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Il difficile equilibrio tra l’autorità zarista e la Chiesa greco-cattolica di Cholm (1831-1863)

3.2. La diocesi di Cholm

3.2.4. Dopo il Congresso di Vienna: Cholm nel Regno di Polonia

Nel 1809, in seguito alla pace di Schoenbrunn, la regione di Cholm (comprendente le diocesi greco-cattoliche di Cholm, Brest e, parzialmente, Peremysl‘, oltre alle parrocchie dipendenti dall‘ordine basiliano63

a Varsavia, Biała Podlaska, Lublino, Cholm e Zamość64), sia la parte inglobata dall‘Austria durante la prima (regione di Zamość), sia durante la terza, fu staccata

61 Per una descrizione del clima intellettuale e del processo di formazione di una coscienza nazionale negli ambienti greco-cattolici galiziani nel periodo precedente al 1848, si veda, ad esempio: D. SOSNOWSKA, Inna Galicja, Warszawa, Dom Wydawniczy Elipsa, 2008.

62

I.K. SMOLIČ, Istorija Russkoj Cerkvi. 1700-1917, č. 2, p. 344.

63 Sui basiliani nel Regno di Polonia si veda W. KOŁBUK, Bazylianie w Królestwie Polskim w latach 1817- 1872, ―Roczniki Humanistyczne‖, 1983, 31, z. 2, pp. 153-185.

64

J. LEWANDOWSKI, Na pograniczu. Polityka władz państwowych wobec unitów Podlasia i Chełmszczyzny 1772-1875, Lublin 1996, p. 39.

104 dall‘Impero austriaco e inserita nel napoleonico Granducato di Varsavia; il Congresso di Vienna, infine, la incluse nel neo costituito Regno di Polonia. I confini della diocesi rimasero invariati rispetto a quelli delineatisi nel 1810, quando con un decreto di Federico Augusto, venne creata un‘unica diocesi per la Chiesa greco-cattolica del Granducato di Varsavia. Entro il 1811 entrarono a far parte di un‘unica diocesi di Cholm anche alcuni territori della diocesi di Brest, Peremysl‘ e Tykocin-Łomża (in Masovia).

La superficie della nuova diocesi contava circa 16mila metri quadrati; misurava 300 chilometri di lunghezza e dai 40 ai 60 di larghezza. Alla metà degli anni ‘30 del XIX sec. la popolazione di confessione greco-cattolica ammontava a 215.492 unità65. La diocesi di Cholm era disposta sul territorio dei voivodati di Lublino, Podlachia, Masovia e Augustów. E ne facevano parte 285 parrocchie, comprese le parrocchie greco-cattoliche di Varsavia e della Città libera di Cracovia, rette dall‘ordine basiliano (quest‘ultima fino al 1851-52, quando passò sotto la giurisdizione del vescovo di Peremysl‘, in territorio austriaco). La diocesi comprendeva i seguenti decanati: Cholm, Dubienka, Grabowiec, Horodło, Hrubieszów, Krasnystaw, Lublino, Siedliszcze, Szczebrzeszyn, Tarnogród, Tomaszów, Tyszowce, Zamość, appartenenti alla vecchia diocesi di Cholm e Tarnogród della vecchia diocesi di Peremysl‘ (nel voivodato di Lublino); Biała, Kodeń, Łosice, Miedzyrzec, Sokołów, Wisznice, Włodawa, della vecchia diocesi di Brest (voivodato di Podlachia); una parrocchia dell‘Ordine basiliano a Varsavia (voivodato di Masovia); Tykocin, già della diocesi metropolitana di Kiev/Vilna, trasformata nel decanato di Augustów nel 1825 (nel voivodato di Augustów). Negli anni a seguire sarebbe stato soppresso il decanato di Siedliszcze e creato il nuovo decanato di Parczew nel voivodato di Podlachia66.

La Chiesa greco-cattolica nel Regno di Polonia fu beneficiata dalla Costituzione emanata da Alessandro I. I riti latino e orientale furono parificati sul piano giuridico; furono in tal modo equiparate, anche se più formalmente che realmente, entrambe le chiese cattoliche (la Chiesa cattolica romana godeva nel Regno di Polonia dello status di religione privilegiata)67.

