• Non ci sono risultati.

Il caso della regione di Cholm nelle “mappe mentali” del nazionalismo russo I dati storici dimostrano che in temp

Nazionalismo Impero russo Cholm 1.1 Nazioni e nazionalismi Uno sguardo d’insieme

1.3. Il caso della regione di Cholm nelle “mappe mentali” del nazionalismo russo I dati storici dimostrano che in temp

antichi la Rus‘ di Transbugia si estendeva fino alla Vistola.

81 Cfr. R.S. UORTMAN, Scenarii vlasti. Mify i ceremonii russkoj monarchii, pp. 543-591. 82

Cfr. H. SETON-WATSON, The Decline of Imperial Russia 1855-1914, Boulder and London 1985, p. 268 83 Cit. in P. MILJUKOV, Vospominanija, Moskva, Vagrius, 2001, p. 206

25

K.P. Pobedonoscev (1902)84

La presa di coscienza in senso nazionalistico da parte delle élites di governo e intellettuali russe si configurò quindi a partire dalla seconda metà dell‘Ottocento anche nei termini di un‘appropriazione in senso etno-confessionale (russo e ortodosso) delle aree periferiche occidentali dell‘Impero, territori che rientravano nel progetto della ―Grande nazione russa‖. Oltre alle Province occidentali bielorusso-ucraine, estese sui governatorati generali di Vilna (con i governatorati di Vilna, Kovno e Grodno), di Kiev (Kiev, Podolia e Volinia) e i governatorati di Minsk, Vitebsk e Mogilev, dopo l‘insurrezione di gennaio del 1863 rientrò in questa visione anche la parte orientale del Regno di Polonia (nel linguaggio del nazionalismo russo nota come Rus‘ di Cholm), regione con una forte componente etnica slava orientale (piccolo-russa e bielorussa), oltre che lituana, già ufficialmente parte integrante dell‘Impero zarista, ma dal punto di vista amministrativo e culturale da esso in ampia misura separata, in quanto parte della Polonia del Congresso. Al contempo la frontiera immaginaria dell‘elemento russo-ortodosso iniziò a spostarsi verso altre periferie ―immaginate‖ della nazione russa localizzate al di fuori dei confini dell‘Impero: Galizia, Subcarpazia e Bucovina. Nel nostro studio affronteremo dettagliatamente il primo caso, non tralasciando tuttavia riferimenti al secondo, trattandosi di aree di periferia accomunate da analoghe rivendicazioni da parte russa di carattere politico, amministrativo, culturale e confessionale e fra le quali intervenne un vivace scambio di persone e idee.

Per ―Rus‘ di Cholm‖ (Cholmskaja Rus‘/Ruś chełmska) si deve intendere una sottile fascia di territorio disposta longitudinalmente lungo le propaggini orientali del Regno di Polonia. La Rus‘ di Cholm non rappresentava un‘unità amministrativa, bensì una regione storica e geografica, comprendente due microregioni, divise grosso modo dal corso del fiume Włodawa, la terra di Cholm/Chełm (Cholmščina/Chełmszczyzna o Ziemia chełmska) propriamente detta e la Podlachia (Podlaš‘e/Podlasie) – sulle quali si estendeva nel XIII sec. parte dell‘antico principato di Galizia e Vladimir, retto dal principe Daniil Romanovič, nonché la diocesi ortodossa di Cholm –, e inclusa principalmente nella giurisdizione territoriale dei governatorati di Lublino, a sud, e Siedlce, a nord85; si estendeva quindi, alle estremità settentrionale e nord-orientale, su parte del governatorato di Łomża (distretto di Masovia) e del governatorato di Suwałki (distretto di Augustów)86

