• Non ci sono risultati.

1864-1875: “ritorno” all’Ortodossia

4.1. Da “nazione nobiliare” a “nazione moderna”, ossia Finis Poloniae: le riforme confessionali nel Regno di Polonia come avamposto del nazionalismo russo

4.1.1. Fonti delle riforme

134 Nikolaj Alekseevič Miljutin, segretario di stato per gli affari del Regno di Polonia1

, il principale ideologo delle riforme polacche, già tra gli autori del decreto di emancipazione dei contadini russi del 19 febbraio 1861, era pienamente consapevole che le riforme avrebbero dato inizio al processo di creazione della ―nazione moderna‖ russa anche nella periferia polacca. Il progetto implicava una profonda e radicale riorganizzazione del tessuto sociale del Regno di Polonia (insieme di misure che è stato acutamente definito col termine di ―ingegneria sociale‖2

) e il coinvolgimento del popolo contadino nel progetto nazionale russo3. Il popolo del Regno di Polonia, a prescindere dalla propria nazionalità (polacca, piccolo-russa, bielorussa o lituana), sarebbe dovuto diventare il nuovo soggetto della storia (akter-narod), sostituendo la szlachta polacca: nel Regno di Polonia l‘amministrazione russa si presentava quindi come soggetto modernizzatore, più di quanto lo poteva essere stata pochi anni prima e avrebbe continuato ad esserlo negli anni a seguire, durante l‘applicazione delle riforme di Alessandro II, nella Russia centrale. Qui il peso e l‘ostilità della nomenclatura aristocratica posero un notevole freno agli esperimenti del ―socialisteggiante‖ Miljutin e del suo gruppo di burocrati ed in breve la reazione avrebbe preso il sopravvento già nella seconda metà degli anni ‘60.

Nel Comitato per le Riforme del Regno di Polonia (Učreditel‘nyj Komitet Carstva Pol‘skogo), presieduto ufficialmente dal viceré Berg, costituito ad hoc per l‘applicazione della riforma agraria e che, più tardi, assurse a massima istanza amministrativa del Regno, era presente una maggioranza di funzionari prossimi a Miljutin che già avevano collaborato alla riforma del 1861. Vi facevano parte, tra gli altri, l‘alter ego di Miljutin, il principe V.A. Čerkasskij, e Ja.A. Solov‘ev, che sarebbe diventato il coordinatore della riforma contadina in Polonia4

. Nella personalità di Miljutin, forgiatasi a contatto con la burocrazia riformatrice russa dell‘epoca di Nicola I, si fondevano ad un tempo l‘incondizionato sostegno all‘istituzione monarchica e l‘avversione alla nobiltà e alla sua vita futile e oziosa, l‘apertura ad istanze riformatrici liberali di matrice occidentale e la volontà di rivitalizzare vecchi istituti sociali, quali la comune contadina, denotando in questo la compresenza di elementi riformatori, anche proprî di quell‘utopia conservatrice slavofila che assurse a parziale base ideologica nell‘elaborazione delle riforme5

. Miljutin fu tra i migliori rappresentanti di quel nuovo ethos

1 Il 19 maggio 1866 Miljutin sarebbe diventato direttore capo della Cancelleria di Sua Maestà per le questioni del Regno di Polonia. Con questa nomina Miljutin ottenne ancora maggior potere sul programma di riforme in Polonia. Cfr. D.A. MILJUTIN, Vospominanija. 1865-1867, pod red. L.G. Zacharovoj, Moskva, ROSSPÈN, 2005, p. 329.

2 H. GŁĘBOCKI, Fatalna Sprawa. Kwestia polska w rosyjskiej myśli politycznej (1856-1866), Kraków, Arcana, 2000.

3

In un classico studio sull‘attività del Comitato per le Riforme nel Regno di Polonia e dei suoi principali esponenti, J.K. Targowski notava che agli occhi degli ideologi delle riforme i soli contadini potevano costituire una base di consenso, a differenza della szlachta e del clero, ma anche del ceto medio, ben più dinamico del suo omologo russo, in quanto considerato in prevalenza di origine allogena (soprattutto tedesca). Cfr. J.K. TARGOWSKI, Komitet Urządzający i jego ludzie, ―Przegląd Historyczny‖, 1937, t. 34, pp. 156-197, qui p. 158- 159.

