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Il difficile equilibrio tra l’autorità zarista e la Chiesa greco-cattolica di Cholm (1831-1863)

3.2. La diocesi di Cholm

3.3.3. Conversioni all’Ortodossia

Mentre le autorità zariste mettevano in atto una serie di tentativi al fine di guadagnare Szumborski alla causa ortodossa, nell‘arco di pochi anni si verificarono nel Regno di Polonia alcuni casi di conversioni di greco-cattolici all‘Ortodossia.

Il 24 luglio 1837, Iosif Semańko, impegnato allora nella fase finale del processo di conversione in Bielorussia e Lituania, riceveva una lettera da venti sacerdoti greco-uniati del Regno di Polonia che esordiva nel modo seguente:

Non intrighi, né interesse alcuno, bensì le persecuzioni che noi, greco-cattolici, sacerdoti della diocesi di Cholm, stiamo sopportando, ci hanno spinto ad importunare Sua Eccellenza133.

La lettera continuava ricordando le persecuzioni che storicamente erano state inflitte all‘Unione, ed esprimeva al contempo la speranza che lo zar avrebbe presto tutelato i diritti dei greco-cattolici di fronte agli abusi perpetrati dalla gerarchia cattolica. La situazione era resa ancor più complessa dalla posizione giuridica della diocesi di Cholm, separata da quella uniate lituano-bielorussa guidata da Semańko. Per di più i vertici della diocesi lasciavano alquanto a desiderare, poiché Szumborski non prestava attenzione alcuna (smotrit skvoz‘

pal‘cy) al processo di latinizzazione della sua Chiesa e non aveva degnato attenzione alle

131 ―Nie poruszać zmian w liturgii, teraz nie jest na to czas‖, ibidem, p. 286.

132 T. OSIŃSKI, Okoliczności powstania prawosławnej parafii we wsi Potok Górny w roku 1842. Przyczynek do dziejów unickiej diecezji chełmskiej, ―Rocznik Chełmski‖, 2006, t. 10, p. 114.

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«Не интрига и не какие либо интересные виды заставляют нас утруждать Ваше Преосвящентсво, но гонение, которые мы, Греко-Унитские священники Холмской епархии, вообще испытываем», Zapiski Iosifa, t. II, p. 57. Secondo Boudou i sacerdoti uniati si erano rivolti a Semańko mossi soltanto da ragioni di tipo materiale, ovvero allo scopo di ottenere gli stessi beneficî di cui godevano i preti ortodossi. A. BOUDOU, Le Saint-Siège et la Russie. Leurs relationes diplomatiques au XIXe siècle, 1814-1847, pp. 234-235.

122 rimostranze presentate dai fedeli uniati. La ―propaganda latina‖ faceva leva sulla previsione di una futura conversione all‘Ortodossia (budut obraščeny na Blagočestie, podobno kak v

eparchii Litovskoj – notiamo che, nel 1837, la conversione nelle terre bielorusso-lituane non

era ancora stata compiuta), a cui stava facendo da preludio la purificazione del rito. Gli autori della lettera apparivano intenzionati a mantenere le peculiarità del rito greco-cattolico, senza tuttavia volere la conversione all‘Ortodossia; al contempo essi temevano che il capitolo della Cattedrale di Cholm fosse deciso ad accelerare il processo di latinizzazione della Chiesa greco-cattolica in funzione di una sua prossima conversione al cattolicesimo. La lettera finiva con un‘esortazione a Semańko:

Molti sacerdoti della diocesi di Cholm, avendo segretamente approvato sia le variazioni, sia la cura veramente pastorale che Sua Eccellenza ha dimostrato nei confronti della diocesi lituana, desiderano rientrare sotto la Sua protezione, affinché Ella ci mostri la bontà di salvare i sacerdoti e il popolo uniate della diocesi di Cholm dalle persecuzioni di cui essi soffrono134.

