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1864-1875: “ritorno” all’Ortodossia

4.1. Da “nazione nobiliare” a “nazione moderna”, ossia Finis Poloniae: le riforme confessionali nel Regno di Polonia come avamposto del nazionalismo russo

4.2.3. La circolare del

Čerkasskij si dimostrò profondamente avverso ad una soluzione poliziesca (o militare) della questione uniate. Egli condannò alcune iniziative intraprese dalla polizia russa che aveva arbitrariamente proibito le usanze religiose locali: per Čerkasskij l‘oggetto da colpire non erano il clero o i fedeli greco-cattolici e la loro ritualità, prodotto di secoli di progressiva stratificazione di un tipo confessionale uniate latinizzato, bensì l‘attività di proselitismo e propaganda polacco-cattolica. Sull‘esempio della conversione del 1839, le varie forme particolari del culto locale dovevano essere mantenute, e solo in un secondo momento, con gradualità, rimosse. L‘esperienza stava a dimostrare che nei casi in cui, nei governatorati lituano-bielorussi, tali forme liturgiche di derivazione latina erano state eliminate violentemente, si erano creati momenti di tensione tra l‘autorità e i fedeli. A testimonianza dell‘atteggiamento di Čerkasskij, di netta condanna della radice del problema – la propaganda polacca – e, allo stesso tempo, di comprensione verso i singoli uniati colpevoli di non aver preservato l‘Unione dalla latinizzazione riportiamo uno stralcio dalla circolare emessa l‘11 maggio 1866 da Čerkasskij, relativa alle conversioni di uniati al Cattolicesimo che avevano interessato la popolazione della diocesi di Cholm nei decenni precedenti:

126

Pis‘ma F.G. Lebedinceva k bratu v Kiev. 1866 god, pp. 75-76. Cfr. N.N. LIVČAK, K istorii vossoedinenija uniatov Cholmskoj eparchii, p. 29; E.M. KRYŅANOVSKIJ, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i cholmskie greko-uniaty, p. 368.

127

E.M. KRYŅANOVSKIJ, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i cholmskie greko-uniaty, pp. 290-292. 128 Cit. in Wł. OSADCZY, Święta Ruś, p. 214. Lettera di Wójcicki a Sidorskij.

165

Non è possibile non convincersi di quanto segue: da un lato, la semplice proibizione al clero latino di convertire i greco-cattolici, senza infliggere ai preti colpevoli del loro traviamento una effettiva pena per aver infranto questa prescrizione, è sempre rimasta e non può non rimanere lettera morta; dall‘altro lato, sarebbe ingiusto castigare severamente i greco-cattolici convertiti, soprattutto tenendo conto del fatto che i passaggi dalla confessione greco-cattolica a quella cattolica romana sono compiuti il più delle volte in modo assolutamente inconsapevole da parte di coloro che si convertono, per la maggior parte dei casi appartenenti alla popolazione rurale o cittadina degli strati più bassi, fra i quali già da tempo, e sistematicamente, è diffusa dal clero romano cattolico l‘idea secondo la quale tra le due confessioni non vi sia alcuna differenza sostanziale, se non una insignificante diversità nei riti. Fino ad oggi la legge, impedendo il passaggio dalla Chiesa greco-cattolica alla Chiesa cattolica, non ha previsto per esso una pena definita, e benché nella commissione per gli affari greco-cattolici sia stata discussa la possibilità di ottenere l‘applicazione sui colpevoli di un simile traviamento della stessa pena che secondo il codice penale è prevista oggi per la conversione dall‘Ortodossia, ossia l‘esilio nei governatorati di Tobol‘sk o Tomsk, tuttavia una tale severa misura non può essere considerata applicabile al caso in esame. È stato invece riconosciuto più utile eliminare in particolare quelle cause primarie e organiche che, in seguito ad evidenti incomprensioni nei rapporti del clero latino con quello greco-cattolico e con il popolo, portano con sé così tanti casi di perniciose conversioni, dopodiché, evitando di perseguire gli stessi uniati convertiti, tentare di bloccare il proselitismo fanatico dei preti cattolici definendo delle pene moderate, ma inevitabili, per qualsiasi loro possibile coinvolgimento in analoghe conversioni129.

