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di Vittorio Lannutt

8. Un banco di prova per la democrazia di Claudia Rapposell

8.3. Pedagogia democratica

A questo punto vorremmo cercare un collegamento tra l’atteggiamento di disinteresse per le idee politiche, la politica governativa e le forme di po- litica dal basso, delle organizzazioni e dei movimenti, e il tipo di educazio- ne ricevuta nel paese d’origine, sia in ambito familiare che scolastico. Infat- ti, sempre fra le donne dell’Europa orientale una larga maggioranza ricorda la disciplina improntata alla severità in cui sono cresciute. È certo un vanto per loro poter affermare oggi di essere persone educate che sanno portare rispetto, ma per alcune il discorso si vela di rammarico ricordando i genitori rigidi e freddi e che delle volte picchiavano, come ci raccontano queste te- stimonianze:

Mia madre mi picchiava da piccola, era insopportabile. Decideva che fare e come fare. Mia madre mi diceva di essere sincera, lo scopo suo era che dovevo studiare e se non scrivevo bene mi strappava il quaderno in due e lo dovevo riscri- vere fino alle quattro di mattina con calligrafia perfetta. Una volta mi ricordo che ho detto una bugia, avevo detto che andavo a scuola invece io e una mia amica non siamo andate, e mia madre mi ha punito molto e picchiato con la cinta. (Olga, Ucraina).

La mia famiglia era piuttosto fredda, non vedevi mai i contatti. Mangiavamo in- sieme solo la domenica perché eravamo tutti a casa, ma mai una madre veniva ad ab- bracciarti ed i suoi figli non si abbracciavano fra di loro. Ricordo che non mi diceva che sono brava e bella, mi diceva che i bambini non si apprezzano direttamente, puoi dire una parola buona ai figli degli altri ma non ai propri figli. (Izabela, Polonia)

Papà era più severo. È grazie a loro se non sono scostumata, manco sette anni da casa ma mi hanno educata bene. Mi hanno strillato e dato le botte, io ero tanto

30 Anche per quanto riguarda la cittadinanza, raramente menzionata, è ambita non come

attestazione di adesione ai valori della nostra costituzione ma quale strumento per abbattere ostacoli in ambito lavorativo, per l’assistenza sanitaria e per l’acquisto di immobili.

monella, buttavo i gatti nei fossi, dal balcone buttavo olio o sale sulle persone che passavano sotto, avevo 8-9 anni, mio padre mi ha menato con la cintura. (Tonia, Romania)

Certo è condiviso il plauso nei confronti di quanti cercano di custodire e di far pesare sul proprio comportamento valori quali il rispetto per gli altri e l’onestà, tuttavia il discorso potrebbe risultare più complesso se contem- pliamo la possibilità che questo non sia il caso di una consuetudine alla re- sponsabilità morale quanto della conformità alla regola e all’autorità di chi la proclama. In questa seconda eventualità non avremmo a che fare con un soggetto che esercita la propria autonomia nel giudizio e nella scelta d’azione e il fatto che queste donne siano cresciute in un regime totalitario potrebbe suffragare la nostra ipotesi; per l’appunto questo è un contesto in cui c’è il monopolio di un potere che legifera. Mentre, soltanto laddove tro- viamo una molteplicità di valori, che alle volte possono essere anche rivali, troviamo la condizione favorevole che «induce gli individui ad assumersi la responsabilità della propria responsabilità»31. In una cultura che lascia sus- sistere ambivalenze, incoerenze e indeterminatezza normativa è più com- plesso orientarsi, ma è solo questo il terreno dove può attecchire la demo- crazia. Abbiamo detto che l’analisi delle migrazioni ci permette di com- prendere meglio la nostra società, costituendo “un’ottica rovesciata” che rende manifesto «ciò che è latente nel funzionamento di un ordine sociale, porta alla luce ciò che è abitualmente nascosto nell’inconscio sociale ed è perciò votato a rimanere nell’ombra»32; quindi vorremmo sostenere l’ipotesi che la disaffezione nei confronti della politica, ma più in particola- re nei confronti di grandi idee regolative33 quali quella di democrazia, che riscontriamo nella nostra società sia un problema di educazione34.

