Il difficile equilibrio tra l’autorità zarista e la Chiesa greco-cattolica di Cholm (1831-1863)
3.2. La diocesi di Cholm
3.3.1. Secondo il copione lituano-bielorusso: le prime misure di purificazione (očišcenie) del rito
I primi interessamenti del governo russo di Varsavia per gli uniati di Cholm vanno fatti risalire all‘inizio degli anni ‘30. Verso la fine del 1832, quando il processo di conversione degli uniati di Lituania era già in atto, e Semańko aveva posto sotto il suo controllo sia il Collegio greco-cattolico di Pietroburgo, sia la Chiesa uniate lituana, Paskevič trasmetteva a Nicola I una nota, datata 29 settembre/11 ottobre e redatta da Evgenij Aleksandrovič Golovin85, direttore della Commissione per gli Affari interni, i Culti e l‘Istruzione86, colui che per primo entrò in contatto con il vescovo di Cholm Szumborski. Nella nota, recepita positivamente dallo zar, veniva auspicato il ripristino del rito ortodosso originario secondo la tradizione russa; ciò doveva implicare un rinnovamento del clero e della liturgia, e lo stanziamento, da parte del governo, di fondi per dotare le chiese dei necessari arredi (iconostasi, porte regali) e il clero delle vesti liturgiche (svjatye ryzy) proprie della Chiesa orientale. Pochi mesi più tardi, il 7 marzo 1833, Paskevič si rivolgeva a Dmitrij Bludov, direttore del Departament Duchovnych Del Inostrannych Ispovedanij (DDDII, il dipartimento che curava gli affari dei culti non ortodossi; d‘ora in poi citato come Dipartimento), con la
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Rossijskij Gosudarstvennyj Istoričeskij Archiv (RGIA), f. 797, op. 87, d. 26 e f. 821, op. 4, dd. 1481-1486, 1488, 1498-1500, 1509. Ringrazio sentitamente Michail Dmitr‘evič Dolbilov per avermi gentilmente messo a disposizione i materiali del fondo n. 797.
83 A. PETRANI (a cura di), Dziennik podróży do Petersburga Filipa Szumborskiego, biskupa chełmskiego, z roku 1840, ―Archiwa, biblioteki i Muzea kościelne‖, 1966, t. 13, pp. 269-300; Iz pisem Imperatora Nikolaja Pavloviča k knjazju I.F. Paskeviču, ―Russkij Archiv‖, 1910, kn. I, pp. 321-356; 481-513; 1910, kn. II, pp. 5-45; 161-186
84 A. BOUDOU, Le Saint-Siège et la Russie. Leurs relationes diplomatiques au XIXe siècle, 1814-1847, Paris, Librairie Plon, 1922, p. 233. Il 4/16 settembre 1840, allorché la conversione degli uniati polacchi si profilava come possibile, Nicola confidava al maggiore A.I. Černińev: «Дело это особой важности, ибо сей случай первый по Царству Польскому, потому и мысль К.[нязя] Варшавского [Pańkevič] полезно исполнить, буде не встретится особых препятствий», RGIA, f. 797, op. 87, d. 26, l. 34.
85 Generale russo, partecipò alla repressione dell‘insurrezione del 1830-31. Rimasto nel Regno di Polonia su invito di Paskevič, fu nominato direttore della Commissione governativa agli Affari interni, religiosi e all‘Istruzione.
86 La Commissione (Komisja Rządowa Spraw Wewnętrzych, duchownych i Oświecenia Publicznego) venne istituita all‘indomani dell‘Insurrezione del novembre 1830 e prevedeva al suo interno una sezione dedicata alle questioni riguardanti la Chiesa greco-cattolica nel Regno.