. La frontiera naturale e amministrativa della regione si definiva con una certa precisione ad est: qui essa coincideva con parte del corso medio del fiume Bug, da cui anche la denominazione, per la sua parte meridionale, di ―Transbugia‖ (Zabuţskaja Rus‘ o Zabuţ‘e); più a nord seguiva la curvatura verso ovest del fiume Neman/Niemen. Il contorno occidentale, al contrario, appariva assai meno preciso. Soltanto parzialmente poteva essere tracciato lungo il corso del fiume Wieprz/Vepr (da cui la denominazione, per l‘area ad oriente del fiume di Zaveprjanskaja

Rus‘); per il resto seguiva, con grossa approssimazione, la linea discriminatoria tra i villaggi

84 «Имеются исторические данные, что в древнее время Забужская Русь доходила до Вислы», K.P. POBEDONOSCEV, Istoričeskaja zapiska o Cholmskoj Rusi i gorode Cholme. O sud‘bach unii v Cholmskom krae i sovremennom poloţenii v nem uniatskogo voprosa, S.-Peterburg, Sinodal‘naja tipografija, 1902, p. 5. 85

Il governatorato di Siedlce fu creato nel 1867 nell‘ambito della riorganizzazione territoriale voluta dal Comitato per le Riforme del Regno di Polonia. Fu costituito sulla base dei quattro distretti settentrionali (Siedlce, Biała Podlaska, Radzyn e Łuków)che prima rientravano nel governatorato di Lublino, nonché di parte del distretto di Stanisławów, già sotto la giurisdizione del governatorato di Varsavia.

86 Cfr. ad esempio la definizione di Cholmskaja Rus‘ nel Dizionario enciclopedico Brokgauz-Efron: «Под именем X[олмской] Руси разумеется обыкновенно территория, занятая в настоящее время приблизительно губерниями Люблинской и Седлецкой, Августовским уездом Сувалкской губернии и Мазовецким уездом Ломжинской. По своему положению ―за Бугом‖ край этот назывался также Забужьем, или Забужной Русью», Ènciklopedičeskij slovar‘, t. 37a, pod red. prof. I.E. Andreevskogo, S.- Peterburg, F.A. Brokgauz, I.A. Efron, 1903, pp. 521-522.

26 abitati da piccoli russi e bielorussi da una parte, e polacchi dall‘altra, disegnando in tal modo, vista la notevole mescolanza etnica, un profilo estremamente contorto87.

La regione di Cholm costituiva essenzialmente una terra di frontiera, tra aree a maggioranza etnica polacca e territori con più intensa concentrazione di lituani, bielorussi e, soprattutto, piccoli russi; presentava di conseguenza un paesaggio etno-confessionale assai variegato: accanto ai gruppi polacco/cattolico ed ebraico, dominanti nei centri urbani, ed occupati prevalentemente nelle attività commerciali, esisteva un consistente gruppo di russi ―piccoli‖ e ―bianchi‖, cattolici di rito orientale, numericamente prevalente nelle aree rurali della regione, in particolar modo nei suoi distretti orientali. Assieme ai contadini cattolici, gli uniati erano quasi esclusivamente dediti ai lavori agricoli. Esistevano inoltre gruppi di lituani (predominanti nei distretti settentrionali del governatorato di Suwałki), coloni tedeschi, e sporadiche comunità di tatari e vecchi credenti (appartenenti alla setta dei bezpopovcy). Nonostante la superiorità numerica, i russi piccoli e bianchi non ricoprivano tradizionalmente cariche di governo locale ed erano privi di un proprio ceto intellettuale sviluppato e influente88. Erano in prevalenza contadini ed esponenti del clero greco-cattolico. Una fonte dell‘epoca descriveva la popolazione piccolo-russa del distretto di Cholm nel modo seguente: ―Il popolo parla in dialetto piccolo-russo con abbondante presenza di termini polacchi. Tale popolo è ignorante, povero e incapace, ma onesto e sobrio‖89.