La circolare, elaborata da Čerkasskij, ed emessa ufficialmente dal viceré Berg, ribadiva il divieto di conversione dalla Chiesa uniate a quella cattolica-romana e di qualsiasi ingerenza di quest‘ultima nelle questioni prettamente greco-cattoliche. Ordinava inoltre di riportare nella Chiesa uniate i greco-cattolici illegittimamente iscritti nei registri parrocchiali cattolici e di separare drasticamente il clero greco-cattolico da quello cattolico romano, prevenendo qualsiasi ingerenza di quest‘ultimo nella vita ecclesiastica greco-cattolica130.

Nonostante ciò, F.G. Lebedincev ricordava, nella corrispondenza con il fratello Piotr, che fu lo stesso Čerkasskij, nel giugno 1865, a chiedere a Lebedincev di vietare l‘uso dell‘organo nella Cattedrale di Cholm131. Alla luce dell‘atteggiamento di Čerkasskij verso le peculiarità del rito uniate, riteniamo che il divieto dell‘uso dell‘organo nella Cattedrale rappresentasse piuttosto un gesto simbolico, una sfida al vescovo Kaliński e al capitolo di ispirazione

129 «Невозможно не убедиться в следующем: с одной стороны, простое воспрещение латинскому духовенству обращать греко-униатов, без наложения на виновных в совращение их латинских ксендзов действительного наказания за нарушение этого предписания, всегда оставалось и не может не оставаться мертвою буквою; с другой стороны, было бы несправедливо строго наказывать совращаемых греко- униатов особенно в виду того, что переходы из греко-униатского вероисповедания в римско- католическое делаются большею частию совершенно бессознательно со стороны самих переходящих, кои большею частию принадлежат к низшему сельскому или городскому населению, и в которых уже давно систематически развивается римско-католическим духовенством убеждение, что между обоими исповеданиями нет никакого существенного различия, кроме лишь незначительного изменения в обрадах. Доныне закон, воспрещая переход из греко-униатской церкви в католическую, не полагал за оный определенного наказания, и хотя в греко-униатском управлении была возбуждена мысль испросить наложение на виновных в подобном совращении того же наказания, какое ныне по уголовному уложению определено за совращение из православия, то есть ссылку виновных в тобольскую и томскую губернии, тем не менее столь строгая мера едва ли может быть почитаема удобно-применимою к настоящему случаю. По этому признано полезнейшим взыскать по возможности и устранить главнейшим образом те коренные и органические причины, которые, вследствие явных недоразумений в отношениях латинского духовенства к греко-униатскому клиру и народу, влекут за собою столь частые примеры пагубных совращений последнего и за тем, не преследуя самих совращаемых униатов, стараться однако обуздать фанатический дух прозелитизма в римско-католических ксендах определением умеренных, но неизбежных взысканий за всякое могущее обнаружиться с их стороны участие в таковых совращениях», cit. in E.M. KRYŅANOVSKIJ, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i cholmskie greko- uniaty, p. 303.

130 Cfr. E.M. KRYŅANOVSKIJ, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i cholmskie greko-uniaty, p. 310 sgg.; N.N., Grekouniaty v carstve Pol‘skom (1864-1866) g. i knjaz‘ Čerkaskij, pp. 155-158.

166 polonofila. Non a caso il divieto non fu esteso alla generalità delle chiese greco-cattoliche della diocesi.

Sempre nel 1865 Čerkasskij aveva elaborato un piano di ricostruzione delle chiese greco- cattoliche. L‘apposita commissione deliberò di ricostruire 34 chiese e di procedere al restauro di 80132. Già durante l‘elaborazione della soppressione dei monasteri polacchi nell‘estate del 1864 Čerkasskij aveva constatato lo stato di decadenza delle chiese greco-cattoliche, la cui ricostruzione appariva difficoltosa non tanto per la carenza di fondi, quanto per la mancanza di specialisti adatti a realizzare il compito. In merito alla questione Čerkasskij chiedeva a Miljutin, allora a Pietroburgo, di ottenere, per il tramite di P.N. Batjuńkov, noto per il suo impegno a favore del recupero degli edifici sacri ortodossi nelle Province occidentali, informazioni sullo stile architettonico proprio delle chiese uniati e sui modelli con cui esse erano state costruite nelle regioni lituano-bielorusse e piccolo-russe133.