4 Cfr. ibidem, p. 168 sgg. Cfr. le biografie dei singoli fautori delle riforme: Osvoboţdenie krest‘jan. Dejateli reformy, Moskva 1911. Il Comitato fu sciolto il 24 marzo 1871 in seguito alla conclusione del lavoro relativo alla riforma agraria e al contemporaneo trasferimento dell‘intera amministrazione del Regno di Polonia sotto la responsabilità del Ministero degli Interni pietroburghese.

5 Su Miljutin, si veda, oltre alla biografia di A. LEROY-BEAULIEU, Un homme d‘Etat russe (Nicolas Milutine) d‘après sa correspondance inédite. Étude sur la Russie et la Pologne pendant le règne d‘Alexandre II (1855- 1872), Paris, Librairie Hachette et Cie, 1884, e al già citato lavoro di Ńčebal‘skij, anche W. BRUCE LINCOLN, Nikolai Miliutin: An Enlightened Russian Bureaucrat of the Nineteenth Century, Newtonwille, Mass., 1977; IDEM, L‘avanguardia delle riforme. I burocrati illuminati in Russia 1825-1861, Bologna, Il Mulino, 1993, in part. pp. 90-100, 131-161; J.K. TARGOWSKI, Komitet Urządzający i jego ludzie, pp. 177-180; S.J. ZYZNIEWSKI, Miljutin and the Polish Question, ―Harvard Slavic Studies‖, 1957, IV, pp. 237-248. Cfr. anche I.A. GOFŃTETTER, Zabytyj gosudarstvennyj čelovek, Nikolaj Alekseevič Miljutin, S.-Peterburg 1901; A.A.

135 burocratico che, a partire dagli anni ‘40, rese possibile una lenta ed ordinata modernizzazione delle strutture amministrative zariste nella cornice del sistema autocratico russo. Miljutin tentò di riproporre, almeno in parte, quello stesso costume burocratico nella scelta dei funzionari e degli ufficiali dell‘esercito da mandare nel Regno di Polonia. Tra i criteri di selezione si annoveravano anzitutto la fedeltà alla causa russa, la resistenza al ―fascino‖ della nobiltà polacca e del cattolicesimo, nonché l‘esperienza diretta nella realizzazione della riforma contadina in Russia; di contro, la conoscenza della lingua polacca e della realtà locale non costituivano elementi preferenziali nella scelta dei candidati.

Le riforme del Regno di Polonia furono iniziate dalla riforma agraria sancita dal decreto del 19 febbraio 1864, emesso simbolicamente lo stesso giorno della liberazione dei contadini russi. Essa doveva servire, secondo le parole di Čerkasskij, a ―riportare in vita le forze nascoste nel popolo, sulle quali fondare il rinnovamento della vita civile del Regno di Polonia‖6

. Alla riforma contadina dovevano seguire la riforma del sistema scolastico, delle finanze, della polizia e del sistema giudiziario, nonché la rivitalizzazione della Chiesa uniate, profondamente cattolicizzata ed economicamente dipendente dai proprietari terrieri polacchi. La rinascita del popolo ―russo‖ del Regno di Polonia, ovvero di piccoli russi e bielorussi presenti nei governatorati orientali del Regno, considerati nella retorica nazionalista tout court come russi, sarebbe avvenuta grazie al contributo delle scuole nazionali e della Chiesa ortodossa.

