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Dibattito e realizzazione delle riforme L’emancipazione della Chiesa greco cattolica dagli influssi cattolico-polacch

1864-1875: “ritorno” all’Ortodossia

4.1. Da “nazione nobiliare” a “nazione moderna”, ossia Finis Poloniae: le riforme confessionali nel Regno di Polonia come avamposto del nazionalismo russo

4.1.2. Dibattito e realizzazione delle riforme L’emancipazione della Chiesa greco cattolica dagli influssi cattolico-polacch

Miljutin e Čerkasskij contavano di portare a compimento l‘emancipazione degli uniati del Regno di Polonia dalla Chiesa cattolica e dalla nobiltà polacca e, in un momento futuro, la loro incorporazione alla Chiesa ortodossa suscitando nella popolazione uniate un consenso simile a quello che era emerso tra gli uniati nelle Province nord-occidentali dell‘Impero nel 1839. Al contrario però delle modalità con cui era stata condotta la conversione della Chiesa greco-cattolica nelle province lituano-bielorusse, Čerkasskij non intese limitare le misure al solo clero uniate, bensì considerò quest‘ultimo precipuamente come uno strumento per una più generale sensibilizzazione dei fedeli nel loro insieme al ritorno alla primitiva purezza del rito e alla prossimità con la Chiesa ortodossa18. La conversione all‘Ortodossia sarebbe quindi dipesa dalla rinascita di tutte le forze nazionali e dallo sviluppo della coscienza nazionale russa. Questa avrebbe dovuto permeare tutti gli aspetti della vita degli uniati del Regno di Polonia. Soltanto in un secondo momento, pertanto, l‘introduzione dell‘Ortodossia avrebbe coronato il processo di piena restituzione dell‘identità nazionale e confessionale dei piccoli russi e bielorussi di Cholm e Podlachia. Al contempo, gli ideologi delle riforme speravano che su questo processo potesse influire positivamente la diffusione di sentimenti nazionali russofili tra una parte considerevole dei greco-cattolici della vicina Galizia.

La politica confessionale nel Regno di Polonia fu condotta da un‘apposita Commissione per gli Affari interni e i Culti (Pravitel‘stvennaja Komissija Vnutrennich i Duchovnych Del) creata a Varsavia con decreto del 27 ottobre/8 novembre 1864 e presieduta da Čerkasskij, la cui posizione, all‘interno del Comitato per le riforme, si trovò in contrasto con quella del ―partito‖ opposto, alla cui guida si trovava informalmente il viceré di Polonia Berg. Il dissidio era dovuto anzitutto alle profonde differenze ideologiche tra il viceré Berg e i suoi collaboratori, da una parte, e il gruppo slavofilo-liberale di Miljutin e Čerkasskij, dall‘altra; in altri termini, tra un partito di ―vecchio regime‖, legato agli interessi particolari e ai privilegî della nobiltà, e attento a non turbare eccessivamente gli equilibri locali, e un partito ―moderno‖, pronto al contrario a rinnovare profondamente l‘assetto sociale tradizionale. Berg, aristocratico, tedesco del Baltico e luterano, non condivise l‘afflato riformatore di Miljutin, e in particolare l‘ostilità di quest‘ultimo verso la szlachta; ad esempio, Berg non avrebbe sostenuto la soppressione dei monasteri cattolici polacchi voluta da Miljutin e volta a colpire uno dei più potenti e influenti gruppi di potere del Regno, il clero cattolico19. Della debolezza intrinseca di Berg, incapace di promuovere una politica organica e sistematica, e della facile manipolabilità del viceré da parte di burocrati polacchi, nonché della moglie,

18

Ibidem, pp. 298-299.

19 D.G. ANUČIN, Monastyrskaja reforma v Carstve Pol‘skom, t. CXI, 9, p. 531. Su Berg cfr., dello stesso autore, Graf Fedor Fedorovič Berg, namestnik v Carstve Pol‘skom (1863-1874 gg.) (Materialy dlja istorii usmirenija pol‘sk. mjateţa 1863-1864 g. i posledovavšich zatem preobrazovanij v Privisljan. Krae, ―Russkaja Starina‖, 1893, t. 77, 1, pp. 34-86, 2, pp. 340-382, 3, pp. 559-573, 707-710; t. 78, 4, 147-178.