Alla lettera era allegato un estratto da un memorandum redatto dal capitolo di Cholm che, oltre a sottoporre a dura critica l‘operato di Semańko, dimostrava chiaramente, secondo il gruppo di sacerdoti, le intenzioni non troppo dissimulate di latinizzare ulteriormente la diocesi uniate. Il capitolo di Cholm affermava, in primo luogo, che le variazioni introdotte da Semańko in Lituania-Bielorussia non avrebbero salvaguardato il rito, bensì ne avrebbero segnato la fine; l‘eliminazione della menzione del nome del pontefice, in secondo luogo, avrebbe di conseguenza rivolto i pensieri dei fedeli verso il Sinodo pietroburghese; una modifica nel giuramento sponsale, infine, avrebbe portato a un rilassamento del vigore dell‘unione matrimoniale, aumentando di conseguenza la facilità di divorzio. I fedeli col tempo avrebbero assimilato queste variazioni, facendole diventare convinzioni, quasi verità di fede. Queste si sarebbero rafforzate anche attraverso numerose gratificazioni materiali promesse dalle autorità135.

Benché Semańko considerasse l‘attendibilità degli autori della lettera (essi erano definiti dal prelato uniate come blagonadeţnye, e nelle loro intenzioni egli riscontrava istina i

prjamodušie), in una nota del 3 ottobre 1837, presentata a Golovin, il dignitario uniate

dichiarava tuttavia di non potersi far carico della supplica, non avendo conoscenza diretta della condizione degli uniati nel Regno di Polonia, né delle intenzioni del governo nei loro confronti, né delle misure già adottate dal governo locale. L‘importanza del caso, tuttavia, e l‘interesse che ne poteva trarre lo Stato russo, indussero Semańko a trasmettere la supplica del gruppo di sacerdoti alle autorità di Varsavia. Il vescovo uniate, pur consapevole dei tentativi già intrapresi da Varsavia nella purificazione del rito negli anni precedenti, dell‘opposizione delle autorità greco-cattoliche e della pressione del clero cattolico, sottolineava allo stesso tempo come una parte del clero greco-cattolico di Cholm fosse seriamente preoccupato della latinizzazione in corso e che oltre ai venti sacerdoti autori della lettera ce n‘erano probabilmente molti altri costretti al silenzio dalle persecuzioni romane, polacche e perfino greco-cattoliche, nella persona di parte della gerarchia uniate della diocesi136. Semańko auspicava quindi l‘inserimento della diocesi di Cholm nella giurisdizione del Collegio greco-

134 «Многие священники Холмской епархии, одобряя тайно и преобразования, и истинно пастырское попечение Вашего Преосвященства по Литовской епархии, желают прибегнуть под вашу, архипастырь, защиту, дабы вы благоволили спасти священников и народ Униатский Холмской епархии от поименованных выше преследований», Zapiski Iosifa, t. II, p. 58. La corrispondenza tra Semańko e il gruppo di sacerdoti sarebbe dovuta avvenire tramite un rappresentante del gruppo, parroco in una località non lontana da Brest. Questi, avendo dei parenti nella diocesi di Semańko, avrebbe potuto comunicare più agevolmente con la gerarchia uniate delle Province lituano-bielorusse e suscitare minori sospetti.

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Zapiski Iosifa, t. II, pp. 57-59. 136 Ibidem, pp. 56-57.

123 cattolico di Pietroburgo, affinché gli uniati polacchi ricevessero un‘attenzione analoga a quella riservata agli uniati di Lituania e Bielorussia; affermava peraltro di aver presentato questa stessa richiesta più volte negli otto anni precedenti. Ora, nonostante la misura risultasse tardiva, e per questo ancora più rischiosa, essa appariva come l‘unica soluzione consigliabile al fine di contrastare la latinizzazione; evitare il sacrificio degli uniati doveva, del resto, rientrare nell‘interesse nazionale. Concludeva Semańko:

E non è tutto: lasciare gli uniati di Polonia in balìa dell‘arbitrio del papismo significherebbe scoraggiare il milione di uniati di Galizia in attesa della futura liberazione da parte della loro madre Russia. Anche in questo lontano Paese gli uniati percepiscono la loro estraneità: recentemente l‘arcivescovo di Leopoli mi ha chiesto in confidenza di poter ottenere, per il tramite di alcuni prelati a me sottoposti, i libri liturgici della Chiesa ortodossa russa. Egli ritiene che quelli in uso presso di loro siano stati alterati dalle autorità cattolico-romane137.