31 Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, op. cit., p. 153. 32 Zanfrini L., op. cit., p. 12.

33 Un’idea regolativa indica un “dover fare” o un “dover essere” in direzione del quale

avviene l’azione e, ciononostante, come ogni utopia, non occorre che vengano realizzate per compiere la loro missione pratica, infatti esse fungono da idee regolative per l’azione e nell’azione, nella vita quotidiana, nella politica e nell’interazione sociale, nella misura in cui gli attori sono guidati dalle immagini che esse offrono. Secondo A. Heller, per quanto ri- guarda la società, l’uomo può continuare ad immaginare, può sperare in un’utopia perfetta soltanto se essa mira a realizzare il miglior mondo socio-politico possibile, cfr. HellerA. (1995), Oltre la giustizia, il Mulino, Bologna. Forse questa resta l’unica possibilità per cer- care una via d’uscita intramondana che sia capace di trasformare senza distruggere, che fa l’uomo «realista e amante di utopie, […] ti fa credere nella bellezza degli uomini lasciandoli liberi di essere brutti», FagioliM. (2000), Bambino donna e trasformazione dell’uomo, Nuove Edizioni Romane, Roma, p. 18.

34 Ipotesi che peraltro ha illustri precedenti, cfr, ad esempio, Dewey J. (1990), Democra- zia e Educazione, La Nuova Italia, e Winnicott D. W. (2002), “Alcune riflessioni sul signifi-

cato della parola democrazia”, in La famiglia e lo sviluppo dell’individuo, Armando Editore, Roma, pp. 205-222.

Alcune intervistate hanno espresso, con disappunto, le loro opinioni sul- lo stile educativo italiano:

L’educazione italiana è molto viziata e anche esagerata, ci sono bambini picco- li, a uno o due anni, che dicono alla mamma che è cattiva, i genitori non si fanno rispettate. Io amo i miei figli ma questo non significa che possono fare tutto, certe regole si devono seguire. (Olga, Ucraina).

Alcune ne hanno sperimentato direttamente le conseguenze:

Io ho viziato troppo i miei figli, perché avendo vissuto a disagio volevo farli vi- vere come gli amici ed ho fatto mille sforzi. A volte mi chiedo se mi sto sbagliando perché a loro più dai e più vogliono. Scarpe care, vestiti cari, all’inizio davo loro tutto. Non appena do meno soldi vengo rimproverata da loro, perché sono abituati ad avere tutto. (Mimosa, Albania).

Dunque richiamiamo l’immagine del pendolo proposta in apertura e an- che in questo caso cerchiamo un equilibrio fra due estremi, rigidità e per- missivismo35 al fine di assicurare le condizioni che permettano di progettare una nuova pedagogia democratica36 in modo che si formino individui capa- ci di agire democraticamente in una società giusta nella quale siano salva- guardati i diritti umani perché «esiste ancora il progetto democratico in- compiuto di una società autonoma composta da individui autono- mi»37.Concludiamo quindi con le parole di Louis Godart:

L’antica civiltà classica greca ha creato un capolavoro assoluto che illustra l’imperiosa necessità di lottare per non retrocedere sulla via delle barbarie. Una piccola stele rinvenuta sulla collina sacra dell’acropoli rappresenta Atena, dea dell’intelligenza e della ragione, appoggiata alla sua lancia. Il messaggio rivolto ai cittadini di Atene, della Grecia e del mondo dell’anonimo autore di questa scultura è chiaro: «Difendete le conquiste della mente e del cuore con la forza se non volete che le minacce del tempo e le insidie degli uomini le cancellino». Finché gli uomi- ni popoleranno la terra, dovranno combattere per affermare e migliorare le acquisi- zioni del passato. La lotta per la conquista dei diritti umani, fatta di vittorie e scon- fitte, non avrà mai fine38.

35 Potremmo richiamarci pure all’idea espressa da Aristotele nell’Etica Nicomachea. 36 Cfr. ZagrebelskyG. (2005), Imparare la democrazia, La biblioteca di Repubblica,

Roma.

37 BaumanZ., La solitudine del cittadino globale, op. cit., p. 111. 38 Godart L. (2012), La libertà fragile, Mondadori, Milano, p. 136.

9. Relazioni interculturali in Italia: uno scenario li-

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