• Non ci sono risultati.

1864-1875: “ritorno” all’Ortodossia

4.1. Da “nazione nobiliare” a “nazione moderna”, ossia Finis Poloniae: le riforme confessionali nel Regno di Polonia come avamposto del nazionalismo russo

4.2.1. M.F Raevskij e il clero galiziano

65 Ibidem, p. 78. 66

Sul tema si veda L.E. GORIZONTOV, Raskol‘ničij klin. Pol‘skij vopros i staroobrjadcy v imperskoj strategii, in ―Slavjanskij Al‘manach‖, 1997, Moskva 1998, pp. 140-167; Zapadnye Okrainy Rossijskoj Imperii, pp. 243- 245.

67 D.G. Anučin (1833-1900), fu membro della Commissione d‘inchiesta di Varsavia negli anni delle riforme successive all‘insurrezione del 1863, quindi governatore di Radom, membro della delegazione russa in Bulgaria guidata da V.A. Čerkasskij (sulla base di quest‘esperienza pubblicò Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i graţdanskoe upravlenie v Bolgarii 1877-1878 gg.), infine governatore della Siberia orientale. Durante il periodo come governatore di Radom curò la seguente pubblicazione: Očerki èkonomičeskogo poloţenija krest‘jan v gubernijach Carstva Pol‘skogo. Statističeskij sbornik iz 25 kart s kratkim ob‖jasneniem. Sostavlen po official‘nym dannym pod redakciej gen.-majora D.G. Anučina, Radom 1875.

68 «[…] это во всем крае [образовало бы] сеть из самых благонадежных в нравственном и политическом смысле людей», D. ANUČIN, Monastyrskaja reforma v Carstve Pol‘skom, t. CXIII, 1, pp. 209-210.

69

Pubblicato in Cholmskij greko-uniatskij Mesjaceslov na 1867 god, Varńava 1866, pp. 1-7. 70 D.A. MILJUTIN, Vospominanija. 1865-1867, p. 112.

151

Che gran cosa avete fatto fornendo alla Rus‘ del Neman [sic] sacerdoti uniati della Rus‘ subcarpatica71.

I.S. Aksakov a M.F. Raevskij, 11 giugno 1865

Nella seduta del 2 giugno 1864 Miljutin si soffermò, seppur brevemente, sulla necessità di dar forma ad un clero uniate disponibile alla collaborazione con il governo russo. Vista la carenza di elementi locali affidabili sul piano politico, Miljutin indicava la possibilità di ricorrere a sacerdoti greco-cattolici della Galizia. Fin dall‘inizio, per quel che riguarda la questione uniate, i riformatori del Regno di Polonia si servirono della consulenza di alcuni alti prelati della Chiesa ortodossa. Uno di questi fu l‘arcivescovo di Varsavia, Ioannikij (al secolo Ivan Semenovič Gorskij, 1810-1877). Già rettore del seminario di San Pietroburgo, fu nominato nel 1856 arcivescovo di Saratov e quindi, nel 1860, fu trasferito alla sede di Varsavia. Qui, nel 1875, avrebbe posto sotto la sua guida anche gli ex-uniati di Cholm. Nel novembre dello stesso anno fu trasferito alla sede arcivescovile di Cherson e Odessa.

Nel novembre del 1863 Ioannikij presentò a Miljutin una nota, dal titolo O nynešnem

poloţenii greko-uniatskoj cerkvi v Carstve Pol‘skom in cui presentava la sua opinione sulla

questione uniate. Secondo l‘arcivescovo l‘unica strada percorribile al fine di preservare la Chiesa greco-cattolica dalla definitiva assimilazione da parte della Chiesa cattolica consisteva nella sua incorporazione alla Chiesa ortodossa. Ioannikij proponeva di non nominare né il vescovo, né il vicario, né nuovi canonici della Cattedrale di Cholm finché non si fosse formato un gruppo di alcune decine di sacerdoti che, dopo aver assunto la direzione della diocesi, si sarebbero pronunciati decisamente per il passaggio all‘Ortodossia. Ioannikij auspicava quindi la nomina di soggetti fedeli al governo russo alle cariche di amministratore della diocesi di Cholm, di rettore del seminario e del docente di lingua slava ecclesiastica; consigliava quindi l‘invio dei seminaristi per la licenza in teologia all‘Accademia ecclesiastica greco-cattolica di Leopoli72.