139 cattolica e introdotta nei circoli della nobiltà polacca di Varsavia, scriveva sconsolato Nikolaj Miljutin al fratello Dmitrij:

La differenza tra Vilna e Varsavia è colossale: lì [a Vilna] l‘autorità è realmente ristabilita, crede in se stessa ed è generalmente temuta. Per quel che ho potuto notare, tra capo e subordinato c‘è la più piena unità di intenti e d‘azione. Infine, è presente un programma, forse caratterizzato da eccessiva intransigenza, ma fondamentalmente ragionevole e rigorosamente applicato; qui [a Varsavia] non ho riscontrato nulla di simile, e a ben vedere non se ne avrà parvenza neanche in futuro. In ogni caso, fin dal primo momento mi hanno colpito la diffidenza e le divergenze fra i burocrati locali. C‘è una discordia vicendevole non solo tra l‘elemento civile e quello militare, ma anche all‘interno di quest‘ultimo. Soltanto una forte personalità potrebbe riunire questi elementi e imprimere loro una direzione ben definita, ma ciò che manca è proprio una personalità di tal fatta… Non nascondo di non aver trovato qui neppure l‘ombra di un progetto. Si fa tutto a caso, in base a motivazioni del momento, e io temo che a malapena si riuscirà ad ottenere perfino il risultato che ci si è prefissato. In tutto questo giocano un ruolo fondamentale le istanze nobiliari, mentre per la questione contadina non c‘è la benché minima partecipazione20.

Si evince che Miljutin non considerava Berg all‘altezza del compito che a Vilna stava realizzando Murav‘ev, non solo per i limiti della sua personalità, ma anche per le pressioni della szlachta polacca, a cui il viceré era legato da vincoli corporativi.

La profonda frattura tra l‘una e l‘altra fazione di burocrati russi a Varsavia era già ben nota all‘epoca e venne rappresentata da una caricatura, opera di un anonimo činovnik russo, a cui erano evidentemente ben noti gli equilibri di potere nelle stanze del potere russo, che circolò in quegli anni nella capitale del Regno di Polonia, in cui erano rappresentati i rapporti di forza tra i burocrati e le alte sfere governative. In essa, secondo quanto riferiva un attento osservatore della realtà del tempo,

sfreccia un destriero da corsa, che si scaglia in ogni dove, travolgendo tutti quelli che gli capitano davanti. Berg si trova a lato, terrorizzato; Trepov [capo della gendarmeria di Varsavia] si stringe il collo insanguinato e cerca di afferrare le redini del cavallo; Vitte [responsabile della direzione scolastica del Regno] si è gettato di lato, e quasi rannicchiatosi a terra si è coperto con un braccio; gli altri si sono messi in salvo, chi qua, chi là. Il cavallo ha la testa di Čerkasskij, e su di esso siede Miljutin, che con uno sforzo eccezionale cerca di governare le redini‖21.

L‘immagine, alquanto bizzarra e pittoresca, ci consente peraltro di notare non solo i due blocchi contrapposti, ma anche un certo squilibrio all‘interno del gruppo miljutiniano, ben raffigurato dallo sbizzarrito destriero-Čerkasskij e dal cavaliere-Miljutin che a stento riesce a frenarne l‘impeto riformatore. Più che di sostanziali divergenze sul merito delle riforme da 20 «Разница между Вильной и Варшавой огромная: там власть действительно восстановлена; она в себя верит и ей верят; между начальником и подчиненными (насколько я успел заметить) полное единство в стремлениях и действиях; наконец, есть план, хотя быть может, отличающийся чрезмерной суровостью, но в основании разумный и строго исполняемый; здесь – ничего подобного мне еще не удалось открыть, да и едва ли откроется; во всяком случае, с первой минуты поражает взаимное недоверие и разъединение. Тут брошено такое семя взаимного недоверия не только между гражданскими и военными элементами, но даже в среде последнего, что только сильная личность могла бы связать все части и дать им одно твердое направление; а именно этой-то личности нет… Не могу скрыть, что я не нашел здесь никакого определенного плана. Все делается наудачу, по случайным соображениям, и я боюсь, что даже эффект, на который рассчитывают, едва ли удастся. […] Рядом с ними – явные признаки шляхетской тенденции. К крестьянскому делу – ни малейшего сочувствия», D.A. MILJUTIN, Vospominanija. 1863- 1864, pp. 307-308, 330, 420-421.