Dell‘episcopato di Ferdynand Ciechanowski (1810-1828)68

vanno menzionate alcune iniziative, tra le quali, anzitutto, il ripristino del Seminario di Cholm, soppresso dalle autorità austriache nel 180469, e la pubblicazione, nel 1815, del documento Porządek nabożeństwa

cerkiewnego, na diecezję chełmską przeznaczone [Ordine delle celebrazioni liturgiche

previste per la diocesi di Cholm]70 che testimoniano di una posizione culturale intermedia tra identità polacco-cattolica e tradizione rituale orientale, e del tentativo di far convivere entrambe le anime di fronte alla netta preponderanza della prima. Con questo provvedimento

65 Rossijskij Gosudarstvennyj Istoričeskij Archiv (RGIA), f. 821, op. 4, d. 1481 (Ob ustanovlenii porjadka bogosluţenija v greko-uniatskich cerkvach po obrazcu pravoslavnych), l. 33v. Jan Lewandowski riporta la cifra, ricavata da documenti dell‘archivio di Lublino, di 216.241 uniati per il 1816, e di 222.916 nel 1826.

66 W. KOŁBUK, Duchowieństwo unickie w Królestwie Polskim 1835-1875, Lublin 1992, pp. 11-13; J. LEWANDOWSKI, Na pograniczu, p. 45.

67

Cfr. A. KOROBOWICZ, Stosunek władz świeckich do obrządku grecko-katolickiego w świetle prawa Królestwa Polskiego (1815-1875), ―Annales UMCS‖, 1965, sectio F, XX, pp. 145-159.

68 Ferdynand Ciechanowski (1759-1828) proveniva da una famiglia cattolica della szlachta polacca della Podlachia. Dopo aver studiato presso i basiliani, diventò superiore del convento basiliano di Cholm e provinciale dell‘Ordine nel Granducato di Varsavia. Venne nominato vescovo di Cholm da Federico Augusto, Granduca di Varsavia, e consacrato nella cattedrale greco-cattolica di San Giorgio a Leopoli.

69 Sul seminario greco-cattolico di Cholm si veda J. KANIA, Unickie seminarium diecezjalne w Chelmie w latach 1759-1833, Lublin 1993

70 Cfr. la recente edizione critica del documento: Porządek nabożeństwa cerkiewnego na Dyecezyą Chełmską obrz. grecko-katol. przepisany, posł. opatrzył Piotr Siwicki, Lublin, Parafia Greckokatolicka pw. Narodzenia NMP w Lublinie, Fundacja Kultury Duchowej Pogranicza, 2006. Cfr. anche P. SIWICKI, „Porządek nabożeństwa cerkiewnego‖ z 1815 roku. U źródeł historiograficznego mitotwórstwa, in Religie-edukacja- kultura. Księga pamiątkowa dedykowana Profesorowi Stanisławowi Litakowi, red. M. Surdacki, Lublin 2002, pp. 205-216.

105 il vescovo cercava di salvaguardare il rito della Chiesa greco-cattolica da abusi e negligenze liturgici, confermando al contempo le introduzioni che avevano fatto seguito a Zamostia (ad esempio l‘uso di alcune forme liturgiche e paraliturgiche derivate dalla liturgia latina –