Tra gli altri ideologi del rinnovamento dei rapporti sociali nel Regno di Polonia va annoverato Ju.F. Samarin, slavofilo ―pragmatico‖7, già stretto collaboratore di Miljutin e Čerkasskij nelle

commissioni preparatorie alla riforma del 1861. A differenza di quest‘ultimi Samarin, dopo un breve soggiorno nel Regno di Polonia – quando assieme a Miljutin, Čerkasskij e V.A. Arcimovič (già governatore di Kaluga e apprezzato da Alessandro II collaboratore di Miljutin nella riforma agraria in Russia), compì, nell‘ottobre del 1863, un viaggio di ricognizione nelle campagne polacche8 –, non entrò a far parte né del Comitato per le Riforme, né partecipò alle

KIZEVETTER, Kuznec-graţdanin (iz èpochi 60-ch godov). Očerki dejatel‘nosti N.A. Miljutina, Rostov-na-Donu 1904.

6

P.K. ŃČEBAL‘SKIJ, Nikolaj Alekseevič Miljutin i reformy v Carstve Pol‘skom, pp. 93-94. Di e su Čerkasskij si veda: Knjaz‘ V.A. Čerkasskij. Ego stat‘i, ego reči i vospominanija o nem, Moskva 1879; O. TRUBECKAJA, Materialy dla biografii kn. V.A. Čerkasskogo, t. I, Moskva 1901; P.A. BESSONOV, Knjaz‘ Vladimir Aleksandrovič Čerkasskij, ―Russkij Archiv‖, 1878, kn. 2, nn. 5-8, pp. 203-227; D.G. ANUČIN, Knjaz‘ V.A. Čerkasskij i graţdanskoe upravlenie v Bolgarii 1877-1878 gg., ―Russkaja Starina‖, 1895, t. 83, n. 2, fevral‘, pp. 3-34; n. 3, mart, pp. 3-27;N.P. OVSJANYJ, Russkoe upravlenie v Bolgarii v 1877-78-79 g.g., t. I: Zavedyvavšij graţdanskimi delami pri Glavnokomandovavšem Dejstvujuščej armii d.s.s. knjaz V.A. Čerkasskij, S.-Peterburg 1906; O poslednich dnjach ţizni i končine knjazja V.A. Čerkasskogo († 19 fevralja 1878), ―Russkij Archiv‖, 1878, kn. 2, nn. 5-8, pp. 227-239; P.M. MAJKOV, Čerkasskij, knjaz‘ Vladimir Aleksandrovič, in Russkij Biografičeskij Slovar‘, S.-Peterburg 1905, pp. 198-208; A. GIZA, Włodzimierz Czerkasski (1824-1878), słowianofil i działacz państwowy carskiej Rosji, ―Rossica Stetinensia‖, 1989, 1, pp. 103-107; E.A. DUDZINSKAJA, Vladimir Aleksandrovič Čerkasskij, ―Voprosy Istorii‖, 1998, 9, pp. 82-100; Si veda inoltre una recente raccolta di testi di e su Čerkasskij: V.A. ČERKASSKIJ, Nacional‘naja reforma, Moskva 2010. Sulla recente rivalutazione di Čerkasskij come riformatore liberale, si veda: V.I. KRUTIKOV, K istorii rossijskogo liberalizma (Knjaz V.A. Čerkasskij – dejatel‘ liberal‘nogo dviţenija èpochi padenija krepostnogo prava), in Obščestvennaja ţizn‘ v Central‘noj Rossii v XVI – načale XX vv. Sbornik naučnych trudov, Voroneņ 1995, pp. 51-70; V.Ja. GROSUL, V.A. Čerkasskij, in Rossijskie liberaly XIX-načalo XX v., Moskva, ROSSPÈN, 2001, pp. 159-197.

7 Giustamente scrive Henryk Głębocki: ―Samarin należał do grupy słowianofilskich polityków-praktyków usiłujących teoretyczne założenia „konserwatywnej utopii‖ dopasować do rzeczywistości Rosji epoki wielkich reform po wojnie krymskiej‖, H. GŁĘBOCKI, Polska i „okrainy‖ Rosji w myśli politycznej Jurija Samarina, in IDEM, Kresy Imperium. Szkice i materiały do dziejów polityki Rosji wobec jej peryferii (XVIII-XXI), Kraków, Arcana, 2006, p. 147. Cfr. A. WALICKI, W kręgu konserwatywnej utopii. Struktura i przemiany rosyjskiego słowianofilstwa, sopr. pp. 347-351.