109 richiesta di invio di una copia delle disposizioni relative all‘adeguamento architettonico- stilistico delle chiese, oltre che al rinnovamento nella formazione del clero, condotto parallelamente nelle Province occidentali. Il 16 dello stesso mese Bludov rispondeva allegando copia delle disposizioni: tra queste si annoveravano il divieto di accogliere candidati cattolici di rito latino nel clero di rito orientale87 e la soppressione della figura del Provinciale dell‘ordine basiliano. La nota prevedeva inoltre le misure da realizzare in ottemperanza alle disposizioni sull‘adeguamento del clero e delle chiese, quali, ad esempio: l‘adozione di libri liturgici stampati esclusivamente previo consenso del Collegio greco- cattolico di Pietroburgo, sotto l‘attento controllo del Dipartimento; la graduale uniformazione del rito, attraverso l‘eliminazione degli elementi di derivazione latina introdotti nel rito della Chiesa greco-cattolica; il divieto di celebrare nelle chiese cattoliche latine per i sacerdoti greco-cattolici; la necessità, per i diaconi di approfondire la conoscenza del rito orientale e di imparare a cantare, così da poter sostituire l‘organo, ―non conforme al rito della Chiesa greca‖88
.
Nel frattempo, nel 1834, era stata eretta a Varsavia la diocesi ortodossa russa. Lo storico dei rapporti tra Chiesa cattolica e Impero zarista, Adrien Boudou S.J., spiega il provvedimento con il proposito delle autorità zariste non solo di garantire la cura spirituale ai russi (funzionari, militari) presenti nel Regno di Polonia, ma soprattutto di creare uno strumento per il processo di ―conversione‖ dei greco-cattolici all‘Ortodossia89. In realtà l‘apporto di Antonij
fu del tutto marginale rispetto al centro dell‘elaborazione della politica verso i greco-cattolici, in cui fu impegnata in prima istanza l‘autorità civile, mentre quella ecclesiastica funse più che altro da supporto (in particolare la vecchia gerarchia greco-cattolica bielorusso-lituana). Il 25 settembre/7 ottobre del 1835 Golovin inviava al Dipartimento un rapporto, redatto in seguito a una visita di Szumborski a Varsavia, durante il quale il direttore della Commissione governativa aveva comunicato al vescovo la necessità di uniformare l‘aspetto esteriore delle chiese greco-cattoliche, il rito e i libri liturgici ivi impiegati secondo i canoni del rito orientale. Auspicando il sostegno finanziario del governo e la collaborazione del clero, Szumborski aveva manifestato l‘intento di voler fornire personalmente l‘esempio per le chiese della diocesi, impegnandosi ad introdurre le correzioni architettoniche e liturgiche in primo luogo nella Cattedrale90. L‘1/13 ottobre successivo Golovin faceva pervenire al Ministero dell‘Interno una nuova richiesta relativa alle più recenti disposizioni del Collegio greco- cattolico attinenti alla questione del rito. Il Ministero, nella persona di Bludov, trasmetteva un nuovo provvedimento, sanzionato dai vescovi greco-cattolici delle Province occidentali nel febbraio 1834 e divulgato ai membri del clero allo scopo di ―evitare arbitrii nei riti praticati dalla Chiesa greco-cattolica‖. Tale provvedimento implicava l‘impiego esclusivo dei messali adottati dalla Chiesa ortodossa russa e stampati a Mosca; intendeva inoltre favorire il processo, già in corso, di dotazione delle chiese di iconostasi e la creazione di scuole di formazione teologica e musicale per diaconi, sull‘esempio di quella già esistente presso la cattedra di Ņirovicy (nell‘or. polacco: ―Żurawice‖)91.
Evidentemente le rassicurazioni di Szumborski, stretto fra la necessità vitale di fare buon viso a cattivo gioco di fronte alla politica delle autorità zariste e la ferma volontà di obbedienza
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Gli effetti di questo divieto si sarebbero fatti sentire negli anni ‘50, quando il numero complessivo di monaci basiliani nella Provincia del Regno di Polonia passò da 33 nel 1842 a 13 nel 1855. Cfr. W. KOŁBUK, Bazylianie w Królestwie Polskim w latach 1817-1872, pp. 164-165.
