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Concertazione e ricerca di nuovi modelli di integrazione culturale

di Lia Giancristofaro

9.4. Concertazione e ricerca di nuovi modelli di integrazione culturale

La prima consegna della presente ricerca è comprovante del fatto che la situazione giuridica incida in profondità sulla vita di donne che, fra mille mediazioni, fanno propri nuovi valori e sviluppano un senso di appartenen- za a un contesto sociale che poi cerca di ricondurle ai margini. Lo scolla- mento tra l’azione del paese a livello legislativo e la sua realtà socio- economica, l’insufficienza di politiche di reciproco riconoscimento in un’ottica lungimirante, che tenga conto delle trasformazioni in atto nella società, ha effetti disgreganti30.

Prima dell’integrazione, è necessario un orientamento generale. Ovun- que la gente è scontenta e progetta di fuggire via, ovunque crescono i mo- vimenti di protesta. Succede a Roma come al Cairo, a Berlino come in Ma- dagascar. Non sappiamo più dire esattamente che cosa siano la felicità e l’infelicità, il bello e il brutto, la libertà e la schiavitù, o persino la vita e la morte. Il disorientamento è uno stato d’animo diffusosi di recente31, che nelle epoche precedenti risultava pressoché sconosciuto, in quanto le socie- tà erano fondate su miti e modelli preesistenti, che venivano riprodotti dalla popolazione in una concertazione culturale basata sulle simmetrie della comunicazione32. La cultura postindustriale è diversa persino dalla prece- dente cultura industriale, che si fondava sulla produzione di beni materiali, e i suoi valori erano velocità, produttività, organizzazione gerarchica, ma- nualità. La cultura postindustriale si basa sulla produzione di beni immate- riali (servizi, informazioni, simboli), e i suoi valori sono intellettualità, sog- gettività, estetica, femminilizzazione, qualità della vita, etica e destruttura- zione di tempo e spazio, ed è attualmente alla ricerca di un modello esisten- ziale.

In Italia, il lavoro manca perché la manifattura si è spostata nei Paesi che oggi rappresentano le uniche economie in ascesa: quale nuovo stile di vita saremo in grado di elaborare? In questa elaborazione, l’immigrazione costituisce un grande vantaggio per l’Italia, perché le scienze socio- culturali consentono un utile confronto tra i valori e i disvalori delle varie culture. Una guida per immaginare altri mondi possibili ed elaborare un

30 Ambrosini M., Molina S. (2004), Seconde generazioni. Un’introduzione al futuro dell’immigrazione in Italia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino.