8

Si veda la relazione dello stesso Samarin e la corrispondenza, parzialmente pubblicata, tra Miljutin, Čerkasskij e Samarin: Ju.F. SAMARIN, Poezdka po nekotorym mestnostjam Carstva Pol‘skogo v Oktjabre 1863 goda, in

136 attività del Comitato pietroburghese per gli Affari polacchi; in seguito a problemi di salute e a conflitti personali con alcuni membri del Comitato (Arcimovič – di origine polacca – e A. Końelev, contrari alla ―crociata‖ slavofila nel Regno di Polonia9

), preferì abbandonare la questione polacca per dedicarsi agli studi e all‘attività pubblicistica, in particolare sulla situazione dei russi nelle Province baltiche, che avrebbero poi dato vita ad una serie di pubblicazioni note come Okrainy Rossii. Fu in ogni caso Samarin, tra l‘ottobre e il dicembre del 1863, a preparare il programma della riforma agraria e le note esplicative per la sua applicazione che funsero da base per il decreto elaborato da Miljutin ed emesso il 19 febbraio 1864. Dopo la defezione di Samarin, Miljutin invitò A.F. Gil‘ferding, intellettuale panslavista, il quale contribuì all‘elaborazione del progetto di soppressione dei monasteri cattolici e alla riforma dell‘istruzione. Il contributo di Samarin alla definizione della politica antipolacca, come ha dimostrato recentemente Henryk Głębocki, fu notevole10

, ma le linee guida che stanno alla base del progetto non vanno tuttavia considerate isolate nella pubblicistica nazionalistica, a tinte slavofilo-panslaviste, del tempo. Altri autori, quali I. Aksakov, lo stesso Gil‘ferding, N.N. Strachov e P.A. Bessonov si erano espressi sulla stampa (ad esempio sul ―Russkij Invalid‖) in termini simili a quelli di Samarin, e non c‘è dubbio che la base per la teorizzazione di questi autori si trovasse nelle tesi sulla Polonia già esposte anni prima da Aleksej Chomjakov11. L‘idea dell‘evoluzione ―dualistica‖ della storia polacca – da un lato l‘occidentalizzazione e cattolicizzazione della nobiltà polacca, dall‘altro la conservazione nel popolo dei germi slavi e ortodossi –, aveva trovato origine nella filosofia della storia di uno dei padri dello slavofilismo classico, Chomjakov, ed era stata quindi ulteriormente sviluppata da Ivan Kireevskij. La dicotomia che aveva in ultima istanza portato alla decadenza politica e morale dello stato polacco, secondo l‘ideologia slavofila, sarebbe stata superabile soltanto attraverso un intervento mirato a risollevare il popolo nel suo originario spirito slavo- ortodosso12.

Samarin espose la sua visione della questione polacca, e della politica che era auspicabile l‘autorità zarista intraprendesse, in un denso articolo pubblicato in data 21 settembre 1863 su

Den‘, il settimanale slavofilo diretto da Ivan Aksakov. L‘intellettuale slavofilo affrontava la

questione polacca introducendo anzitutto una riflessione sui concetti di nazionalità e di stato.

IDEM, Sočinenija, t. 1: Stat‘i raznorodnogo soderţanija i po pol‘skomu voprosu, Moskva 1877, pp. 353-391; Iz perepiski Knjazja V.A. Čerkasskogo i N.A. Miljutina po pol‘skim delam. Pereustrojstvo byta pol‘skich krest‘jan russkimi gosudarstvennymi ljud‘mi, po ukazanijam russkogo Carja, v 1863 i načale 1864 godov, ―Slavjanskoe Obozrenie‖, 1892, t. I, kn. I, pp. 51-69; D.A. MILJUTIN, Vospominanija. 1863-1864, pod red. L.G. Zacharovoj, Moskva, ROSSPÈN, 2003, p. 308.