La proposta di Semańko non ebbe tuttavia seguito, e la diocesi di Cholm non fu inclusa nella giurisdizione del collegio greco-cattolico di Pietroburgo e della diocesi lituano-bielorussa. Una situazione simile si ripresentò pochi anni più tardi, quando si concretizzarono alcune richieste di conversione. Tra il 1840 e il 1841 (Szumborski apprese la notizia il 15 novembre 1840, durante la sua permanenza a Pietroburgo), alcuni villaggi greco-cattolici della parte sud-occidentale del governatorato di Lublino, distretto di Biłgoraj, al confine con la Galizia austriaca e la diocesi greco-cattolica di Przemyśl, manifestarono la volontà di aderire all‘Ortodossia. Secondo fonti ufficiali, trentadue famiglie greco-cattoliche di Luchów avrebbero espressero il desiderio di ―far ritorno all‘Ortodossia‖ (vozvratit‘sja k

pravoslaviju)138; allo stesso modo avrebbero avanzato la richiesta anche gli uniati dei villaggi di Babice, Tarnogród e Potok Górny139.

I fedeli di Luchów presentarono domanda all‘autorità civile zarista e al vescovo ortodosso di Varsavia Antonij140 per la costruzione di una chiesa e la designazione di un sacerdote, alla condizione che questi non esigesse compensi per l‘amministrazione dei sacramenti, com‘era in uso nelle chiese cattoliche di entrambi i riti. L‘imperatore assegnò un sussidio in denaro per la costruzione della chiesa, affinché vi venisse insediato ufficialmente un sacerdote ortodosso, la cui scelta sarebbe dovuta spettare al vescovo ortodosso di Varsavia. Paskevič, nel frattempo, aveva disposto di allestire un luogo di culto temporaneo, dotato di iconostasi, nell‘attesa della costruzione della chiesa. Il viceré consigliava quindi che il sacerdote ortodosso venisse nominato, simbolicamente, da Semańko141

. Ricevuta la proposta da Paskevič, Semańko emise, il 22 settembre 1840, una disposizione, indirizzata a Michail (Galubovič), allora vescovo di Brest e suo vicario nella diocesi di Lituania-Bielorussia142

, in cui definiva i dettagli per la nomina di un sacerdote e due cantori, che fossero ―ben noti per la loro correttezza e fedeltà all‘Ortodossia‖ (vpolne izvestnych po svoej blagonadeţnosti i

priverţennosti k Pravoslaviju), provenienti dal clero della diocesi di Lituania, che l‘anno

137 «Что больше — оставлением польских Униатов на произвол папизма обескуражены были бв и Галицийские Униаты, в числе милиона, ожидающие будущего спасения со стороны матери своей России — и в этой отдаленной стране чувствуют свое отчуждение — недавно Львовский архиепископ требовал конфиденциально, чрез подчиненных мне духовных, богослужебных книг Православныа Греко- российския Церкви, признавая Униатския измененными по Римским руководствам», ibidem, p. 57. 138 RGIA, f. 797, op. 87, d. 26, ll. 32-33v.

139 T. OSIŃSKI Okoliczności powstania prawosławnej parafii we wsi Potok Górny w roku 1842; IDEM, „Propaganda luchowska‖. Kulisy konwersji na prawosławie unitów wsi Luchów, Babice, Potok Górny w latach czterdziestych XIX wieku, ―Res Historica‖, 2008, 26, pp. 63-89.

140 Zapiski Iosifa, t. I, p. 143. Cfr. Vl. GOBČANSKIJ, K istorii pervoj popytki vossoedinenija Uniatov s pravoslavnoju Cerkov‘ju v Cholmskoj Rusi v sorokovych godach XIX st., S.-Peterburg 1909, pp. 3-4.

141 RGIA, f. 797, op. 87, d. 26, ll. 34-34v.

142 È stato recentemente pubblicato il diario personale del vescovo, tenuto in polacco, del quale tuttavia si è conservata soltanto la settima parte, relativa agli anni 1858-1860. Cfr. Ja. JANUŃKEVIČ (a cura di), Dyjaryjuš z XIX stagoddzja: Dzѐnniki M. Galuboviča jak gistoryčna krynica, Minsk 2003.