godzinki, suplikacje, il rosario e i vespri –, che prevedevano l‘impiego della lingua polacca71). Ciechanowski auspicava nondimeno un graduale ritorno alle forme orientali del rito, nel tentativo di rivalutarne le peculiarità originali. Il documento incoraggiava, inoltre, la creazione di confraternite, sia maschili che femminili, presso ogni parrocchia, al fine di avvicinare i laici alla liturgia greco-cattolica, favorendo al contempo la conoscenza dello slavo ecclesiastico tra i fedeli. In merito è utile far notare che il processo di latinizzazione, e il contemporaneo passaggio di clero e fedeli dal rito orientale al rito latino, era pratica già piuttosto consolidata almeno dal XVIII sec., e riguardava sia la Chiesa greco-cattolica in Polonia72 che quella in Galizia. È di estremo interesse, a questo proposito, un passo del carteggio tra il metropolita di Leopoli, Michał Lewicki, e il vescovo di Przemyśl, Jan Śnigurski. Nell‘aprile del 1849 Lewicki scriveva a Śnigurski lamentando la scarsa conoscenza presso i giovani preti greco-cattolici della lingua slava ecclesiastica e del canto liturgico, auspicando al contempo che venisse dedicato meno tempo allo studio della lingua e letteratura polacche, da rendere facoltative, e di cui ―non v‘è occorrenza, […] giacché per fini amministrativi si usa il latino o il tedesco, mentre per il ministero pastorale è necessario conoscere il ruteno‖73.

Nel marzo del 1817 Ciechanowski presentò alla Commissione per gli Affari interni, i Culti e

l‘Istruzione (Komisja Rządowa spraw wewnętrznych, duchownych i Oświecenia Publicznego)

la richiesta di fondare un Istituto per diaconi/cantori, chiedendo allo scopo l‘esenzione per quest‘ultimi dal servizio militare, e lo stanziamento di fondi per il loro sostentamento. La formazione dei diaconi doveva essere indirizzata al contempo alla preparazione di insegnanti per le scuole elementari greco-cattoliche74. La richiesta, pur appoggiata personalmente dal ministro Stanisław Potocki, non venne esaudita, vista la mancanza di fondi e l‘impossibilità di garantire l‘esenzione dal servizio militare per gli studenti75

.

Nel 1819 fu istituita la figura del vescovo di Bełz suffraganeo della diocesi di Cholm e venne ripristinato presso la Cattedrale il concistoro, organo che svolgeva funzioni consultive per il vescovo.

71 J. LEWANDOWSKI, Na pograniczu, p. 48.

72 W. KOŁBUK, Przechodzenie unitów na obrządek łaciński w diecezji chełmskiej w XIX wieku, in Dzieło Chrystianizacji Rusi Kijowskiej i jego konsekwencje w kulturze Europy, red. R. Łużny, Lublin 1988, pp. 209- 220, in part. pp. 210-211 sulle iniziative promosse dal vescovo Ciechanowski al fine di porre fine al passaggio indiscriminato di fedeli uniti al rito latino.

73

―Konsystorz mój postanowił przedłożyć, aby studium literatury polskiej zostawić na wolę Alumnow, ale nie obligować, bo mając oprócz tego wiele go uczenia się, nauki ich uczącej jeszcze utrudniłyby się, i nie jeden z tej literatury, a nawet z innych obiektów otrzymałby złe klassy i traciłby miejsce w Seminarium. Oprócz tego [...] nie zależy na tym, aby kapłani nasi byli biegłymi w polskim języku i literaturze. Do urzędowych interesów używają języka łacińskiego i niemieckiego, a nauki duchowne po rusku miewać obowiązani są‖, Biblioteka Narodowa w Warszawie, Zakład Rękopisów, Rps BN III.2886, Listy Michała Lewickiego, arcybpa lwowskiego obrz. Grecko-katolickiego do Jana Śnigurskiego, bpa greco-katolickiego diecezji przemyskiej z lat 1820-1847, kk. 210v-211. Di fronte alla polonizzazione la gerarchia greco-cattolica non seppe condurre la dovuta resistenza. In merito vale la pena segnalare un documento anonimo, diffuso nel periodo successivo alla costituzione polacca del 1791, negli anni, quindi, delle riforme istituzionali della Rzeczpospolita, dal titolo Projekt ściślejszego połączenia Kościoła łacińskiego i unickiego w Polsce, il quale prevedeva la soppressione della diocesi di Cholm, e il conseguente passaggio dei fedeli greco-cattolici al Cattolicesimo. Il progetto non fu comunque discusso in parlamento. Cfr. B. KUMOR, Projekt organizacyjnego zjednoczenia Kościoła łacińskiego i unickiego w Polsce w 1789 roku, in R. ŁUŻNY (a cura di), Chrześcijański wschód a kultura polska, Lublin 1989, pp. 11-30; A. GIL, Chełmska diecezja unicka 1596-1810, p. 114.