Oltre a Ioannikij, tuttavia, di portata ben più rilevante fu il contributo teorico e l‘ispirazione che fin dal 1863 fu fornita a Miljutin e Čerkasskij dal protoierej ortodosso Michail Fedorovič Raevskij, cappellano della Chiesa ortodossa presso l‘ambasciata imperiale russa a Vienna tra il 1842 al 1884.

M.F. Raevskij (1811-1884), diplomatico, panslavista, nel corso di oltre quarant‘anni di servizio a Vienna diede vita ad una fittissima rete di contatti con i maggiori rappresentanti dei singoli movimenti nazionali slavi (balcanici e galiziani), nonché con i panslavisti russi, di cui è testimonianza la voluminosa corrispondenza personale, edita soltanto in parte73. Rilevante fu il suo concorso nell‘organizzazione della Mostra etnografica panrussa, svoltasi nel 1867 a Mosca. V.I. Lamanskij, ricordando l‘opera di Raevskij, sostenne che ―[...] nel corso dei secoli, dai tempi di San Metodio e della sua attività apostolica in Moravia e Pannonia, non c‘è stato nessun uomo di Chiesa che come M.F. Raevskij abbia avuto un tale significato per il mondo slavo‖74

.

71 «А славную штуку вы устроили, дав Неманской Руси униатов священников из Венгерской Руси», Ivan Sergeevič Aksakov v ego pis‘mach. Čast‘ vtoraja. Pis‘ma k raznym licam. Tom četvertyj. Pis‘ma k M.F. Raevskomu, k A.F. Tjutčevoj, k grafine A.D. Bludovoj, k N.I. Kostomarovu, k N.P. Giljarovu-Platonovu 1858-86 gg., S.-Peterburg 1896, p. 88.

72 E.M. KRYŅANOVSKIJ, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i cholmskie greko-uniaty, pp. 294-296.

73 Pis‘ma k O.M. Bodjanskomu, ―Afińi i ob‘javlenija‖, 1884, nn. 407, 409, 411-413, e separatamente, Moskva 1884; Pis‘ma k kn. P.A. Vjazemskomu, in Ščukinskij Sbornik, t. VI; Pis‘ma k A.S. Norovu, in Russkij Archiv, 1895, 11; Zarubeţnye slavjane i Rossija. Dokumenty archiva M.F. Raevskogo. 40-80 gody XIX veka, Moskva, Nauka, 1975.

74 «[…] со времени святого Мефодия и его апостольской деятельности в Моравии и Паннонии до М.Ф. Раевского не было в продолжении столетии церковного деятеля с таким всеславянским значением», Reč, posvjaščennaja pamjati počivšego početnogo člena S.-Peterburgskogo Slavjanskogo Blagotvoritel‘nogo Obščestva, nastojatelja russkoj posol‘skoj cerkvi v Vene, protoiereja M.F. Raevskogo, ―Izvestija S.-

152 I rapporti tra Raevskij e le autorità russe nelle fasi successive della politica confessionale nel Regno di Polonia sono ben documentati da fonti d‘archivio75

. Una lettera, datata 1 novembre 1866 e indirizzata a Lamanskij prova tuttavia che già durante la fase iniziale di elaborazione delle riforme, nel 1863, il prelato fornì una preziosa consulenza a Miljutin e Čerkasskij, alla quale, evidentemente, i fautori delle riforme in Polonia attinsero largamente. Scriveva Raevskij:

Rispettabile Vladimir Ivanovič,

il mio cuore si rallegra nell‘osservare ciò che avviene nel mondo Slavo! Tre anni fa inviai da qui in Russia una nota sulle misure da adottare nei confronti degli slavi. Feci avere la nota a Nikolaj Alekseevič [Miljutin] per tramite del colonnello Annenkov76, quando questi si trovò di passaggio a Vienna. Una parte considerevole di queste misure è stata realizzata e i risultati appaiono evidenti. Cholm e il sud della Russia hanno influito sui galiziani, l‘andamento interno e la graduale presa di coscienza nella Russia stessa hanno influenzato tutti gli slavi. Gli uomini hanno agito e le circostanze hanno apportato un notevole contributo: è doveroso esprimere la nostra riconoscenza verso coloro che hanno fatto buon uso di tali circostanze. La Vostra attenzione è rivolta perlopiù a ciò che accade vicino ai vostri confini. Ma portate il vostro sguardo un po‘ più in là: non avete notato un cambiamento nel modo di pensare e nelle aspirazioni degli altri slavi d‘Austria? […] Il passaggio degli slavi locali [galiziani] al principio nazionale è una svolta verso l‘avvicinamento con la Russia77.

Raevskij fu probabilmente il primo a teorizzare le ricadute benefiche che le misure adottate nel Regno di Polonia avrebbero dovuto avere per gli altri slavi, orientali e meridionali, che si trovavano sotto dominazione straniera e nell‘impossibilità di manifestare appieno le proprie peculiarità nazionali e confessionali. Secondo Raevskij era quindi l‘aspetto confessionale della politica russa nel Regno di Polonia ad aver impresso una svolta nella direzione nazionale della politica imperiale, la quale a sua volta si sarebbe riflessa sugli umori russofili di parte del clero greco-cattolico galiziano.

La nota menzionata nello stralcio della lettera citato, inviata da Raevskij a Miljutin, dal titolo

Kakimi sredstvami Rossija moţet dejstvovat‘ s pol‘zoj dlja sebja na slavjan, dell‘aprile

186478, colpisce per l‘analogia con le misure teorizzate da Miljutin e Čerkasskij e la cui applicazione sarebbe iniziata verso la fine dello stesso anno, e per questo motivo è da

Peterburgskogo Slavjanskogo Blagotvoritel‘nogo Obńčestva‖, 1884, 6, pp. 3-4. Una selezione di lettere di Lamanskij a Raevskij è stata pubblicata in Zarubeţnye slavjane i Rossija, pp. 264-270. La corrispondenza inviata da Raevskij a Lamanskij (43 lettere) si trova in OR RNB, f. 608 (Pomjalovskij I.V.), op. 1, ed. chr. 3387 (Pis‘ma M.F. Raevskogo V.I. Lamanskomu. Vena. 1861-1880).

75

Cfr. il saggio di Włodzimierz Osadczy dedicato a Raevskij: Galicyjskie wizje i plany Michaiła Fiodorowicza Rajewskiego, in Wł. OSADCZY, Święta Ruś. Rozwój i oddziaływanie idei prawosławia w Galicji, Lublin, Wydawnictwo UMCS, 2007, pp. 362-376.

76

Probabilmente Michail Nikolaevič Annenkov (1835-1899), generale, contribuì alla repressione dell‘insurrezione di gennaio, fu membro di varie commissioni istituite da Miljutin e Čerkasskij nell‘ambito del programma di riforme nel Regno di Polonia.

77 «Почтеннейший Владимир Иванович! Сердце радуется глядя на то что делается на белом Славянском свете. Года три тому назад я послал отсюда в Россию записку о том, какие средства нужны нам употребить, чтобы воздействовать на Славян, эту записку переслал и Николаю Алексеевичу чрез Полковника Анненкова, когда тот приезжал в Вену. Большая часть этих мер приведена в действие и плод видится. Холм и Юг России подействовал на Галичан, внутренний ход дел и сознательное движение в самой России подействовали на всех Славян. И люди тут действовали и обстоятельства много помогли, и большое спасибо людям за то, что они пользуются обстоятельствами. Ваше внимание больше устремлено на то, что у Вас по соседству делается, но загляните и дальше. Замечаете ли Вы перемену в образе мыслей и направлении у прочих Славян Австрийских? […] Переход здешних Славян к началу национальному есть поворот к сближению с Россиею», OR RNB, f. 608 (Pomjalovskij I.V.), op. 1, ed. ch. 3387, ll. 7-10v.