9 Cfr. Zapadnye okrainy Rossijskoj imperii, p. 191. Su Arcimovič si veda il profilo che la consorte di Čerkasskij, Ekaterina, ne dava sul suo diario: Iz perepiski knjazja V.A. Čerkasskogo i N.A. Miljutina po pol‘skim delam. Pervye mesjacy istinno-russkogo upravlenija vnutrennimi delami v Carstve Pol‘skom (fevral‘-ijun‘ 1864 goda), ―Slavjanskoe Obozrenie‖, 1892, kn. III, pp. 375-376. Cfr. anche il documentatissimo saggio biografico di Wł. SPASOWICZ, Dwa lata z życia Wiktora Arcimowicza podczas urzędowania jego w Królestwie Polskim, 1863- 1866 r., in IDEM, Pisma, tom VIII, Petersburg 1903, pp. 147-253 (or. pubblicato su ―Vestnik Evropy‖, 1901, nn. 4-5).

10 H. GŁĘBOCKI, Polska i „okrainy‖ Rosji w myśli politycznej Jurija Samarina, pp. 176-178. Dello stesso parere era il biografo di Samarin, B. NOL‘DE, Jurij Samarin i ego vremja, Paris 1926 (nuova edizione: Moskva, Èskmo, 2003). Cfr. l‘analoga opinione di A.N. NIKITIN, Konfessional‘naja politika Rossijskogo Pravitel‘stva v Carstve Pol‘skom v 60-70-e gg. XIX v., Dissertacija na soiskanie učenoj stepeni kandidata istoričeskich nauk. Naučnyj rukovoditel‘: doktor istoričeskich nauk, professor L.G. Zacharova, Moskva, MGU, 1996, pp. 7, 84. 11 Ju.F. SAMARIN, Sovremennyj ob‖em pol‘skogo voprosa, in IDEM, Sočinenija, t. 1: Stat‘i raznorodnogo soderţanija i po pol‘skomu voprosu, Moskva 1877, pp. 325-350, qui p. 345 (originariamente pubblicato in ―Den‘‖, n. 38, 21 sentjabra 1863 goda). Samarin scrisse l‘articolo, ―il primo programma delle riforme polacche‖ nell‘agosto del 1864 a Vasil‘evskoe, nella tenuta estiva del principe Čerkasskij. Cfr. Iz perepiski Knjazja V.A. Čerkasskogo i N.A. Miljutina po pol‘skim delam. Pereustrojstvo byta pol‘skich krest‘jan russkimi gosudarstvennymi ljud‘mi, po ukazanijam russkogo Carja, v 1863 i načale 1864 godov, p. 54.

137 In relazione al caso polacco Samarin, pur affermando la dignità della nazionalità polacca, non le riconosceva automaticamente il diritto di possedere un proprio stato13. L‘autore si chiedeva quindi quale fosse la reale dimensione geografica della nazione polacca, ovvero entro quali confini si potesse parlare di territorio polacco; egli polemizzava con le tradizionali rivendicazioni della società colta polacca, la quale, da un lato, riconduceva le dimensioni della Polonia all‘estensione della Rzeczpospolita precedente alle spartizioni; dall‘altro non accettava la definizione dell‘elemento polacco nella sua dimensione etnica, giustificando le proprie pretese con la difficoltà di tracciare una linea esatta di demarcazione etnica tra polacchi, russi piccoli e bianchi, lituani e tedeschi presenti nella parte orientale del Regno di Polonia. Samarin, come è facile intuire, negava la possibilità di ricostituire la Polonia sacrificandole le Province occidentali e, con esse, quelle nazionalità slave orientali che si distinguevano da quella polacca per lingua, fede, costumi e per una forma mentis per molti aspetti ostile a quella polacca. La Polonia avrebbe potuto avere un futuro soltanto all‘interno della famiglia slava (slavjanstvo), alla condizione, tuttavia, di abbandonare l‘opzione culturale e religiosa latino-cattolica che l‘aveva staccata dalla sua originaria dimensione slava e ortodossa14.