74 Rossijskij Gosudarstvennyj Istoričeskij Archiv (RGIA), f. 821, op. 4, d. 1481, ll. 1-1v. 75

F. RZEMIENIUK, Unickie szkoły początkowe w Królestwie Polskim i w Galicji 1772-1914, Lublin, Towarzystwo Naukowe Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego, 1991, pp. 47-48.

106 Nel 1825, ottenuto il consenso del pontefice Leone XII e del viceré Józef Zajączek, fu riaperto ufficialmente il capitolo della cattedrale, sul modello dei capitoli da poco ripristinati a Leopoli e Peremysl‘. Oltre ad adempiere funzioni consultive, esso avrebbe assunto l‘amministrazione della diocesi nei casi di assenza del vescovo ordinario. I nominativi dei candidati alla nomina a membri del capitolo, proposti dal vescovo e dal capitolo stesso, venivano presentati alla

Commissione, la quale a sua volta li sottoponeva per l‘approvazione al viceré.

3.3. “Z rodziców katolickich i między unitami postrzegłeś dzienne światło”. Il primo tentativo di soppressione della Chiesa uniate nel Regno di Polonia durante l’episcopato di F.F. Szumborski (1828-1851).

Negli anni in cui si compiva il processo di conversione all‘Ortodossia degli uniati delle Province occidentali (lituane e bielorusse), concluso dall‘atto di unione del 1839, un tentativo, poco noto e scarsamente studiato, di applicare una serie di misure analoghe ebbe luogo presso i greco-cattolici del Regno di Polonia76. Esso coincise con gli anni del lungo episcopato di Filip Felicjan Szumborski, periodo particolarmente denso di avvenimenti e significativo per la storia della diocesi di Cholm nei suoi rapporti con l‘autorità zarista.

La posizione del Regno di Polonia dal punto di vista politico, sociale e confessionale presentava profonde differenze con quella delle confinanti Province nord-occidentali dell‘Impero. Anzitutto lo status del Regno di Polonia, come entità dotata di ampia autonomia all‘interno dell‘Impero rendeva più complesse le possibilità di intervento da parte di Pietroburgo. Ma era soprattutto la Chiesa greco-cattolica nel Regno, a differenza delle terre lituano-bielorusse, a presentare condizioni meno favorevoli per condurre a buon fine la conversione. La plurisecolare influenza cattolica romana e la vicinanza con la cultura polacca avevano portato non solo ad una marcata latinizzazione della liturgia, ma avevano altresì profondamente modellato la forma mentis degli uniati del Regno. Lo strato colto locale, costituito dai soli sacerdoti uniati, culturalmente debole e numericamente ridotta, non aveva conosciuto i primi sintomi di ―risveglio‖ nazionale locale, né tantomeno erano comparsi al suo interno uno o più dignitari della Chiesa greco-cattolica inclini ad un avvicinamento all‘Ortodossia russa, come era avvenuto in Lituania-Bielorussia, o, ancora, non si erano formati due o più movimenti, rappresentanti di diversi e antitetici orientamenti politici (semplificando: russofili e ucrainofili), così come stava avvenendo in Galizia. I contatti con il mondo greco-cattolico dell‘Impero absburgico, già non particolarmente sviluppati, erano stati ulteriormente ridimensionati, fra l‘altro dal distacco della diocesi di Cholm dalla metropolia di Halicz, provvedimento voluto dal pontefice Pio VIII in seguito alla nomina unilaterale da parte di Nicola I di Szumborski alla sede vescovile di Cholm nel 1828. Con un breve del 3 febbraio 1830 il papa aveva inserito la diocesi sotto la giurisdizione diretta della Santa Sede, con ciò isolandola dalla Chiesa greco-cattolica galiziana, e abbandonandola, in un certo senso, al suo destino all‘interno dell‘Impero russo. Una prima, diretta conseguenza della variazione di giurisdizione si rifletté nella scelta della cattedrale in cui, il 16 marzo di quello stesso anno, doveva avvenire la consacrazione di Szumborski. La solennità si svolse nella Cattedrale di Cholm, e si trattò della prima consacrazione vescovile in assoluto ad aver luogo in questa città, poiché tradizionalmente i vescovi delle diocesi della metropolia di Galič venivano ordinati a Leopoli. Szumborski fu investito della dignità episcopale dal vescovo suffraganeo Wincenty Siedlecki, assistito da due vescovi latini77.