78 OR RNB, f. 627 (Raevskij M.F.), ed. chr. 4 (Kakimi sredstvami Rossija moţet dejstvovat‘ s pol‘zoj dlja sebja na slavjan). Cfr. anche la nota anonima e senza datazione conservata nello stesso fondo d‘archivio: OR RNB, f. 627, ed. chr. 98 (Poloţenie uniatov v Carstve Pol‘skom): il documento presenta evidenti analogie con la già menzionata nota di Raevskij, per cui è plausibile ritenere che possa essere stato redatto dallo stesso Raevskij.

153 considerarsi tra le fonti ideologiche dirette della politica del ―gruppo‖ di Miljutin nella questione uniate. Raevskij, la cui principale preoccupazione andava ai greco-cattolici di Galizia79, illustrava le iniziative che il governo russo avrebbe dovuto intraprendere al fine di attirare nell‘orbita imperiale gli slavi di questa regione, che, secondo Raevskij, era da considerare una terra ―russa‖, tanto quanto lo erano la Volinia o la Podolia. I ―russi‖ di Galizia, secondo Raevskij, tendevano spontaneamente verso i fratelli di fede e nazionalità dell‘Impero russo, per cui le regioni di confine, Volinia, Podolia, ed ora anche la Rus‘ di Cholm, dovevano fungere da modello di affermazione dei ―principî russo-ortodossi‖. La legittimazione ad una tale politica espansionistica sarebbe stata facilmente individuata nel modello della politica imperialistica di Francia, Inghilterra, o della stessa Austria80 (da sottolineare l‘analogia con quanto sostenuto da Pogodin negli stessi anni). Sull‘esempio delle misure che il governo russo avrebbe applicato nel Regno di Polonia, verso gli uniati della diocesi di Cholm, sarebbe stata auspicabile la realizzazione di una analoga politica anche in Galizia. Secondo Raevskij il movimento nazionale e confessionale greco-cattolico galiziano, che ambiva ad una progressiva emancipazione della Chiesa uniate da quella romana, al ritorno all‘originaria purezza del rito orientale attraverso l‘elimininazione delle variazioni latino- polacche in esso introdotte, nonché alla creazione di scuole nazionali e istituzioni culturali per la popolazione greco-cattolica, si era fatto sentire anche tra gli uniati del Regno di Polonia. Se il governo pietroburghese avesse soddisfatto le richieste dei greco-cattolici in Polonia, allora l‘intera Galizia avrebbe chiesto l‘intervento della Russia e l‘inserimento nell‘impero zarista81

. Le misure che Raevskij proponeva di realizzare nella diocesi di Cholm si possono sintetizzare nei seguenti punti: a) la Chiesa greco-cattolica di Cholm doveva essere sottratta agli influssi della Chiesa cattolica polacca e del capitolo della Cattedrale greco-cattolica, e la sua posizione di fronte alle autorità russe andava parificata allo status proprio della Chiesa cattolica di fronte al governo zarista82; b) doveva essere nominato un vescovo uniate da scegliere all‘interno del clero greco-cattolico della diocesi stessa, che godesse dell‘approvazione dei fedeli. In mancanza di un rappresentante locale, si sarebbe dovuto ricorrere ad un prelato del clero galiziano, che fosse noto ―per la sua predisposizione verso il popolo e la Chiesa orientale‖; c) era necessario smantellare il patronato dei proprietari terrieri cattolici (a prescindere dalla loro nazionalità, polacca o piccolo-russa) sulle chiese greco- cattoliche; d) era auspicabile esaudire l‘eventuale richiesta del popolo di introdurre nelle scuole per la popolazione greco-cattolica la lingua piccolo-russa. Quest‘ultimo punto è degno di nota se si pensa che un anno prima, con la celebre circolare di Valuev, l‘uso della lingua ucraina era stato vietato nell‘Impero russo per le opere di contenuto spirituale, nonché per i manuali e i libri di lettura per le scuole elementari. Raevskij giustificava la proposta affermando la necessità di soddisfare ―i desideri e le fantasie infantili‖ dei piccoli russi di Galizia o della regione di Cholm, almeno finché queste regioni si fossero trovate in una posizione nazionale e confessionale non ancora ben definita. Sembra quindi che Raevskij considerasse l‘identità locale piccolo-russa e uniate ancora ad uno stadio iniziale di definizione, o soltanto come identità locale, intermedia, e prevedesse per essa un normale processo di affrancamento da una dimensione prettamente regionale a favore

79

Cfr. Wł. OSADCZY, Święta Ruś, pp. 362-376. 80 OR RNB, f. 627, ed. chr. 4, l. 1.