Samarin proponeva quindi una serie di misure concrete necessarie a risolvere la questione polacca. Polemizzando con la visione ―pragmatica‖ proposta da Katkov sulle colonne di

Moskovskie Vedomosti15, l‘autore auspicava una soluzione non politica, che non ricorresse

cioè ad iniziative diplomatiche o militari, né a modifiche del sistema di governo russo (Samarin era visceralmente contrario a qualsiasi sistema costituzionale, che potesse soddisfare la componente polacca all‘interno della cornice imperiale), bensì intervenisse direttamente nella sfera culturale e religiosa. Samarin spiegava il conflitto russo-polacco nei termini di uno ―scontro di civiltà‖ tra due sistemi di valori spirituali antitetici. La fusione (slijanie) politica tra Russia e Polonia sarebbe potuta avvenire soltanto dopo il sovvertimento dei principî religiosi e culturali polacchi, favorendo un ritorno della coscienza nazionale slava e ortodossa sul suolo polacco, del principio civilizzatore orientale su quello occidentale. Un primo passo verso questa rinascita doveva consistere nell‘estraniare l‘élite polacca dalla vita civile del Regno di Polonia elevando al contempo i contadini al livello di interlocutore con il potere16. Le misure da attuare allo scopo prevedevano anzitutto di localizzare la questione polacca entro i confini del Regno di Polonia, attestando con ciò, definitivamente, il carattere esclusivamente ―russo‖ delle Province occidentali. Andavano quindi liberati, con la terra, i contadini dalla dipendenza dai proprietari terrieri, prevedendo le modalità necessarie per il riscatto della terra; l‘autorità locale doveva passare dal controllo dei burocrati polacchi nelle mani di funzionari russi; doveva essere migliorato il tenore di vita del clero ortodosso e dovevano essere aperte le scuole nazionali russe; le scuole dovevano trovarsi sotto il controllo del clero ortodosso e contribuire alla diffusione dei principî civilizzatori russo-ortodossi; dovevano quindi essere ricostituite le antiche confraternite ortodosse17.

13 Ju.F. SAMARIN, Sovremennyj ob‖em pol‘skogo voprosa, pp. 327-328. 14

Ibidem, p. 342.

15 Va peraltro sottolineato che anche Katkov prevedeva per la Polonia una soluzione all‘interno dell‘Impero russo. Cfr. M.N. KATKOV, Sobranie peredovych statej Moskovskich Vedomostej. 1863 god, Moskva 1897, ad esempio: Pol‘ša poterjala svoj narod i Pol‘skoe gosudarstvo ne moţet byt‘ vosstanovleno, pp. 240-243; Pol‘skij jazyk i pol‘skaja nacional‘nost‘, pp. 243-245; Ottorţenie Pol‘ši bylo by dlja nas vygodnee kombinacii srednej meţdu soveršennym ottorţeniem ot Rossii i soveršennym slijaniem s neju, pp. 255-258. Cfr. 1863 god. Sobranie statej po pol‘skomu voprosu pomeščavšichsja v Moskovskich Vedomostjach, Russkom Vestnike i Sovremennoj Letopisi, vyp. I-II, Moskva 1887.

16

Ju.F. SAMARIN, Sovremennyj ob‖em pol‘skogo voprosa, pp. 344-345. 17 Ibidem, pp. 347-348.

138 Nel nostro studio analizzeremo nel dettaglio la politica etno-confessionale nel Regno di Polonia rivolta verso la componente greco-cattolica della popolazione, concentrata sui territori orientali al confine con le Province occidentali dell‘Impero. Si può a buona ragione parlare di politica ―etno-confessionale‖, poiché essa interessò la questione uniate sotto un profilo sia etnico che confessionale. Questa fu la direzione principale che assunse la politica voluta dal ―gruppo‖ di Miljutin e Čerkasskij. Tale politica prevedeva la rieducazione degli uniati nella loro dimensione etnica – in quanto ―russi‖, anche se nella variante locale ―piccolo-russa‖ o bielorussa – e ―cristiani orientali‖, essenzialmente ortodossi, anche se caratterizzati da pratiche cultuali e da particolarità dogmatiche di derivazione latino-polacca.

4.1.2. Dibattito e realizzazione delle riforme. L’emancipazione della Chiesa greco-

Outline

Documenti correlati