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La concorrenza fiscale in Europa come strumento di attuazione del mercato

Il concetto di concorrenza fiscale è quel processo che vede gli Stati competere tra di loro sui livelli di tassazione adottati all’interno del proprio ordinamento al fine di attrarre investimen- ti, forza lavoro, capitali e, in generale, risorse, in funzione del potenziamento delle loro economie.

La Commissione europea ha riconosciuto, a certe condizioni, la funzione positiva alla concorrenza fiscale: già una risoluzione del Parlamento del 18 giugno 1998, appoggiando talune misure fiscali all’epoca proposte, sottolineava, infatti, la probabilità di una crescente concorrenza tra i sistemi fiscali nazionali "a segui-

to della maggiore trasparenza conseguita attraverso l'introdu- zione della moneta unica", e accoglieva con favore "la concor- renza benefica tra gli Stati membri che costituisce uno strumento destinato a rafforzare la competitività dell'economia europea".

62 Sull’argomento, G. BELOTTI, Il nuovo regolamento comunitario di proce- dura degli aiuti di Stato, in Diritto comunitario e degli scambi internazionali, 1999, 535 ss.; F. BESTAGNO; Il controllo comunitario degli aiuti di Stato nel recente regolamento di procedura, in Diritto del commercio internaziona- le, 1999, 339 ss.; R. SCIAUDONE, Il regolamento (CE) n. 659/99 sulle pro- cedure in materia di aiuti di Stato, in Contratto e impresa. Europa, 2000, 247 ss.; M. ANTONUCCI, Gli aiuti di Stato ed il ruolo della Commissione e del Consiglio delle Comunità europee, in Il Consiglio di Stato, 2004, 1229 ss.

Secondo gli analisti economici, la concorrenza fiscale può de- terminare, invero, in linea di principio, un miglioramento quali- tativo dell'intervento dello Stato che può essere più efficiente nell'erogazione dei servizi pubblici nella riduzione della pressio- ne fiscale. Tuttavia, una concorrenza fiscale senza limiti, volta ad assicurarsi l’approvvigionamento selettivo di determinati fat- tori della produzione, potrebbe provocare distorsioni a discapito dell'occupazione, nonché intralciare gli sforzi degli Stati membri verso la riduzione della pressione fiscale o dei deficit di bilancio. Per questi motivi, la concorrenza fiscale ammessa, come si diceva, è solo quella “leale e libera”. Non si condanna, come si diceva, a priori la concorrenza fiscale di per se stessa, bensì gli effetti che questa può provocare nel momento che viene utilizza- ta dai singoli Stati membri in maniera distorta per favorire l'in- gresso dei fattori produttivi più mobili (v. rapporto, Harmful Tax

Competition, adottato dall’OCSE nel 1998).

Il carattere potenzialmente dannoso di un regime fiscale è sta- to identificato attraverso una serie di indicatori quali il livello di prelievo, l’assenza di trasparenza nelle disposizioni legislative ed amministrative, la mancanza di uno scambio di informazioni effettivo con altri Stati membri, la selettività, la mancanza della verifica ex post dello svolgimento di attività economiche essen- ziali, ecc63.

Il principio di neutralità fiscale è, di norma, il parametro di riferimento nel diritto comunitario delle disposizioni tese a con- trastare il fenomeno della “concorrenza fiscale dannosa”. Se- condo il Consiglio Europeo, occorrono infatti “norme fiscali che

siano neutre nei riguardi della concorrenza al fine di permettere alle imprese di adeguarsi alle esigenze del mercato comune, di accrescere la loro produttività e di rafforzare la loro posizione concorrenziale sul piano internazionale”.

Si ha violazione del principio di neutralità, infatti, ogni qual- volta un provvedimento nazionale tende a proteggere determinati prodotti rispetto a quelli provenienti da altri Paesi membri, oppu- re quando attribuisce ai cittadini residenti, un status giuridico differenziato senza cause di giustificazioni obiettive, rispetto ai

63 Cfr. Rapporto di previsione e Rapporto sulle tendenze dell’industria italiana

– Luglio 2005, Centro Studi Confindustria disponibile anche on-line sul sito www.Confindustria.it sull’industria italiana, comprendente anche una parte monografica sull’internazionalizzazione delle imprese.

cittadini non residenti, od infine quando privilegia un determina- to fattore della produzione a discapito di altri.

L’analisi del principio della neutralità fiscale sotto il profilo del divieto degli aiuti di Stato consente, in particolare, di stabili- re le interrelazioni esistenti tra i poteri di controllo della Com- missione (artt. 107 e ss. Trattato) e le competenze riservate al- l’Unione in materia di armonizzazione e di riavvicinamento del- le legislazioni nazionali degli stati membri64.

Tuttavia l’opinione prevalente riconosce che il principio di neutralità e l’interesse alla salvaguardia della libera concorrenza debbano essere ponderati con gli altri interessi e valori tutelati dal diritto comunitario che trovano esplicita definizione nelle po- litiche declinate progressivamente dalle autorità comunitarie. Trattasi, in linea di principio, di quelle perseguite nell’ottica del- la coesione generale e regionale e dell’aumento dei livelli occu- pazionali, quelle rivolte al potenziamento dei settori della ricerca e sviluppo, alla promozione delle diversità culturali, allo svilup- po sostenibile, al miglioramento della qualità della vita dei citta- dini nelle regioni economicamente depresse, all’equa distribu- zione del reddito, all’aumento del livello di protezione dell’ambiente ecc.65.

Si ritornerà sulla rilevanza di queste politiche comuni che, pro- prio perché perseguite ed attuate per il benessere collettivo e volte al perseguimento di obiettivi o interessi meritevoli di tutela in se- no all’Unione stessa, rappresentano gli ambiti in cui potrebbero essere efficacemente individuate forme di fiscalità di vantaggio o di compensazione da considerarsi compatibili con i vincoli sia eu- ropei che nazionali all’esercizio della potestà tributaria.

64 Sulla rilevanza del principio di neutralità, ai fini della sostenibilità di misure

di fiscalità di vantaggio o compensativa, infra, cap. VI, par. 7.

65 Sul tema, F. FICHERA, Gli aiuti fiscali nell'ordinamento comunitario, in Riv. dir. fin. sc. fin., 1998, 84 ss.; C. PINOTTI, Interessi pubblici e privati nella disciplina comunitaria degli aiuti di Stato, in L'Amministrazione italia- na, 2000, 698 ss.; L. DEL FEDERICO, Agevolazioni fiscali nazionali ed aiuti di Stato, tra principi costituzionali ed ordinamento comunitario, in Riv. dir. trib. inter., 2006, 19 ss.

1.7 Strumenti di osservazione della concorrenza fiscale tra

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