21 Di questa caricatura riferiva F.G. Lebedincev al fratello Piotr: «Недавно, говорят, вышла в Варшаве следующая картина, произведение какого-то русского чиновника: летит борзый конь, копытами мечет во все стороны, топчет всех попадающих под ноги, бьет и по сторонам. Берг стоит в стороне в испуге, Трепов держится рукою за окровавленную свою щеку и хватает за поводья, Витте отскочил вбок, закрывшись рукою и почти припав к земле; прочие, кто куда попал; конь с головою Черкасского, а на коне сидит Милютин и с чрезвычайным напряжением силится удержать поводьями и мундштуком», Pis‘ma F.G. Lebedinceva k bratu v Kiev. 1866 god, ―Kievskaja Starina‖, 1898, aprel‘, p. 52.

140 introdurre nel Regno di Polonia, ci sembra di scorgere nel dualismo tra Miljutin e Čerkasskij una diversa gradazione di sollecitudine riformatrice e di sentimento antipolacco, quest‘ultimo leggermente più accentuato, ed evidente, in Čerkasskij, piuttosto che in Miljutin22.

A capo della sezione della Commissione incaricata di occuparsi della questione uniate, Čerkasskij, dopo aver ricevuto il rifiuto di P.A. Bessonov23

e E.P. Novikov24 da Mosca e aver scartato D.A. Kropotov25 da Pietroburgo, nominò O.S. Sidorskij. Osip (Iosif) Semenovič Sidorskij, figlio di un sacerdote uniate dissidente di fronte alla conversione del 1839, fu espulso dal seminario ortodosso di Vilna a causa della simpatia, condivisa con alcuni colleghi, per gli eroi nazionali polacchi (Sidorskij era noto tra i compagni di seminario con l‘epiteto di ―Kościuszko‖). Allontanato dal governatorato di Vilna, ebbe la possibilità di continuare gli studi a Kazan‘, dopodiché prestò servizio nella segreteria di un governatorato siberiano. Evidentemente gli umori filopolacchi di Sidorskij dovettero venir meno, poiché dopo l‘insurrezione di gennaio fu inviato a Mogilev come ispettore delle locali scuole nazionali; qui fu notato da Čerkasskij, che, considerata la profonda conoscenza del funzionario della questione uniate nelle Province occidentali dell‘Impero, invitò Sidorskij ad occupare un posto nell‘amministrazione russa nel Regno di Polonia, precisamente nella commissione destinata ad occuparsi della questione uniate. Il viceré Berg diede il suo assenso alla nomina26. Negli anni a seguire Sidorskij svolse il ruolo affidatogli facendo da tramite tra l‘amministrazione di Čerkasskij a Varsavia e Miljutin a Pietroburgo, risiedendo normalmente nella capitale dell‘Impero.