L‘identità della popolazione uniate si esprimeva quasi esclusivamente sulla base del fattore confessionale, mentre per tutto l‘Ottocento non sviluppò una coscienza nazionale piccolo- russa o ucraina, né tantomeno bielorussa. Il clero, pur risultando profondamente polonizzato, coltivò in alcuni suoi rappresentanti una identità ―polacca‖, ma si trattò soltanto di poche eccezioni, benché significative. Queste vanno rintracciate sia nel clero monastico greco- cattolico, rappresentato dall‘ordine basiliano, che in buona parte enumerava tra le sue fila religiosi provenienti da famiglie laiche, già ampiamente introdotte nella cultura polacca, sia nel clero secolare. La maggioranza dei sacerdoti di campagna rimase fedele al proprio rito, attraverso il quale definiva la propria appartenenza. Non casualmente, a dimostrazione della stretta connessione tra Chiesa uniate e dimensione contadina, locale, la fede greco-cattolica veniva definita dai polacchi (non senza dispregio), come chłopska wiara (―fede contadina‖). La compresenza dell‘elemento cattolico e uniate nei territori orientali del Regno di Polonia può essere illustrata da alcuni dati statistici dell‘epoca. In base a stime del 1870, nel governatorato di Lublino i fedeli uniati erano prevalenti nei vicariati della diocesi di Cholm di Biała Podlaska, Hrubieszów e Włodawa, dove la percentuale di greco-cattolici arrivava al 60- 80% della popolazione cattolica. Sul territorio dell‘intera diocesi di Cholm essi in realtà ammontavano al 38%; tenendo conto dell‘intera popolazione presente in diocesi, in cui figuravano cattolici, ebrei, protestanti e musulmani, gli uniati raggiungevano il 32-33%. Nei vicariati greco-cattolici orientali era presente una fitta rete di parrocchie uniati e ad una parrocchia cattolica romana corrispondevano mediamente 4-5 parrocchie cattoliche di rito

87

Cfr. P.K. ŃČEBAL‘SKIJ, Karta Russkogo Zabuţ‘ja, [senza luogo] 1880.

88 Nel distretto di Cholm, secondo stime del 1878, erano registrati 81.869 abitanti, di cui 32.903 ortodossi, 31.377 cattolici, 9.214 protestanti e 8.731 ebrei. La città di Cholm contava nel 1860 3.607 abitanti, dei quali ben 2.481, oltre i due terzi, erano ebrei. La popolazione uniate della diocesi di Cholm ammontava nel 1827 a 239.548 fedeli, nel 1830 a 220.255, nel 1834 a 216.000, nel 1857 a 217.136 e infine, nel 1863, a 222.999. Cfr. Chełm, in Słownik geograficzny Królestwa Polskiego i innych krajów słowiańskich, t. I, pp. 553-558. Complessivamente, nel governatorato di Lublino, secondo dati del 1881, erano presenti 828.362 abitanti, di cui 520.539 cattolici, 162.070 ortodossi, 18.981 luterani, 116.773 ebrei; nel governatorato di Siedlce, ad un totale di 652.986 abitanti nel 1886 corrispondevano 389.980 cattolici, 143.083 ortodossi, 13.598 luterani ed evangelici riformati, 372 battisti, 106.454 ebrei, 105 musulmani e 194 fedeli di altre religioni. Cfr. Gubernia lubelska, in ibidem, t.V, pp. 433-436; Siedlecka gubernia, in ibidem, t. 10, pp. 500-503.

89 ―Lud mówi narzeczem małoruskim z wielką przymieszką polskich wyrazów. Ciemny, biedny, nieradny, lecz uczciwy i trzeźwy‖, ibidem, p. 556. Sul clero greco-cattolico si veda A. KOROBOWICZ, Kler greckounicki w Królestwie Polskim 1815-1875, ―Rocznik Lubelski‖, 1966, 9, pp. 241-264.

27 orientale; la proporzione era leggermente diversa nei vicariati occidentali, dove ad una parrocchia latina corrispondevano in media 2-3 parrocchie di rito orientale. In alcuni casi, ad una parrocchia uniate corrispondeva più di una parrocchia cattolica romana. Le parrocchie uniati erano quindi mediamente più piccole per estensione territoriale e presentavano una quantità di fedeli minore. Nel 1835 una parrocchia cattolica della diocesi di Lublino contava mediamente 1829 fedeli, mentre una greco-cattolica 75990.