La visione di Čerkasskij della questione uniate che emerge anche dalla circolare del maggio 1866 prevedeva il ricorso più ampio possibile ad elementi del clero uniate locale, della diocesi di Cholm, inclini a collaborare con l‘autorità russa. L‘atteggiamento dell‘autorità russa verso il clero uniate galiziano non fu univoca. Nonostante il ricorso ad esponenti del movimento ritualista, di acclarata tendenza russofila, fosse assurto fin da subito ad orientamento ufficiale nella politica del Comitato per le Riforme del Regno di Polonia nella questione uniate, Čerkasskij dimostrò di nutrire evidenti perplessità sull‘affidabilità politica del clero galiziano. Ciò si rese particolarmente evidente nelle discussioni sull‘afflusso di galiziani in qualità di insegnanti nelle scuole di Cholm e della Podlachia.

Secondo la testimonianza di E.M. Kryņanovskij, direttore scolastico di Siedlce, Čerkasskij avrebbe affermato che ―non Cholm deve seguire Leopoli, ma Leopoli deve seguire di Cholm‖, con ciò intendendo che Cholm avrebbe dovuto indirizzare i propri sforzi verso la Russia e non verso la Galizia, che Čerkasskij considerava passibile di separatismo. Quest‘ultima, prendendo esempio proprio dalla diocesi uniate del Regno di Polonia, avrebbe anch‘essa rivolto le sue mire alla Russia, e all‘Ortodossia134. Per uno scopo analogo M.F. Raevskij aveva invitato Čerkasskij ad invitare i greco-cattolici galiziani in Polonia: ―Aprite ai galiziani la strada verso la diocesi di Cholm. In questo modo attirerete verso Cholm la Galizia; in caso contrario essa si allontanerà‖135

.

4.3. 1867: la caduta del “sistema di Miljutin” e la svolta nella questione uniate

I mesi successivi all‘uscita di scena del vescovo Kaliński coincisero con una brusca svolta nell‘evoluzione della questione uniate.

Miljutin, subito dopo aver perorato e ottenuto la maggioranza dei pareri durante una seduta del Comitato per gli Affari del Regno di Polonia sulla necessità di rompere il Concordato con Roma, il 20 novembre del 1866 cadeva vittima di un colpo apoplettico, dal quale non si sarebbe più ripreso136. Poco più tardi, all‘inizio del 1867, dopo la disgrazia occorsa al

132 N.N., Grekouniaty v carstve Pol‘skom (1864-1866) g. i knjaz‘ Čerkaskij, pp. 154-155. 133

Iz perepiski knjazja V.A. Čerkasskogo i N.A. Miljutina. Preobrazovanie pol‘skich monastyrej (ukazom 27 okt. 1864), pp. 316-317.

134 E.M. KRYŅANOVSKIJ, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i cholmskie greko-uniaty, pp. 300-301.

135 «Откройте путь к Вам Галичанам, этим способом Вы привлечете к Себе Галицию, иначе оттолкнете», M.F. Raevskij a V.A. Čerkasskij, lettera del 20 febbraio/4 marzo 1865. RGIA, f. 821, op. 4, ed. chr. 1512, l. 28. 136

D.A. MILJUTIN, Vospominanija. 1865-1867, pp. 365-371. Al posto di Miljutin alla guida della Cancelleria di Sua Maestà per gli affari polacchi fu nominato il capo della gendarmeria e direttore della III sezione P.A. Ńuvalov. Miljutin sarebbe morto il 26 gennaio 1872. Cfr. D.A. MILJUTIN, Vospominanija 1868 – načalo 1873, Pod red. L.G. Zacharovoj, Moskva, ROSSPÈN, 2006, pp. 466-470; V.P., Nikolaj Alekseevič Miljutin (nekrolog), ―Vestnik Evropy‖, 1872, t. XXXIV, kn. 3, pp. 461-464; Na končinu N.A. Miljutina († 26 janvarja 1872). Sbornik

167 principale ispiratore della politica russa a Varsavia e suo mentore, Čerkasskij abbandonò il Regno di Polonia, anche a motivo dei crescenti dissidi con la frazione ―tedesca‖ del Comitato per le Riforme, capeggiata da Berg. Al posto di Čerkasskij fu chiamato R.I. Braunńvejg, già governatore di Podolia, allora alla presidenza della Commissione di liquidazione della riforma agraria nel Regno di Polonia, per il quale le sfumature rituali-ecclesiologiche della questione uniate erano profondamente estranee137. È significativo in merito il commento che un giovane A.S. Budilovič, futuro docente all‘Università imperiale di Varsavia e rettore dell‘Università di Dorpat, trasmetteva all‘inizio del 1868 a V.I. Lamanskij. Nonostante la defezione di Čerkasskij e Miljutin, secondo Budilovič la risoluzione del problema uniate era indirizzata su saldi binari, ―nonostante tutto, poiché ecco quali sono i rappresentanti della Russia a Varsavia: Berg, Vitte, Braunńvejg, Frideriks [Fredericks], Markus e compagnia‖138

.