22

È nostra opinione che l‘antipolonismo di Čerkasskij vada ricercato nella sua adesione parziale (esclusa la sfera religiosa) ai postulati slavofili secondo cui la nobiltà polacca e cattolica costituiva un corpo sociale estraneo al mondo slavo, ma anche all‘impostazione ostile alla nazionalità polacca di O.M. Bodjanskij, celebre filologo ed etnografo di provenienza piccolo-russa, di famiglia clericale, docente all‘Università di Mosca negli anni ‘40 e ‘50 del XIX sec., che fu precettore di Čerkasskij e preparò il principe agli studi universitari. Su Bodjanskij e il suo rapporto con la nobiltà polacca si veda E. KUCHARSKA, Działalność slawistyczna Osipa Bodiańskiego, ―Rossica Stetinensia‖, 1991, 3, pp. 27-28. Cfr. anche N.F. SUMCOV, Osip Michajlovič Bodjanskij, in S.A. VENGEROV, Kritiko-biografičeskij slovar‘ russkich pisatelej i učenych (ot načala russkoj obrazovannosti do našich dnej), t. V, S.-Peterburg 1897, pp. 51-75; A.A. KOČUBINSKIJ, Osip Maksimovič Bodjanskij, ―Slavjanskoe Obozrenie‖, 1892, t. III, kn. XI-XII, pp. 291-305. L‘atteggiamento anti-polacco di Čerkasskij trovò evidente espressione in occasione del Congresso panslavo tenutosi a Mosca nel 1867. Il testo completo del suo intervento si trova in Vserossijskaja ètnografičeskaja vystavka i slavjanskij s‖ezd v mae 1867 goda, Moskva 1867, pp. 356-363. Cfr. M. TANTY, Panslawizm, Carat, Polacy. Zjazd Słowiański w Moskwie 1867 roku, Warszawa 1970.

23 Petr Alekseevič Bessonov (1828-1898), fu tra il 1864 e il 1867 direttore del Museo, della Biblioteca nazionale, del ginnasio e della Commissione paleografica di Vilna. Funse da consulente ai governatori di Vilna Murav‘ev, quindi Kaufman e Potopov, nell‘ambito della realizzazione delle riforme nei governatorati nord-occidentali dell‘Impero.

24 Evgenij Peetrovič Novikov (1826-1903), letterato e diplomatico russo, vicino agli ambienti slavofili. Fu membro del Consiglio di Stato.

25 Dmitrij Andreevič Kropotov (1817-1875), ufficiale dell‘esercito, letterato, dopo il 1863 si interessò alle vicende storiche dei governatorati nord-occidentali dell‘Impero. Entrò in corrispondenza con Gil‘ferding e Kojalovič. Autore di una importante biografia di M.N. Murav‘ev e della Zapiska ob izdanii geografičeskogo atlasa drevnej Rossii, S.-Peterburg 1862.

26 Iz perepiski knjazja V.A. Čerkasskogo i N.A. Miljutina. Preobrazovanie pol‘skich monastyrej (ukazom 27 okt. 1864), ―Slavjanskoe Obozrenie‖, 1892, t. III, kn. XI-XII, p. 317. Lettera di Čerkasskij a Miljutin del 24 settembre/6 ottobre 1864. Dopo la soppressione della Chiesa uniate Sidorskij fu assistente di F.F. Vitte alla direzione del Provveditorato scolastico di Varsavia, quindi direttore del distretto scolastico di Suwałki e più tardi direttore della segreteria del Procuratore del Santo Sinodo. Cfr. E. BAŃKOWSKI, Ruś Chełmska od czasów rozbiora Polski, Lwów 1882, pp. 66-68 e I.N. SONEVICKIJ, Cholmščina. Očerki prošlogo, S.-Peterburg 1912, p. 23, dove Sidorskij appare come la figura chiave nella risoluzione della questione uniate; M.O. KOJALOVIČ, Vossoedinenie s Pravoslavnoju cerkov‘ju Cholmskich uniatov, ―Cerkovnyj Vestnik‖, 1875, n. 18 (10 maja 1875 g.), p. 3.