Nel corso del XIX sec. non solo il numero di fedeli uniati conobbe una tendenza alla diminuzione, per effetto delle numerose conversioni al Cattolicesimo, ma anche il clero fu interessato da un progressivo calo: da 283 unità nel 1816 si passò a 226 nel 1840 e 204 nel 1860. Un sensibile aumento si registrò pochi anni più tardi, nel 1872, quando il quantitativo di sacerdoti greco-cattolici raggiunse quota 251. La variazione non fu tuttavia il prodotto di un‘inversione di tendenza nei rapporti tra Unione e Cattolicesimo in favore della prima, bensì la conseguenza del massiccio afflusso di sacerdoti uniati della vicina Galizia orientale, della metropolia di Leopoli, nell‘ambito del programma di russificazione della Chiesa uniate di Cholm condotto in seguito all‘insurrezione di gennaio, da Miljutin e Čerkasskij prima e da D.A. Tolstoj dopo91. La tendenza è quindi, nel complesso, negativa. Di conseguenza, oltre al clero, diminuì sensibilmente anche il numero delle parrocchie: da 317 nel 1819 a 270 nel 186392.

~~~

La questione di Cholm, inquadrata come case study del più ampio fenomeno del nazionalismo russo, costituisce un esempio di estremo interesse per lo studio delle dinamiche imperiali tra il centro e la periferia. Essa verrà contestualizzata nello sviluppo del nazionalismo russo dalla sua fase iniziale di patriottismo di Stato fino al suo stadio successivo come nazionalismo popolare. Le pretese nazionalistiche su questa regione ci permetteranno inoltre di osservare come variò durante l‘ultimo secolo di vita dell‘Impero zarista la percezione dei territori occidentali dell‘Impero presso i vertici dello Stato zarista, la burocrazia e l‘intellettualità di varia formazione, in particolare slavofilo-panslavista.

La terra di Cholm rientrava nel territorio di ―sangue e fede russa‖ ipotizzato nelle ―mappe mentali‖ del nazionalismo russo93, essendo parte di quella ―patria ideale‖, la cui appartenenza

all‘organismo nazionale russo si fondava su un diritto storico, primordiale, e si esprimeva attraverso un legame atavico, spirituale e di sangue, con gli antenati che erano vissuti su quel

90 Ibidem, pp. 17-19. 91

I dati riportati si trovano in ibidem, pp. 243-245. Secondo altre stime, nel 1835 si contavano 234 sacerdoti uniati, mentre nel 1860 215. W. KOŁBUK, Duchowieństwo unickie w Królestwie Polskim 1835-1875, Lublin 1992, p. 24

92 Ibidem, pp. 13-17. 93

Per un approfondimento del concetto metodologico delle ―mappe mentali‖ si vedano A. MILLER, Imperija Romanovych i nacionalizm. Èsse po metodologii istoričeskogo issledovanija, in part. il cap. Imperija i nacija v voobraţenii russkogo nacionalizma, pp. 147-170; IDEM, Tema central‘noj Evropy: istorija, sovremennye diskursy i mesto v nich Rossii, ―Novoe Literaturnoe Obozrenie‖, 52, 2001, pp. 75-96; F.B. ŃENK, Mental‘nye karty: konstruirovanie geografičeskogo prostranstva v Evrope ot èpochi prosveščenija do našich dnej, Obzor literatury, ―Novoe Literaturnoe Obozrenie‖, 2001, 52, pp. 42-61; M. BASSIN, Russia between Europe and Asia: The Ideological Construction of Geographic Space, ―Slavic Review‖, 50, 1991, pp. 1-17; IDEM, Turner, Solov‘ev and the ―Frontier Hypothesis‖: The Nationalist Signification of Open Spaces, ―Journal of Modern History‖, LXV, 1993, pp. 473-511; IDEM, Imperial visions. Nationalist Imagination and Geographical Expansion in the Russian Far East, 1840-1865, Cambridge, Cambridge University Press, 1999; IDEM, Geographies of imperial identity; J. LEDONNE, The Frontier in Modern Russian History, ―Russian History‖, 1992, 1-4, pp. 143-154; E.G. RABINOVIČ, Ot Atlantiki do Urala (k predistorii voprosa), ―Novoe Literaturnoe Obozrenie‖, 2001, 52, pp. 62-74; V. PETRONIS, Constructing Lithuania. Ethnic Mapping in Tsarist Russia, ca. 1800-1914.