31 De Masi D. (2014), Mappa Mundi. Modelli di vita per una società senza orientamen- to, Rizzoli, Milano.

32 Ci riferiamo alle interazioni caratterizzanti le società folk (a scala ridotta), Hannerz U.

nuovo modello di persona. Sentiamo crescere intorno a noi e dentro di noi l’esigenza di un mondo nuovo consapevole e solidale, l’urgenza di un nuo- vo modello di vita capace di orientare un progresso che, privo di regole e di scopi, risulta sempre più insensato. Ma, tanto per cominciare dovremmo re- cuperare alcuni elementi utili. Come diceva Benedetto Croce, non possiamo non dirci cristiani, ma non possiamo neppure non dirci politeisti, in quanto un umanesimo non può fare a meno della tolleranza, una condizione menta- le felice che certamente non viene né agevolata né consentita dal monotei- smo. Altre culture e visioni del mondo aggiungono che non serve credere per avere quella che Kant chiamava legge morale, e che la correttezza e il rispetto prescindono dalle religioni. Così come il Cattolicesimo, con le sue ritualità di perdono e superamento delle ansie, riduce la smania materiali- stica che, col Protestantesimo e il Calvinismo, ha fondato il mito capitalisti- co e devastante del guadagno e del successo ad ogni costo, l’Islam ha il pregio della coerenza. Il Protestantesimo e il Calvinismo, tuttavia, possono essere presi in considerazione per la loro esaltazione del senso di responsa- bilità individuale. Dunque, nei limiti del possibile, sarebbe necessario ini- ziare un dialogo anche con l’Islam. In seguito all’attentato dell’11 settem- bre 2001, la maggior parte delle nazioni occidentali ha visto un notevole aumento di polarizzazione violenta contro i musulmani, con relativa auto- percezione di sé da parte dei musulmani stessi, i quali dichiarano invece di condannare l’uso della violenza. Fondato sulla denigrazione da parte dei media, il fastidio sociale che oggi coinvolge minoranze islamiche e rom è un reazionario promemoria della presenza di “outsider dell’Occidente” in seno all’Italia. La misconosciuta vulnerabilità delle donne e delle bambine i cui corpi sono additati come “anormali” a causa di una semplice simbologia etnico-religiosa nell’abbigliamento33 potrebbe invece tornare ad essere esemplare sulle motivazioni dell’uso del velo femminile, dei digiuni, dei tabù alimentari e di usanze non molto lontane da quelle praticate in Italia fino a cinquant’anni fa, con effetti di riflessione, empatia, comprensione, integrazione e arricchimento reciproco.

Inoltre, come sostiene De Masi, varrebbe la pena rivalutare un punto di forza del modello europeo, che è il welfare state. Il senso di questo modello è che la qualità della vita è il valore fondamentale della cittadinanza, e un simile sistema, nel quale le organizzazioni europee sono in avanzata fase di conoscenza e progettazione, è osservato con interesse da paesi come gli Stati Uniti, a loro volta dilaniati da mille crisi, e da nazioni emergenti come la Cina, il Brasile e l’India. Stiamo passando da una società fondata sul la- voro a una sul tempo libero, e si lavorerà sempre meno, tuttavia procedendo verso una grande redistribuzione: del lavoro stesso, delle garanzie, del pote- re, del sapere e delle opportunità. Tale redistribuzione sarà difficile da aggi-

33 Perry B. (2014), Gendered Islamophobia. Hate crime against Muslim women, in «So-

rare grazie all’attuale ridistribuzione delle informazioni e della tecnologia, che consentiranno di superare le rendite di posizione.

Alla base dei nuovi modelli di integrazione culturale, pare diffondersi la consapevolezza che il migliore investimento è l’interesse delle generazioni future34. In tal senso, l’Italia potrebbe diventare un interessante laboratorio di meticciato culturale dove le regole condivise potrebbero essere quelle della ragione, del buon senso e dell’interesse comune: regole non certo da accettare per paura, ma per rispetto verso l’intelligenza e la persona uma- na35. Se realmente desideriamo contribuire al superamento dell’attuale crisi economica e culturale, se veramente intendiamo superare lo stile chiuso di certe disposizioni d’animo moderne (dove è possibile scorgere un certo ri- torno al passato, all’elemento “primitivo” e “autentico” attraverso il ri- chiamo alla razza, al sangue, alla terra e a tradizioni ormai inaridite), occor- re promuovere una visione storica che possa condurre ad un allargamento dell’autocoscienza della nostra civiltà, cercando di oltrepassare il nostro at- teggiamento di boria culturale, carico di pregiudizi e tendente ad identifica- re le soluzioni culturali ed esistenziali proposte dagli stranieri con l’espressione dell’inadeguatezza e dell’irrazionalità36.

34 Attali J. (2008), Lessico per il futuro, Armando, Roma.

35 Dalla Zuanna G., Farina P., Strozza S. (2009), Nuovi italiani. I giovani immigrati cambieranno il nostro paese?, il Mulino, Bologna.

36 Taguieff P. A. (1999), Il razzismo. Pregiudizi, teorie, comportamenti, Raffaello Corti-

10. Le migrazione in Italia: tra lavoro e irregolari-

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