81 Ibidem, 5-5v.

82 Nel 1862 fu discussa a livello governativo la possibilità di reinserire la direzione delle questioni uniati nelle competenze della Commissione per gli Affari della Chiesa cattolica. La proposta, motivata da ragioni di tolleranza religiosa, sarebbe stata avanzata da P.A. Valuev. Dopo il 1863 Alessandro II avrebbe definitivamente optato per l‘amministrazione separata della politica inerente la Chiesa greco-cattolica. Cfr. S.I. ALEKSEEVA, Svjatejšij Sinod v sisteme vysšich i central‘nych gosudarstvennych učreţdenij poreformennoj Rossii. 1856-1904, S.-Peterburg, Nauka, 2003, in part. il paragrafo I del capitolo III: Sinod i sistema upravlenija inostrannymi ispovedanijami v poreformennoj period. Uniatskoe delo, pp. 207-208.

154 dell‘affermazione di una identità imperiale ―russa‖ e ortodossa. Attraverso la concessione di diritti temporanei alla lingua locale, il governo russo si sarebbe guadagnato il consenso tra la popolazione locale, strappandola alla tradizionale dominazione polacca; e) le iniziative relative alla purificazione del rito, alla costruzione di nuove chiese greco-cattoliche o al restauro delle vecchie, alla definizione della posizione giuridica dei sacerdoti uniati, misure che seguivano il modello applicato nelle vicine Province nord-occidentali, dovevano essere realizzate con estrema cautela allo scopo di non urtare la sensibilità religiosa greco-cattolica. Al riguardo Raevskij esprimeva con inequivocabile chiarezza quale dovesse essere il fine ultimo che la politica russa nelle periferie greco-cattoliche avrebbe dovuto perseguire:

Occorre desiderare e preparare gradualmente la conversione della diocesi di Cholm all‘Ortodossia [l‘enfasi è mia]. Tuttavia, finché non sarà essa stessa ad esprimere, anche pubblicamente, sulla stampa, questo desiderio, almeno per quanto riguarda la Galizia, a nostro modo di vedere non è ancora giunto il momento per riunificare la Chiesa greco-cattolica con la Chiesa ortodossa. La Galizia e la diocesi di Cholm si trovano a metà del cammino che porta all‘Ortodossia, ed esse stesse desiderano compiere questo percorso. Ma se la diocesi di Cholm verrà ora riunificata all‘Ortodossia, il partito al governo in Galizia griderà: ―Ecco a quale fine il governo russo ha emancipato gli uniati di Cholm, per privarli della loro fede e della loro nazionalità‖. Ciò non significa che ora si debba rifiutare ai greco-cattolici di Cholm la possibilità di aderire all‘Ortodossia, se qualcuno di loro dovesse desiderarlo; anzi, è buona cosa stimolare in loro tale desiderio, ad esempio creando nel territorio della diocesi una rete di parrocchie ortodosse; quando questa volontà, questa aspirazione si manifesterà nel clero e nel popolo tutto, allora sarà giunto il momento di procedere con la riunificazione. Allora a questo evento, voluto dal desiderio del popolo e del clero, acclamerà l‘intera Galizia, e nessun uomo imparziale potrà dire che il governo opprime la Chiesa e la nazionalità. Allora l‘intera Galizia seguirà la diocesi di Cholm83

.

Raevskij sottolineò la necessità di rintracciare un adeguato candidato alla guida vescovile della diocesi greco-cattolica del Regno di Polonia, da insediare al posto del vescovo polonofilo Jan Kaliński, nonché elementi fidati per coprire posti chiave nell‘amministrazione della diocesi84.