76

Tra i primi studi sul tema segnaliamo: Vl. GOBČANSKIJ, K istorii pervoj popytki vossoedinenija Uniatov s pravoslavnoju Cerkovju v Cholmskoj Rusi v sorokovych godach XIX st., S.-Peterburg 1909 (pubblicato inizialmente in ―Missionerskoe Obozrenie‖, 1909, 1-2); al primo tentativo di conversione all‘Ortodossia I. Smolitsch dedica poche righe. Cfr. I.K. SMOLIČ, Istorija Russkoj Cerkvi. 1700-1917, č. 2, pp. 344-345.

107 Nel suo insieme il clero greco-cattolico della diocesi di Cholm, almeno fino al 1863, si distinse per l‘obbedienza incondizionata al pontefice romano, rendendo con ciò improbabile la nascita di un ―Semańko‖ nel Regno di Polonia e, quindi, la creazione di un partito filorusso nel capitolo della Cattedrale. Quest‘ultima eventualità appariva alle autorità zariste come la condizione necessaria, sull‘esempio dell‘esperienza degli uniati di Lituania e Bielorussia, per un intervento mirato alla conversione. Nella diocesi di Cholm, inoltre, gli elementi latino- polacchi introdotti nella liturgia erano stati assimilati da più generazioni e a quel tempo erano già entrati a far parte stabilmente della lex orandi sia del clero che dei fedeli. Possiamo quindi sostenere che attraverso questi principi, di carattere confessionale, e non nazionale, si definiva l‘identità dei greco-cattolici del Regno di Polonia. Essa, tuttavia, si sarebbe manifestata appieno – e tragicamente, nel suo atavico conservatorismo –, soltanto dopo l‘insurrezione del 1863. La vicinanza alla cultura latino-polacca, che aveva portato alla creazione di una liturgia ―ibrida‖, greco-slava nella sua essenza, ma latina e polacca nelle sue forme paraliturgiche, aveva contribuito alla formazione di un tipo culturale e confessionale originale, privo, tuttavia, di un ben definito carattere politico e, soprattutto, di una coscienza nazionale. Tranne poche e significative eccezioni all‘interno soprattutto del clero monastico, e nonostante il plurisecolare e profondo influsso polacco, il clero greco-cattolico non sviluppò una coscienza nazionale ―polacca‖, fatto di cui è testimonianza la scarsa partecipazione dei religiosi nell‘insurrezione del 186378

. Al contrario, sono noti i casi, soprattutto nella parte meridionale della diocesi di Cholm, di otto prelati uniati il cui contributo nella repressione dell‘insurrezione venne riconosciuto e premiato dal governo zarista79

.

