli ordini mendicanti DAL PINO, Oblati e oblate, pp. 35, 36, 41.

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A Padova, in un atto capitolare del 24 gennaio 1299, troviamo Henricus de Alemagna qui stat cum dictis fratribus.

Il 22 maggio 1337 Francesca q. Vandino Fantelli da Terradura, della contrada di Ponte Porciglia, fa testamento chiedendo di essere sepolta nella chiesa degli Eremitani e lasciando loro vari legati. Tra i testimoni figura un certo Anthonius q. Guillelmi famulo.

Anche nell’atto del 5 luglio 1353, in cui si nomina un procuratore perché compaia davanti al vescovo per la questione di una costruzione sul muro dell’Arena, vengono citati come testimoni ser Iohannes de Arquada q. Martini e Matheus dictus Panera q. Gerardini, ambi habitatores Padue in dicto monasterio.

Coloro che, pur non essendo frati, vivevano nel convento erano un certo numero se il 1 dicembre 1378 viene rinnovato un livello ad Alberto Granoti di Piove di Sacco alla presenza del capitolo e di Anthonius q. Mathei dicti compare de Plebe Saci, Diolaus Omebonus, Renaldus q. Iohannis de Ternixis, Francischus q. Bartholomei, omnes habitatores cum fratribus ordinis fratrum heremitarum de Padua.

Anche a Treviso abbiamo vari casi di famuli e di persone che vivono nel convento di Santa Margherita. Quelli esplicitamente definiti famuli o familiares sono Iohannes famulus che compare tra i testimoni nel codicillo del testamento di Giacomo da Rondino redatto il 21 luglio 1302; Nicolaus condam Ture di Tridento famulus fratrum ordinis predicti, testimone al testamento di Palmerio da Montebelluna, il 3 agosto 133355; Albertinus quondam Morandi magister familiaris fratrum heremitarum, tra i testimoni del testamento di Alberto crivellario che abita in borgo San Martino, in una casa di proprietà del convento di Santa Margherita, redatto il 23 febbraio 1341, in un successivo atto di affitto del 20 luglio 1342, dove tuttavia viene detto semplicemente ser Albertinus condam Morandi, e nell’atto di conferimento della procura a Blandino da Campo e ai notai Francesco e Guidotto del 31 luglio 134456; Victor olim familus dicti loci, qui fuit de Feltro, tra i testimoni all’atto di locazione stipulato il 30 gennaio 1335 tra il sindico frate Bartolomeo da Scandolara e Bartolomeo da Lancenigo; Guilielmus condam Mathei famulus che compare come testimone in un atto di procura del 25 luglio 1343 e in un successivo testamento (di Andrea da Somaia) del 25 aprile 1344 come Guielmus dictus sire hortulanus et familiaris dicti conventus Tarvisini; Nicolaus ortolanus famulus, filius q. Moreti de Aviano il 4 marzo 1350.

Non sono invece definiti famuli ma semplicemente abitatori del convento Bartholomeus de Bochalis qui moratur Tarvisii prope monasterium fratrum heremitanorum,

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Figura assieme a Martinus condam Machaelis Furlani de contrata Omnium Sanctorum de prope

Tarvisium, habitator monasterii predicti, per il quale, dunque, non si specifica la qualifica di familiare.

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tra i testimoni del testamento di Auremplace, moglie di Filippo di Lancenigo, del 20 febbraio 1322; Dominicus ortolanus infrascriptorum fratrum heremitarum Sancte Margarite de Tarvisio, filius condam Micaelis qui fuit de Aviano, tra i testimoni del testamento di Maria vedova di Vitichino taverniere, il 21 gennaio 1331; Martinus condam Machaelis Furlani de contrata Omnium Sanctorum de prope Tarvisium, habitator monasterii predicti, testimone al testamento di Palmerio da Montebelluna, il 3 agosto 1333, insieme al già citato famulo Nicolaus condam Ture di Tridento; magister Petrus cochus qui moratur in dicto monasterio q. Michaellis de Çero, testimone ad un atto di livello del 9 settembre 1340 e ad un altro del 20 luglio 1342; Iacobus q. Zambelli de Villorba qui moratur in dicto monasterio, che troviamo citato in un atto del 5 gennaio 1367.

Che ruolo avessero queste persone all’interno del convento non è indicato. Né è possibile ricavare dalla documentazione quale differenza intercorresse tra un famulo e chi semplicemente abitava nel convento. Il fatto che in qualche circostanza, come quella di Albertino del fu Morando di Treviso, la stessa persona fosse identificata in un documento come famulo e in un altro senza questa definizione sembra suggerire che non sempre si sentiva la necessità di usare il termine famulus e che quindi non ci fossero sostanziali differenze tra le due categorie.