Secondo altre testimonianze la defezione di Miljutin e Čerkasskij ebbe realmente profonde ripercussioni sull‘atmosfera di lavoro dell‘amministrazione russa a Varsavia. F.G. Lebedincev, dopo un breve soggiorno nella capitale del Regno, confidava sconfortato al fratello: ―Ho lasciato Varsavia con un senso di pesantezza. L‘atmosfera generale ha subito un tracollo. Sono svaniti lo spirito e l‘energia che in precedenza ispiravano gli affari russi, e soprattutto quelli uniati. […] La questione uniate è stata consegnata all‘oblio‖139

. Della stessa opinione era anche il galiziano Livčak, per il quale dopo l‘uscita di scena di Čerkasskij, e il trasferimento della direzione della politica verso gli uniati sotto la competenza del ministro dell‘istruzione Tolstoj, la questione uniate si era fatta confusa e priva di una direzione ben precisa. Il ―vuoto di potere‖ che era venuto a crearsi avrebbe, secondo Livčak, favorito la riorganizzazione dell‘attività antigovernativa e sarebbe stato alla base dei successivi disordini del 1867 e degli anni successivi140. Anche Sidorskij, stretto collaboratore di Čerkasskij, descrisse a quest‘ultimo la situazione che era venuta a crearsi:

Molto meno dell‘anno scorso vediamo ordine e sistematicità nella conduzione del lavoro. Si percepisce la mancanza di un pensiero unificante e illuminante. Non c‘è una forza che indirizzi chiaramente verso un unico obiettivo la moltitudine di opinioni e direzioni. La Commissione per gli Affari interni, vista la sua importanza, è soltanto un‘ombra di ciò che era stata negli ultimi anni141.

nekrologičeskich statej, Moskva 1872. Riportiamo uno stralcio da un necrologio inviato alle Moskovskie Vedomosti da Cholm: «Ему обязано наше сельское сословие за его патриотическую деятельность по улучшению и устройству крестьянского быта; ему мы обязаны за уничтожение польского ктиторства над нашими церквами и за обеспечение материального положеня нашего духовенства. Ему обязана вечною благодарностью Холмская Русь за закрытие польских монастырей на Руси, отнятие у ксендзов имений и учреждение особой коммиссии для постройки и починки Греко-унитских церквей из сумм государственного казначейства, ему обязана вся Холмская страна за учреждение средних и низших учебных заведений», ibidem, pp. 80-82. 137

Cfr. D.A. MILJUTIN, Vospominanija. 1865-1867, p. 369. Alcuni aneddoti su Braunńvejg, luterano avverso al Cattolicesimo, si trovano in LEONTIJ [I.A. LEBEDINSKIJ], Moi zametki i vospominanija, ―Bogoslovskij Vestnik‖, 1914, t. 1, 3, p. 148; E.M. KRYŅANOVSKIJ, Zapiska ob uniatskom dele v Privislinskom krae, p. 374. 138

«Вообще говрят, что толчок в русском направлении , данный Черкасским и Милютиным, еще и теперь не потеярл своей силы- и уже по инерции, наперекор многим, здесь дела идут гораздо лучше, чем напр. в Западной России, где каждый день меняют толчки, то вкривь, то вкось. Говорю наперекор, ибо вот вам представители России в Варшаве: Берг, Витте, Брауншвейг, Фридерикс, Маркус… с братьею», SPfilial RAN, f. 35 (V.I. Lamanskij), op. 1, ed. chr. 267 (A.S. Budilovič V.I. Lamanskomu, 17/29 janvarja – 20 janvarja/3 fevralja 1868), l. 4v. (Ringrazio M.D. Dolbilov per avermi messo a disposizione il materiale di questa unità d‘archivio).