141 Tra gli altri funzionari di spicco che svolsero un ruolo primario nella politica confessionale uniate nel Regno di Polonia27 vi fu P.A. Kuliń. L‘intellettuale ucrainofilo, già membro della Confraternita Cirillo-Metodiana, si trasferì nel Regno di Polonia nel dicembre 1864 dove, fino al febbraio 1869, prestò servizio nel Comitato per le Riforme del Regno di Polonia. Nel maggio 1866 Kuliń, mantenendo l‘incarico nel Comitato, fu nominato alla guida della sezione dedicata alle confessioni religiose (otdelenie duchovnych del) della Commissione per gli Affari interni e i Cultipresieduta da Čerkasskij28. Quest‘ultimo ritenne opportuno sostituire il direttore della Commissione, il polacco Hieronim Krzyżanowski, ―uomo onesto‖, ma di orientamento ―ultramontano‖; in merito comunicò a Miljutin di come, nella difficoltà di trovare un sostituto idoneo, che parlasse il polacco e rispondesse alle esigenze della causa russa, avesse pensato ―en désespoir de cause‖ a Kuliń‖29. Čerkasskij chiese un parere a

Miljutin e, in particolare, se l‘eventuale nomina potesse irritare lo zar. In quel periodo Kuliń si trovava a Pietroburgo alla ricerca di un‘occupazione dopo la chiusura di Osnova e le ristrettezze finanziarie che ne erano seguite. Dopo aver vagliato la possibilità di occupare un posto nella direzione di alcuni ginnasi della capitale, Kuliń accettò la proposta, giunta per tramite di V.A. Arcimovič, di prestare servizio nell‘amministrazione russa a Varsavia – occupazione che tra l‘altro gli avrebbe permesso di consultare l‘archivio e la biblioteca pubblica. Anche Miljutin aveva già dimostrato interesse per un suo impiego, vista anche la sua perfetta conoscenza del polacco.

Kuliń considerava il servizio nell‘amministrazione russa di Varsavia come un contributo alla missione di ristabilimento della ―giustizia storica‖, dell‘uguaglianza tra la Russia Piccola e la Russia Grande, oltre che dell‘equilibrio tra l‘elemento russo e quello polacco, interrotti dall‘invasione tatara e dalla conquista polacca, sul ―suolo etnografico antico-russo che già prima di Vladimir si estendeva fino a Cracovia‖30

; in seguito all‘instaurazione del dominio polacco la popolazione della Rus‘ occidentale era stata assimilata alla nazionalità polacca, la quale aveva fatto propri, e di fatto privato della loro nazionalità i migliori elementi dell‘élite rutena; parallelamente, Kuliń si proponeva di ―indebolire, il più possibile, l‘influenza del gesuitismo e del clericalismo‖31

. Partecipare alle riforme russe in Polonia significava per Kuliń anche la possibilità di una riconciliazione definitiva con l‘autorità zarista – coltivando l‘idea di un particolarismo etnografico, e non politico, dell‘Ucraina rispetto alla Russia – e di poter così avere in futuro la possibilità di pubblicare una nuova rivista in lingua russa che servisse gli interessi ucraini all‘interno della cornice imperiale32

. In ogni caso il servizio in Polonia doveva essere per Kuliń un‘occasione per lasciare da parte l‘attivismo politico ucrainofilo e dedicarsi piuttosto alla ricerca storica sulla starina ucraina. Ciò provocò peraltro una frattura con i vecchi sodali ucrainofili. Mentre Kuliń fu seguito in Polonia, ad esempio, da Vasyl‘ Mychajlovyč Bilozers‘kij (Vasilij Michajlovič Belozerskij, 1825-1899, che in qualità di membro della Corte penale di Varsavia sarebbe rimasto nel Regno di Polonia fino all‘inizio

27 Brevi profili biografici dei funzionari che collaborarono con Čerkasskij nella commissione uniate si trovano in N.N., Grekouniaty v carstve Pol‘skom (1864-1866) g. i knjaz‘ Čerkaskij, in Pamjatniki Russkoj stariny v zapadnych gubernijach izdavaemye s Vysočajšego soizvolenija P.N. Batjuškovym, vyp. sed‘moj, Cholmskaja Rus‘ (Ljublinskaja i Sedleckaja gub., Varšavskogo General-Gubernatorstva), S.-Peterburg 1885, pp. 142-143. 28 Kuliń stesso ricordava le circostanze della nomina e l‘incoraggiamento ricevuto da Miljutin. Cfr. Materialy dlja biografii P.A. Kuliša, ―Kievskaja Starina‖, 1897, maj, pp. 339-362, qui pp. 349-353.