28 territorio94. Nel nostro studio faremo quindi riferimento al nazionalismo visto anche nella sua dimensione prettamente spaziale. Ci riferiamo nello specifico a quel fenomeno, oggetto di studio interdisciplinare (dalla psicologia alla storia, dalla sociologia alla geografia), in cui individui, ma anche gruppi di persone, e società intere, creano specifiche rappresentazioni storico-culturali di un determinato spazio geografico95. A queste costruzioni mentali, definibili come ―geografie immaginate‖, seguono di norma tentativi di tradurre in misure concrete il progetto concepito. Come ha rilevato Aleksej Miller, basandosi sulle ricerche del politologo I.B. Neumann96 e sui noti studi di Benedict Anderson, la costruzione delle mappe mentali, ovvero dei principî di organizzazione geografica, politica e civile dello spazio, non avviene a prescindere da una forte soggettività e politicizzazione dei loro autori. Tali costruzioni, in altre parole, non sono mai neutrali, ma riflettono un certo modo di intendere e comprendere la storia. Il processo di formazione di queste ―regioni‖ immaginarie, inoltre, risponderebbe agli stessi meccanismi in base ai quali sono immaginate le nazioni97. Del resto, come abbiamo già rilevato in precedenza, se si considera il nazionalismo come processo volto a far coincidere i confini politici con quelli etno-linguistici di una data nazione, non si potrà non prestare attenzione all‘aspetto geografico del fenomeno. È stato recentemente sottolineato il nesso intrinseco tra nazionalismo e cartografia che si manifestò ad esempio durante la Conferenza di pace di Versailles del 1918-19 che decretò sostanzialmente il trionfo dei nazionalismi europei. Potremmo quindi affermare che uno degli strumenti necessari per l‘affermazione di una comunità immaginata, intesa quindi come prodotto irrazionale e non corrispondente alla realtà, sarebbero proprio le carte geografiche. Proprio durante l‘Ottocento esse inizierebbero a rispecchiare un‘idea politica, piuttosto che a rappresentare in modo scientifico e neutrale la realtà98. Per dirla con Benedict Anderson, che a sua volta cita uno storico thailandese, ―[…] la mappa era un modello per – e non di – ciò che avrebbe dovuto rappresentare. Era divenuta un vero e proprio strumento per concretizzare proiezioni sulla superficie terrestre‖99

.

Accanto a quest‘ultime, nel bagaglio di risorse dei nazionalisti si trovava la statistica. Quale mezzo migliore per difendere le caratteristiche di una certa area, se non ricorrendo ai numeri, che in modo scientifico, e quindi infallibile – l‘ottocentesca fede nella scienza fu condivisa anche, e forse soprattutto, dai nazionalisti – avrebbero dimostrato che la lingua e/o la religione di una data regione stavano a dimostrare la sua nazionalità?

Assieme ai musei, scrigni della tradizione inventata, la geografia e la statistica (mappe e censimenti100) costituivano l‘arsenale con cui, da un lato, il nazionalismo tentava di radicare e cristallizzare a livello politico le sue pretese su una data regione; dall‘altro, influiva sulla popolazione locale, ammantando di scientificità le proprie rivendicazioni sulla reale natura (russa) degli individui su cui governava, sulla geografia dei propri territori e sulla legittimità

94 A. MILLER, Imperija i nacija v voobraţenii russkogo nacionalizma, p. 150. 95