139 «Варшаву я оставил с тяжелым чувством. Всеобщий упадок в духе. Нет прежнего куражу, энергии на счет русского, а тем паче униатского дела. […] Униатский вопрос […] совершенно предан забвению», Pis‘ma F.G. Lebedinceva k bratu v Kiev. 1867 god, qui pp. 180, 182.

140 N.N. LIVČAK, K istorii vossoedinenija uniatov Cholmskoj eparchii, pp. 29-30, 44.

141 «[...] мы гораздо менее, чем в прошедшем году, видим строю и ладу в ведении дел, ощутительно отсутствие единой, связывающей и освещающей все мысли; нет силы, которая-бы заметно направляла к одной цели разнообразное течение вещей... ведомство внутренних дел, по значению своему, стало тенью

168 All‘inizio del 1867 si concluse di fatto anche per P.A. Kuliń l‘esperienza nel regno di Polonia. L‘intellettuale ucraino si trovava a Parigi, in breve congedo, quando fu raggiunto dalla notizia della malattia di Miljutin e dell‘abbandono di Čerkasskij. Rientrato frettolosamente a Varsavia, Kuliń rimase ben preso vittima delle macchinazioni del ―partito‖ di Berg, e in particolare di Solov‘ev, che coinvolsero Kuliń nella loro lotta contro il gruppo di sacerdoti galiziani affluiti a Cholm. Pretesto per accusare Kuliń di recidiva dei suoi sentimenti ucrainofili fu un messaggio patriottico, scritto in ucraino, che Kuliń ricevette, assieme ad una spedizione di volumi, da sedicenti e anonimi seminaristi galiziani. Secondo il racconto dello stesso Kuliń, il messaggio fu intercettato da Vitte e quindi reso noto a Berg. Kuliń fu messo da Solov‘ev di fronte ad una scelta: rinnegare per iscritto l‘ideologia ucrainofila, oppure lasciare il servizio. Egli contestò al funzionario russo l‘iniziativa, esigendo che una tale richiesta dovesse arrivare quantomeno dal viceré Berg in persona. Rifutatosi di scendere a compromessi, l‘intellettuale ucraino venne allontanato dalla carica di direttore della sezione per i Culti della Commissione già presieduta da Čerkasskij. Nonostante ciò egli ufficialmente rimase ancora per due anni a Varsavia, fino al febbraio 1869, continuando il rapporto di lavoro con il Comitato per le Riforme e concludendo l‘edizione delle Disposizioni

governative del Regno di Polonia142.

La direzione della questione uniate fu in un primo momento assunta dal viceré Berg. Essa finì in tal modo per non essere più guidata da una politica ben definita, quale era stata promossa in precedenza da Čerkasskij e Miljutin. Secondo Berg la questione uniate era attinente esclusivamente alla sfera religiosa, per cui essa si sarebbe dovuta regolare, per così dire, da sé, senza intromissioni da parte del potere civile143. L‘atteggiamento del viceré di Polonia avrebbe di fatto dato il via libera all‘autogoverno della diocesi da parte del concistoro, controllato dai sacerdoti greco-cattolici di origine galiziana. Ben presto tuttavia la direzione della questione uniate sarebbe stata trasmessa al neo-ministro dell‘Istruzione (dal 1866), nonché Procuratore generale del Santo Sinodo (dal 1865), Dmitrij Andreevič Tolstoj. Ufficialmente la sezione per le questioni greco-cattoliche fu direttamente inserita sotto la giurisdizione del Ministero dell‘Istruzione il 21 settembre/3 ottobre 1868. Il 19 febbraio/2 marzo 1869 la sezione fu soppressa e l‘amministrazione delle questioni uniati fu incorporata nel Ministero dell‘Istruzione, dove venne organizzata una apposita commissione. L‘11/23 dicembre 1874, infine, la competenza sulle questioni greco-cattoliche sarebbe stata trasferita al Ministero degli Interni.

Il dibattito intorno al dicastero cui affidare la questione uniate è stato recentemente oggetto di un attento studio. L‘imperatrice Maria Aleksandrova e, in una certa misura, Alessandro II sostennero l‘opportunità di trasferire la direzione della questione uniate al Sinodo144

, ma l‘intenzione da parte di quest‘ultimo di procedere quanto prima alla liquidazione della Chiesa uniate fece desistere l‘imperatore dal proposito. Il ministro dell‘interno P.A. Valuev optò per

сравнительно с положением своим в последние годы», cit. in A.N. NIKITIN, Konfessional‘naja politika Rossijskogo Pravitel‘stva v Carstve Pol‘skom v 60-70-e gg. XIX v., pp. 159-160 (or. in OR RGB, f. 327/1, k. 39, d. 5, l. 1).