29 Iz perepiski kn. Čerkasskogo i N.A. Miljutina. Preobrazovanie pol‘skich monastyrej (ukazom 27 okt. 1864), pp. 326-327 (lettera di Čerkasskij a Miljutin del 21 novembre/9 dicembre 1864).

30 «на древне-русской этнографической почве, которая в до-владимирскую старину простиралась за Краков», Materialy dlja biografii P.A. Kuliša, p. 350.

31

«ослабить, как только можно больше, влияние иезуитизма, клерикализма», M. LOBODOVSKIJ, Tri dnja na chutore u Pantelejmona Aleksandroviča i Aleksandry Michajlovny (Ganny Barvinok) Kuliš, ―Kievskaja Starina‖, 1897, aprel‘, p. 172.

32

Cfr. A.I. MILLER, «Ukrainskij vopros» v politike vlastej i russkom obščestvennom mnenii (vtoraja polovina XIX v.), S.-Peterburg, Aletejja, 2000, pp. 133-134.

142 degli anni ‘90), Kostomarov, del quale ben noto è il diniego all‘invito di Kuliń di unirsi alla ―missione‖ nel Regno33

, e altri ucrainofili non condivisero la svolta di allineamento alle posizioni imperialistiche russe, che peraltro in Kuliń si era manifestata già prima del trasferimento a Varsavia nella collaborazione con il Russkij vestnik di Katkov e, soprattutto, con il Vestnik Zapadnoj i Jugo-Zapadnoj Rossii, diretto da K.A. Govorskij, esponente dello

zapadnorusizm, sostenitore di una risoluta politica di depolonizzazione e decattolicizzazione

delle Province occidentali dell‘Impero, e profondamente avverso all‘ucrainofilismo, soprattutto a Ńevčenko e Kostomarov34

.

Il contributo di Kuliń alle riforme in Polonia si tradusse nella redazione della versione russa dei 70 volumi delle Disposizioni governative del Regno di Polonia (Pravitel‘stvennye

rasporjaţenija Carstva Pol‘skogo). Fu autore del memorandum ―Rus‘ e Polonia‖, presentato

da Miljutin ad Alessandro II, e da quest‘ultimo recensito positivamente, e ispirò la pubblicazione del calendario popolare rivolto alla popolazione uniate di Cholm e Podlachia

Cholmskij greko-uniatskij mesjaceslov, dove comparvero anche due suoi articoli35. Fu inoltre a Varsavia che Kuliń pose le basi per la sua Istorija vossoedinenija Rusi, grazie alle ricerche nell‘archivio e nelle biblioteche cittadine.

Del servizio a Varsavia e di Čerkasskij Kuliń scriveva:

È molto dura, ma in compenso lavoro a fianco della persona più intelligente che abbia mai conosciuto in vita mia: il principe Čerkasskij. Il suo gradevolissimo intelletto mi permette di dimenticare le brighe che mi impegnano da mattina a sera e i rendiconti dell‘una di notte. Tutto ciò lo sopporto senza fremiti nell‘anima. Speriamo che il fisico mi sorregga, così da poter lavorare con tutta la dedizione necessaria per la gloria del nome russo!36

33

«Приезжаете, и восторжествуем над презиравшим наши права панством!», cit. in ibidem, p. 132.

34 V. ŃENROCH, P.A. Kuliš. Biografičeskij očerk, Kiev 1901, pp. 166-172. Ksenofont Antonovič Govorskij (1811-1871), archeologo, storico e pubblicista, nato in una famiglia del clero greco-cattolico, aderì all‘Ortodossia nel 1839. Docente al seminario di Polock, fu particolarmente attivo nell‘opera di recupero delle antichità russo-ortodosse dei territori nord-occidentali dell‘impero. Tra le altre cose, Govorskij propose a Čerkasskij e O.Gr. Michnevič di introdurre nelle scuole, anche rurali, polacche e russe, la Storia della Russia di I.G. Kulņinskij, intellettuale profondamente avverso al separatismo ucraino.