124 precedente aveva fatto ritorno alla Chiesa ortodossa. La scelta di Semańko ricadde su Ignatij Gintovt, sacerdote della chiesa di Ostryna (r. Ostrina), ―al quale, fortunatamente, non erano ancora cresciuti né barba né baffi‖143

. Nel suo precedente servizio pastorale, Gintovt si era distinto per aver significativamente elevato il livello civile e religioso dei propri parrocchiani, fino ad allora dediti a frequentare la locale korčma, piuttosto che andare in chiesa o recarsi al lavoro nei campi. Semańko invitò personalmente Gintovt a Vilna, al fine di illustrargli l‘incarico che voleva affidare al giovane sacerdote. Fece inoltre approntare per Gintovt un nuovo abito, sul modello di quello fino a poco tempo prima in vigore presso il clero uniate (e dal giovane sacerdote definito kostjum pol‘skogo ksendza); Semańko consegnava inoltre al sacerdote un messale con una serie di indicazioni, da lui stesso annotate a margine del testo, sulle peculiarità del rito greco-cattolico: Gintovt, che tra l‘altro conosceva perfettamente il polacco, doveva apparire in tutto e per tutto un sacerdote uniate (privo, quindi, di barba e capelli lunghi), mandato in missione presso i greco-cattolici polacchi, ―un tempo nostri, ma ora pecorelle smarrite‖. Semańko investiva infine Gintovt del seguente mandato: ―Sradica la zizzania, purifica e lascia crescere il grano soffocato‖ (chiaro riferimento al passo evangelico di Mt 13, 24-43). A differenza della violenza, del sangue e della menzogna di cui si era servita la Chiesa cattolica nel latinizzare il rito e ―corrompere‖ il popolo ―russo e ortodosso‖, dovevano essere impiegate ―mitezza, umiltà e tatto nell‘opera di conversione‖144. Semańko

ricordava a Gintovt di celebrare secondo i canoni ortodossi, conservando tuttavia alcune delle peculiarità liturgiche greco-cattoliche, quali la menzione del nome del pontefice romano. Il giovane sacerdote doveva agire in modo tale affinché gli altri sacerdoti greco-cattolici del Regno di Polonia e i fedeli cercassero spontaneamente di riavvicinarsi al rito ortodosso e far così ritorno alla ―fede dei padri‖.

Tra le disposizioni trasmesse a Michail, Semańko si soffermava sulla scelta di due seminaristi da designare alla funzione di diacono e cantore nella nuova parrocchia di Luchów. Essi, nello specifico, dovevano ―avere buona conoscenza delle rubriche e del canto ortodosso, oltre ad essersi distinti per buona condotta e pensiero corretto (obraz myslej), ed essere originari della Volinia o della parte meridionale del governatorato di Grodno, in modo tale da conoscere il dialetto piccolo russo (malorossijskoe narečie), con cui si esprimono i fedeli del governatorato di Lublino‖. La designazione del sacerdote doveva considerarsi della durata di un anno, quale periodo di prova, dopo di che l‘interessato avrebbe potuto far ritorno alla parrocchia d‘origine, nel caso avesse espresso tale desiderio. Ai cantori, peraltro, doveva essere assicurato che tale impiego (che, evidentemente, non doveva suscitare entusiasmo presso dei giovani seminaristi) non avrebbe loro precluso la possibilità di avanzamento nella carriera ecclesiastica (cioè di diventare protoierej), al contrario, avrebbe permesso loro di concorrere per l‘assegnazione di una parrocchia di un certo tenore nel Regno di Polonia o nella diocesi lituana. Semańko raccomandava infine che il sacerdote e i cantori vestissero