88 RGIA, f. 821, op. 4, d. 1481, ll.7-11, 35-35v.
89 A. BOUDOU, Le Saint-Siège et la Russie. Leurs relationes diplomatiques au XIXe siècle, 1814-1847. p. 232. 90
Dokladnaja zapiska, in RGIA, f. 821, op. 4, d. 1481, ll. 31-32. In questo, come in altri documenti coevi redatti dalle autorità russe, per indicare la città e diocesi greco-cattolica di Cholm si trova la forma Chelm. Soltanto negli anni successivi al 1863 il toponimo entrerà nell‘uso corrente nella sua forma russificata, e corrispondente alla forma slava ecclesiastica, Cholm.
110 alla Santa Sede, non dovettero tradursi in iniziative concrete, poiché l‘anno successivo, il 30 marzo/11 aprile 1836, la Commissione chiese nuovamente a Szumborski di esprimersi sulle stesse questioni. Di fronte alle pressioni delle autorità russe, il vescovo rispose con una lunga lettera, datata 25 aprile/7 maggio 1836. Il contenuto della lettera è estremamente significativo e merita di essere analizzato nel dettaglio, in quanto rappresenta un manifesto della ―professione di fede‖ e dell‘obbedienza alla Chiesa di Roma del vescovo. Szumborski, pur mostrando interesse per la decisione e lo zelo profuso dalle autorità zariste nell‘opera di riavvicinamento del rito greco-cattolico al rito orientale, percepiva al contempo il fine non dichiarato dell‘iniziativa, ovvero l‘assimilazione, attraverso la riforma del rito, degli uniati alla Chiesa ortodossa russa. Szumborski, nel tentativo di contrastare il progetto di Pietroburgo, sostenne che le variazioni liturgiche proposte non avrebbero influito in alcun modo sui rapporti tra la diocesi di Cholm e la Santa Sede, saldamente rinnovati dai suoi predecessori, in particolare durante il Sinodo di Zamostia, e da lui stesso, al momento della sua consacrazione a vescovo. Ugualmente, in merito all‘edizione del messale stampato in
quarto a Mosca nel 1831, che la Commissione suggeriva di adottare, Szumborski, pur
ammettendo le possibilità di introdurlo, asseriva che nella diocesi di Cholm non solo erano già in uso adeguati messali, bensì che le rubriche contenute nel messale proposto dalla Commissione non erano conformi alle disposizioni del Sinodo di Zamostia. Ne chiedeva pertanto una copia in visione, riservandosi l‘opzione di adottare il nuovo messale interamente o soltanto parzialmente. Il vescovo dichiarava infine che iconostasi e porte regali erano già presenti in larga parte delle chiese della diocesi, pertanto senza grosse difficoltà, contando sulle offerte di privati e sul sostegno governativo, si sarebbe potuto ovviare al problema laddove ne venisse riscontrata l‘assenza; le vesti liturgiche, benché il taglio di quelle adottate dal clero greco-cattolico divergesse soltanto leggermente da quello con cui erano confezionate le vesti impiegate nel rito orientale, assicurava Szumborski, sarebbero state col tempo adattate. In conclusione il vescovo si esprimeva su un altro aspetto di divergenza tra i riti, ricordando la consuetudine, già radicatasi ―da tempi immemori‖, della celebrazione di messe ―lette‖ (ciche msze) su di uno stesso altare e più volte nel corso della stessa giornata, sia da parte dei sacerdoti in servizio in una data chiesa, sia da sacerdoti di rito greco-cattolico e romano di passaggio. Assistevano peraltro a tali messe, soprattutto in occasione di indulgenze annunciate dalla Santa Sede, fedeli di entrambi i riti, i quali usufruivano liberamente dei sacramenti, tra cui la confessione e la comunione, come previsto da precise bolle papali. Nelle chiese greco-cattoliche trovavano posto inoltre numerose confraternite latine e si celebravano, senza scandalo per i fedeli, funzioni liturgiche cattoliche. Szumborski ammetteva nondimeno che le processioni del Corpus Domini, proprie della tradizione latina, ma ampiamente diffuse nella pratica greco-cattolica, erano state sanzionate non tanto dall‘autorità ecclesiastica, quanto dalla devozione popolare; secondo il vescovo, una eventuale proibizione di tali manifestazioni devozionali, soltanto in ottemperanza alle rubriche, avrebbe potuto suscitare malumori e raffreddamento della fede popolare92.