35

P.A. KULIŃ, Drevnjaja Rus‘ v Carstve Pol‘skom, e O vosstanovlenii drevnich prav Greko-uniatskoj cerkvi, in Cholmskij greko-uniatskij Mesjaceslov na 1866 god, Varńava 1866, pp. 84-92, 129-148. Cfr. anche È. NACHLIK, Kuliševi statti z Cholms‘kogo kalendarja na 1866 r., ―Moloda Nacija‖, 30 (2004), n. 1, e gli articoli di Kuliń ivi ripubblicati.

36 «Тяжело очень, но зато я имею дело с умнейшим человеком, какого до сих пор встречал в жизни, – кн. Черкасский. Наслаждение его умом заставляет меня забывать о возне с утра до вечера и о докладах в час ночи. Все это переносится без малейшего ропота в душе; только бы хватило физических сил, а поработаем от всего сердца во славу русского имени!», V. ŃENROCH, P.A. Kuliš. Biografičeskij očerk, pp. 175-176. Cfr. anche Pis‘ma P.A. Kuliša k I.F. Chil‘čevskomu 1858-1875, ―Kievskaja Starina‖, 1898, janvar‘, p. 86; sulla permanenza di Kuliń a Varsavia si veda M. KORDUBA, Pryčynky do urjadnyčoji sluţby Kuliša (vid guberns‘kogo sekretarja do nadvornego radnyka), ―Zapysky Naukovogo Tovarystva im. Ńevčenka‖, 1930, pp. 327-377; È. NACHLIK, Varšavs‘ka sluţba P. Kuliša, ―Problemy slovjanoznavstva. Miņvidomč. Resp. Sb.‖, 1995, vyp. 47, pp. 3-24; Pis‘ma Kuliša k D.S. Kameneckomu. 1857-65 gg., ―Kievskaja Starina‖, 1898, ijul‘- avgust, pp. 138-144. Cfr. anche P. KULIŃ, Moe ţittja. Povist‘ pro Ukrajins‘kyj narod. Chutirs‘ka filosofija i viddalena od svitu poezija, Kyjiv 2005, pp. 95-138, pp. 137-138: «Про варшавське життя Куліша порано ще оповідувати. Скажемо одно, що не того сподівавсь князь Черкаський, що знайшов, зазиваючи Куліша до себе директором духовних справ; не такого ж директорства допевнявсь і Куліш від Черкаського. Не прослужив він із ним і півроку, як уже Куліш писав до Черкаського: що помиливсь Черкаський у йому, що не знайшов у його такої дотепности, якої сподівався; що він, Куліш, директорувати більш не хоче, а шукатиме собі иншого місця, де заслуговував би сей хліб, не сумнячись у роботі... Отже, як заговорив до його Черкаський тими словами, що й Куліш по-свойому «поезією холодного розуму», знов піднявсь він на тяжку роботу, відпочивши. Поїхав Луліш на відпочинок за границю, а Черкаський тим часом покинувсь. І хоч се дві людини, так на себе не похожі, а не раз згадував Куліш Черкаського й жалкував за ним дуже, бо чарувалийого в сьому чоловікові великі здібності, велике трудолюб‘я, сила волі й та поезія холодного розуму, що сам би жадав мати той холодний розум и, може, б віддав за те значню частину свого серця».

143 Il reclutamento di funzionari ucrainofili non era casuale, né più di tanto paradossale: la nota avversione degli ucrainofili verso la nobiltà e il clero polacchi avrebbero dovuto concorrere, tra l‘altro, a fomentare l‘ostilità tra polacchi e piccoli russi/bielorussi delle regioni orientali del Regno di Polonia, e favorire così, tra le altre cose, la depolonizzazione della Chiesa uniate. Alla proposta di prestare servizio nell‘amministrazione russa a Varsavia aderirono anche altri ―ucraini‖, la cui condotta, tutt‘altro che allineata alle posizioni ufficiali del governo zarista, era ben nota. V.V. Viluev, per esempio, direttore del secondo ginnasio di Kiev, invitò il giovane M.I. Dragomanov, allora docente di geografia nello stesso istituto, a seguirlo in Polonia. Evidentemente meravigliato di una tale proposta, Dragomanov replicò:

Come potete invitarmi a Varsavia, Voi che non troppo tempo fa mi avete dato del nichilista davanti a quasi tutto il ginnasio? E io sarei un pacificatore della Polonia?.