143

«И то хорошо, что он не успел еще отростить бороды и усов», Vl. GOBČANSKIJ, K istorii pervoj popytki vossoedinenija Uniatov s pravoslavnoju Cerkov‘ju v Cholmskoj Rusi v sorokovych godach XIX st., p. 11. Fu Semańko a consigliare al sacerdote di accorciare ulteriormente i capelli prima della partenza per Varsavia, così da favorire un più facile contatto con gli uniati di Polonia. Nel testo di Gobčanskij si registrano alcune incongruenze rispetto alla versione dei fatti così come si presenta nei materiali d‘archivio e nelle memorie di Semańko. La parrocchia di provenienza di Gintovt, ad esempio, è qui identificata con il villaggio di Molčadsk, nel distretto di Slonim (nella parte meridionale del governatorato di Grodno, piuttosto lontana da Ostryna). Questa ed altre discordanze si spiegano con il carattere memorialistico del testo, scritto circa sessant‘anni dopo lo svolgimento dei fatti e sulla base di non meglio precisate fonti orali, ricavate dalle testimonianze dei figli di Gintovt. Nonostante ciò riteniamo di poter considerare nel suo complesso attendibile questa fonte, dopo opportuna selezione critica, ai fini del nostro lavoro, essendo tra l‘altro uno dei pochissimi documenti da noi ritrovati sulla questione, assai poco nota, delle conversioni di greco-cattolici all‘Ortodossia negli anni ‘40 del XIX sec.

125 l‘abito del clero greco-cattolico (vossoedinennogo duchovenstva) e che non abbandonassero gli usi ad esso propri (i ne otstavali ot obyknovenij, onomu svojstvennych)145.

Gintovt, giunto a Varsavia, incontrò il vescovo ortodosso Antonij. Questi gli illustrò nei dettagli il compito che gli spettava. La presenza ortodossa a Luchów contava una decina di fedeli, tra i quali – oltre a Gintovt, sua moglie, e i diaconi – si contavano un ufficiale russo a riposo e la sua famiglia. Da questi Gintovt avrebbe dovuto ―creare un numeroso gregge di anime ortodosse. Attorno sono tutti uniati – continuava Antonij –, ma per provenienza, s‘intende, sono russi tanto quanto lo siamo noi‖146

.

Ciò che doveva fare la differenza tra il clero greco-cattolico fedele alle proprie caratteristiche, e quindi più vicino all‘Ortodossia, e il clero latino erano soprattutto i compensi per l‘amministrazione dei sacramenti. Gintovt, appena iniziato il suo servizio a Luchów, non solo non richiese denaro ai fedeli, bensì distribuì ai genitori dei battezzati, ai giovani sposi, o ai familiari dei defunti una piccola somma di denaro, fatto che creò una certa sorpresa nel clero locale e nei fedeli stessi. Ben presto, secondo quanto riferiscono le fonti russe, la liturgia officiata da Gintovt iniziò ad essere frequentata da un sempre maggior numero di fedeli, tanto che si pose il problema di trovare un luogo alternativo per celebrare le funzioni religiose. La liturgia veniva infatti celebrata nella cappella privata della proprietà del generale Sampsonov, gestita da un ufficiale russo a riposo, Muravskij. In mancanza di elementi certi, è da ritenere probabile che si trattasse della cappella allestita in via temporanea per volere di Paskevič, nell‘attesa di procedere alla costruzione di una nuova chiesa. I fedeli, tra l‘altro, erano pronti a lasciare la chiesa greco-cattolica a cui erano formalmente legati per aderire alla parrocchia di Gintovt. Questi consigliò loro di rivolgere una supplica al vescovo Antonij al fine di ottenere la costruzione di una nuova chiesa. Lo stesso Gintovt scrisse al vescovo, dichiarando che i fedeli erano pronti ad accettare l‘unione nei termini del 1596, conservando cioè il rito orientale intatto nella sua purezza originaria e menzionando al contempo il nome del pontefice di Roma. Gintovt aggiungeva nella lettera ad Antonij di essere pronto, col tempo, a condurre definitivamente quei fedeli in seno all‘Ortodossia. Nonostante le difficoltà, il sacerdote riuscì ad ottenere i fondi necessari per la costruzione della chiesa, che ben presto radunò notevoli folle di fedeli, suscitando tuttavia i malumori del vicino clero greco-cattolico. Anche di fronte a tale ostilità, il sacerdote iniziò ad omettere la menzione del nome del pontefice, sostituì l‘abito greco-cattolico con la rjasa ortodossa, dichiarando al contempo di professare la stessa fede dell‘Imperatore. Buona parte dei fedeli continuò a frequentare le celebrazioni di Gintovt, in tal modo aderendo informalmente all‘Ortodossia. L‘iniziativa fu in seguito raccolta anche dalle vicine comunità di Potok, Babice e Tarnogród. Poco tempo dopo, tuttavia, il nuovo governatore di Lublino e il nuovo vescovo ortodosso di Varsavia non prestarono particolare attenzione alla neonata missione e, anche in ragione dei debiti contratti da Gintovt, sostituirono il prelato, che fu trasferito ad altra sede.