142 V. ŃENROCH, P.A. Kuliš. Biografičeskij očerk, pp. 176-178; Pis‘ma P.A. Kuliša k I.F. Chil‘čevskomu 1858- 1875, ―Kievskaja Starina‖, 1898, janvar‘, pp. 91-93; M. LOBODOVSKIJ, op .cit., p. 172.

143 E.M. KRYŅANOVSKIJ, Zapiska ob uniatskom dele v Privislinskom krae, p. 373.

144 La prossimità dell‘attività del Santo Sinodo con le questioni nazionali non era nuova: già il predecessore di Tolstoj, A.P. Achmatov, era stato nel 1862-64 membro del Comitato per gli affari delle Province occidentali; Tolstoj era già membro del Comitato per gli affari del Regno di Polonia. In entrambi i comitati, come è noto, la questione confessionale – uniate e cattolica – costituiva uno dei principali temi di discussione. Cfr. S.I. ALEKSEEVA, Svjatejšij Sinod v sisteme vysšich i central‘nych gosudarstvennych učreţdenij poreformennoj Rossii. 1856-1904, p. 205.

169 l‘inserimento della questione uniate nelle competenze del Ministero dell‘Istruzione, proposta che ricevette l‘approvazione del sovrano. La soluzione potrebbe sembrare quantomeno ambigua, poiché il ministro, Tolstoj, era anche Ober-prokuror del Sinodo145. In realtà la decisione rispondeva ad un progetto ben preciso. Secondo quanto riferiva Valuev, l‘intenzione di convertire gli uniati, di cui Tolstoj si fece interprete primario, era condivisa dal sovrano: l‘affidare, tuttavia, la questione ufficialmente al Ministero dell‘Istruzione non avrebbe dato luogo a particolari reazioni presso gli uniati, mentre la decisione di assegnarla alle competenze del Sinodo avrebbe suscitato pericolosi malumori nella diocesi di Cholm146. Di Tolstoj D.A. Miljutin diede una caratterizzazione tutt‘altro che positiva, considerandolo esponente di spicco della frazione ―aristocratico-retrograda‖. Benché dovesse molta della sua carriera alla protezione del gran principe Konstantin Nikolaevič, avendo prestato servizio nel Ministero della Marina, uno degli ambienti in cui furono elaborate le prime basi teoriche delle Grandi Riforme, Tolstoj mantenne sempre una certa distanza dalle iniziative liberali intraprese sotto la guida di Konstantin Nikolaevič, fino a lasciare il servizio nel 1861. Nel 1865, anno della sua nomina a Procuratore generale del Santo Sinodo e un anno più tardi, con la sua nomina a ministro dell‘Istruzione, iniziò l‘opera di smantellamento di quanto era stato in precedenza fatto nel campo delle riforme, in particolare del sistema educativo147. La nomina di Tolstoj e di altri rappresentanti della frazione dei ―retrogradi‖ era, secondo Dmitrij Miljutin, il prodotto della reazione al fallito attentato allo zar del 4 aprile 1866, ad opera di D. Karakozov148.

Da questo momento la sorte della Chiesa uniate sembrò essere segnata. Prevalse l‘idea per cui la conversione dovesse avvenire in tempi rapidi e per via amministrativa, attraverso una forzata rimozione degli usi latini dalla liturgia. La svolta avvenuta dopo l‘uscita di scena di Miljutin e Čerkasskij vedeva dunque venir meno la strategia voluta dai fautori delle riforme, sostenuti in questo dal metropolita di Varsavia Ioannikij e da Iosif Semańko, secondo cui non sarebbe stato possibile cassare la Chiesa greco-cattolica con un semplice atto amministrativo, come era avvenuto nel 1839. Secondo quest‘ultima interpretazione, la ricerca del consenso tra i fedeli di rito uniate doveva realizzarsi con un programma di ampio respiro che prevedesse la graduale, e condotta con la dovuta accortezza, eliminazione degli elementi latini dal rito orientale. Era necessario un influsso culturale nello spirito di rinascita della coscienza nazionale russa, che sarebbe stato possibile anche attraverso la creazione delle scuole nazionali.

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