L‘adesione, inizialmente informale, quindi ufficiale, dal 1905, di masse di ex-uniati alla Chiesa cattolica, fu dettata dall‘affinità rituale e culturale, piuttosto che nazionale, stante la mancanza di alternative, tra cui quella di un modello nazionale proprio, quale invece si era radicato in Galizia.

~~~

La storiografia polacca, soprattutto recente, ha rivolto una certa attenzione alla storia della Chiesa greco-cattolica in Polonia nel XIX sec., anche in relazione al periodo precedente l‘insurrezione di gennaio80

. Le fonti russe analizzate in questi studi pervengono soprattutto dai fondi d‘archivio del Governatorato di Lublino e del Concistoro greco-cattolico di Cholm81

, entrambi conservati nell‘Archivio di Stato di Lublino; mancano però riferimenti ai materiali

78 H. DYLĄGOWA, Duchowieństwo katolickie wobec sprawy narodowej, Lublin 1981; EADEM, Męczennicy uniccy z Pratulina – Rusini czy Polacy?, in St. WILK (a cura di), Chrześcijaństwo w dialogu kultur na ziemiach Rzeczypospolitej, Lublin 2003, pp. 277-280;J. SKOWRONEK, Ziemia Bialska w polskim ruchu narodowym do 1864 r., in Z nieznanej przeszłości Białej i Podlasia, Biała Podlaska 1990, pp. 281-308; J. TOMCZYK, Organizacja cywilno-wojskowa powstania styczniowego, ―Rocznik Lubelski‖, 1963, t. VI, pp. 7-70.

79 W. KŁOBUK Duchowieństwo unickie w Królestwie Polskim wobec polskich poczynań niepodległościowych, in R. ŁUŻNY (a cura di), Chrześcijański wschód a kultura polska, Lublin 1989, p. 25. Qui l‘autore è incline a considerare come significativa la partecipazione all‘insurrezione di gennaio: la questione rimane aperta e problematica. A nostro avviso, tuttavia, non c‘è dubbio che la coscienza nazionale del clero uniate non fosse tout court polacca, ma che rimanesse perlopiù indefinita. Errata è inoltre l‘affermazione dello stesso autore, contenuta in W. KOŁBUK, Przechodzenie unitów na obrządek łaciński w diecezji chełmskiej w XIX wieku, p. 220, secondo cui ―[…] świadomość religijna unitów była przede wszystkim katolicka, a w bardzo małym tylko stopniu była świadomością religijną unicką (grekokatolicką)‖. Cfr. anche A. KOROBOWICZ, Kler greckounicki w Królestwie Polskim 1815-1875, pp. 258-261.

80 Vedi, per esempio, J. LEWANDOWSKI, Na pograniczu, e le posizioni già citate in precedenza. 81

Sui fondi d‘archivio cfr. Archiwum Państwowe w Lubline i jego oddziały. Przewodnik po zasobie archiwalnym, t. I, Lublin, Naczelna Dyrekcja Archiwów Państwowych. Archiwum Państwowe w Lublinie, 1997; Chełmski Konsystorz Greckokatolicki (1525) 1596-1875 (1905). Inwentarz analityczny archiwum, Opracowała Maria Trojanowska, Warszawa, Naczelna Dyrekcja Archiwów Państwowych. Archiwum Państwowe w Lublinie, 2003.

108 presenti all‘Archivio storico russo di Pietroburgo, in particolare nei fondi n. 797 (Kancelarija

ober-prokurora Sinoda) e n. 821 (Departament Duchovnych Del Inostrannych Ispovedanij)82. L‘analisi dei documenti ivi raccolti e di altre fonti pubblicate permette di ricostruire con maggior completezza i tentativi messi in atto dal governo russo del Regno di Polonia e, indirettamente, dai promotori della conversione in Lituania e Bielorussia, di persuadere il vescovo di Cholm a intraprendere un percorso analogo a quello in corso nelle Province occidentali. Altre fonti, soltanto parzialmente sfruttate dagli storici, quali i diari del soggiorno pietroburghese del vescovo, tenuti dal prelato stesso e dalla sua guida russa, incaricata di informare le autorità di Varsavia sul comportamento e gli umori di Szumborski, confermano la consapevolezza delle autorità russe, anzitutto nella persona dello zar e del viceré di Polonia Paskevič, dell‘importanza della questione uniate nel Regno di Polonia e la ferma intenzione di allargare anche alla parte polacca dell‘Impero il processo di conversione delle diocesi greco- cattoliche bielorusse e lituane83. A questo proposito appare particolarmente eloquente ciò che l‘imperatore confidava a I.F. Paskevič, viceré di Polonia, nel marzo 1835: ―En Lithuanie, cette question [della conversione degli uniati] avance rapidement et avec fermeté. J‘espère que cet exemple influera sur les Polonais Grecs-unis‖84.

3.3.1. Secondo il copione lituano-bielorusso: le prime misure di purificazione

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