Čerkasskij, nell‘agosto del 1864, trasmise al diplomatico russo F.R. Osten-Saken una nota, approvata dal viceré Berg, in cui venivano illustrati i passi da compiere allo scopo di guadagnare l‘assenso del governo austriaco all‘afflusso di prelati galiziani nel Regno di Polonia. In primo luogo veniva chiesto all‘autorità absburgica l‘assenso per nominare il vescovo, il suffraganeo e il rettore del seminario di Cholm tra il clero greco-cattolico galiziano, nonché di chiedere altri cinque prelati da impiegare nel servizio pastorale. Nel caso il governo austriaco non avesse acconsentito alla nomina di un nuovo vescovo, Čerkasskij, concedendo il permesso alla consacrazione episcopale di Kaliński, chiedeva che in cambio venisse concessa quantomeno la nomina di un nuovo suffraganeo proposto dall‘autorità russa. Il candidato su cui si orientarono gli interessi di Varsavia fu il canonico della Cattedrale di Przemyśl, Grigorij Ginilevič (Grzegorz Hinilewicz), del quale Raevskij assicurava non solo l‘abnegazione nel servire la causa russa, ma anche la disponibilità a convertirsi all‘Ortodossia. 83 «Нужно желать и приготовлять исподволь, что бы Холмская Епархия сделалась православною, но теперь присоединять ее к Православной Церкви, пока она положительно не выражает и в газетах этого желанья, по крайней мере относительно Галиции не время по моему мнению. Галиция и Холмская Епархия — на полдороге к Православию, и сами внутренно желают того, но если Холмская Епархия теперь будет присоединена к Православию, правительственная Галицкая партия будет кричать: «Вот с какою целью Русское правительство еманципировал Холмских униатов, - чтобы лишить их веры и народности». Нельзя и теперь отказывать Униатам Холмской Епархии присоединяться к Православию, коль скоро кто того пожелает; нужно даже развивать в них это желание, поощрять их к тому под рукою особенно обставляя Холмскую Епархию хорошими православными приходами, и, когда это желание, это стремление пробудится в массе духовенства и народа, тогда приступить к делу воссоединения. Тогда этому делу будет рукоплескать вся Галиция — тогда — в этом деле желание народа и клира, и ни один беспристрастный человек не может сказать, что Правительство угнетает Церковь и народность. Тогда вся Галиция пойдет за Холмской Епархией», OR RNB, f. 627, ed. chr. 4, ll. 6-6v.

155 Il nome di Ginilevič fu fatto a Raevskij da N.N. Livčak85

, anche questi originario di Przemyśl. Livčak aveva intrapreso gli studi di teologia all‘Accademia Ecclesiastica di Vienna nel 1860. Qui aveva iniziato a frequentare Raevskij ed era entrato in contatto epistolare con gli intellettuali slavofili-panslavisti russi. Nel 1864 era stato nominato insegnante di latino e greco al primo ginnasio di Cracovia e parroco della locale chiesa greco-cattolica. Egli stesso fu caldamente consigliato da Raevskij alle autorità russe di Varsavia come uno dei migliori candidati (čelovek on naš) per un posto nel Regno di Polonia. Incaricato da Raevskij di segnalare un possibile candidato alla sede episcopale di Cholm, Livčak parlò di Ginilevič come di un uomo ―russo in tutto e per tutto‖. La nomina tuttavia non ebbe seguito, a causa dell‘opposizione, da una parte, del metropolita di Leopoli Spiridon Litvinovič che propose, al posto di Ginilevič, Michail Kuzemskij, uno degli esponenti più in vista del movimento ritualista e nazionale galiziano, il quale tuttavia sarebbe divenuto vescovo di Cholm soltanto nel 186986; dall‘altra parte, del viceré Berg, che assecondò la volontà di Litvinovič. Secondo Berg, peraltro, la questione greco-cattolica doveva rimanere circoscritta alla sola dimensione prettamente religiosa; l‘autorità civile russa non avrebbe dovuto, a suo modo di vedere, intromettersi in questioni che riguardavano l‘amministrazione interna alla Chiesa uniate87