145 Zapiski Iosifa, t. III, col. 542-543 (Vikarnomu episkopu Michailu, ot 22 sentjabrja za № 1352, ob izbranii i vysylke pričta dlja novootkrytogo Ljuchovskogo prichoda v Carstve Pol‘skom). Le raccomandazioni di Semańko richiamano la direzione che fu data all‘opera di conversione degli uniati di Lituania e Bielorussia nel 1835, in seguito ad una nota, diffusa su iniziativa dell‘imperatore ai funzionari civili e alla gerarchia ortodossa locale, e probabilmente redatta dal metropolita di Mosca Filaret, su ispirazione di Bludov e Semańko. La nota voleva porre fine agli abusi perpetrati da singoli preti ortodossi nei confronti dei fedeli uniati, favorendo al contempo il mantenimento di alcuni usi locali greco-cattolici nella prospettiva di una graduale uniformazione ai canoni liturgici ortodossi. Cfr. G.I. ŃAVEL‘SKIJ, Poslednee vossoedinenie s Pravoslavnoju Cerkov‘ju uniatov belorusskoj eparchii (1833-1839 g.g.), pp. 163-169.

146 «Из этих десяти овец словесных надо размножить многочисленное стадо православных душ. Кругом все униаты, но по происхождению, конечно такие же русские, как и мы с вами», Vl. GOBČANSKIJ, K istorii pervoj popytki vossoedinenija Uniatov s pravoslavnoju Cerkov‘ju v Cholmskoj Rusi v sorokovych godach XIX st., p. 18.

126 Dopo Luchów, quindi, nel 1842, Semańko disponeva di nominare un parroco e due cantori alla neoconvertita parrocchia di Babice, ―assegnando al sacerdote uno stipendio di 300 rubli in argento, al posto dei 100 che normalmente riceve un prete uniate; al diacono 120 rubli e al sacrestano 100‖. Semańko fece richiesta al vicario Michail, affinché gli venissero presentati per la nomina a diaconi ―due fra i migliori seminaristi che avessero concluso il ciclo di studi presso la Chiesa della Santa Trinità di Brest‖. Semańko consigliava a Michail di mettere in contatto il sacerdote designato con Gintovt, forte dell‘esperienza, oramai biennale, come parroco di Luchów. Auspicava in particolar modo che il nuovo parroco non esigesse alcun compenso per i sacramenti e che si procurasse, come era stato per Gintovt, un abito talare sul modello di quello ancora indossato dai preti uniati in Polonia e dal clero greco-cattolico in Lituania e Bielorussia prima della conversione. I religiosi da inviare in qualità di diaconi andavano scelti all‘interno del clero della diocesi lituano-bielorussa, in particolare dai distretti di Kobrin, Brest o Bel‘sk (del governatorato di Grodno), dove era diffuso lo stesso

malorossijskoe narečie parlato dai greco-cattolici della diocesi di Cholm.147

Il caso di Potok Górny si sviluppò in uno scenario più complesso. Il terreno per il malumore dei fedeli greco-cattolici, e per la futura conversione, era stato preparato dalla fusione della parrocchia di Potok Górny con quella della confinante Lipiny, avvenuto tra il 1836 e il 1839. L‘atto di fusione costituiva uno dei numerosi casi di accorpamento di parrocchie greco- cattoliche, nell‘ambito di una politica favorita fin dagli anni ‗20 del secolo XIX dalla Commissione ai Culti e particolarmente appoggiata dai proprietari terrieri polacchi (che così avrebbero visti ridursi i costi di gestione delle parrocchie – in particolare di restauro degli edifici di culto) sui cui fondi erano presenti le chiese greco-cattoliche. Nel caso di Potok Górny la fusione non incontrò il favore dei parrocchiani greco-cattolici, che si videro privati della loro chiesa e costretti a raggiungere per le funzioni religiose la chiesa di Lipiny. La misura andava peraltro a modificare l‘assetto economico delle terre su cui vivevano i fedeli, causando loro una situazione svantaggiosa. La reazione si concretizzò in una lettera (1/13

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