Le parziali aperture del vescovo in merito all‘adeguamento architettonico delle chiese non trovarono in realtà un seguito nelle successive disposizioni del prelato. Poco più tardi il capitolo della Cattedrale, ispirato dal canonico Paweł Szymański, colui che in realtà impersonava ben più del vescovo l‘anima antirussa dal clero greco-cattolico di Cholm, consegnò a Szumborski un memoriale in cui diffidava il vescovo dall‘introdurre variazioni al rito (equiparate ad abusi), sostenendo che un vescovo non disponeva del potere di introdurre modifiche arbitrarie nell‘Unione, né tantomeno nel suo rito93.
92 Ibidem, ll. 36-37v.
93 ―Z rodziców katolickich i między unitami postrzegłeś dzienne światło; woda zbawienia odrodziła Cię na żywot wieczny podług katolckiego obrzędu; łono Cię katolickie wykarmiło; zakon bazyliański prostował młodzieńcze kroki Twoje; szczodrobliwość Apostolskiej Stolicy ukształciła w Brunsbergu [Braniewo in
111 Il 24 luglio/5 agosto del 1836 Golovin otteneva da Pietroburgo copia del messale stampato a Mosca nel 1831 e adottato nelle chiese greco-cattoliche delle Province occidentali. Il vescovo ortodosso di Varsavia Antonij, interpellato da Golovin, era risultato privo dell‘edizione del messale richiesta, e quindi impossibilitato a fornirne una copia a Szumborski. Su suggerimento dello stesso Antonij94, il 6/18 giugno Golovin aveva inoltrato la domanda a Semańko95
, il quale a sua volta aveva affidato il compito di inviare il messale a Szumborski al vicario della sua diocesi, nonché suo braccio destro, il vescovo di Brest Zubko. Nella risposta a Golovin, Semańko si soffermava sui modi con cui il messale stampato a Mosca era stato introdotto nell‘uso corrente degli uniati delle Province occidentali. Egli non nascondeva di aver fatto ricorso alla minaccia di allontanamento dalla parrocchia e di degradazione per i preti che non avessero accettato il nuovo messale. Coloro che si erano opposti, ma che poi si erano pentiti del rifiuto iniziale, secondo Semańko, in realtà erano stati vittime della strumentalizzazione da parte dei proprietari terrieri polacchi e del clero cattolico romano. Nelle sue memorie Semańko ricordava la richiesta di Golovin come una prova dell‘intenzione delle autorità zariste di allargare la conversione degli uniati anche al territorio del Regno di Polonia, ma anche, al contempo, della pressione dei gruppi di potere polacchi e della possibile reazione delle potenze straniere alla violazione degli equilibri interni al Regno di Polonia:
Questo fatto dimostrava l‘intenzione da parte di Pietroburgo di adottare misure anche nei confronti degli uniati del Regno di Polonia. Non furono tuttavia compresi l‘obiettivo, né lo spirito delle misure, ragion per cui l‘operazione non andò a buon fine. Io chiesi alcune volte di includere gli uniati di Polonia nell‘opera generale di conversione, tanto più che si rivolsero a me alcuni preti della diocesi di Cholm. Temevo tuttavia, e non senza ragione, ingerenze da parte del governo polacco; da soli non avremmo potuto nulla, e anche se avessimo provato, il governo locale ce lo avrebbe con ogni probabilità impedito. Più tardi il principe Paskevič, durante una sua visita, mi disse che gli uniati polacchi si sarebbero potuti riunificare solo in caso di guerra con la Francia. Ma, finora, questa guerra non c‘è stata96.