. La missione diplomatica presso il governo austriaco, indirizzata ad ottenere in via ufficiale membri del clero uniate galiziano per la diocesi di Cholm, di cui furono incaricati Osten- Saken e il console russo a Vienna E.-G. Ńtakel‘berg (1864-1868), ebbe un esito nel complesso negativo. Čerkasskij decise allora di ricorrere al contatto diretto con il clero uniate galiziano, invitando, tramite emissari di fiducia inviati appositamente in Galizia, esponenti del clero locale a trasferirsi nel Regno di Polonia. Il programmato afflusso di elementi uniati dalla Galizia, dovuto anche all‘impossibilità da parte di Kaliński di consacrare nuovi sacerdoti, avendo soltanto ricevuto la nomina episcopale, ma non la consacrazione, si scontrò inizialmente con le resistenze dei vescovi greco-cattolici di Leopoli e Przemyśl, i quali non furono disposti a concedere le lettere dimissionali, necessarie per lasciare la diocesi in cui erano incardinati e trasferirsi in un‘altra diocesi. Le autorità russe optarono così per l‘invito di sacerdoti uniati non per il servizio pastorale, bensì come insegnanti nelle scuole nazionali per greco-cattolici o nel Seminario di Cholm.

A Leopoli si recarono per il reclutamento di sacerdoti greco-cattolici alcuni funzionari della Commissione presieduta da Čerkasskij, tra cui F.F. Kokońkin e F.G. Lebedincev88

. Qui trovarono il terreno già preparato dal sacerdote e intellettuale greco-cattolico Ja. Holovac‘kyj/Golovackij89

e, da Vienna, da Raevskij.

I galiziani che accettarono la proposta di trasferirsi in Russia erano per la maggior parte giovani entusiasti, simpatizzanti del movimento ritualista, fautori di un ritorno del rito greco- cattolico all‘originario modello orientale, attraverso l‘eliminazione degli elementi latino- polacchi introdotti soprattutto dopo il Sinodo di Zamostia; erano altresì profondamente ricettivi alle idee panslave e russofile del tempo e sensibili agli slogan del movimento nazionale greco-cattolico galiziano, teorizzante l‘unità culturale e nazionale della Rus‘ di Galič con la Russia90. Accomunati dal motto: ―Odna nadija na Bilogo Carja‖91

, non di rado si

85 Cfr. N.N. LIVČAK, K istorii vossoedinenija uniatov Cholmskoj eparchii, Vil‘na 1910, pp. 1-21; RGIA, f. 821, op. 4, ed. chr. 1512 (O priglašenii greko-uniatskich svjaščennikov iz Galicii na sluţbu), l. 14v.

86 N.N. LIVČAK, K istorii vossoedinenija uniatov Cholmskoj eparchii, pp. 4-5, 26-27.

87 E.M. KRYŅANOVSKIJ, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i cholmskie greko-uniaty, in IDEM, Russkoe Zabuţ‘e (Cholmščina i Podljaš‘e), S.-Peterburg 1911, p. 295.

88 Pis‘ma F.G. Lebedinceva k bratu v Kiev. 1866 god, pp. 65-66. 89

Su Golovackij si veda: Wł. OSADCZY, Święta Ruś, pp. 135-159; D. SOSNOWSKA, Inna Galicja, pp. 157- 195.

90 Sul movimento nazionale greco-cattolico galiziano si veda J-P. HIMKA, Religion and Nationality in Western Ucraine. The Greek Catholic Church and the Ruthenian National Movement in Galicia, 1867-1900, London- Ithaca, 1999; B. WÓJTOWICZ-HUBER, „Ojcowie narodu‖. Duchowieństwo greckokatolickie w ruchu

156 dimostrarono pronti ad aderire immediatamente all‘Ortodossia appena giunti nell‘Impero. Non solo questi optarono di buon grado per un posto da insegnante nelle scuole in corso di russificazione nella diocesi di Cholm, nel momento in cui l‘insegnamento elementare in Galizia subiva una progressiva polonizzazione, ma tra i motivi che li indussero a lasciare le terre native va annoverato anche il presupposto economico. Giunti a Cholm, solitamente

Outline

Documenti correlati