Viluev rispose:

Proprio per questo Vi ho chiamato, perché siete nichilista, ma non nel senso popolare del termine. Voi siete un razionalista e un democratico, e a noi in Polonia serve proprio gente come Voi. Lì noi lottiamo non contro la nazionalità polacca, bensì contro il clericalismo romano e l‘aristocrazia37.

Un altro esempio di come per la selezione di funzionari per la Polonia venisse fatto volentieri ricorso a personaggi la cui correttezza politica e morale in Russia non era irreprensibile, ma che in Polonia poteva rivelarsi utile per i fini di quella determinata contingenza storica, si trova nell‘esperienza di F.G. Lebedincev, direttore scolastico di Cholm. Questi non esitò ad invitare nel Regno di Polonia tale Bočkovskij, del quale diceva:

Espulso dall‘Accademia [ecclesiastica di Kiev] per libero pensiero (vol‘nodumstvo), […] uno fra gli studenti più dotati, in massimo grado onesto e d‘animo nobile, grande lavoratore, è un uomo mite, delicato e coscienzioso‖.

Continuava Lebedincev:

Col tempo pensavo di impiegarlo come insegnante al ginnasio o al seminario. Conosce il polacco come fosse la sua lingua madre e venisse dalla Podolia, e già ai tempi dell‘Accademia padroneggiava perfettamente il russo38.

Il lavoro della Commissione presieduta da Čerkasskij concentrò inizialmente l‘attenzione attorno alla soppressione dei monasteri cattolici come strumento per azzerare, o comunque fortemente ridurre, l‘influenza cattolica romana sulla popolazione contadina del Regno di Polonia (ricordiamo che nei monasteri risparmiati dalla soppressione del 1864, eccezion fatta per il monastero dei paolini di Częstochowa, non fu rinnovato alcun noviziato39

). La misura seguiva parallelamente e ricalcava i presupposti ideologici dell‘abolizione della servitù della gleba, simbolo dell‘emancipazione dei contadini dal controllo della nobiltà polacca, e portava

37 «Как же вы меня зовете в Варшаву, когда недавно чуть не на всю гимназию нигилистом назвали? Какой из меня усмиритель Польши!», «Именно поэтому я Вас и зову, что Вы „нигилист‖, конечно, не в „базарном‖ смысле слова. Вы рационалист и демократ, а нам в Польше (Вилуев любил говорить как государственный муж) такие и нужны. Мы боремся там не с национальностью поляков, а с римским клерикализмом и аристократией», A.I. MILLER, «Ukrainskij vopros», p. 134.

38 «[…] уволенном из академии за вольнодумство […] один из более даровитых студентов; […] в высшей степени честным и благородным человеком, […] он человек мягкий, деликатный, работящий и исправный. Со временем я думал бы провести его, если возможно, в гимназию, или семинарию. Отлично читал бы лекции. Польский язык ему почти родной, как подолянину, русским он владел отлично еще в академии», Pis‘ma F.G. Lebedinceva k bratu v Kiev (1865-1867), ―Kievskaja Starina‖, 1898, mart, pp. 328-329. 39 D.G. ANUČIN, Monastyrskaja reforma v Carstve Pol‘skom, ―Russkaja Starina‖, 1902, t. CXII, 12, p. 576.

144 in tal modo a compimento la completa liberazione dei contadini del Regno di Polonia dal dominio nobiliare-ecclesiastico polacco-latino.

Miljutin, secondo quanto emerge dal rapporto ufficiale presentato all‘imperatore nel maggio

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