Ricevuto il messale, il 26 agosto/7 settembre il vescovo di Cholm informava la Commissione dell‘impossibilità di adottarlo, essendo non conforme alle rubriche approvate dal Sinodo di Zamostia. Il 16/28 ottobre successivo Szumborski inviava alla Commissione copia delle disposizioni del Sinodo di Zamostia, assieme a tre esemplari di messali, rispettivamente del 1692, 1727 e 1740, comunemente usati nelle chiese greco-cattoliche della sua diocesi97. La
Warmia] Twój rozum i serce. [...] Nie masz po sobie kreski metropoliczej, a cała moc Najjaśniejszego Pana nie starłaby plamy sumienia, zaciągnionej lekceważeniem władzy papieża! [...] Absolutyzm pasterski byłby niesłychanym w dziejach Kościoła wypadkiem!‖, cit. in A. KOSSOWSKI, Filip Felicjan Szumborski (1771- 1851), p. 7.
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RGIA, f. 821, op. 4, d. 1486 (Ob ustrojstve ikonostasov dlja greko Uniatskich Cerkvej) , ll. 1-5. 95
Cfr. anche Zapiski Iosifa, t. 1, pp. 741-742 (Kopija s sekretnogo otnošenija k general-lejtenantu Golovinu, ot 28 ijunja 1836 za № 571, o rasporjaditel‘nych merach pri vvedenii po cerkvam Litovskoj eparchii sluţebnika Moskovskoj pečati). 96 «Это факт, указывающий на бывшее в Царстве Польском, намерение действовать на тамошних Униатов, как в Империи. Только не понимали цели и духа распоряжений, а потому не вышло ни успеха, ни пользы. Я несколько раз хотел просить о введении польских Униатов в круг общего Униатского дела, тем более, что ко мне отзывалось несколько тамошних духовных; но боялся, и не напрасно, затруднений со стороны польского правительства — и сами бы ничего не сделали, и наверно нам бы помещали. Впоследствии князь наместник Паскевич, посетивший меня лично, сказал, что польских Униатов можно будет присоединить, когда возникнет война с Франциею. Но вот до сих пор ничего не состоялось [...]», Zapiski Iosifa, t. 1, p. 100.
97 RGIA, f. 821, op. 4, d. 1481, ll. 38-48. Nel 1840, durante il soggiorno di Szumborski a Pietroburgo, il governatore di Lublino, Al‘bertov, informava Paskevič che Szumborski, dopo aver rifiutato l‘adozione del messale stampato a Mosca, su suggerimento del capitolo della cattedrale aveva disposto l‘acquisto, a proprie spese e per il tramite del vescovo greco-cattolico di Przemyśl, di 200 esemplari del ―messale di San Giovanni Crisostomo‖, stampato a Leopoli sulla base del nuovo messale pubblicato a Počaev. RGIA, f. 797, op. 87, d. 26 (Ob uniatskom Cholmskom episkope Feliciane Šumborskom), ll. 11-11v.
112 risposta di Szumborski portò ad un congelamento delle iniziative governative nella questione uniate nel Regno, tanto che, l‘anno successivo, Sergej Pavlovič Ńipov98
, successore di Golovin, invitò Szumborski a rassicurare i suoi fedeli quanto alle buone intenzioni del governo e alla tolleranza. Secondo Boudou, Ńipov
[…] cria à la calomnie, attesta la ―tolérance‖ garantie par les lois accordées au royame, invoqua les bulles pontificales interdisant la desértion du rite, et déclara que, loin de vouloir attaquer la liberté des consciences, le gouvernement vuolait garantir les unis de toute influence étrangère et défendre en tout les intérèts de leur Église‖99.