F.B. ŃENK, Mental‘nye karty, pp. 42-61.

96 I.B. NEUMANN, The Uses of the Other. ―The East‖ in European Identity Formation, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1999.

97 A.I. MILLER, Tema central‘noj Evropy, p. 75. 98

A questa conclusione, basandosi sul caso della cartografia relativa ai territori etnici lituani in epoca imperiale è giunto lo storico lituano Vytautas Petronis. Cfr. V. PETRONIS, Constructing Lithuania. Ethnic Mapping in Tsarist Russia, ca. 1800-1914, p. 15 sgg.; 270-275. Riteniamo che anche altri casi analoghi rispecchino una tendenza generale propria dell‘epoca dei nazionalismi.

99 B. ANDERSON, Comunità immaginate p. 182 e in generale l‘intero capitolo ―Censimento, mappa, museo‖, pp. 173-195. Sul legame tra statistica militare e politica di russificazione si veda: P. HOLQUIST, To Count, to Extract, to Exterminate: Population Statistics and Population Politics in Late Imperial and Soviet Russia, in R. SUNY, T. MARTIN (a cura di), A State of Nations: Empire and Nation-Making in the Age of Lenin and Stalin, Oxford 2001, pp. 111-144.

29 della sua genealogia, elementi verso i quali cercava di rendere consapevole la popolazione locale (o quantomeno il suo strato istruito) quale soggetto della politica moderna.

La questione dei confini della regione ―russa‖ di Cholm, ma anche della quota percentuale di ―russi‖ in essa presenti (cfr. il cap. VI del presente lavoro) e della tradizione ―russa‖ e ortodossa locale (la cosiddetta ―starina‖, si veda in particolare il cap. V), interesseranno i nazionalisti fin dall‘inizio delle loro rivendicazioni su questo territorio.

Nell‘ampiezza dei confini di questa regione si rispecchiava l‘indeterminatezza della dimensione nazionale della politica russificatrice: da questo infatti risulterà assai difficile distinguere tra autentica russificazione (o depolonizzazione) dei ―russi‖ di Cholm e russificazione della Polonia etnica. Benché, di norma, nella visione dei teorici del ritorno dei governatorati orientali del Regno di Polonia all‘elemento russo e ortodosso questa regione venisse accuratamente distinta dalla Polonia etnica, i confini tra le due entità sarebbero risultati alquanto sfumati e relativi, e sarebbero stati al centro di un continuo dibattito fino al 1912 (tanto da ridurre sempre più l‘area etnicamente polacca alla sola Masovia), quando nei progetti che prepararono il progetto di legge del nuovo governatorato di Cholm il confine occidentale sarebbe stato modificato svariate volte, a causa delle diverse versioni, frutto di diversi approcci alla questione, proposte dagli stessi nazionalisti russi. Nel prossimo capitolo affronteremo la questione dell‘avanzamento verso occidente della frontiera russa, contestualizzandolo nel clima intellettuale e politico del periodo compreso tra il regno di Alessandro I e l‘insurrezione di gennaio. Vedremo come le prime concrete rivendicazioni nazionalistiche etno-confessionali dei territori occidentali dell‘Impero facessero la loro comparsa a partire dagli anni ‘40 del XIX sec. e che acquistassero un peso sempre maggiore nei primi anni del regno di Alessandro II e nel periodo successivo all‘insurrezione di gennaio. Cholm sarà riscoperta come terra russa e ortodossa già prima dell‘insurrezione da M.P. Pogodin, ma soltanto dopo il 1863 sarà interessata dallo spostamento della frontiera ideale dell‘elemento russo e ortodosso nella realizzazione della politica riformatrice zarista nel Regno di Polonia.

Capitolo II.

Le Province occidentali dell’Impero e la “Rus’ di Cholm” nell’evoluzione

Outline

Documenti correlati